giovedì 27 gennaio 2011

La famiglia distrutta è alla Sinistra di Dio


di Alessandro Pertosa

Chi crede che la distinzione tra destra e sinistra derivi dalla
rivoluzione francese, si sbaglia di grosso. Già in epoca biblica,
infatti, v'era una netta differenza tra la destra, luogo della
salvezza, e sinistra, luogo dei dannati. La destra da sempre
simboleggia la forza, l'onestà, la chiarezza, mentre la sinistra
indica la dimensione di colui verso il quale non si ha alcuna
fiducia: atteggiamento sinistro, colpo mancino, lo stesso incidente
è anche detto sinistro e non me ne vogliano i cattoprogressisti se
ricordo loro la definizione più comune che li caratterizza:
sinistrume... D'altronde, come nota acutamente Giovanni Zenone nel
suo libro A sinistra di Dio, «la mano abile è la destra, e chi sa
usare ambedue indifferentemente è chiamato ambidestro, non
ambimancino. Il mancino è colui che non ha saputo adeguarsi
all'addestramento, o peggio, che non è stato addestrato...». La
sinistra esprime evangelicamente una negatività intrinseca
ineliminabile: «La mente del sapiente si dirige a destra e quella
dello stolto a sinistra» (Qo 10,2).Una delle caratteristiche
fondamentali della cultura contemporanea è di essere piena di colpi
mancini. Dopo aver scotomizzato lo spirito, il mondo secolarizzato,
figlio della rivoluzione francese, si getta a capofitto verso la
divinizzazione della dea-ragione. Quella stessa ragione che consentì
al "borbonico" Ugo Navarra di dire (riportato da C. Alianello ne
L'eredità della Priora): «Cos'è la vita? E la ragione? Che ti spiega
la ragione? Un accidenti ti spiega. Evviva la ragione illuminata! E
io che ci credevo [...]. Che ragione? Che ragione mi aiuta? Che vita
razionale? La vita è fuori di me, fuori di noi, che non la sappiamo
cogliere». E saper cogliere la vita vuol dire guardare il reale con
occhio disincantato, non utopico: per comprendere la res dobbiamo
abbandonare la supponenza dell'eidos, onnipresente. Le ideologie
cervellotiche, infatti, incarnano l'atteggiamento sinistro di chi si
ostina a considerare bianco ciò che è nero, caldo ciò che è freddo,
bello ciò che è brutto, destro ciò che è sinistro. Il vero obiettivo
mancino consiste nell'indifferenza valoriale, poiché agisce
sinistramente chi pretende che il valore cessi di valere e che la
mediocrità sia elevata al massimo della stima. E chi non si adegua
al nuovo "bordello" intellettuale è un bacchettone da emarginare. I
buoni con noi, i cattivi con gli altri. Senza considerare che dietro
al "noi" ed agli "altri" vi sono cuori che battono, coscienze che
palpitano e speranze che crescono... Ma la sinistra questo non lo
sa! Emarginare, emarginare, emarginare, qualcosa non rimarrà! E
perché ciò? Solo per un presupposto principio comunitario tendente
all'uguaglianza ed all'indifferenza valoriale? E poi, a ben vedere,
cos'è un principio, se non un concetto che ha un fondamento morale?
Ed in nome di questi non meglio precisati principi sinistri, la
famiglia non è più un valore, un unicum, non è più costituita da un
uomo e da una donna (legati indissolubilmente attraverso il sacro
vincolo del matrimonio), bensì diviene un istituto artificiale,
giuridico, civile. Il matrimonio è un accordo, un banalissimo
accordo tra due persone. Che siano poi dello stesso sesso poco
importa. E come qualunque contratto ha anche la sua "bella" data di
scadenza. Due, tre, o forse quattro anni, poco importa. Intanto si
fa una prova, si rodano i rapporti e si fanno nascere dei figli.
Poi... e poi? Se lo screening non dovesse rispettare i parametri,
ognuno per la sua strada. Tanto ci si può sempre rifare una vita,
no? Poveri quei figli di genitori sinistri!Due papà, due mamme, una
mamma-nonna ed una mamma-zia, una mamma biologica ed una adottiva,
la compagna del papà ed il compagno della mamma, tutti insieme
appassionatamente, dalla famiglia patriarcale a quella allargata.
Per non parlare, poi, dei padri pederasti che abbandonano le mogli
perché invaghitisi di giovani efebi; qui i figli si troverebbero,
loro malgrado, adottati anche dal compagno di papà: altro che colpi
mancini, qui siamo al delirio. Un tempo si diceva "Natale con i tuoi
e Pasqua con chi vuoi". Ma oggi i "tuoi" chi sono?Non v'è bisogno
d'essere cristiani, cattolici osservanti, per comprendere che si
vive meglio in una famiglia unita, dove i genitori (un uomo ed una
donna) vivono d'amore e d'accordo, piuttosto che in una famiglia
dilaniata dagli odi fra ex coniugi. Ma la serenità familiare passa
attraverso la stabilità dei rapporti, nel personale donarsi
all'altro e nell'aiuto reciproco, stendendo la mano destra. E se non
ci si dona, ci si odia, tertium non datur. Altro che Patto Civile di
Solidarietà! Altro che convivenza! Il riconoscimento delle unioni
civili funge da grimaldello col quale scardinare il nucleo centrale
della società umana, cieca dinanzi ai bassi istinti della bestialità
egoista.

mercoledì 26 gennaio 2011

Montecarlo, ora la Procura non può tacere Ecco tutti i documenti che fanno tremare Fini




di Alessandro Sallusti

Confremato l'arrivo di nuove clamorose prove: il presidente della Camera ha mentito. Le carte in Procura. Il Pdl chiede le sue dimissioni, ma lui vieta il dibattito in Aula. Nei documenti di Saint Lucia le prove che le due società off-shore fanno riferimento a Giancarlo Tulliani

Il neopartito che si candida a guidare un nuovo centrodestra e il Paese Intero, il Fli, ha un capo furbetto, reticente e forse anche un po’ bugiardo. Gianfranco Fini, infatti, della famosa casa di Montecarlo svenduta al cognato ne sa molto di più di quanto abbia giurato nei drammatici videomessaggi che hanno allietato la scorsa estate. Ricordate? Non è vero niente, è solo una campagna di fango, se fosse vero mi dimetto. Ecco, appunto. È tutto vero. Lo provano, secondo quanto risulta al Giornale, i documenti arrivati al governo italiano e ora custoditi nella cassaforte del ministro degli Esteri, Franco Frattini. Il quale ne ha consegnato una copia alla Procura della Repubblica di Roma che ancora sta indagando, si fa per dire, su quel brutto pasticcio.
È strano come la magistratura sia così efficiente e celere quando si occupa di Berlusconi (in pochi giorni, con grande schieramento di forze e mezzi, sono state ricostruite le frequentazioni di un anno ad Arcore) e sia invece lenta, paralizzata, quando si tratta di fare luce su Gianfranco Fini. Che evidentemente sperava, o forse era stato da qualcuno rassicurato, di poterla fare franca. Nessun pm si era preoccupato non dico di interrogarlo, ma neppure di farci due chiacchiere al bar. Nessun magistrato ha sentito il bisogno di salvare almeno l’apparenza convocando il cognato, Giancarlo Tulliani, tantomeno le decine di testimoni portati a galla dai nostri cronisti. Ovviamente, nessuna intercettazione o fuga di notizie.
Spenti i riflettori, dirottata l’attenzione altrove, brindato al bunga bunga, Fini ha ripreso a fare il paladino della legalità e dell’etica politica a tempo pieno. E con lui i Bocchino, i Granata, i Briguglio. Pensava di farla franca ma, come capita agli arroganti, non ha fatto i conti con l’imprevisto. Che arriva da Santa Lucia e, a quanto pare, è inequivocabile. Non che le prove mostrate la scorsa estate dal Giornale non fossero sufficienti a far concludere che quella casa, transitata per società off-shore e svenduta sottocosto con grave danno ai beni del partito, fosse un affare di famiglia sulla pelle dei militanti di An. Ma ora anche ogni tentativo di negare l’innegabile non starebbe più in piedi.
E forse in quelle carte, che tra poche ore, inevitabilmente, in un modo o nell’altro diventeranno pubbliche, c’è anche di più. Cioè la prova che Fini ha mentito ripetutamente ai suoi colleghi di partito e agli italiani tutti, anche là dove non era necessario, per depistare da una ipotesi di reato. Semplicemente ci ha preso in giro proprio come i bambini sorpresi con le mani nel vasetto di marmellata.
Fini non ha voluto dimettersi mesi fa davanti all’evidenza, smentendo anche le sue parole. Non ha voluto lasciare lo scranno quando è sceso nel ring della politica perdendo anche formalmente il suo ruolo di arbitro e terza carica dello Stato. Potrebbe farlo in queste ore prima di essere definitivamente sbugiardato. Ieri gli è stato chiesto e ha risposto di no. Dovrà farlo tra non molto, quando i nuovi documenti gli faranno perdere anche il sostegno di una opposizione fino ad ora complice.

domenica 23 gennaio 2011

SOLO PER RIFLETTERE UN PO'


Mister Gomorra fa il guardone
Di Vittorio Sgarbi

Il popolare scrittore sposa per moda e compiacenza l'inchiesta delle toghe rosse contro la libertà sessuale. Scambia i desideri per crimini dimostrandosi così dilettante di giurisprudenza e ignorante di letteratura

È quasi imbarazzante ricordare che, nella storia umana e letteraria, l’erotismo confina con la trasgressione che non ammette regole. Perciò è tutelato dalla riservatezza e dalla menzogna, che ne sono elementi caratterizzanti. Nulla è più dirompente che invadere la sfera sessuale. E spesso essa confina con il ridicolo. Un grande uomo in mutande, in erezione, l’attività erotica del principe Carlo o del re Juan Carlos, o anche di Andreotti, di Emilio Colombo, di Oscar Luigi Scalfaro e giù giù fino a Fassino, Gasparri, Prodi, Pecoraro Scanio, Vendola, e il vederli nudi nell’atto sessuale ha qualcosa di intollerabile e di ripugnante. E infatti non si vede e non se ne parla.
Se da queste perverse immaginazioni, passiamo alle personalità letterarie, vediamo allora Saffo, per come lei stessa si descrive, e poi passiamo a Machiavelli, che racconta nei particolari una sua avventura notturna con una donna bruttissima, giù giù fino a De Sade, classico della liberazione sessuale confinante con la perversione, a von Sacher Masoch (dal cui nome deriva la diffusa inclinazione al piacere nelle sofferenza, detta masochismo), ad Oscar Wilde, arrestato per i suoi amori, a Rimbaud e Verlaine, oggi modelli trasgressivi ammirati, a George Simenon, il grande scrittore che ebbe fra amori liberi e amori a pagamento, diecimila donne, a Paul Leautaud, che ogni giorno era alla ricerca di un corpo nuovo, per irrefrenabile priapismo, a Pierpaolo Pasolini, modello culturale, grande intellettuale, certamente consideratissimo da Roberto Saviano e da molti politicamente corretti che, come Mr. Hyde, nella notte andava a caccia di corpi a pagamento ed è stato ucciso da un marchettaro, Pino Pelosi, che, pagato, non era disponibile alle richieste estreme del grande scrittore (di cui non si vorrà dimenticare l’ingiusto processo patito in Friuli per avere masturbato suoi allievi quindicenni consenzienti, e per questo cacciato dal Partito comunista), devo continuare? Ricordare L’ultimo tango a Parigi con l’episodio del burro o l’immagine poetica e lirica della tabaccaia nel film Amarcord di Fellini, prosperosa adulta sul corpo della quale si masturbano piccoli adolescenti minorenni?
È dunque arrivato il momento che la Boccassini apra un’inchiesta sul film Amarcord di Fellini. Per questa sua meritoria e inevitabile impresa (ove il reato non sia prescritto), in nome dell’obbligatorietà dell’azione penale, potrà ricevere il plauso di Roberto Saviano, che non mancherà di dedicarle la prossima laurea honoris causa che qualche compiacente università vorrà attribuirgli per i suoi indiscussi meriti. Esattamente come ha fatto premiando l’inchiesta milanese sui gravissimi reati sessuali attribuiti al presidente del Consiglio. Nel manifestare la sua fede incrollabile nel pensiero unico del politicamente corretto e la sua incondizionata ammirazione per la Boccassini che ha inteso riconoscere gravissimi reati nel trasferire da parte del premier l’atmosfera delle discoteche e del divertimento notturno dei ragazzi, con l’eccezione della droga, a casa propria. Oltretutto, molte delle ragazze, subito considerate prostitute, sono le stesse che si agitano nei programmi televisivi d’intrattenimento.
O le Kessler facevano qualcosa di diverso dalle Veline? E le cubiste, danzatrici di lap dance, pagate per agitarsi freneticamente, fanno qualcosa di diverso dalle ragazze invitate ad Arcore che subito, ripeto, vengono considerate prostitute? Ricevere regali e prostituirsi? E se i regali li fa un uomo ricco, com’è normale che sia, diventa un cliente o è semplicemente un uomo generoso? Era una puttana Jackie Kennedy che stava con Onassis? E vendere il proprio corpo è un reato?
Così sembra pensare Saviano, grande dilettante di giurisprudenza e grande ignorante di letteratura, che pratica con ineguagliabile vittimismo. In un clima di conformismo e di assoluta violazione delle libertà individuali, il facile attacco a Berlusconi, dimenticando conquiste e comportamenti trasgressivi legati ai nomi di De Sade, Oscar Wilde, Pasolini, Sartre, Rimbaud, Verlaine, evidentemente poco letti da Saviano, ha determinato la comoda, opportunistica, ridicola decisione di Saviano il cui editore, come si sa, è Berlusconi che gli paga i cospicui diritti come paga alcune ragazze in omaggio alla loro bellezza (d’altra parte forse dimentica che qualcuno ha inviato cinquecento rose rosse a Barbara D’Urso): dedicare una laurea honoris causa attribuitagli, per moda e per compiacenza, a Ilda Boccassini e a quei magistrati di Milano che hanno aperto la più straordinaria inchiesta contro la libertà sessuale, indifferenti a chiunque sia stato con la minorenne Ruby pagandola, e interessati solo a Berlusconi.
Saviano non si chiede perché, nella obbligatorietà dell’azione penale da loro rivendicata, i magistrati non si interessano degli altri «clienti» di Ruby, non difficili da individuare con i metodi di indagine adottati nei confronti del premier senza alcuna denuncia di parte, e per ciò che riguarda persone adulte, del tutto abusivi, minacciando quelle elementari libertà individuali celebrate in un altro libro che evidentemente Saviano non conosce: «Moll Flanders» di DeFoe. Il conformismo dominante determina l’attribuzione di lauree honoris causa a personaggi che si mostrano vittime senza avere riscontrato rischi reali (nel caso di Saviano negati per esempio dal capo della mobile di Napoli, Vittorio Pisani) perché, come in questo caso, esse siano usate strumentalmente.
Forse sarebbe meglio darle a chi conosce il diritto e la letteratura e non trasforma istinti e desideri in crimini. E voglio aggiungere che, nella denuncia degli interessi mafiosi legati alla colossale truffa dell’eolico che comporta anche una distruzione del paesaggio in contrasto con l’articolo 9 della Costituzione non ho mai visto Saviano, nonostante le mie sollecitazioni, come nel sostegno alla battaglia contro la libertà sessuale dei magistrati di Milano. Io, per avere bloccato tutti gli impianti eolici e fotovoltaici a Salemi, sono stato pesantemente minacciato. Ma Saviano non ha aperto bocca. Capisco che stabilire la natura dei rapporti tra Ruby e il premier è un’impresa più importante che combattere la mafia del vento; ma per preoccuparsi della Boccassini e di Ruby Saviano ha la scorta, per combattere Matteo Messina Denaro e i suoi affari, a me l’hanno tolta.

.AUSCHWITZ

27 gennaio Giorno della Memoria
Son morto ch'ero bambino,
son morto con altri cento
passato per un camino
e adesso volo nel vento.
Ad Auschwitz c'era la neve
e il fumo saliva lento,
nei campi tante persone
che ora sono nel vento.
Ad Auschwitz tante persone
ma un solo grande silenzio.
Che strano....non ho imparato
a sorridere qui nel vento.
Io chiedo....come può un uomo
uccidere un suo fratello?
Eppure....siamo a milioni,
in polvere qui nel vento.
Ancora tuona il cannone,
ancora non è contenta
di sangue la belva umana
e ancora ci porta nel vento.
IO chiedo:quando sarà
che un uomo pèotrà imparare
a vivere senza ammazzare
e il vento si poserà.?

mercoledì 19 gennaio 2011

SPUTTANOPOLI "BALLARO'"


mercoledì 19 gennaio 2011, 09:22 IL CAV TELEFONA RAI3 NON RISPONDE FLORIS LO CENSURA
di Redazione

Il presidente del Consiglio ha chiamato la redazione di Ballarò per intervenire nel corso della puntata dedicata al sexygate di Ruby. Il conduttore ha deciso di non farlo intervenire Strumenti utili Carattere Salva l'articolo
Invia a un amico Stampa Rss Condividi su Facebook
Condividi su Twitter Roma - Censurato dal "servizio pubblico". Non è successo a un cittadino qualunque, ma al presidente del Consiglio. Ieri sera ilvio Berlusconi ha telefonato a sorpresa alla trasmissione Ballarò, dedicata quasi interamente alla vicenda Ruby, ma il conduttore Giovanni Floris, ormai in chiusura, ha deciso di non farlo intervenire in trasmissione. Lo ha riferito, prima della chiusura della puntata, lo stesso Floris.

Floris censura Berlusconi "Ha telefonato - ha detto il conduttore - il presidente Berlusconi; ma visto come era andata l’ultima volta, lo abbiamo invitato a venire da noi la prossima settimana". Floris si è riferito all'ultima telefonata del premier alla trasmissione, quando egli ha chiuso bruscamente e polemicamente la telefonata rifiutando di rispondere ad alcune domande. Dalla redazione di Ballarò, come per scusarsi, viene fatto presente che domenica scorsa il presidente del Consiglio era stato invitato a partecipare proprio alla trasmissione di questa sera. Nel frattempo gli hanno buttato giù il telefono in faccia.

lunedì 17 gennaio 2011

Oriana Fallaci e la Cultura Islamica




"Masochisti, sì, masochisti. E a tal proposito, vogliamo farlo questo discorso su ciò che chiami Contrasto-fra-le-Due-Culture? Bè, se vuoi proprio saperlo, a me dà fastidio perfino parlare di due culture: metterle sullo stesso piano come se fossero due realtà parallele, di uguale peso e di uguale misura. Perchè dietro alla nostra civiltà c'è Omero, c'è Socrate, c'è Platone, c'è Aristotele, c'è Fidia, perdio. C'è l'antica Grecia col suo Partenone, la sua scultura, la sua architettura, la sua poesia, la sua filosofia, la sua scoperta della democrazia. C'è l'antica Roma con la sua grandezza, il suo concetto della Legge, la sua letteratura, i suoi palazzi, le sue strade. C'è un rivoluzionario, quel Cristo morto in croce, che ci ha insegnato il concetto dell'amore e della giustizia. (...) C'è Leonardo da Vinci, c'è Michelangelo, c'è Raffaello. C'è la musica di Bach e di Beeethoven, su su fino a Rossini e Donizetti and Company. (...) Copernico, Galileo, Newton, Darwin, Pasteur, Einstein. (...) E se anche tutto questo fosse roba da buttar via, ma non mi sembra proprio, dimmi: dietro l'altra cultura, la cultura dei barbuti con la sottana e il turbante, che c'è?" Oriana Fallaci, La Rabbia e L'Orgoglio.

giovedì 13 gennaio 2011

QUESTI NOMI DOVREBBERO APPARIRE SU TUTTI I MURI DELLE CITTA' A PUBBLICO LUDIBRIO



Soldi in Svizzera, ecco la lista Falciani:
dalla Sandrelli a Bulgari, 700 indagati
Ecco i titolari dei conti: si indaga su presunte evasioni fiscali




di Valentina Errante e Cristiana Mangani

ROMA (12 gennaio) - Settemila nomi di italiani, settemila presunti correntisti esteri e altrettanti presunti evasori, finiti nell’elenco della “Lista Falciani”. Sono quelli chiesti dalla Guardia di finanza ai magistrati francesi nel maggio dello scorso anno e consegnati, inizialmente, alla sola procura di Torino. Su questi nomi hanno lavorato l’Agenzia delle entrate e le stesse Fiamme Gialle, e nei giorni scorsi l’elenco è arrivato sul tavolo del pm Paolo Ielo, che ha il compito di indagare per la parte riguardante la Capitale.

Trentacinque i nomi sotto la lente di ingrandimento. Farebbero parte di quel lungo elenco che l’ex dipendente della divisione svizzera di Hsbc, Hervè Falciani, ha sottratto alla banca dove lavorava e ha consegnato alle autorità francesi. Ci sono attrici come Stefania e Amanda Sandrelli, stilisti come Valentino Garavani, Sandro Ferrone e Renato Balestra, Elisabetta Gregoraci signora Briatore, il gioielliere Gianni Bulgari e la Bulgari international, Camilla Crociani, Fabrizia Aragona Pignatelli, Francesco D’Ovidio Lefevre, Carmelo Molinari. E ancora, Bolaffi, il famoso orologiaio Pietro Hausmann, Eleonora Sermoneta, Telespazio, Roberto D’Antona e Mario Salabè, ingegnere e fratello dell’architetto Adolfo, finiti al centro di un’inchiesta sui fondi neri del Sisde. L’elenco continua con Gabriella e Giorgio Greco e con Gianfranco Graziadei, professore di diritto della Banca e della borsa alla Luiss, che avrebbe agito per conto di alcuni suoi clienti, in qualità di procuratore, per ottenere lo “scudo” e far rientrare il denaro in Italia.

La lista consegnata al magistrato comprende, poi, i nomi di Cesare Pambianchi e Carlo Mazzieri, rispettivamente presidente di Confcommercio e titolare, insieme con Mazzieri, di un famoso studio commercialistico. La maggior parte di loro nega assolutamente di aver mai avuto a che fare con la banca inglese, e molti di questi quasi certamente potrebbero aver già “sanato” la posizione, usufruendo dello “scudo”.

L’elenco fa parte della lista sottratta dall’ex dipendente Hervé Falciani alla divisione svizzera di Hsbc. A maggio dello scorso anno le Fiamme gialle sono entrate in possesso del faldone a Parigi e lo hanno riportato in Italia. I nominativi dei presunti evasori italiani sono stati consegnatia dal procuratore di Nizza, Eric de Montgolfier, al ministro della Giustizia francese, e lì presi in consegna dagli uomini della Guardia di finanza. A confermarlo è stato lo stesso magistrato d’Oltralpe: «Abbiamo avuto l’ordine di elaborare l’elenco dei nomi italiani dalla lista, che contiene migliaia di nominativi - ha spiegato - Abbiamo proceduto a estrarre i nominativi e li abbiamo consegnati alle autorità».

Analoga procedura ha riguardato le liste di correntisti americani, inglesi e tedeschi, che sono state inviate alla magistratura dei rispettivi Paesi. Il primo a interessarsi all’elenco italiano è stato il procuratore di Torino, Giancarlo Caselli, che ne ha fatto richiesta al collega de Montgolfier, per valutarne gli eventuali profili penali. A quel punto è entrata in azione l’Agenzia delle entrate che, a prescindere dagli aspetti giudiziari, ha proceduto a un’analisi approfondita sui soggetti su cui, poi, sviluppare un eventuale accertamento fiscale. Le indagini del procuratore francese si stanno svolgendo in collaborazione con lo stesso Falciani (doppia nazionalità: francese e italiana) che, trasferitosi in Francia, ha contribuito a decifrare i dati sottratti e sequestrati dalle autorità, dopo la denuncia depositata dalla stessa Hsbc. Nel periodo in cui lavorava per la filiale di Ginevra della banca, il tecnico informatico è riuscito a mettere le mani sui dati di oltre 120 mila conti correnti dell’istituto, con l’intenzione di offrirli ai governi interessati.

L’apertura dell’inchiesta a Nizza deriva dalla convinzione che diverse persone che risiedono nella regione, abbiano aperto conti nella banca di Ginevra per riciclare denaro sporco. Sulla vicenda si sono espressi diversi esperti del settore. Tra questi l’avvocato Andrea Manzitti, partner dello studio Bonelli Erede Pappalardo, ex capo del Dipartimento politiche fiscali del Mef, secondo il quale è probabile che «chi aveva all’estero conti non dichiarati, e pensava di poter essere nella lista» abbia già aderito allo scudo. Ora, chiarisce Manzitti, quei correntisti «hanno la protezione prevista dalle norme sulla sanatoria. Bisogna vedere l’origine dei fondi: se si configura l’evasione fiscale lo scudo dà copertura, se i reati sono diversi no». Come, ad esempio, per il riciclaggio di denaro.

sabato 1 gennaio 2011

Un anno di barzellette sul Cavaliere



di Redazione

Istrionico e irriverente, nessuno come Berlusconi è vittima e al contempo ispiratore di battute. Dai colloqui col Padreterno alle scenette con Putin e Bin Laden, ecco le storielle più divertenti

«Sai perché Berlusconi è l’uo¬mo più adatto a ripulire Napoli? Perché è l’unico che scopa ». Eccola lì, buttata, così, di corsa per la strada, tra due che si incontrano di fretta in piaz¬za del Duomo, l’«ultima» sul premier. Breve, in formato prêt-à-porter , rumorosa e qua¬si rivoluzionaria come un pu¬gno battuto sul tavolo che fa tintinnare il bicchiere e tracimare il rum.

APOCALISSE E OTTIMISMO
Osama Bin Laden, Putin e Berlu¬sconi vengono convocati davanti al Trono dei Troni. Dice il Signore: A voi sono costretto a comunicar¬lo. La crisi economica devasterà la terra e alla fine mi sono convinto di mandare L’Apocalisse. Trovate il modo di riferirlo agli uomini». Osama sale su un minareto e gira un video per i musulmani in cui spiega: «Cari fratelli musulmani, siamo proprio fottuti. Primo: Dio esiste e non è quello del Corano. Purtroppo i cattolici avevano ragio¬ne. Secondo: è inutile fare attenta¬ti, perché tempo una annetto e il mondo sarà interamente nella cac¬ca ». Putin si affaccia alle finestre del Cremlino e grida: «Dio c’è e il Co¬munismo, a cui eravamo costretti, aveva torto. Secondo: la fine dei tempi è vicina, preparatevi a spala¬re cacca se volete salvarvi». Berlusconi parla alla nazione: Cari italiani, come sempre avevo ragione. Dio è il nostro Dio, quello di sempre. Ci vuole anche bene, perché mi ha assicurato, tempo un annetto, e altro che emergenza ri¬fiuti a Napoli! Finalmente ci sarà lavoro per tutti!».

LA LAMPADA DI ALADINO
Luca Cordero di Montezemolo viaggia sull’autostrada con la sua nuova Ferrari rossa oltre ogni limi¬te di velocità. Improvvisamente dallo specchietto retrovisore vede arrivare da lontano Silvio Berlusco¬ni sopra una biga, stile Ben Hur. Berlusconi supera Montezemolo e lo sperona, devastandogli la fianca¬ta della Ferrari. I due si fermano. L’ex presidente di Confindustria scende dalla mac¬china arrabbiato come una iena e tuona: «Insomma, possibile che tu non permetti a nessun altro di cor¬rere in santa pace?». Berlusconi, sorridendo: «E dai, non ti arrabbia¬re così! Sai che ho la lampada di Ala¬dino e grazie a lei risolveremo tut¬to ». Il premier estrae dalla tasca il mitico coccio e dice: «Strofinala e chiedi quello che vuoi. Mi racco¬mando, grida perché il genio è vec¬chio ed è anche un po’ sordo». Montezemolo manipola la lampa¬da; il genio esce. Luca urla con la sua vocetta: «Voglio un miliardo, un miliardo di euro per rimettere a nuovo la Ferrari». Un tuono scop¬pia e si aprono, in alto, le porte dei cieli. Dalle nubi scende, precipi¬tando, un oggetto: un biliardo, che si schianta sulla Ferrari distruggen¬dola definitivamente. Montezemo¬lo, sconvolto, rimprovera il genio: «Vecchio rincitrullito, ho chiesto un miliardo, non un biliardo ! ». Il Cavaliere gli posa bonariamente la mano sulla spalla e sorridendo di¬ce: «Non te la prendere, caro Luca. Sai com’è, anche i geni tirano brut¬ti scherzi. Ma ragiona: secondo te, caro Luca, io avrei chiesto una biga?».

LA MAGNIFICA SEPOLTURA
Berlusconi avverte vicino l’ultimo, grande passo e convoca l’amico Fedele Confalonieri. «Senti - spiega ¬non sono del tutto contento del Mausoleo nuovo nel parco di Arco¬re. Vorrei una tomba più grandicel¬¬la, comoda, rappresentativa. Tu co¬sa proporresti? Confalonieri ri¬sponde: «Dammi qualche giorno e tornerò con ciò che vuoi». Passano due giorni, Confalonieri si siede di fronte a Silvio e dice: «Potremmo comprare la tomba dell’imperato¬re Augusto e ristrutturarla. Ci coste¬rebbe un po’, ma forse stare lì ti pia¬cerebbe... ». Berlusconi: «Non so, non mi convince... Pensa a qual¬cos’altro ». Passano altri due giorni, Fedele e Silvio si incontrano di nuovo. Confalonieri: «Sarebbe in vendita la grande piramide di Cheope. Anzi, dopo il caso Ruby e le storie con l’Egitto, sarebbe quasi in svendita. Che dici?». Berlusconi: «Non so, non mi convince... pensa a qualcos’altro». Altri due giorni trascorrono. I due amici si ritrovano a cena e Confalonieri ri¬vela quasi timoroso: «Sai, la trattati¬va è stata dura, ma alla fine i respon¬sabili potrebbero cedere. Si tratta del santo sepolcro». Silvio abbassa li occhi e risponde: «Questo sì che va bene, ma quanto costa?». Fede¬le gli sussurra all’orecchio l’enor¬me cifra e Silvio sbotta: «Ma come, tutti questi soldi per rimanerci solo tre giorni?».

A IMMAGINE E SOMIGLIANZA
Dio convoca il Cavaliere. «Caro dottore, mi hanno riferito che lei è uno dei massimi esperti di quella piccola scatola che è ingrado di mo¬¬strare a un uomo tutto il resto del mondo, mentre se ne sta comoda¬mente seduto sul suo divano. Co¬me si chiama questo miracoloso congegno?». Berlusconi: «Televi¬sione, Eccellenza, si chiama televi¬sione ». Dio continua: «Bene. Ora vorrei che lei mi fornisse una prova della potenza di tale mezzo». Berlusconi fa uscire dalla tasca un picco¬lo televisore e si sintonizza su un canale Rai, dove stanno trasmet¬tendo un parto in diretta. Dio, im¬pressionato nel vedere la donna in preda ai dolori più atroci, esclama: «Ma perché questa ragazza soffre in tal modo per dare alla luce un figlio?». Il Cavaliere, timorosamen¬te, ribatte: «Veramente, Eccellen¬za, mi consenta, ma fu proprio Lei a decidere tutto questo». Dio: «E io avrei avallato un tale abominio? Ma quando? Forse in un attimo d’ira posso averlo detto, ma scher¬zavo! ». Berlusconi, allora, si sinto¬nizza sulla Bbc, dove stanno tra¬smettendo un documentario sulle miniere. Dio osserva i minatori, su¬dati, sporchi, mezzi morti per la fa¬tica. Chiede sconcertato: «Perché gli uomini devono dannarsi in tal modo per guadagnarsi il pane?». Berlusconi, sempre timidamente, replica: «Eccellenza, mi consenta, ma anche questo lo ha deciso lei». Dio: «Ancora? Forse sempre in quell’attimo d’ira, ma scherzavo, non sono tanto crudele verso le mie creature. Io sono buono». Allo¬ra il Cavaliere si sintonizza sul ca¬nale del vaticano, che mostra cardi¬nali e vescovi mentre passeggiano beati nei giardini di San Pietro. Dio si distende in un attimo di pace e soddisfazione. «Ecco, finalmente la verità. Scusi Cavaliere, ma chi so¬no questi uomini che mi interpreta¬no così alla perfezione?». E Berlu¬sconi: «Eccellenza, questi sono gli unici che hanno capito che in quel¬¬l’attimo d’ira lei stava scherzando!».

«GHE PENSI MI!» DALL’OLTRETOMBA
Come si conviene a ogni peccato¬re, subito dopo la morte Berlusco¬ni viene designato all’inferno. Lo accoglie Lucifero: «Finalmente ci conosciamo. Benvenuto all’In¬ferno! ». Silvio dà un’occhiata ai gironi dei dannati e poi si rivolge a Lucifero: «Guardi, non vorrei sembrarle presuntuoso, ma an¬che se siamo all’Inferno, un po’ di decoro, ci vuole un minimo d’ordine, Sant’Iddio!». Lucifero precipita nella Caienna, gridan¬do: «Zitto, zitto! Qui non si può pronunciare quel nome!». Il pre¬mier insiste: «Osservi: le forche dei demoni arrugginite. E il fuo¬co? Tiepido, polveroso. Non sa¬ranno fiamme degne di Lucifero, queste. E i peccatori: a forza di stridere i denti, son rimasti senza le dentiere. Mio caro Lucifero, se mi dà una settimana, faccio per¬fetti tutti i gironi! Ma alla fine, se sarà soddisfatto, esigo una ricom¬pensa » . Lucifero acconsente. Dopo un mese, i due si reincontrano in mezzo a un Inferno lucido come uno specchio. Lucifero, costerna¬to, chiede: «Allora, la ricompen¬sa? ». Il premier alza l’indice della mano destra e fa un segno che in¬dica: voglio salire! Accontentato. Giunto in Purgatorio, lo acco¬glie un angelo. Berlusconi si guar¬da intorno e commenta: «Ma co¬m’è trascurato questo Purgato¬rio... Mi si consenta una settima¬na e lo trasformo. Però voglio una ricompensa». Passati sette giorni il Purgatorio risplende. L’angelo deve cedere, e chiede quale sia il premio e Berlusconi alza di nuovo l’indice. Vuole sali¬re. Accontentato. Finalmente in Paradiso, lo ac¬coglie San Pietro. Il Cavaliere si guarda intorno e ricomincia. «E questo sarebbe il Paradiso? L’or¬gano è stonato, la Rosa dell’Empi¬reo è appassita... e il candore del¬la luce è difettoso. Caro San Pie¬tro, se lei mi consente di lavorare senza nessuna interferenza una settimana, senza opposizione al¬cuna, almeno in Paradiso, io la stupirei. Però poi voglio una ri¬compensa ». Dopo una settimana San Pietro ha un moto di giubilo nel constatare la metamorfosi: ar¬cangeli in doppio petto, santi sfa¬villanti e la luce che risplende co¬me in uno studio tv. Berlusconi chiede: «E ora voglio parlare per¬sonalmente con Lui». San Pietro allora lo conduce davanti all’im¬mensa porta d’oro, infila le chia¬vi e apre, raccomandandosi: «So¬lo un minuto». Trascorre un mi¬nuto e tutto tace. Ne passano die¬ci e tutto tace. Venti minuti, mez¬z’ora. San Pietro freme, poi, pas¬sando dal retro, si avvicina al tro¬no di Dio. Vede il Cavaliere che parla, parla, e Dio in attento, pro¬fondo ascolto. San Pietro si avvi¬cina e sente Dio esclamare: «Ca¬ro Silvio, comprendo lo spirito in¬novativo che vuole apportare in questo luogo. C’è soltanto una cosa che non capisco: perché io do¬vrei fare il vicepresidente?».