domenica 13 dicembre 2009

Rassegna stampadi Alessandro D'Amato (Gregorj) Affinità e differenze tra il compagno Minzolini e noi


E’ la dimostrazione che c’è chi manifesta per la libertà di stampa ma è intollerante verso chi ha un’opinione diversa“. Con la protervia e la presunzione che ormai sembrano appartenergli come segno distintivo, Augusto Minzolini replica così al comunicato del comitato di redazione del Tg1, che in effetti era stato davvero pesante. “Il Tg1 - avevano detto nel comunicato – non è mai stato schierato, nella sua storia, contro alcuna manifestazione. Ieri il direttore lo ha allineato contro la manifestazione del sindacato unitario dei giornalisti per la libertà d’informazione, cui ha aderito una moltitudine di cittadini. Il Tg1 va in tutte le case. E’ servizio pubblico e rispetta ogni opinione e sensibilità per non mettere in gioco il suo patrimonio di credibilità. Ai telespettatori che in queste ore fanno giungere le loro proteste, l’impegno del Comitato di Redazione perché siano recuperati rispetto ed equilibrio. Ai vertici aziendali chiediamo una convocazione urgente per esprimere le nostre preoccupazioni“.

A una accusa ben precisa, Minzolini ha provato a buttarla con Voltaire, ovvero in caciara. Come fanno quelli che non sanno più che dire, l’Augusto Pinocchiet di tanti retroscena totalmente inventati con tanto di virgolettati smentiti dopo poche ore se n’è uscito buttandola in politica: “E’ forse reato avere un’opinione diversa?“, butta là il Minzo, ben sapendo che ci saranno un sacco di illuministi da Bignami pronti a difenderle la libertà di dire fregnacce. Perché, è bene ricordarlo, ci saranno anche tante affinità tra il dire fregnacce e l’esprimere la propria opinione, ma ci sono anche tante differenze. Quando il direttore del Tg1 afferma che “nel 2004, Tony Blair dopo un lungo braccio di ferro che arrivò quasi in tribunale costrinse alle dimissioni i vertici della Bbc, che lo accusavano di aver falsificato i dossier sulla guerra in Iraq“, non è che stia dicendo la propria opinione. Sta semplicemente raccontando una fregnaccia. La vicenda di cui parla il Minzo in realtà non arrivò mai in tribunale e Tony Blair non querelò mai la Bbc: “la commissione d’inchiesta indipendente di Lord Hutton fu creata per investigare sulla morte di un consulente del governo, David Kelly, che nel 2002 aveva scritto un rapporto sulle armi di distruzione di massa in Iraq. Dopo il servizio della Bbc in cui Kelly veniva individuato come la fonte in grado di sostenere che il rapporto era stato manipolato per agevolare l’intervento britannico in Iraq, Kelly si suicidò. In seguito all’inchiesta, che individuò l’errore della Bbc sulle accuse di manipolazione e scagionò il premier, il presidente e il direttore generale della rete pubblica si dimisero, ammettendo l’errore“. Come capita di fare a quelli a corto di argomenti, Minzolini ha “piegato” una storia ai suoi voleri per portarla a sostegno di una tesi. Ora, far passare l’evidente mistificazione di Minzolini per una libera opinione non è solo sbagliato, è anche intellettualmente disonesto.

Allo stesso modo, sparare la stupidaggine del fatto che i politici di sinistra querelano di più di quelli di destra, è allo stesso modo inutile. Non c’è nulla di male nel querelare chi scrive una bugia, a prescindere dal fatto che la si scriva contro uno di destra o uno di sinistra. Nella fattispecie, una gestione “allegra” della realtà da parte di un quotidiano come il Giornale, ha portato il suo stesso direttore Vittorio Feltri a scusarsi in prima persona con i diffamati. Le scuse, nero su bianco, le firmò proprio Feltri. Non uno che passava lì per caso. Anche qui, c’è differenza con chi, come l’avvocato Ghedini in nome e per conto del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, sceglie la via del risarcimento in sede civile invece della querela penale, come invece ha fatto il presidente della Camera Gianfrando Fini sempre con Feltri: è indice di coscienza pulita, quella di voler vedere esprimersi un giudice anche nel merito dei fatti, per sapere se i fatti di cui si accusa sono anche veri o falsi, anche se lesivi della reputazione del premier. Due stupidaggini, o forzature, tra le tante che si possono trovare nelle strampalate tesi di Minzolini. Il quale, però, dopo aver detto la sua opinione sulla manifestazione per la libertà di stampa ieri, non ha fatto quanto avrebbe fatto un liberale: ovvero accogliere un’opinione contraria alla sua a cui dare lo stesso spazio della propria. No, dico: l’abc del liberale for dummies arriva sempre alla prima pagina di Voltaire, raramente alla seconda. Non si tratta di opinioni, ma di fregnacce. Si sa, la differenza è difficile da cogliere per uno sul quale è stato ritagliato un neologismo, il “minzolinismo“, dal significato assai chiaro: “Forma di giornalismo che si basa sulla raccolta di dichiarazioni anche informali di uomini politici, senza alcuna verifica delle informazioni raccolte“. Parola dell’Annale del lessico contemporaneo italiano nell’edizione del 1996. Tredici anni fa, e sembra ieri. Anzi, no. Sembra oggi, durante il Tg1. Il che è anche peggio, se possibile.

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