lunedì 19 novembre 2012

A Torino il Pd tiene famiglia Si allarga la parentopoli per appalti e consulenze Nel cd degli affari "rossi" che ha costretto alle dimissioni la supermanager del Comune spuntano mogli di deputati democrat, compagni, sorelle e figli Paolo Bracalini - come si dice «tengo famiglia» in torinese? Una lunga lista di affidamenti senza gara, una lunga lista di parentele: mogli, figli, fratelli e sorelle. La parentopoli sotto la Mole, nel Comune guidato da sindaco Piero Fassino, è una grande famiglia dentro la più grande famiglia del partito di governo (da vent'anni ininterrotti) nella città della Fiat. Nel cd con sei anni di commesse comunali (6.672 contratti, un miliardo e 475 milioni di euro pagati sulla fiducia) non ci sono soltanto gli appalti diretti affidati dall'ex superdirigente Anna Martina (indagata per abuso d'ufficio, dimessa) alla «Punto Rec Studios» del figlio Marco. Lo «scandalo Martina» ha aperto gli occhi sulla potenza degli affetti famigliari nel Comune democratico. C'è il caso di Anna Maria Cumino, consorte del deputato del Pd Mimmo Lucà e presidente della Coop Solidarietà, uno dei soggetti che hanno ottenuto incarichi dal Comune. Ma nel cd, acquisito dalla Procura di Torino, compare anche un'altra società cooperativa, la Eta Beta. Chi la presiede? La brillante Donatella Genisio, sorella della consigliera comunale Domenica Genisio, del Pd. Poi c'è Ilda Curti, assessore della giunta Fassino, una delle riconfermate della stagione Chiamparino. Nel 2009 il Comune di Torino organizza una gara europea per affidare (a 419mila euro) «il servizio di supporto metodologico e di ricerca nell'ambito delle politiche di sicurezza integrata». Lo vince (in modo perfettamente trasparente, dopo giudizio di una Commissione di valutazione di esperti) un consorzio di cui fa parte un'associazione, la «Amapola», il cui presidente si chiama Marco Sorrentino. Chi è? Il compagno dell'assessore Curti. La sorella dell'assessore, Nicoletta, esperta in sicurezza, ci aveva lavorato prima di lasciare l'associazione per un altro incarico. Al Comune di Milano, chiamata dalla giunta Pisapia con un contratto a tempo. Un appalto, quello a Torino, vinto per la competenza dell'associazione (un'eccellenza), con una procedura aperta, sicuramente senza condizionamenti di alcun tipo. Forse, però, una questione di opportunità, in una città dove - per usare le parole dell'ex sindaco di centrosinistra nonchè presidente del Toroc (Comitato Olimpiadi Torino) Valentino Castellani - «lavorano sempre gli amici degli amici» ma solo perché «la città non è grandissima, l'ambiente è quello che è, diventa persino difficile non rapportarsi sempre agli stessi». Una giustificazione che ha un che di surreale. Poi c'è il consorzio «Turismo Torino», partecipato dal Comune. Il consorzio ha tra i suoi dipendenti Silvia Bertetto Giannone, che poi è la nuora di Anna Martina, la dirigente indagata. La nuora figura come capo ufficio stampa estera, mentre prima era in forza al settore cultura del Comune. Lo stesso dove la Martina era direttore. Dal settore Cultura del Comune di Torino sono passati diversi «figli di», tutti preparatissimi, ma anche col cognome giusto, come racconta il giornale on line torinese Lo Spiffero. Come Barbara Papuzzi, «figlia del noto giornalista, successivamente approdata allo studio Mailander, che ricorre in più occasioni negli affidamenti diretti del Comune di Torino». Una consulenza ha avuto anche il figlio di Corrado Vivanti, professore universitario, colonna portante dell'Einaudi e amico della famiglia Martina-Barberis. E altre connessioni, su cui il sindaco Piero Fassino ha dato mandato di indagare (non volendo una commissione d'inchiesta) al city manager Cesare Vaciago. Peccato che subito dopo si è scoperto che Vaciago ha quattro nipoti che lavorano in o con il Comune di Torino. Ma il lavoro, sempre agli stessi? Che ci volete fare, la città è piccola e i parenti mormorano...