venerdì 19 dicembre 2014

Negazione di un’ identità e suicidio di una cultura

Sembrerebbe una questione di poco conto , tanto più a fronte dei problemi ,e tutti gravi, che dobbiamo fronteggiare. Però di poco conto non è il principio che vi è sotteso . E poiché con l’avvicinarsi del Natale la stampa e i media in genere tornano ad occuparsi della questione , evidentemente quel principio è tanto rilevante e controverso , da radicarsi in prese di posizioni polemiche che ignorano un corposo e pluriennale dibattito , nonché i passi in avanti che sull’argomento sono stati fatti. Ogni anno, in questa stagione ,tutto ricomincia daccapo , come se nulla fosse stato detto, come se nulla fosse stato chiarito, come se nulla fosse stato capito. E allora la questione è seria e visto che riguarda il Natale, o facciamo ora un ultimo tentativo di orientarci sulla questione , o andiamo fuori tempo massimo. Anche se relativamente fuori tempo, perché al prossimo Natale la questione si ripresenterà, quasi certamente. Tutto cominciò una decina d’anni fa , allorché, in una scuola materna, le maestre decisero di non allestire il presepio con i bambini per non turbare la sensibilità dell’unico bimbo mussulmano frequentante. In conseguenza di quella scelta, non si festeggiò neppure il Natale a scuola. Giornali e radio riferirono il fatto, che divenne “notizia”. Ricordo il profondo dissenso verso quella rinuncia espresso in una intervista radiofonica dallo scrittore islamico Ben Jelloun, che trovava controproducente e assurdo togliere ai bambini il piacere di una tradizione legata ad una festa,tanto radicata nel sentimento e nel vissuto e particolarmente in quello infantile. Di più, diceva in sostanza Jelloun, che senso ha togliere o negare ai bambini il gusto di una tradizione popolare, segno di una bimillenaria cultura, di diffusione planetaria, radicata nel sentimento, nell’arte, nella letteratura, nella storia, nella vita di ogni ceto sociale e specialmente in un paese come il nostro? Quante forme di cultura radicano nelle varie religioni e da esse traggono la loro specificità ed essenza, persino quando, nel tempo, si discostano dai loro significati originari? Perché pensare che non debbano aver spazio a scuola, se di culture si tratta? E aggiunse: non fare il presepio è una stupidaggine, anche perché nel Corano Cristo è considerato un grande profeta e molto rilievo è attribuito alla figura della Madonna, vergine e madre anche per i musulmani. Cosa questa che pochi sanno, anche fra gli insegnanti. Fu una lezione memorabile, quella dello scrittore musulmano. Chiara al punto che avrebbe dovuto chiudere la questione “presepi” per sempre . E nessun’altra voce del mondo islamico sentì la necessità né di controbattere né di aggiungere una virgola alle parole di Jelloun . Oltretutto Jelloun aveva posto la questione assai correttamente, indicando implicitamente una distinzione fra” tradizione culturale” e “culto” . Di fatto il presepe non appartiene da un punto di vista dottrinale né alla Liturgia né al culto in senso stretto. Ricordate quando, all’inizio delle lezioni, le maestre facevano recitare una preghiera in classe ? Una pratica che si configurava come “culto” e in quanto tale suscitò polemiche, soprattutto allorquando, aboliti i vecchi programmi della scuola elementare che indicavano la religione cattolica come “base e coronamento” dell’azione educativa della scuola dell’obbligo, la scuola pubblica veniva improntata ad una nuova laicità. Una scuola, quindi luogo di cultura, anche religiosa,si badi bene , perché dalle religioni deriva un immenso patrimonio culturale, ma non di “culto”, che si esercita in altre sedi. Ecco perché dallo scrittore magrebino ci venne un esempio di buon senso mussulmano che ci servì di lezione. Ma purtroppo per poco, o forse per pochi. Infatti ad ogni nuovo Natale, in qualche scuola della Repubblica, il dirigente o qualche docente si esprime contro il presepe e, guarda caso, sempre in riferimento alla presenza di musulmani fra gli allievi. E cosi capitò di nuovo, non molto tempo fa. In occasione del Natale, un importante quotidiano nazionale infatti riportava che in una scuola milanese: “le insegnanti di religione allestiscono il presepio in una parte dell’istituto abbastanza riservata, dove chi non vuole non è costretto a vederlo”. La frase virgolettata riportava la “versione ufficiale” della scuola. Colpiva quel “non essere costretti a vedere” e quindi, “togliere alla vista”. Si può capire la buona intenzione e lo sforzo. Si può capire la scelta di non privare i bambini “cristiani” del presepio, evitando nel contempo interferenze con la sensibilità dei “non cristiani”. Tuttavia, la soluzione adottata non pareva risolvere, e nemmeno affrontare, il problema. Emergeva invece, agli occhi di molti, più che un malinteso senso di rispetto per l’altrui diversità, un inconcepibile atteggiamento di immotivata autocensura, una sottomissione e negazione di una propria e non certo vergognosa specificità e identità culturale. I musulmani , se li conoscete bene , non abdicano a nulla della loro specificità religiosa. Anzi esibiscono con senso di superiorità, insito nella loro coscienza religiosa, i segni e gli atti del loro culto. Il velo sul capo o il volto coperto delle musulmane anche nelle nostre città sono un’esibizione politico –religiosa ,come lo è di fatto l’islam, che non è solo religione. Tendono a mostrare che sono anche qui, con fierezza, e a loro poco importa che le nostre leggi vietino la copertura del volto in pubblico. E’ la loro una sfida perché per loro Allah e l’unico vero Dio e Maometto è il profeta di Allah. Cristo per loro, ha predicato e preannunciato la venuta di Maometto. Quindi l’islam dovrà essere imposto al mondo intero. Con questo tipo di mentalità, difficile attendersi dal mondo islamico atteggiamenti di autocensura o di correzione del proprio modo di contrapporsi al resto del mondo. In barba alle nostre leggi , sgozzano i montoni in occasione delle loro feste religiose, anche da noi , senza il preventivo stordimento dell’animale per evitargli la sofferenza della lunga agonia necessaria ad ottenere il totale dissanguamento, secondo le modalità della macellazione “halal”. E non sto a enumerare riti e tradizioni cui non rinunciano. Certamente, se fosse una tradizione loro, non rinuncerebbero a fare il presepio. Probabilmente ce lo imporrebbero senza tante storie. Per chiarire: il tema di questa riflessione non riguarda l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole della Repubblica, e pertanto non è su questo che si vuol esprimere un’opinione. Ci sono leggi al riguardo: leggi vigenti. Su questo ci sono anche opinioni in contrasto, ma la questione che qui si vuol affrontare è un’altra. Una cosa è la dimensione “confessionale” o l’insegnamento di una specifica “fede” religiosa. Altra cosa è la cultura che deriva dalle religioni e dalle conseguenti tradizioni e manifestazioni. La cultura religiosa, in quanto e per quanto mera cultura, trova nella scuola il suo posto privilegiato, come tutte le forme di cultura esistenti. È tutt’altra cosa dall’istruzione confessionale. Non è fede. È conoscenza. Per conoscere e per capire l’arte e la letteratura (e persino la lingua e la mentalità) di questo Paese, interpretabile appieno solo attraverso la cultura derivante dal Cristianesimo e dal Cattolicesimo, sono certamente utili, se non indispensabili, strumenti culturali che hanno attinto a quelle radici. Il che non si identifica con “la fede”. In questo senso, visto che la società cambia, è opportuno che si conosca (per cultura) anche il senso del Ramadan o della festa delle Capanne, così come il Natale e la Pasqua. Senza confondere questioni diverse su piani diversi. A questo proposito va ribadito che il presepio non è un precetto religioso; non è un atto liturgico; non è un fatto propagandistico, e nemmeno un atto di culto, per quanto di ovvia ispirazione religiosa. In quanto tradizione popolare è un fatto”culturale“. E la cultura non si nasconde alla vista, non offende e non si occulta: si spiega. Si aiuta a capirla, a interpretarla . Il che non significa imporla. Senza chiusure per la cultura altrui, ma soprattutto senza imbarazzo, e tanto meno vergogna, per la propria. La sensibilità che ci porta ad assumere comportamenti rispettosi dell’altrui diversità, non può prescindere dal rispettare, anzitutto, noi stessi, e dal fatto che comunque il rispetto deve essere reciproco. La paura, nemmeno dissimulata, dell’integralismo altrui (come se l’integralismo fosse solo”altrui”) non deve indurre ad acquiescenze autodifensive, a mal tollerate rinunce, a occultamenti più o meno parziali e a finti pudori. Si può spiegare a tutti, piccoli e grandi, cristiani e musulmani, che l’espressione di una cultura specifica,se non è in contrasto con le leggi dello stato, non vuole prevaricare, non costituisce un’ingiustizia, non è un’imposizione. Non deve imbarazzare chi la esprime, né chi non vi appartiene o ne è estraneo. È certamente apprezzabile che, pur nella legittima manifestazione di una antica tradizione, si pensi a modi d’esprimerla nuovi e rispettosi di una mutata composizione sociale, per attenzione agli “altri”. Ma è certo discutibile che in una società ancora (forse per poco) prevalentemente connotata da una matrice cristiana, si scelga di “nascondere” alla vista, una manifestazione di una sua specifica “cultura”. Fosse pure minoritaria, andrebbe tutelata. E minoritaria ancora non è. Se democrazia ha un senso, non solo politico… Chi pensa di manifestare in modo “riservato” nella scuola le proprie tradizioni, in quanto connesse alla religione, si è mai chiesto quanto sia più macroscopica (e difficile da tenere “riservata”) la tradizionale vacanza di quasi venti giorni per il Natale e quasi dieci per la Pasqua? Chiudere la scuole per periodi così lunghi e per motivi anche di indubbia matrice religiosa non crea imbarazzi a nessuno? Quella sospensione del servizio scolastico non è forse un più pesante condizionamento per chi appartiene ad altra fede religiosa? Altro che presepio. Certo : fare scuola è sempre più difficile e gli insegnanti sentono sempre di più il bisogno di un supporto e di una tutela. Non si può pretendere che trovino da soli la soluzione a problemi di convivenza interetnica e interreligiosa all’interno delle scuole. Certamente possono concorrere a individuare modi e forme di comprensione, di conoscenza e di tolleranza fra”civiltà”, di cui tanti bambini stranieri immigrati sono inconsapevoli rappresentanti, nonché “portatori sani”. “Leggendo” le valenze culturali di quelle diversità, senza ovviamente avventurarsi nelle questioni di fede. Impegnandosi, come dovremmo far tutti, a superare gli integralismi . Non è facile, ma non è possibile sottrarsi al compito che la nuova composizione sociale propone allo stato, alla società e alla scuola. Con una forte richiesta di dialogo, che è fatto per capire altrui mentalità e per far capire la propria. Per convivere in pace, senza nascondersi e senza imporre. Senza atteggiarsi a vittime e senza fare vittime. E senza disconoscere la propria cultura. Vittorio Zedda

L'ultima follia: rimborso pure ai consiglieri assenti

In Friuli-Venezia Giulia voto bipartisan: trasporti e pasti in nota spese anche in caso di mancanza dall'aula. E la Serracchiani non dice nulla  Eccone un'altra. Sì, un'altra che promette promette e non mantiene un centesimo delle cose che dice. Debora Serracchiani, una volta eletta nel 2013 a governatrice del Friuli-Venezia Giulia aveva detto: «Dimezzeremo gli emolumenti dei consiglieri, massimo 5mila euro al mese, spese incluse». Ma la rivoluzione si è già fermata: oggi la retribuzione netta non scende sotto i 7.500. E l'ultima legge di bilancio invece di togliere, aggiunge.Il centrodestra ha proposto un emendamento (votato all'unanimità da tutta la maggioranza) che permette ai consiglieri assenti, malati o in vacanza, poco importa, di farsi rimborsare le spese di «mandato». Ripetiamo: un consigliere o una consigliera della Regione Friuli-Venezia Giulia che non si presentano alle sedute d'aula, indipendentemente dalle scuse che accampano (anche maternità, paternità e lutti costituiscono assenze giustificate), possono chiedere il rimborso di spese mai sostenute come taxi, biglietti aerei o ferroviari, bar, ristoranti, etc . Non sono bastati gli scandalosi scontrini delle mutande in Piemonte, degli aperitivi in Lombardia, dei vibratori in Emilia-Romagna, ora arrivano anche i rimborsi per il nulla. E questo non è tutto. In Friuli-Venezia Giulia un consigliere inviato «in missione» a rappresentare i friulani fuori regione, viene ricompensato due volte: una volta per le spese sostenute e un'altra attraverso un rimborso forfettario. E non si vergognano neppure. Alla renziana senza macchia e senza paura Serracchiani non è venuto in mente di prendere carta e penna e denunciare quanto i suoi consiglieri hanno votato. Non fosse altro per il fatto che la sua legislatura era nata dalle ceneri di una stagione all'insegna di «rimborsopoli» (venerdì scorso venti consiglieri sono stati convocati dalla Corte dei Conti per fornire spiegazioni sull'utilizzo dei fondi dei gruppi per l'acquisto di gioielli, pneumatici e profumi). Il testo originale della legge regionale che disciplina le diarie prevedeva una «trattenuta del rimborso forfettario» per ogni «giornata di assenza dalle sedute di Consiglio o di commissione». Ovvero una decurtazione della diaria dai 120 ai 166 euro netti per ogni assenza. L'emendamento proposto dal centrodestra e votato da tutti, invece, recita: «La trattenuta non viene operata in caso di malattia». La regola vale sia per i consiglieri sia per i membri della giunta, quindi anche per la santarellina Serracchiani. Lei da sola, da gennaio a settembre, si è fatta rimborsare 32.406 euro. La sua giunta 105mila euro.La cosa buffa è che a differenza dell'indennità la diaria è pure esentasse. Per questo quando i consiglieri regionali sentono parlare di rimborso forfettario viene loro l'acquolina in bocca stile Grinch. Ecco perché molti consigli regionali hanno tagliato le prime e alzato le seconde. In Veneto, ad esempio, i consiglieri hanno fatto finta di ridursi lo stipendio di 3.709 euro, aumentando i rimborsi di 4.500 euro. Quando si tratta di diarie non esistono destra e sinistra. Sono tutti uguali.

venerdì 12 dicembre 2014

RIFLESSIONI

Iniziate le elezioni Politiche Regionali nelle prime due regioni sulle nove che vanno al voto “ Emilia e Calabria” (voto sotto il quorum del 50%)inquieta una vittoria con un quorum simile, ma ciò che più inquieta oltre al risultato finale è l'astensionismo, la mancanza di fiducia dei cittadini verso i partiti politici. Riflettendo su questa consultazione ho costruito piccole considerazioni. Il cavallo di battaglia della Lega Nord è sempre stato il Federalismo fiscale, sia nella riforma costituzionale degli anni novanta sia in quella berlusconiana incompiuta del 2009, è che la spesa pubblica si consumi a livello locale. La Lega Nord sostenendo ciò sperava che si trasferissero meno risorse al sud, che dal canto suo non si era mai troppo opposto, ben conscio di una fragilità economica che avrebbe sempre legittimato un “livellamento”da Roma per garantire i servizi essenziali. Se il Federalismo prevedeva una prestazioni a costo uguale da Bolzano a Palermo, per cui ogni cittadino avrebbe fruito di un servizio uguale a parità di prezzo, in realtà trasferendo la spesa pubblica a livello territoriale, questi benefici non solo non si sono concretizzati ma abbiamo realizzato di pagare servizi spesso sempre più scadenti. Da una disamina di Confcommercio risulta che nel 1990 la spesa delle Amministrazioni Pubbliche era di 373mld nel 2013 di 798mld con una spesa per consumo conclusivo pressoché uguale al 20% circa del PIL. In sostanza lo Stato condensa gli investimenti pubblici a sostegno di quelli privati che si è dimezzata al 2,7% del PIL. In essenza lo Stato riduce gli investimenti per una crescita e continua a sprecare le sempre meno risorse che ci restano. Se esaminiamo le 20 regioni italiane, vediamo che sprecano ogni anno circa 105 mld di euro solo per i consumi finali senza considerare le prestazioni di assistenza. Mi chiedo e vi domando perché i politici sono così affezionati a queste fonti di spreco? E' ovvio perché generano stipendi! In questo modo si pone la corsa al voto delle nove regioni o meglio la corsa all'ultimo vitalizio. Già perché i 460 consiglieri uscenti hanno la facoltà di incassare grossi assegni anche con solo 5 anni di contributi o 60 anni di età. Per fortuna questa possibilità verrà annullata di là da venire. Non c'è equilibrio fra contributo versato e assegno riconosciuto per cui chi è in carica paga il contributo previdenziale inferiore al 33% valido per tutti i lavoratori dipendenti. Un consigliere regionale ha un'indennità mensile di 11.100 € lordi che possono arrivare a 13.800€ il che comporta in 5 anni di consultatore ad un massimo 146,500€ di contributi versati e doppi nel caso di due consiliature. Spiegato il perché i 460 consiglieri uscenti cercano di avviare una politica di contenimento spese ( in realtà contenimento quasi ridicolo). Se si considera che la mancata applicazione del sistema contributivo per cui ai consiglieri spetterebbe solo il giusto ammontare rapportato a quanto ha versato e all'età anagrafica è una vera rapina nei confronti di tutti i lavoratori. Fare leggi giuste che tolgano tutti questi sprechi costa in consensi, e “Renzi” ha deciso di fare solo riforme popolari, può sacrificare tutto ma non la sua celebrità. Rita FIORE>

lunedì 1 dicembre 2014

Venerdì 5 dicembre Destra in Movimento parteciperà con spirito di simpatia e collaborazione con AZIONE NRURALE, per la difesa dei prodotti agricoli Italiani, presso "LA CASA DELLA GIOVENTU'" via Canonica, 1 Cerea (VR)

domenica 30 novembre 2014

Egitto: Sono 878 le imprese italiane, danno lavoro a 30mila persone

Sono 878 le imprese a capitale italiano che operano in Egitto, generando complessivamente, un fatturato di 3,5 miliardi di euro ed occupando quasi 30.000 persone. Questo il quadro dell’attività imprenditoriale che emerge dal rapporto sulle Imprese italiane in Egitto che Srm (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) ha realizzato in collaborazione con Alexbank, la controllata egiziana del gruppo. “L’Egitto – spiega Massimo Deandreis, direttore generale di Srm – è un Paese che ha un forte legame economico con l’Italia. Dopo la Germania siamo il secondo Paese dell’area euro per numero di imprese – prevalentemente concentrate nei servizi e nella manifattura, a cui seguono turismo ed edilizia – con buone performance economiche e finanziarie. Il lancio di grandi progetti infrastrutturali, come il raddoppio del Canale di Suez, e l’attiva presenza bancaria italiana sono i presupposti migliori per consentire alle imprese italiane di accrescere ulteriormente la loro presenza beneficiando delle molte opportunità che si stanno aprendo”. Rilevante il flusso di investimenti diretti esteri proveniente dall’Italia che nel periodo 2006-2012, è stato di 1,8 miliardi di euro, una tendenza destinata a confermarsi visto che nel 2013 l’Egitto ha continuato ad attirare investitori esteri: in totale lo stock di investimenti diretti esteri è stato pari a 64 miliardi di euro, con un valore pro-capite di 780 euro e un’incidenza sul Pil del 34,3%. Il Report di Srm prende in esame anche il sistema finanziario e bancario egiziano, sottolineando che l’efficienza delle banche egiziane (cost income ratio pari al 49,1%) è maggiore di quella delle banche di altri Paesi dell’area (es. delle banche tunisine, 58,7%, e turche, 57,2%). “Lo Studio – conclude Maurizio Barracco, vice presidente di AlexBank – offre una visione completa della presenza imprenditoriale italiana in Egitto e vuole essere uno strumento utile per le aziende che intendono esplorare le nuove opportunità che si stanno aprendo. In questo spirito rientra anche la firma odierna dell’accordo di collaborazione tra Alexbank, l’Università di Napoli “Federico II” d il Governo egiziano per attività di formazione finanziaria e manageriale a sostegno della cooperazione tra Piccole e Medie Imprese”.

mercoledì 19 novembre 2014

L’Italia sta acquistando 90 caccia F-35, li ha ordinati direttamente il Pentagono

  18 nov – I caccia F-35 non sono gli unici ad essere stealth (furtivi), ossia capaci di sfuggire all’avvistamento. Tale capacità l’ha acquisita anche il governo Renzi. Si è impegnato lo scorso settembre, in base a una mozione Pd, a «riesaminare l’intero programma F-35 per chiarirne criticità e costi con l’obiettivo finale di dimezzare il budget» da 13 a 6,5 miliardi di euro, cifra con cui – si stima –si potrebbe acquistare, oltre ai 6 già comprati, una ventina di F-35. Contemporaneamente la ministra della difesa Pinotti si è esibita in una serie di manovre diversive: in marzo ha dichiarato che sugli F-35 «si può ridurre, si può rivedere», in luglio ha giurato che di fronte alle disfunzioni tecniche degli F-35 «l’Italia non acquisterà niente che non sia più che sicuro per i piloti», in ottobre ha annunciato «l’impegno per l’acquisto di altri due F-35». A prenotarli per conto dell’Italia è stato il Pentagono che, il 27 ottobre, ha concluso un accordo con la Lockheed Martin (principale contractor) per l’acquisto di altri 43 F-35, di cui 29 per gli Usa, 4 rispettivamente per Gran Bretagna e Giappone, e 2 rispettivamente per Norvegia, Israele e Italia. Non si sa quanto verrà a costare ogni caccia: l’accordo stabilisce che «i dettagli sul costo saranno comunicati una volta stipulato il contratto». L’Italia si impegna quindi ad acquistare altri F-35 senza conoscerne il prezzo. Una stima di massima si può ricavare dal bilancio del Pentagono, che prevede per l’anno fiscale 2015 (iniziato il 1° ottobre 2014) uno stanziamento di 4,6 miliardi di dollari per l’acquisto di 26 F-35, ossia 177 milioni di dollari – equivalenti a circa 140 milioni di euro – per ogni caccia. La Lockheed assicura che, grazie all’economia di scala, il costo unitario diminuirà. Tace però sul fatto che, come avviene per ogni sistema d’arma, l’F-35 subirà continui ammodernamenti che faranno lievitare la spesa. La stessa Lockheed conferma ufficialmente, mentre scriviamo, che «l’Italia riceverà 90 F-35, una combinazione di F-35A a decollo e atterraggio convenzionale e di F-35B a decollo corto e atterraggio verticale». Questi ultimi, adatti alla portaerei Cavour e alle operazioni di assalto anfibio, sono notevolmente più costosi. Dato che il comunicato della Lockheed non viene smentito da Roma, è evidente che il governo italiano si muove su due piani: da un lato mantiene sottobanco l’impegno con Washington ad acquistare 90 F-35 a un costo ancora da quantificare, dall’altro si impegna in parlamento a dimezzare il budget finale per gli F-35, fidando sul fatto che l’acquisto avviene a lotti nell’arco degli anni e che le promesse di oggi possono essere facilmente cancellate domani, invocando la necessità di garantire la «sicurezza» del paese. Sempre la Lockheed Martin sottolinea il fatto (largamente ignorato nel dibattito nostrano sugli F-35) che l’Italia è non solo acquirente ma, con oltre venti aziende, produttrice dei caccia tanto che «in ogni F-35 prodotto ci sono parti e componenti made in Italy». La partecipazione dell’Italia al programma F-35 viene presentata come un grande affare, ma non si dice che, mentre i miliardi dei contratti per l’F-35 entrano nelle casse di aziende private, quelli per l’acquisto dei caccia escono dalle casse pubbliche. Né si dice quanto vengono a costare i pochi posti di lavoro creati in questa industria bellica. L’impianto Faco di Cameri, con 20 fabbricati e una superficie di mezzo milione di metri quadri, costato all’Italia quasi un miliardo di euro, dà lavoro a meno di mille addetti che, secondo Finmeccanica, potrebbero arrivare a 2500 a pieno regime. La Lockheed è però ottimista: «L’impianto di Cameri può fornire un significativo appoggio operativo alla flotta F-35 nell’area europea, mediterranea e mediorientale». In altre parole, lo sviluppo di Cameri è legato allo sviluppo delle guerre Usa/Nato in quest’area. Manlio Dinucci globalresearch.ca

mercoledì 12 novembre 2014

Uccise il ladro che stava entrando nella camera delle figlie: condannato a 10 anni

di Marilù Musto GIOIA SANNITICA (CASERTA) - Dieci anni di reclusione. Questa la condanna emessa dal giudice nei confronti di Giovanni Capuozzo, carpentiere di professione, che il sei luglio del 2012 uccise con un colpo di fucile il ladro albanese che stava per introdursi nella camera da letto delle sue due figlie, nella sua casa in località Fossalagno, a Gioia Sannitica, nel pieno della notte. La sentenza è stata letta ieri dal giudice Nicoletta Campanaro al termine di un processo con rito abbreviato nel tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Omicidio volontario è la contestazione mossa all’uomo al quale sono state concesse le generiche prevalenti. Il pm della procura che ha svolto le indagini, Silvio Marco Guarriello, aveva chiesto esattamente la pena di 10 anni di carcere. Capuozzo, difeso dai legali Luigi Iannettone ed Ercole Di Baia, dovrà anche pagare ai familiari della vittima 50 mila euro di danni, ma si tratta di una cifra che potrebbe essere poi quantificata con esattezza in sede civile. La moglie dell’albanese si era, infatti, costituita parte civile nel procedimento. La vicenda del carpentiere sconvolse la serenità del paesino del Matese anche perché in quel periodo di furti in appartamento se ne registravano davvero tanti, forse troppi. La comunità era espasperata e quando l’operaio venne arrestato con l’accusa grave di omicidio in molti protestarono. In realtà, dopo aver ucciso l’albanese, Capuozzo avrebbe caricato il cadavere di Dasmir Xhelpa su un furgone e lo avrebbe gettato nel fiume Volturno. La consorte del ladro non vedendo rincasare il marito sporse denuncia indicando ai carabinieri il luogo esatto dove era andati a rubare con dei complici. Dopo poco l’operaio, messo alle strette, confessò tutto e condusse gli inquirenti nel posto lungo il Volturno dove aveva lasciato il cadavere. Le due consulenze balistiche redatte dagli esperti Giaquinta e Affinita, hanno dimostrato che il colpo che ha trapassato il corpo di Dasmir Xhelpa era entrato mentre quest’ultimo cercava di dirigersi in direzione di Capuozzo e quindi il carpentiere, sparando con il suo fucile da caccia, non avrebbe fatto altro che difendersi dall’albanese. Insomma, la difesa punta a far riconoscere la legittima difesa per l’imputato, ora libero dopo la scadenza dei termini di custodia cautelare. Si pensa già al ricorso in Appello, subito dopo il deposito della motivazione della sentenza.

martedì 11 novembre 2014

Stronzi! La colpa è vostra. VIGLIACCHI!

  10 novembre -  Siamo stufi. Ora siamo stufi davvero. La neolingua e il pensiero unico imposti dall’alto sono un insulto all’intelligenza, alla libertà, al nostro essere nati uomini. E ci scusassero le femministe isteriche se usiamo la parola “uomini” per comprendere tutto il genere umano, uomini, donne, giovani, vecchi bambini, TUTTI. Con i loro complessi sessiti ci hanno rotto. Siamo in guerra. E in guerra non si bada alle parole, si pensa a combattere. Cosa che puntualmente faremo. Statene certi. I nostri padri e nonni rovistano nella spazzatura in cerca di cibo e voi, pecore!, pagate le bollette ai nomadi e avete paura di chiamare zingari gli zingari? Stanno  calpestando la dignità nostra e di chi ci ha messo al mondo e voi zitti. Che diavolo è questo rispetto per gli altri che toglie rispetto a noi stessi? La colpa è vostra. VIGLIACCHI! I nostri anziani vengono massacrati per strada o in casa da gente che non ha rispetto né della fragilità dell’età, né dei capelli bianchi e voi avete paura di dire che siete stufi di mantenere migliaia di parassiti in hotel? La colpa è vostra. VIGLIACCHI! Le vostre figlie non conoscono piu’ la tranquillità di una passeggiata serale e voi non avete il fegato di urlare che non tutti gli immigrati sono portatori di cultura? Che ci bastano i nostri delinquenti e non siamo in grado di tollerare e mantenerne altri, fuori o dentro le patrie galere? Con che coraggio tornate a casa e guardate negli occhi le vostre figlie? La colpa è vostra. VIGLIACCHI! Vivete attaccati alle vostre miserie come fossero ricchezze, alle vostre posizioni sociali come fossero baluardi da difendere e non avete ancora capito che le vostre case non sono piu’ vostre, che le vostre posizioni sociali valgono meno della carta igienica usata e che neanche i vostri figli vi appartengono piu’. Siete dei falsi perbenisti, dei codardi che si nascondono dietro la “sciccheria” per coprire la viltà. Non avete neanche il coraggio di chiamare le cose e le persone con il loro nome. Ma non provate schifo per voi stessi quando vi negate il diritto di chiamare clandestini i clandestini solo perchè ve lo ha ordinato la Boldrini? Vi siete piegati alla dittatura del pensiero unico senza neanche capire che chi vi impone una sola idea, in realtà vi ha impedito perfino di ragionare. E voi, poveri idioti, vi siete negati la libertà di poter dire pane al pane, vino al vino e stronzo allo stronzo. I pavidi, i tiepidi e gli imparziali sono la rovina del mondo. Vergognatevi! La colpa è vostra. VIGLIACCHI! I cristiani vengono maltrattati e massacrati in ogni parte del mondo (e il fenomeno è in preoccupante aumento) mentre voi lasciate costruire moschee e avete difficoltà ad ammettere che l’islam non è una religione di pace amore e tolleranza perchè avete PAURA di essere accusati di islamofobia e perchè così vi ha ordinato Bergoglio, ultimo calcio al pilastro ormai malconcio di una cristianità morente. (Che Bergoglio si occupi delle chiese vuote invece che dei pettegolezzi di quelle poche donne che in chiesa ci vanno ancora, malgrado lui!!) La colpa è vostra. VIGLIACCHI! Le nostre città sono fetide latrine dove chiunque puo’ bivaccare, orinare, defecare, di giorno e di notte, dove gli pare. Sono dei suk puzzolenti dove i monumenti vengono usati come bidet per il pediluvio o come lavatoi per i panni mentre i politici spendono il nostro sangue,  le nostre tasse, per fare elargizioni miliardarie a cooperative, caritas, migrantes e tutti i carrozzoni mondialisti (ci scusassero quelli che non abbiamo nominato, ma loro sanno chi sono). E voi zitti! vergognatevi! La colpa è vostra. VIGLIACCHI! Rom lavano i panni nella vasca con fontana del Tabernacolo delle Fonticine Ci viene impedito di criticare una ministra della repubblica italiana che non ha mai speso una sola parola per gli italiani e che si rifugia dietro il colore della sua pelle (è questo il vero razzismo) quando le vengono mosse critiche che riguardano le sue idee balorde, non certo il suo luogo di nascita. Possiamo finire sotto processo per vilipendio  se insultiamo la persona che è capo della banda criminale che ci ha venduti ai poteri sovranazionali. Ma quale vilipendio? I vilipesi siamo noi che non abbiamo piu’ certezze del futuro, né per noi, né per i nostri figli. I vilipesi sono gli italiani rimasti senza lavoro, senza casa e senza speranza. Vilipesi sono coloro che vivono in auto o per strada, che non si curano perchè non possono pagare il ticket, che non fanno un pasto completo da mesi, che fanno le file per il pane e pure per pagare le tasse! Stronzi! La colpa è vostra. VIGLIACCHI! Noi qui continueremo a chiamare le cose e le persone con il loro nome perchè siamo nati liberi e moriremo liberi. Gli schiavi siete voi. Siete schiavi perchè i vostri cervelli sono schiavi. Siete schiavi perchè non avete il coraggio delle vostre idee e delle vostre azioni. Siete schiavi perchè vi siete piegati ai tiranni senza neanche provare a combattere. E soprattutto siete vili, siete dei conigli in gabbia, fieri di rosicchiare la carotina elargita dal padrone che vi guarda con soddisfazione e vi chiama “graziosi e politicamente corretti”. Ma non vi vergognate? Che cosa è rimasto di fiero in voi? Dov’è la zampata del leone che reagisce all’insulto? Stronzi! Se siamo ridotti così, la colpa è vostra. VIGLIACCHI! @Armando Manocchia

domenica 9 novembre 2014

Nella rossa Bari l’inferno dei disabili bulgari: picchiati e tenuti nella stalla

9 nov – Erano tenuti in condizioni disumane, nelle stalle dei cavalli che erano del boss Savinuccio, a Bari, città a giunta PD, il  partito noto per la fratellanza e l’amore verso i diversi, gli immigrati e i rom. Cittadini bulgari, alcuni disabili, portati in Italia con la promessa di un lavoro e costretti a mendicare. La sera dovevano consegnare le elemosine ai loro aguzzini, almeno 30 euro per avere un po’ da mangiare. Venivano lasciati negli angoli della città su una vecchia e sporca vettura senza sedili e poi abbandonati nelle stalle la notte. “Neanche gli animali avrebbero potuto vivere così”, hanno detto i poliziotti che li hanno trovati e assisti.

giovedì 30 ottobre 2014

LO SCANDALO POVIA

In questi giorni fa molto scalpore leggere le dichiarazioni di Giuseppe Povia riguardo il ministro Cecile Kyenge . Su facebook scrive: Vengo accusato di razzismo solo per aver detto che in Italia la precedenza la dovrebbero avere gli italiani e poi tutti gli altri? Non ho detto “SOLO gli italiani” ma “PRIMA gli italiani”. Il ministro dell’integrazione di fatto è italiano con origini chiaramente non italiane e io penso che per cuore e per istinto, aiuterà prima un non italiano ad inserirsi in casa-lavoro-diritti. Non è forse questo il suo compito? Non potrebbe essere razzismo pure questo nei confronti degli italiani? Ma certo che no. Allora neanche il mio è razzismo, è semplice analisi. Bo io ho visto questa tipa con un cartello con su scritto…’Essere clandestino non è un reato’… Certo che se si prende a cuore i problemi degli extracomunitari dandogli la precedenza in una nazione come la nostra ITALIA, allora anche a me dà fastidio. L’Italia va gestita da italiani mi viene istintivo pensarla così. E’ chiaro che appena fai un’affermazione del genere sei: Razzista. Grazie a quelli che credono di avere una visione “Avanti”, un giorno l’Italia sarà gestita al governo dai cinesi. Il mio pensiero non è razzista, sono gli altri che hanno la coscienza sporca e vedono il male perchè il male regna in loro”. Pubblicizzando la sua canzone (Siamo Italiani ) scrive: Buongiorno mondo, Buongiorno Italiani, su le mani! Ascolta questo brano e sentiti orgoglioso di essere italiano! Ora , è vero che tutto fa parlare , ma dare del razzista a Povia per queste affermazioni mi pare una forzatura non indifferente. L’Italia pare spaccata sul discorso integrazione , immigrazione , sul reato di clandestinità e sul riconoscimento della cittadinanza ai bambini nati in Italia . Una parte , (compresa me) è convinta che un Ministro dell’integrazione dovrebbe essere non solo Italiano ma con radici Italiane e con una cultura italiana , altrimenti è impensabile che possa essere di aiuto al fine di integrare uno straniero nella nostra cultura italiana, finirebbe piuttosto che le altre culture prenderebbero il sopravvento sulle nostre tradizioni millenarie. Lascia anche stupefatti la richiesta del ministro Congolese sull’abolizione del reato di clandestinità , sarebbe come dire che la nostra Nazione è pronta ad accogliere sempre , comunque e chiunque tutti coloro che per ogni e spesso discutibile motivo lasciano la loro terra . La cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri , invece , ci garantirebbe uno sbarco massiccio di donne gravide . Mi permetto di ricordare che in tutta Europa solo in Francia esiste questa legge . Una parte dell’italia invece è convinta che gli italiani debbano “modernizzarsi” , aprirsi , evolversi , non è prettamente un’opinione , più che altro noto che è una presa di posizione politica e non una reale convinzione , tant’è vero che a Povia si risponde spesso : Sei un fascista razzista . Ora essere orgogliosi di essere Italiani e schierarsi dalla parte degli Italiani è diventata per alcuni (come dice Povia “tali-geni”) una posizione da razzisti e fascisti . E’ pur vero che l’argomento è complesso , ma da Italiana orgogliosa delle mie radici mi sento di dire : FORZA POVIA ! Di Marinella Tomasi

domenica 26 ottobre 2014

L'8 SETTEMBRE 1943 71 ANNI DOPO….. "celebriamo" Il giorno della vergogna..

Adelio Fiorito L'8 SETTEMBRE 1943 71 ANNI DOPO….. "CELEBRIAMO" IL GIORNO DELLA VERGOGNA, IL GIORNO DELL'INFAMIA, IL GIORNO DEL TRADIMENTO!!! "CELEBRIAMO" LA GIORNATA IN CUI IL MONDO VENIVA A CONOSCENZA DEL FATTO CHE ERANO STATI CALPESTATI L'ONORE E LA DIGNITA' DEL NOSTRO PAESE! L'ITALIA SI ARRENDEVA NON "ALLA SOVERCHIANTE POTENZA AVVERSARIA" MA AI SUOI VALORI, AI SUOI PRINCIPI, AL SUO CREDO, ALLA SUA PIU' INCONDIZIONATA IDEALITA'. "TRIONFAVA" L'ITALIA DEI CODARDI, DEGLI "INTELLETTUALI SOTTO DUE BANDIERE", DEI MAFIOSI (TORNATI NEL FRATTEMPO IN SICILIA A 'FAR DA'BATTISTRADA' AI "LIBERATORI"), DEI VOLTAGABBANA, DEI VILI, DEGLI IMBELLI, DEGLI IMBOSCATI, DEI LACCHE', DEI 'PARASSITI, DEI 'CAMALEONTI', DEI DISERTORI, DEI RINNEGATI, DEGLI OPPORTUNISTI, DEGLI IGNAVI, DEI SENZA 'ARTE' NE' 'PARTE', DEGLI ARRUFFAPOPOLO, DEI MEDIOCRI (QUELLI CHE, DA SEMPRE!, EMERGONO DAL CAOS), DEI MISERABILI DI SPIRITO! L'ITALIA CEDEVA LA SUA FEDELTA' E LA SUA COERENZA! L'8 SETTEMBRE? BASTA SOLO PRONUNCIARLO PERCHE' COME IN UN COACERVO DI EMOZIONI E DI SENSAZIONI SI SPRIGIONI TUTTA LA PEGGIORE SPECIE DEL GENERE UMANO! E' UN GIORNO TALMENTE INGOMBRANTE E IMBARAZZANTE CHE NEMMENO CHI SI E' RESO "PROTAGONISTA" DI QUELLO SQUALLIDO VOLTAFACCIA E DI QUELLA TREMENDA PUGNALATA ALLA SCHIENA…, SE NE RICORDI CON QUEI TONI ENFATICI, CHE SI ADDICONO A CHI DEVE 'OSANNARE' L'AVVENUTA "LIBERAZIONE"… MA!!!!... LIBERAZIONE DA COSA??? SI…, LIBERAZIONE DAL SENSO DEL DOVERE E DELLA RESPONSABILITA', DALLO SPIRITO DI SACRIFICIO, DI ABNEGAZIONE E DI RINUNCIA (NON QUELLO CHE 71 ANNI DOPO CI CHIEDE IL SISTEMA PER RIPARARE LE PROPRIE MALEFATTE). OGGI? L'ITALIA E' AGLI 'ARRESTI DOMICILIARI', E' IN 'TRAPPOLA', E' A CORTO DI FUTURO E DI PROSPETTIVE CHE COINVOLGANO LE GENERAZIONI FUTURE! E DI QUELLE SANE PASSIONI CHE CEMENTANO LA NOSTRA!!!, SI' LA NOSTRA!, NOSTALGIA DELL'AVVENIRE!, QUELLA A CUI ANELEREMO USQUE AD FINEM!, FINO ALL'ULTIMO ISTANTE… PERCHE' L'8 SETTEMBRE NON CI HA PIEGATI!!!... A INCOMINCIARE DALLA VITA DI TUTTI I GIORNI, PIENA DI "BARRIERE ARCHITETTONICHE" 'MORALI', MENTALI E MATERIALI DA SUBIRE E/O DA AFFRONTARE, DI OSTRACISMO E DI AVVERSIONE CHE SISTEMATICAMENTE CI INTRALCIANO IL RESTO DEI GIORNI CHE ANCORA CI MANCA…, MA CHE, CON FATICA, CON SUDORE E CON ONORE, PORTIAMO AVANTI!... PRONTI A COGLIERE L' "ULTIMO SORRISO" CHE, NONOSTANTE TUTTO…,CI VORRA' REGALARE LA NOSTRA!!!!!! ADORABILE PATRIA!!!!!!!!! NOI! CHE NON CI SIAMO MAI PENTITI!, NOI CHE NON CI SIAMO MAI ARRESI!, CONTINUIAMO A CREDERCI….PERCHE' QUANDO SEMBRA PROPRIO IMPOSSIBILE…, 'QUALCHE VOLTA 'PUO' SUCCEDERE ANCORA!!!!!!!!!!!!!!!!! E ALLORA!!! COME A VENT'ANNI, FIERI E MAI!!!!! DOMI!!!!!!!! GRIDIAMO: "CONTRO IL SISTEMA LA GIOVENTU' SI SCAGLIA! BOIA CHI MOLLA E' IL GRIDO DI BATTAGLIA"! ALLORA!, RAGAZZI!... 'ALTA QUELLA BANDIERA, ALTA!, DOVE L'INTELLIGENZA NON RIESCE A PENETRARE E LA RAGIONE STENTA AD ARRIVARE… PERCHE' L'8 SETTEMBRE DIVENTI E RESTI L'INCUBO DEI PEGGIORI RISVEGLI E NON IL PROSCENIO DI NUOVE E RADIOSE ALBE!, QUELLE CHE L'ULTIMO E IL PIU' UMILE DEI MILITANTI, AUGURA A VOI!!!, RAGAZZI DEL TERZO MILLENNIO, DAL PIU' PROFONDO DEI PROPRI SENTIMENTI, DELLA PROPRIA VITA E DELLA PROPRIA STORIA! PS: ESISTE MODO E MODO DI PERDERE UNA GUERRA… FU SCELTO IL MODO PEGGIORE!!!, A CAGIONE DEL QUALE, 71 ANNI DOPO, NE PAGHIAMO ANCORA LE CONSEGUENZE IMPOSSIBILI DAL QUANTIFICARE E DAL QUALIFICARE NELLE SUE PIU' DOLOROSE RIPERCUSSIONI…'SCARICATE', CON IL TRASCORRERE DEI LUSTRI, SU GENERAZIONI DI ITALIANI, SU DI NOI E SUI NOSTRI FIGLI!!!

domenica 14 settembre 2014

LIBERTA' DI OPINIONE E DI ESPRESSIONE.

La Cassazione ha condannato due militanti di casa pound per aver salutato in modo romanesco (mano alzata con mano aperta) e urlando presente, azz ma questi sò proprio rimbecilliti, questo è il solo modo per fomentare una rivoluzione culturale e ideologica, a questo punto sarebbe bello se in tutte le città d'Italia lo stesso giorno ed alla stessa ora tutto il popolo di destra si riunisse e tutti insieme con la mano alzata gridassero presente.

domenica 7 settembre 2014

Marò, Nuova lettera shock del prete: “ciò che ho scritto lo pensa la maggior parte degli italiani”

A cura di Armando Yari Siporso Nuova lettera di don Giorgio De Capitani, il prete brianzolo che, tre giorni fa, aveva indirizzato parole molto dure a Giulia La Torre, invitandola a “implorare in ginocchio gli indiani e non dire stronzate”, all’indomani del ricovero, dovuto ad un attacco ischemico, del padre Massimiliano (il Marò trattenuto in India, con l’accusa di aver ucciso due pescatori, scambiati per pirati). Questa volta De Capitani scrive a tutti i lettori del suo sito per precisare e motivare la propria posizione dalla quale, in ogni caso, non recede: “so di darvi un grosso dispiacere, ma ciò che ho scritto lo pensa la maggior parte degli italiani – e aggiunge – quando si tocca la casta militare, apriti cielo! Scendono i fulmini! Forse nemmeno scagliati dai militari quanto da esaltati militaristi” E’ un attacco, sulla vicenda, a 360 gradi quello del sacerdote: contro il Governo italiano “che l’ha strumentalizzata in senso patriottistico, quando di patriottico non c’è nulla”; contro gli uomini di Chiesa “che si nascondono dietro al solito buonismo, un misto di compassione, di prossimità del tutto emotiva, per non dire di convenienza opportunistica”; contro i media nazionali “che si guardano bene dall’esporsi più del dovuto, dietro quella maschera ipocrita che caratterizza la stampa italiana dei poteri forti”. Pur specificando comunque di “non voler colpire la persona di una ragazza – scrive don Giorgio nei confronti di Giulia La Torre – di cui comprendo benissimo lo stato d’animo di figlia che da tempo aspetta che il padre torni a casa, per cui sarei ben felice se la vicenda si risolvesse nel migliore dei modi per i due marò”.

venerdì 5 settembre 2014

Il 'don' offende la figlia del Marò: mandate lui in India

Tanto da quelle parti perseguitano i cristiani. E dunque questo parroco non rischia nulla Dopo aver insultato per anni Silvio Berlusconi, a Giorgio De Capitani (nome e cognome andrebbero preceduti dal ‘don’, ma capirete bene come il titolo in questo caso stoni) adesso non va bene neppure che una figlia difenda il papà, imprigionato da oltre due anni in India, senza un processo degno di questo nome e senza che lo Stato si sia finora speso concretamente per riportarlo a casa. "Dàtti una calmata, rifletti, non scrivere stronzate, e implora in ginocchio la clemenza della giustizia indiana!". Così Giorgio De Capitani prende di mira Giulia Latorre, figlia del marò Massimiliano che l’altro giorni su facebook ha definito l’Italia un "Paese di merda, che pensa più agli immigrati che a mio padre”. In quel caso la rabbia di una figlia, in questo la maldicenza di un ‘padre’. E proprio perché arriva da un ambiente cattolico, la maldicenza - comunque disdicevole a prescindere - fa doppiamente male (ben altra sensibilità ha invece mostrato il fine poeta Davide Rondoni, in una lettera aperta apparsa su Avvenire di ieri e intitolata 'Giulia, la tua ira spinga l'amore'). Per tornare al 'don', ricordiamo che, dopo gli insulti a Berlusconi, De Capitani venne rimosso dalla parrocchia di Rovagnate e mandato  a Dolzago, vicino Lecco. Ora vorremmo sommessamente consigliare al suo Vescovo di mandare De Capitani proprio in India, dove i cristiani li perseguitano. E dove ‘don’ Giorgio quindi non rischia assolutamente niente. itraboni@ilgiornaleditalia.org

giovedì 4 settembre 2014

Immigrati, il tasso di occupazione e’ superiore a quello degli italiani

ECONOMIA, NEWS giovedì, 4, settembre, 2014 4 set. – L’Italia e’ uno dei pochi paesi dell’Unione Europea in cui gli stranieri sono “piu’ occupati” dei cittadini nazionali. Lo rivela un’elaborazione del Centro Studi “ImpresaLavoro” sulla base dei dati Eurostat del 2013.
Secondo lo studio, il tasso di attivita’ tra i cittadini italiani e’ del 59,5%, circa 9 punti inferiore alla media europea, mentre tra gli stranieri residenti la percentuale sale al 61,9%. Il dato – nota ImpresaLavoro - e’ in controtendenza in Europa in particolare per gli extracomunitari: in media, i paesi dell’Unione a 28 registrano tassi di occupazione tra i loro cittadini di circa 13 punti percentuali superiori a quelli degli extracomunitari residenti. Il tasso di occupazione dei francesi e del 70,6% e quello degli stranieri residenti in Francia del 55,9% (cioe’ -14,7%); il tasso dei tedeschi e’ del 78,7% e degli stranieri residenti in Germania del 65,0% (-13,7%); in Spagna rispettivamente 59,5% e 52,8% (-6,7%); in Gran Bretagna 75,4% e 70,4% (-5,0%); in Grecia 53,4% e 50,3% (-3,1%). Il dato e’ particolarmente significativo se si osserva il confronto relativo ai cittadini extracomunitari. Solo altri tre paesi – oltre all’Italia – hanno tassi di occupazione piu’ alti tra la popolazione extracomunitaria rispetto a quanto avviene per i propri connazionali. In Svezia il tasso di occupazione dei soggetti extracomunitari e’ piu’ basso del 31% rispetto a quello degli svedesi. Nel Regno Unito la differenza e’ del 13,5%, in Germania del 20,2%, in Francia del 22%, in Spagna del 9,5%, in Grecia del 3,7%. L’Italia risulta cosi’ al quarto posto in Europa, dietro soltanto a Cipro, alla Repubblica Ceca e – di pochissimo – alla Lituania. Anche i soggetti che vengono in Italia da altri paesi Ue sembrano avere una maggior capacita’ di collocamento rispetto ai nostri connazionali. Il tasso di occupazione degli stranieri comunitari nel nostro Paese (65,8%) e’ infatti di ben 6,3 punti superiore a quello dei cittadini italiani (59,5%). Davanti a noi, in Europa, ci sono solo la Polonia e la Slovacchia. Anche in questo caso, larga parte delle economie continentali avanzate riesce ad occupare meglio i propri connazionali che gli stranieri comunitari con differenziali che vanno dal 15% della Slovenia al 3,5% della Germania, passando per lo 0,5% della Francia e l’1,3% della Spagna. Fa eccezione, in questo caso, la Gran Bretagna che riscontra un tasso di occupazione tra i cittadini comunitari di quasi 4 punti superiore a quello dei sudditi di Sua Maesta’. agi

martedì 26 agosto 2014

Sull’islam aveva ragione quella “pazza” di Oriana Fallaci

CRONACA, In risalto martedì, 26, agosto, 2014 Leggete queste righe come fossero un saggio scritto ieri, e avrete una valida analisi dei fatti di attualità degli ultimi giorni. Ma, com’è ovvio, le righe che seguono sono state scritte da Oriana Fallaci non in queste ore, ma all’indomani dell’11 settembre del 2001, dopo l’attacco alle Torri Gemelle. Parole scritte con rabbia e con l’intensità di cui lei era capace, ma anche con coraggio. Un coraggio che dette fastidio a chi preferiva non intendere le sue ragioni. Abbiamo deciso di ripubblicare un estratto dei suoi scritti sul rapporto tra l’Islam e l’Occidente, che si possono leggere in versione integrale nei libri editi da Rizzoli. Un atto di giustizia rileggerli oggi che il quadro è ancora più chiaro e molti, che le davano della pazza, sono costretti ad ammettere che invece ci aveva visto giusto. (commento de il giornale) Sono anni che come una Cassandra mi sgolo a gridare «Troia brucia, Troia brucia». Anni che ripeto al vento la verità sul Mostro e sui complici del Mostro cioè sui collaborazionisti che in buona o cattiva fede gli spalancano le porte. Che come nell’Apocalisse dell’evangelista Giovanni si gettano ai suoi piedi e si lasciano imprimere il marchio della vergogna. Incominciai con La Rabbia e l’Orgoglio . Continuai con La Forza della Ragione . Proseguii con Oriana Fallaci intervista sé stessa e con L’Apocalisse . I libri, le idee, per cui in Francia mi processarono nel 2002 con l’accusa di razzismo-religioso e xenofobia. Per cui in Svizzera chiesero al nostro ministro della Giustizia la mia estradizione in manette. Per cui in Italia verrò processata con l’accusa di vilipendio all’Islam cioè reato di opinione. Libri, idee, per cui la Sinistra al Caviale e la Destra al Fois Gras ed anche il Centro al Prosciutto mi hanno denigrata vilipesa messa alla gogna insieme a coloro che la pensano come me. Cioè insieme al popolo savio e indifeso che nei loro salotti viene definito dai radical-chic «plebaglia-di-destra». E sui giornali che nel migliore dei casi mi opponevano farisaicamente la congiura del silenzio ora appaiono titoli composti coi miei concetti e le mie parole. Guerra-all’Occidente, Culto-della-Morte, Suicidio-dell’Europa, Sveglia-Italia-Sveglia. Il nemico è in casa Continua la fandonia dell’Islam «moderato», la commedia della tolleranza, la bugia dell’integrazione, la farsa del pluriculturalismo. E con questa, il tentativo di farci credere che il nemico è costituito da un’esigua minoranza e che quella esigua minoranza vive in Paesi lontani. Be’, il nemico non è affatto un’esigua minoranza. E ce l’abbiamo in casa. Ed è un nemico che a colpo d’occhio non sembra un nemico. Senza la barba, vestito all’occidentale, e secondo i suoi complici in buona o in malafede perfettamente-inserito-nel-nostro-sistema-sociale. Cioè col permesso di soggiorno. Con l’automobile. Con la famiglia. E pazienza se la famiglia è spesso composta da due o tre mogli, pazienza se la moglie o le mogli le fracassa di botte, pazienza se non di rado uccide la figlia in blue jeans, pazienza se ogni tanto suo figlio stupra la quindicenne bolognese che col fidanzato passeggia nel parco. È un nemico che trattiamo da amico. Che tuttavia ci odia e ci disprezza con intensità. Un nemico che in nome dell’umanitarismo e dell’asilo politico accogliamo a migliaia per volta anche se i Centri di accoglienza straripano, scoppiano, e non si sa più dove metterlo. Un nemico che in nome della «necessità» (ma quale necessità, la necessità di riempire le strade coi venditori ambulanti e gli spacciatori di droga?) invitiamo anche attraverso l’Olimpo Costituzionale. «Venite, cari, venite. Abbiamo tanto bisogno di voi». Un nemico che le moschee le trasforma in caserme, in campi di addestramento, in centri di reclutamento per i terroristi, e che obbedisce ciecamente all’imam. Un nemico che in virtù della libera circolazione voluta dal trattato di Schengen scorrazza a suo piacimento per l’Eurabia sicché per andare da Londra a Marsiglia, da Colonia a Milano o viceversa, non deve esibire alcun documento. Può essere un terrorista che si sposta per organizzare o materializzare un massacro, può avere addosso tutto l’esplosivo che vuole: nessuno lo ferma, nessuno lo tocca. Il crocifisso sparirà Un nemico che appena installato nelle nostre città o nelle nostre campagne si abbandona alle prepotenze ed esige l’alloggio gratuito o semi-gratuito nonché il voto e la cittadinanza. Tutte cose che ottiene senza difficoltà. Un nemico che ci impone le proprie regole e i propri costumi. Che bandisce il maiale dalle mense delle scuole, delle fabbriche, delle prigioni. Che aggredisce la maestra o la preside perché una scolara bene educata ha gentilmente offerto al compagno di classe musulmano la frittella di riso al marsala cioè «col liquore». E-attenta-a-non-ripeter-l’oltraggio. Un nemico che negli asili vuole abolire anzi abolisce il Presepe e Babbo Natale. Che il crocifisso lo toglie dalle aule scolastiche, lo getta giù dalle finestre degli ospedali, lo definisce «un cadaverino ignudo e messo lì per spaventare i bambini musulmani». Un nemico che in Inghilterra s’imbottisce le scarpe di esplosivo onde far saltare in aria il jumbo del volo Parigi-Miami. Un nemico che ad Amsterdam uccide Theo van Gogh colpevole di girare documentari sulla schiavitù delle musulmane e che dopo averlo ucciso gli apre il ventre, ci ficca dentro una lettera con la condanna a morte della sua migliore amica. Il nemico, infine, per il quale trovi sempre un magistrato clemente cioè pronto a scarcerarlo. E che i governi eurobei (ndr: non si tratta d’un errore tipografico, voglio proprio dire eurobei non europei) non espellono neanche se è clandestino. Dialogo tra civiltà Apriti cielo se chiedi qual è l’altra civiltà, cosa c’è di civile in una civiltà che non conosce neanche il significato della parola libertà. Che per libertà, hurryya, intende «emancipazione dalla schiavitù». Che la parola hurryya la coniò soltanto alla fine dell’Ottocento per poter firmare un trattato commerciale. Che nella democrazia vede Satana e la combatte con gli esplosivi, le teste tagliate. Che dei Diritti dell’Uomo da noi tanto strombazzati e verso i musulmani scrupolosamente applicati non vuole neanche sentirne parlare. Infatti rifiuta di sottoscrivere la Carta dei Diritti Umani compilata dall’Onu e la sostituisce con la Carta dei Diritti Umani compilata dalla Conferenza Araba. Apriti cielo anche se chiedi che cosa c’è di civile in una civiltà che tratta le donne come le tratta. L’Islam è il Corano, cari miei. Comunque e dovunque. E il Corano è incompatibile con la Libertà, è incompatibile con la Democrazia, è incompatibile con i Diritti Umani. È incompatibile col concetto di civiltà. Una strage in Italia? La strage toccherà davvero anche a noi, la prossima volta toccherà davvero a noi? Oh, sì. Non ne ho il minimo dubbio. Non l’ho mai avuto. E aggiungo: non ci hanno ancora attaccato in quanto avevano bisogno della landing-zone, della testa di ponte, del comodo avamposto che si chiama Italia. Comodo geograficamente perché è il più vicino al Medio Oriente e all’Africa cioè ai Paesi che forniscono il grosso della truppa. Comodo strategicamente perché a quella truppa offriamo buonismo e collaborazionismo, coglioneria e viltà. Ma presto si scateneranno. Molti italiani non ci credono ancora. Si comportano come i bambini per cui la parola Morte non ha alcun significato. O come gli scriteriati cui la morte sembra una disgrazia che riguarda gli altri e basta. Nel caso peggiore, una disgrazia che li colpirà per ultimi. Peggio: credono che per scansarla basti fare i furbi cioè leccarle i piedi. Multiculturalismo, che panzana L’Eurabia ha costruito la panzana del pacifismo multiculturalista, ha sostituito il termine «migliore» col termine «diverso-differente», s’è messa a blaterare che non esistono civiltà migliori. Non esistono principii e valori migliori, esistono soltanto diversità e differenze di comportamento. Questo ha criminalizzato anzi criminalizza chi esprime giudizi, chi indica meriti e demeriti, chi distingue il Bene dal Male e chiama il Male col proprio nome. Che l’Europa vive nella paura e che il terrorismo islamico ha un obbiettivo molto preciso: distruggere l’Occidente ossia cancellare i nostri principii, i nostri valori, le nostre tradizioni, la nostra civiltà. Ma il mio discorso è caduto nel vuoto. Perché? Perché nessuno o quasi nessuno l’ha raccolto. Perché anche per lui i vassalli della Destra stupida e della Sinistra bugiarda, gli intellettuali e i giornali e le tv insomma i tiranni del politically correct , hanno messo in atto la Congiura del Silenzio. Hanno fatto di quel tema un tabù. Conquista demografica Nell’Europa soggiogata il tema della fertilità islamica è un tabù che nessuno osa sfidare. Se ci provi, finisci dritto in tribunale per razzismo-xenofobia-blasfemia. Ma nessun processo liberticida potrà mai negare ciò di cui essi stessi si vantano. Ossia il fatto che nell’ultimo mezzo secolo i musulmani siano cresciuti del 235 per cento (i cristiani solo del 47 per cento). Che nel 1996 fossero un miliardo e 483 milioni. Nel 2001, un miliardo e 624 milioni. Nel 2002, un miliardo e 657 milioni. Nessun giudice liberticida potrà mai ignorare i dati, forniti dall’Onu, che ai musulmani attribuiscono un tasso di crescita oscillante tra il 4,60 e il 6,40 per cento all’anno (i cristiani, solo 1’1 e 40 per cento). Nessuna legge liberticida potrà mai smentire che proprio grazie a quella travolgente fertilità negli anni Settanta e Ottanta gli sciiti abbiano potuto impossessarsi di Beirut, spodestare la maggioranza cristiano-maronita. Tantomeno potrà negare che nell’Unione Europea i neonati musulmani siano ogni anno il dieci per cento, che a Bruxelles raggiungano il trenta per cento, a Marsiglia il sessanta per cento, e che in varie città italiane la percentuale stia salendo drammaticamente sicché nel 2015 gli attuali cinquecentomila nipotini di Allah da noi saranno almeno un milione. Addio Europa, c’è l’Eurabia L’Europa non c’è più. C’è l’Eurabia. Che cosa intende per Europa? Una cosiddetta Unione Europea che nella sua ridicola e truffaldina Costituzione accantona quindi nega le nostre radici cristiane, la nostra essenza? L’Unione Europea è solo il club finanziario che dico io. Un club voluto dagli eterni padroni di questo continente cioè dalla Francia e dalla Germania. È una bugia per tenere in piedi il fottutissimo euro e sostenere l’antiamericanismo, l’odio per l’Occidente. È una scusa per pagare stipendi sfacciati ed esenti da tasse agli europarlamentari che come i funzionari della Commissione Europea se la spassano a Bruxelles. È un trucco per ficcare il naso nelle nostre tasche e introdurre cibi geneticamente modificati nel nostro organismo. Sicché oltre a crescere ignorando il sapore della Verità le nuove generazioni crescono senza conoscere il sapore del buon nutrimento. E insieme al cancro dell’anima si beccano il cancro del corpo. Integrazione impossibile La storia delle frittelle al marsala offre uno squarcio significativo sulla presunta integrazione con cui si cerca di far credere che esiste un Islam ben distinto dall’Islam del terrorismo. Un Islam mite, progredito, moderato, quindi pronto a capire la nostra cultura e a rispettare la nostra libertà. Virgilio infatti ha una sorellina che va alle elementari e una nonna che fa le frittelle di riso come si usa in Toscana. Cioè con un cucchiaio di marsala dentro l’impasto. Tempo addietro la sorellina se le portò a scuola, le offrì ai compagni di classe, e tra i compagni di classe c’è un bambino musulmano. Al bambino musulmano piacquero in modo particolare, così quel giorno tornò a casa strillando tutto contento: «Mamma, me le fai anche te le frittelle di riso al marsala? Le ho mangiate stamani a scuola e…». Apriti cielo. L’indomani il padre di detto bambino si presentò alla preside col Corano in pugno. Le disse che aver offerto le frittelle col liquore a suo figlio era stato un oltraggio ad Allah, e dopo aver preteso le scuse la diffidò dal lasciar portare quell’immondo cibo a scuola. Cosa per cui Virgilio mi rammenta che negli asili non si erige più il Presepe, che nelle aule si toglie dal muro il crocifisso, che nelle mense studentesche s’è abolito il maiale. Poi si pone il fatale interrogativo: «Ma chi deve integrarsi, noi o loro?». L’islam moderato non esiste Il declino dell’intelligenza è il declino della Ragione. E tutto ciò che oggi accade in Europa, in Eurabia, ma soprattutto in Italia è declino della Ragione. Prima d’essere eticamente sbagliato è intellettualmente sbagliato. Contro Ragione. Illudersi che esista un Islam buono e un Islam cattivo ossia non capire che esiste un Islam e basta, che tutto l’Islam è uno stagno e che di questo passo finiamo con l’affogar dentro lo stagno, è contro Ragione. Non difendere il proprio territorio, la propria casa, i propri figli, la propria dignità, la propria essenza, è contro Ragione. Accettare passivamente le sciocche o ciniche menzogne che ci vengono somministrate come l’arsenico nella minestra è contro Ragione. Assuefarsi, rassegnarsi, arrendersi per viltà o per pigrizia è contro Ragione. Morire di sete e di solitudine in un deserto sul quale il Sole di Allah brilla al posto del Sol dell’Avvenir è contro Ragione. Ecco cos’è il Corano Perché non si può purgare l’impurgabile, censurare l’incensurabile, correggere l’incorreggibile. Ed anche dopo aver cercato il pelo nell’uovo, paragonato l’edizione della Rizzoli con quella dell’Ucoii, qualsiasi islamista con un po’ di cervello ti dirà che qualsiasi testo tu scelga la sostanza non cambia. Le Sure sulla jihad intesa come Guerra Santa rimangono. E così le punizioni corporali. Così la poligamia, la sottomissione anzi la schiavizzazione della donna. Così l’odio per l’Occidente, le maledizioni ai cristiani e agli ebrei cioè ai cani infedeli.

sabato 23 agosto 2014

Terrorismo, ecco i jihadisti italiani: “Pronti a morire per Allah” CRONACA, In risalto sabato, 23, agosto, 2014  23 agosto -  – Disposti a morire per Allah, si sono arruolati e sono partiti dall’Italia per andare a combattere la guerra santa in Siria e in Iraq. Altri sperano di farlo in futuro. Perché vogliono imporre la “sharia” e costituire un grande califfato mondiale capeggiato e protetto dai guerriglieri di Al Qaeda. Sono i jihadisti italiani. L’allarme era già stato lanciato dal ministro degli Esteri Federica Mogherini: l’Italia non può ritenersi immune dal rischio di attentati terroristici inoltrati dai miliziani dello Stato islamico. Una minaccia reale, alla luce anche del gran numero di connazionali che avrebbero deciso di entrare a far parte di cellule jihadiste vicine all’Isis. Stando a quanto rivelato da Repubblica, in particolare, sarebbero quaranta i nostri connazionali partiti verso i fronti siriano e iracheno per vestire i panni dei mujaheddin. IL JIHADISTA DELLA PORTA ACCANTO – Sono soggetti che vengono monitorati dall’intelligence nel timore che possano, una volta addestrati e di ritorno dal Medio Oriente, mettere in atto attività ostili contro il nostro Paese. Con il sì delle Camere alle armi ai curdi, inoltre, l’Italia è ancor più nel mirino dei terroristi. La probabilità di un attentato – secondo i nostri servizi – è altissima. Per questo è stata posta particolare attenzione sul ritratto del ‘jihadista della porta accanto’. Che avrebbe a il profilo di un uomo (ma le donne sono il 16%) fra i 16 e i 28 anni d’età, musulmano (si arruolano, però, anche cattolici) spesso convertito, mosso da un malvagio idealismo o da un profondo malessere esistenziale. I NUMERI IN EUROPA E NEL MONDO - In Francia sono almeno settecento, indottrinati su Internet dai predicatori dell’Islam jihadista. Giovani spesso poco integrati, molti di loro fanno parte della seconda o terza generazione di immigrati. Almeno 400 sarebbero, invece, i militanti provenienti dalla Gran Bretagna (ma c’è chi dice sono almeno 1500)  e dalla Turchia, più di 250 quelli di Germania e Belgio, oltre un centinaio per Olanda e Danimarca. Quasi la stessa cifra in America. Tutti quanti, sommati ai combattenti stranieri affluiti nel Vicino Oriente dai quattro angoli del mondo (83 Paesi in totale) rappresentano un terzo dell’esercito jihadista addestrato alla violenza. Numeri, a detta dell’intelligence, destinati a moltiplicarsi in misura esponenziale. Ad aprile l’antiterrorismo Ue ha stimato che almeno duemila combattenti si sono recati in Siria dai ventotto Stati Ue: una cifra quadruplicata rispetto ai 500 dell’anno precedente. I servizi americani stimano poi oltre settemila jihadisti in partenza.“

venerdì 22 agosto 2014

Il crocifisso nelle scuole. Il Tribunale de L'Aquila, aderendo alla richiesta di Adel Smith, presidente dell'Unione Musulmani d'Italia, aveva accordato la rimozione del crocifisso dalle classi della scuola di Ofena. Un'insegnante di scuola media di La Spezia ha fatto strappare dal muro della sua aula il crocifisso, dichiarando che così facilitava l'integrazione in classe di un'alunna musulmana. Altri sostengono che uno stato laico non deve favorire alcuna religione e che nessuno dovrebbe mostrare in pubblico i simboli della propria religione. Altri vorrebbero che nelle scuole siano educatori, genitori e allievi a prendere provvedimenti per ciò che ha attinenza con la religione. Fa riflettere il fatto che, mentre in Italia ci si mobilita contro il crocifisso, simbolo della fede cristiana per eccellenza, negli Stati Uniti il presidente della nazione nell'assumere l'incarico giura sulla Bibbia e invoca la benedizione di Dio sulla nazione, e questo appare normale a tutti. La maggior parte degli italiani sono contrari alla rimozione del crocifisso dalle scuole. Molti ricordano con nostalgia quando alle elementari pubbliche la maestra prima di iniziare la lezione faceva dire una preghiera. Si guardava il crocifisso sulla parete, e a nessuno veniva in mente che l'immagine del crocifisso potesse provocare traumi o far del male a qualcuno. Si potrebbe sottolineare che in una Società in cui a Dio si pensa troppo poco, un'immagine sacra aiuta a ricordarsi che esiste Dio. Sul problema del crocifisso si è cominciato a discutere a causa della presenza di alunni musulmani e di altre religioni nelle scuole italiane. Per alcuni sarebbe conveniente che ai ragazzi non cattolici presenti nelle scuole in Italia, come segno di rispetto per gli italiani, si dovrebbe dare la possibilità di conoscere la religione cattolica, non per imporre una religione diversa dalla loro, ma per far loro capire che vivono in un paese dove c'è una religione diversa dalla loro. In questo modo sarebbero educati a conoscere e rispettare la civiltà e la cultura del popolo che li ha accolti. Anche gli alunni cattolici dovrebbero essere educati a prendere coscienza che esistono amici e compagni che seguono altre religioni per evitare che ci siano discriminazioni basate sulla religione. Il cristiano dovrebbe portare sempre impresso nella propria mente e nel proprio cuore il ricordo di Gesù che è morto in croce per la salvezza di tutti. Nei tempi in cui a pochi era data la possibilità di avere dei libri, sulle pareti delle chiese venivano dipinti episodi e scene della Bibbia, in modo che tutti potevano ammirare e conoscere il contenuto del testo sacro. Si potrebbe dire che se dalle città italiane si togliessero tutti i monumenti artistici che direttamente o indirettamente fanno riferimento al cristianesimo, rimarrebbe solo l'asfalto delle strade. Quelli che con pretesti vari propongono di togliere i simboli religiosi cari al popolo italiano, è come se volessero togliere agli italiani la loro identità culturale, storica e religiosa. Coloro che sostengono che bisogna togliere il crocifisso dalle scuole per facilitare l'integrazione dei musulmani immigrati in Italia, dovrebbero provare a chiedere se i musulmani sono disposti a fare altrettanto nei loro paesi. Se in un paese musulmano agli stranieri non è consentito di professare pubblicamente la propria religione e tutti sono costretti a rispettare le loro leggi, basate sul Corano, appare poco chiaro il motivo per cui agli italiani, col pretesto di un'equivoca tolleranza, si chiede di togliere dai luoghi pubblici il crocifisso. Viene da pensare che, se a qualcuno da fastidio incontrare sul suo cammino una chiesa, perchè fa riferimento a Cristo, allora tutte le chiese dovrebbero essere abbattute!Che direbbero i musulmani, che tenacemente difendono i propri simboli e i propri riti, se si chiedesse loro di togliere il fondamento islamico da tutte le loro leggi? Il crocifisso non è un oggetto qualunque appeso alla parete, ma è un'immagine che vuole rendere visibile una delle principali verità della religione cristiana. Ogni civiltà e cultura comprende elementi ereditati dal passato. La civiltà europea è permeata di elementi provenienti dalle antiche civiltà della Grecia e di Roma. Non ci si può indignare constatando che l'antico diritto romano fu modificato per l'influsso del cristianesimo! Neanche gli italiani si rendono conto fino in fondo di quanto la loro vita sia impregnata di cristianesimo. Quando i musulmani con arroganza reclamano che sia tolto il crocifisso dalle scuole arrecano un grave insulto non solo alla religione cristiana, ma a tutto il popolo italiano.

Lanciò il crocifisso dalla finestra dell’ospedale, morto Adel Smith

CRONACA, NEWS venerdì, 22, agosto, 2014   22 AGO-È morto a 54 anni per una grave malattia Adel Smith, noto per la battaglia contro la presenza di simboli sacri in edifici pubblici, culminata nel 2003 con il lancio di un crocifisso dalla finestra dell’ospedale dell’Aquila. Nato ad Alessandria d’Egitto da padre italiano e madre egiziana, viveva a Ofena(L’Aquila) Smith si fece purtoppo conoscere nel 2003 per la sua intolleranza verso la religione cristiana, ma un giudice del tribunale dell’Aquila, Mario Montanaro, accolse la sua richiesta di rimuovere tutti i simboli religiosi, a cominciare dal crocifisso, dalle aule della scuola elementare di Ofena frequentata dai figli. Il caso suscitò ovviamente molte polemiche, ma Smith tornò a far parlare di sé nel 2005, quando, sempre dietro sua istanza, nella scuola elementare di Ofena vennero vietati  il presepe e la recita natalizia. Nel 2006  fu condannato a 8 mesi di reclusione per vilipendio alla religione. Tre anni prima infatti,  al culmine del suo delirio anticristiano, aveva gettato  il crocifisso dalla finestra della stanza dell’ospedale San Salvatore dove era ricoverata sua madre.

giovedì 10 luglio 2014

Province, il 30 Settembre si eleggono gli Organi Dirigenti. ma non sarete VOI a votare

NEWS, POLITICA giovedì, 10, luglio, 2014 10 LUGLIO – Vi ricordate l’ultima fanfaronata di Matteo Renzi: ho abolito le province! Ehm, non esattamente. (state Manzi, se SI vota oggi prende il 50% e oltre… quindi MUTI) Matteo Renzi ha abolito le elezioni dei consigli Provinciali da parte dei cittadini ma NON le Province, ne gli organi dirigenti (a nomina politica e a stipendio da Reali d’Inghilterra) . Anzi neppure questo è vero, gli organi delle province verranno eletti ma…. se li eleggeranno LORO la Casta, da soli. E voi andate affanculo. (e d’altronde gli avete dato il 40,8% quindi state Muti!) da Infosurbia Province abolite? Macché. Matteo Renzi continua a ripetere di aver cancellato l’ente provinciale. In realtà, per ora, gli unici tagli riguardano il budget e l’azzeramento degli stipendi agli organi politici. Inoltre le Province sono diventati organi elettivi di secondo livello: vuol dire che a votarne le cariche non saranno i cittadini, ma sindaci e consiglieri comunali del territorio. Come funzionerà Nei giorni scorsi il Ministero dell’Interno ha emesso la circolare sulle linee guida per lo svolgimento di queste elezioni speciali. Si prenda a esempio la Provincia più popolosa dell’Insubria, quella di Varese. QUANDO SI VOTA: Il Viminale indica il 30 settembre come data limite per la chiamata alle urne e “suggerisce” domenica 28 settembre come giorno ideale. I seggi saranno aperti dalle ore 8 alle 20 e gestire (e a pagare) la macchina sarà un Ufficio elettorale creato ad hoc fra i dipendenti della Provincia. CHI VOTA: Come detto il corpo elettorale sarà composto dai sindaci e dai consiglieri comunali in carica 35 giorni prima della votazione. Ad oggi i 139 Comuni della Provincia di Varese producono 1.819 elettori. CHI SI PUO’ CANDIDARE: Come presidente della Provincia si può candidare un sindaco il cui mandato scada non prima di diciotto mesi dalle elezioni provinciali, mentre la candidatura al Consiglio provinciale è possibile sia ai primi cittadini che ai consiglieri comunali in essere. Ad entrambe le cariche possono ambire anche i consiglieri provinciali che sedavano a Villa Recalcati fino al suo scioglimento della primavera 2013. Come a dire: se Renzi li voleva rottamare, ora si è data loro un’opportunità di “salvataggio” istituzionale in zona Cesarini. Al candidato presidente sarà collegata una lista di candidati consiglieri che andrà da un minimo di otto a un massimo di sedici candidati che si divideranno le sedici poltrone a disposizione nel Consiglio, tramite il voto di preferenza unica. Per tutti non ci sarà stipendio, ma avranno il potere di gestire (cosa non da poco) il budget dell’ente. Altra questione: le quote rosa. Mentre nelle ultime elezioni Comunali, molte liste hanno dovuto spaccarsi la testa per inserire le donne richieste per Legge, in Provincia le quote rosa non sono contemplate, almeno per le elezioni che si svolgeranno nei prossimi cinque anni. COME CANDIDARSI: Per presentare la candidatura a presidente della Provincia, il candidato dovrà avere una lista di sottoscrittori pari al 15% degli aventi diritto (nel Varesotto pari a un minimo di 273 firme) mentre come consigliere provinciale basta il 5% (minimo 91). VOTO PONDERATO: Uno degli ultimi nodi da sciogliere per l’elezione dei nuovi organi della Provincia riguarda la ponderazione del voto. In sintesi le schede dei 1.819 aventi diritto non varranno allo stesso modo, ma peseranno a seconda degli abitanti del Comune che si rappresenta. Più il paese è grande e più il voto vale. La scheda del sindaco di Varese, per esemplificare, varrà molto di più di quella del collega di Marzio. Già, ma quanto? Il Ddl Delrio propone un calcolo complicato che, nei prossimi giorni, dovrà essere affrontato dal costituendo Ufficio elettorale della Provincia. A quanto pare centrodestra (Forza Italia, Lega Nord, Nuovo centrodestra) e centrosinistra (Partito democratico, Sinistre ecologia e libertà) si stanno già adoperando con degli algoritmi degni di Einstein per capire chi è in vantaggio e, dopo una prima stima, sembra che il risultato sia in bilico. Quindi è aperta la “caccia” al sindaco e ai consiglieri politicamente non schierati: decine di voti fondamentali per far pendere la bilancia da una parte o dall’altra. Restando alle quattro grandi città, Varese e Busto Arsizio porteranno messe di voti al centrodestra, mentre Gallarate e Saronno riequilibreranno la situazione a favore di Pd e soci. In Provincia di Varese i voti avranno cinque pesi diversi e ognuno voterà con una scheda di colore diverso: scheda azzurra fino a 3.000 abitanti, arancione da 3.000 a 5.000, grigia da 5.000 a 10.000, rossa da 10.000 a 30.000 e verde da 30.000 a 100.000. Nicola Antonello

L'ITALIA E L'UNIONE EUROPEA VOTANO CONTRO UNA RISOLUZIONE DELL'ONU A FAVORE DELLA FAMIGLIA NATURALE PERCHÉ DISCRIMINEREBBE LE FAMIGLIE OMOSESSUALI!

Magdi Cristiano Allam 12 h ·
Nord America, tutti i paesi dell’Europa (Italia compresa) che siedono in Consiglio e alcuni stati del Sud America hanno cercato di inserire nel testo frasi per allargare la definizione di famiglia, parlando di «varie forme di famiglia». Per l’Inghilterra, ad esempio, le coppie omosessuali con figli dovevano «essere considerate come famiglie», per l’Uruguay la famiglia non poteva «essere ridotta a un modello solo». Secondo gli Stati Uniti ci sarebbero «miriadi di strutture» familiari. Della stessa idea l’Argentina per cui è semplicemente «impossibile» definirla. MA RENZI, OLTRE AD ESSERE CATTOLICO, NON DOVREBBE ATTENERSI ALLA COSTITUZIONE ITALIANA ("La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio", art. 29)?

lunedì 7 luglio 2014

In Italia si sta perpetrando un crimine epocale:

Magdi Cristiano Allam BUONGIORNO AMICI! Uno Stato ricco si sta trasformando in una popolazione povera. Imprese sane, con prodotti d'eccellenza, mercati sicuri, sono costrette a chiudere perché non hanno i soldi per pagare le tasse o pagare dipendenti e clienti. Il ceto medio si sta assottigliando e persone benestanti da un giorno all'altro per sopravvivere sono costrette a mettersi in fila alla mensa dei poveri. Ciò accade non perché siamo dei poltroni o perché in passato siamo stati degli spendaccioni come chi ci governa vorrebbe farci credere. Gli sperperi e le inefficenze ci sono stati, ci sono e ci saranno sempre in Italia e nel mondo. Vanno combattuti e sanati. Ma se prima vivevamo dignitosamente e oggi siamo sprofondati in una diffusa e crescente povertà lo si deve alla dittatura finanziaria e bancaria che ci sta sempre di più privando dei soldi necessari sia per produrre sia per consumare. In questa terza guerra mondiale di natura finanziaria i poteri finanziari sono i criminali e noi cittadini siamo le vittime. Basta colpevolizzarci e auto-rassegnarci a subire il crimine della riduzione in stato di povertà. È ARRIVATA L'ORA DI RIBELLARCI!

Festa campestre a Caprino 6 luglio 2014 Inaugurato il Circolo di FRATELLI D'ITALIA

Bellissima serata in piacevole compagnia, con un ringraziamento particolare a MARIO CASTELLANI per la squisita ospitalità.

venerdì 20 giugno 2014

Berlusconi, la rabbia contro i magistrato: "Siete incontrollabili e impuniti"

20 giugno 2014 VOGLIONO PURE INCRIMINARLO Il "reato" di Silvio Berlusconi? Ha criticato in aula un giudice E ora rischia anche gli arresti Quella domanda al Cav che... Il giudice che condannò il Cav in Svizzera alle feste degli indagati
"Magistratura incontrollabile. E impunita". Un duro sfogo, quello di Silvio Berlusconi, ascoltato come testimone a Napoli sulla tentata estorsione dell'ex direttore dell'Avanti Valter Lavitola ai danni di Impregilo. Uno sfogo che, stando alle indiscrezioni, è stato "stuzzicato" dalla presidente di corte, Giovanna Ceppaluni. In partiicolare da una domanda, quella in cui ha insistito chiedendo al Cavaliere perché lui, all'epoca capo del governo italiano, accettasse di offrire a Massimo Ponzellini, ex amministratore di Impregilo, informazioni importanti solo sulla base di una richiesta piovuta da Lavitola. Su questa insistenza Berlusconi ha sbottato. E ora, lo sfogo, gli può costare caro. Dopo il diverbio in Aula, le toghe sfruttano l'occasione per riportare Silvio Berlusconi alla sbarra. La procura di Napoli infatti valuterà lunedì, avendo ricevuto per quel giorno la trascrizione completa dei verbali di udienza del processo a carico di Valter Lavitola in cui ieri l’ex premier ha testimoniato, se aprire un procedimento a carico di Silvio Berlusconi su un’ipotesi di reato di oltraggio a magistrato, dopo lo scambio di battute con il presidente della sesta corte penale Giovanna Ceppaluni.  Cosa rischia - A valutare l'episodio sarà pure la procura di Milano, e non quella di Napoli che potrà invece valutare autonomamente se con quella frase l'ex premier abbia commesso il reato di oltraggio alla corte (ipotesi piuttosto improbabile, ma che se fosse riscontrata si tradurrebbe in un nuovo fascicolo e in un nuovo possibile processo nei suoi confronti). A Milano, invece, si valuterà la "condotta" del leader di Forza Italia, attualmente in affidamento ai servizi sociali per la condanna Mediaset. Il pool meneghino era stato chiaro: basta attacchi alle toghe. Ma Silvio si è ribellato. E ha picchiato giù duro. Così i giudici di milano hanno già fatto sapere che i servizi sociali "sono a rischio". Se venissero revocati, per il Cavaliere si spalancherebbero le porte degli arresti domiciliari, e il conteggio della pena da scontare riprenderebbe dall'inizio".

giovedì 19 giugno 2014

Farage annuncia: formazione di un gruppo euroscettico con M5S

Farage annuncia: formazione di un gruppo euroscettico con M5S mercoledì, 18, giugno, 2014 18 giugno – Il leader dell’Ukip, Nigel Farage, ha annunciato di aver concretizzato la formazione del gruppo euroscettico Efd nel Parlamento Ue con 7 partiti ed un totale di 48 deputati, secondo una nota. Oltre ai 24 britannici, i 17 deputati italiani del M5S, lituani, francesi, svedesi, cechi e lettoni. “Saremo la voce della gente” dice Farage. “E’ una grande vittoria per la democrazia diretta. Per la prima volta in Europa, i cittadini hanno scelto i loro portavoce ed hanno detto loro dove stare nel Parlamento europeo”. Questo il commento di Beppe Grillo secondo una dichiarazione in inglese riportata nella nota del gruppo Efd. ansa
CREDEVO CHE GRILLO AVESSE SMESSO DI FARE IL PAGLIACCIO, IN EUROPA SI ALLEA CON FARANGE,ESTREMISTA DI DESTRA INGLESE, ED IN ITALIA COL PD..... BAHHH. CREDO CHE NN ABBIA MAI SMESSO DI FARE IL SUO MESTIERE.

mercoledì 18 giugno 2014

ITALIOTI SVEGLIA, QUESTI SONO ANIMALI.

Mentre gli italiani aspettano una risposta, appoggiati da giorni sui banchi della basilica, gli immigrati sono già sistemati nei letti e procedono con la profanazione dei nostri luoghi sacri. Armando Manocchia Foto da repubblica

Le famiglie italiane sfrattate aspettano ancora risposta dal papa

giugno, 2014   17 giu – Italiani? Just a moment please… Le 50 famiglie sgomberate da uno stabile di via Torre Spaccata, occupato dallo scorso aprile e che dai primi di giugno si sono rifugiate nella basilica di Santa Maria Maggiore per chiedere ‘asilo’ al Vaticano sono ancora ospitate nella Basilica. Suor Paola, la suora tifosa della Lazio li sta aiutando. Le famiglie attendono, dopo una prima lettera al Papa che – in tutt’altre faccende affaccendato – non ha ancora risposto. Ma, loro non demordono e come da promessa, non andranno via fino a quando non verrà per loro una soluzione abitativa. Queste alcune righe della seconda lettera: «Caro Papa Francesco, le famiglie sgomberate dallo stabile di Torre Spaccata le scrivono questa lettera in cui chiediamo un aiuto sincero a Sua Santità per sensibilizzare il Comune di Roma che ci ha abbandonato, togliendoci tutti i diritti dei cittadini». Mentre gli italiani aspettano una risposta, appoggiati da giorni sui banchi della basilica, gli immigrati sono già sistemati nei letti e procedono con la profanazione dei nostri luoghi sacri. Armando Manocchia