lunedì 30 maggio 2011

Uccide la moglie e s'impicca

da"Il corriere del Veneto

Il figlio scopre i due cadaveri
E' accaduto a Trevenzuolo, il 69enne avrebbe strangolato la compagna di un anno più giovane che soffriva di Alzheimer

VERONA - Uccide la moglie e poi si impicca. È accaduto a Trevenzuolo, nel veronese, dove un uomo di 69 anni, Renzo Busato, tra domenica e lunedì avrebbe ucciso la moglie, Nidia Trevisani di un anno più giovane, strangolandola. Poi l’uxoricida si è tolto la vita, impiccandosi nel cortile interno della casa. A scoprire i cadaveri è stato il figlio della coppia che ha chiamato i carabinieri di Villafranca i quali si sono recati sul luogo, informando, nel frattempo, la magistratura scaligera.
Potrebbe essere ricondotto alla disperazione dell’uomo per la malattia della moglie, a cui da quattro mesi era stato diagnosticato il morbo di Alzheimer, il dramma che si è consumato a Trevenzuolo (Verona). Non sono stati trovati scritti che giustificano il gesto dell’uomo, ma i carabinieri di Verona e quelli di Villafranca che stanno svolgendo le indagini propendono, dopo aver sentito il figlio della coppia, per un gesto da ricondurre all’uomo. Quest’ultimo, secondo quanto accertato dall’Arma, era particolarmente provato per la malattia della moglie (da alcune settimane non più autosuffiente) che le aveva minato il corpo da anni. La donna sarebbe stata soffocata con un cuscino nel suo letto. Poi si sarebbe recato in un magazzino, dietro al cortile interno della palazzina nella quale vivevano, e si sarebbe impiccato.(Ansa)

giovedì 26 maggio 2011


DAMOSE 'NA MOSSA



IL PRIMO MINISTRO D’AUSTRALIA JOHN HOWARD INVIO’ QUESTO MESSAGGIO, E DATO CHE E’ UNA COMUNICAZIONE DI CIVILTA’ E DI PREVEGGENZA LO GIRO AGLI ITALIANI AFFINCHE’ ABBIANO MODO DI RIFLETTERE

Ai musulmani che vogliono vivere secondo la legge della Svaria Islamica, recentemente è stato detto di lasciare l’Australia, questo allo scopo di prevenire ed evitare eventuali attacchi terroristici.

GLI IMMIGRATI NON AUSTRALIANI DEVONO ADATTARSI!

Prendere o lasciare, sono stanco che questa nazione debba preoccuparsi di sapere se offendiamo alcuni individui o la loro cultura. La nostra cultura si è sviluppata attraverso lotte, vittorie, conquiste portate avanti da milioni di uomini e donne che hanno ricercato la libertà.

La nostra lingua ufficiale è l’INGLESE, non lo spagnolo, il libanese, l’arabo, il cinese, il giapponese o qualsiasi altra lingua. Di conseguenza, se desiderate far parte della nostra società, imparatene la lingua!

La maggior parte degli Australiani crede in Dio. Non si tratta di obbligo di cristianesimo, d’influenza della destra o di pressione politica, ma è un fatto, perché degli uomini e delle donne hanno fondato questa nazione su dei principi cristiani e questo è ufficialmente insegnato. E’ quindi appropriato che questo si veda sui muri delle nostre scuole. Se Dio vi offende, vi suggerisco allora di prendere in considerazione un’altra parte del mondo come vostro paese di accoglienza, perché Dio fa parte della nostra cultura. Noi accetteremo le vostre credenze senza fare domande.. Tutto ciò che vi domandiamo è di accettare le nostre, e di vivere in armonia pacificamente con noi.

Questo è il NOSTRO PAESE, LA NOSTRA TERRA e il NOSTRO STILE DI VITA. E vi offriamo la possibilità di approfittare di tutto questo. Ma se non fate altro che lamentarvi, prendervela con la nostra bandiera, il nostro impegno, le nostre credenze cristiane o il nostro stile di vita, allora vi incoraggio fortemente ad approfittare di un’altra grande libertà: IL DIRITTO DI ANDARVENE. Se non siete felici qui, allora PARTITE.

Non vi abbiamo forzati a venire qui, siete voi che avete chiesto di essere qui. Allora rispettate il paese che VI ha accettati.



ORA, CARI ITALIANI, AVETE RIFLETTUTO? DATO CHE SIETE TANTO, TANTO INTELLIGENTI, SAPRETE PIU’ DEGLI AUSTRALIANI CHE LE MIRE DI ALLAH E MAOMETTO, SONO QUELLE DI ISLAMIZZARE IL CONTINENTE EUROPEO, PASSANDO PER L’ITALIA. AVRETE GIA’ VISTO (ME L’AUGURO) COME SONO STATI STACCATI I CROCIFISSI E LE ICONE RELIGIOSE CRISTIANE; DAVANO FASTIDIO, DICONO I FIGLI DEL PROFETA.

VOLETE MORIRE ISLAMICI? COSI’ DA INGINOCCHIARVI A SAN PIETRO CON IL RETRO AL CIELO E LA FRONTE IN TERRA ORIENTATA ALLA MECCA.

TIRA ARIA BRUTTA, ARIA DELLA MECCA.

JOHN HOWARD SI E’ MOSSO E, DAL MIO PUNTO DI VISTA, SI E’ MOSSO BENE. MA GLI AUSTRALIANI NON HANNO UNA CLASSE POLITICA CON LE PALLETTE ATROFIZZATE COME E’ QUELLA ITALICA.

DATO CHE CHI SCRIVE QUESTE NOTE NON ASPIRA A MORIRE ISLAMICO, MA TERMINARE L’ESPERIENZA TERRENA DA CRISTIANO, CATTOLICO, ROMANO (ANCHE SE CON MOLTI DUBBI), ALLORA VI DICO: DAMOSE ‘NA MOSSA. Filippo Giannini

mercoledì 25 maggio 2011

Caro Pisapia, da musulmana ti spiego il mio no alla moschea a Milano


di Souad Sbai
.pubblicata da Zona di Frontiera il giorno mercoledì 25 maggio 2011 alle ore 20.24.Il momento che si vive, non solo a Milano ma in tutta Italia, relativamente alla vicenda della costruzione di nuove moschee è delicato. Ma, si badi bene, il problema centrale non è la moschea a Milano o in qualsiasi altro posto, bensì la modalità con la quale la si chiede e con la quale poi la si gestirà. È evidente che una moschea debba stare nella nostra società secondo le regole che ne governano l’andamento e la convivenza, perché qui è il nodo decisivo.
Sì, perché mentre apprendo dalle agenzie che domani il Comitato musulmani per Pisapia manifesterà a Milano, mi vien da pensare che nessuno ha ben chiaro quale sia realmente il problema; l’Islam radicale fa di tutto per avanzare richieste e usa benissimo lo strumento della politica, come chi governerà presto l’Egitto ha insegnato a fare. La cosa più preoccupante è che spesso riesce a ottenere quello che vuole.
L’Islam moderato, che invece parla chiaramente tramite le sedi istituzionali, molto più frequentemente rimane con un pugno di sabbia in mano. Sebbene le sue richieste siano sensibilmente differenti. Tutti possono manifestare, per Pisapia, per la Moratti o per chiunque altro, ma occorre riflettere che sul limitare dei momenti elettorali, parte inesorabile la richiesta della moschea. È un classico dell’ultimo decennio, in cui le moschee “fai da te” saltano fuori come le aiuole in un parco, specialmente dopo le amministrative.
Oggi la marcia a Milano, ieri l’occupazione indebita di piazza Venezia da parte della comunità cingalese che chiede la moschea, mentre nella capitale c’è la più grande moschea d’Europa, semivuota. C’è piazza e piazza, dico io, e nessuno mi distoglierà dalla convinzione che non si apre una moschea senza le opportune garanzie e i dovuti controlli su chi la gestirà. E questo lo può fare solo la Consulta per l’Islam presso il Viminale, composta da varie comunità islamiche in Italia, che è poi l’unico organo consultivo e di controllo che i moderati riconoscono.
Posso parlare di Milano, perché nel periodo elettorale fa più gioco e perché Pisapia ne ha fatto, secondo me inopportunamente, un cavallo di battaglia; parlo di inopportuna scelta perché non si rende conto che il problema dell’ingestibilità di quelle persone, poi, gli esploderà in mano. Ma potrei parlare anche della vicenda di Firenze, in cui la moschea di Colle Val d’Elsa è una incompiuta cattedrale nel deserto e oggi invece l’Ucoii chiede per sé la costruzione di un mega luogo di culto proprio a Firenze. Un’associazione che per bocca del suo presidente dice apertamente di rappresentare solo i propri iscritti. Addirittura sta nascendo una federazione dell’Islam marocchino. L’Islam è migliaia di nazionalità, come fa giustamente notare Gamal Bouchaib, presidente dei Musulmani moderati.
Ma allora di che parliamo? Di un sistema etnico delle moschee? O di un buonismo elettorale o di semplice, ma non meno pericoloso, lassismo? Comunque lo si voglia definire, è evidente che al centro del dibattito ci sono le regole e la possibilità per tutti di accedere alle opportunià. Non mi sfugge che spesso per dare troppi diritti si sfocia nell’impossibilità di farli rispettare e proprio su questo la battaglia continua senza sosta.
Dietro alla richiesta di una moschea ci deve essere un nome, un cognome e soprattutto una comunità che chiede con voce unita e moderata il suo diritto al culto. Non vaghe associazioni che domani lasciano il campo a chi vuole impadronirsi dell’Islam italiano per farne una filiale del radicalismo internazionale, che nulla ha a che vedere con la religione.

Souad Sbai, Il Sussidiario - 25 maggio 2011

sabato 14 maggio 2011





da.. questa è la sinistra italiana.
Privatizzazione dell'Acqua? Ma quale Privatizzazione...!

“Privatizzazione dell’acqua“.
Ma davvero stiamo assistendo ad una incondizionata cessione ai privati di un bene prezioso e vitale come l’acqua?
Macchè…
Le cose stanno un po’ diversamente da come taluni le raccontano.
In primis, l’acqua (o come la definiscono oggi, “l’Oro Blu”) è un bene demaniale e quindi indisponibile: lo Stato, perciò, non può “venderlo” ai privati e i privati, ovviamente, non possono acquistarlo.
Quel che il governo ha disposto col decreto Ronchi sulla “liberalizzazione dei servizi pubblici” è solo la possibilità di cedere ai privati la gestione dei servizi (acquedotti, fognature, pulizia e trattamento dei reflui) legati a questa risorsa.
Cosa, peraltro che già accade tuttora!
Solo che la partecipazione dei privati fino ad oggi avveniva e avviene secondo regole molto poco chiare, anzi, diciamo pure a totale discrezionalità dei singoli enti pubblici locali, che potevano e possono scegliersi partner industriali o costituire imprese pubbliche a libero piacimento, senza dover rendere conto ad alcuno.
Il governo, quindi, ha deciso di liberalizzare questo che di fatto è già un mercato aperto ai privati, sebbene in quote minoritarie.
L’intento è quello tipico di ogni intervento liberale: aprire alla concorrenza per ottenerne benefici in termini di spesa e trasparenza.
Detto in altre parole: mentre oggi i comuni, le regioni o le province scelgono autonomamente come gestire i servizi idrici, col decreto Ronchi si prospetta invece l’obbligo di battere dei bandi pubblici, in cui a vincere dovrebbe (dico dovrebbe, visto il noto malcostume italiano) essere il gestore che offre migliori servizi magari a prezzi inferiori degli altri!
E qui si gioca tutta la partita: migliorare un servizio che ad oggi fa “acqua da tutte le parti“.
Le stime parlano di una perdita di “Oro Blu” nell’ordine di un terzo di ciò che viene estratto o raccolto alla fonte.
I privati, usando criteri di spesa ed efficienza molto diversi da quelli di qualunque ente pubblico (che tanto può permettersi di coprire i costi attraverso gli aiuti e i ripianamenti di Stato) potrebbero dunque contribuire a limitare gli sprechi investendo in strutture più moderne e servizi più efficaci.
Allo stesso modo, gli enti locali si sgraverebbero di notevoli costi di gestione.
In buona sostanza: è vero che domani potremmo pagare di più per bere i nostri soliti ettolitri d’acqua ogni anno, ma dovremmo, di contro, pagare meno tasse, visto che lo Stato dovrebbe risparmiare parecchi quattrini…
Chiarito questo, va detto anche che sempre all’articolo 15 del decreto Ronchi, si dice esplicitamente che alle gare per la gestione dei servizi idrici potranno partecipare anche aziende pubbliche (sul modello, ad esempio, di quella che già oggi opera nella Puglia di Vendola) e, addirittura, si consente di mantenere l’affidamento dei servizi “in-house”, esattamente come oggi, ma a ben precise condizioni.
Insomma: rispetto al passato grandi cambiamenti non vi saranno.
Nelle intenzioni del decreto c’è però il tentativo di innescare un meccanismo di trasparenza e apertura al mercato attraverso bandi di gara pubblici che potrebbero contribuire a migliorare un servizio che ad oggi, ribadiamolo, è un colabrodo. Con buona pace dei catastrofisti che non riescono a guardare al presente e men che mai al passato.
Detto questo, avrete notato che ho usato costantemente la forma condizionale.
E certo: siamo pur sempre in Italia e le variabili di fallimento anche delle buone idee sono infinite…
Ma l’auspicio è che finalmente qualcosa si muova!
Tutto comunque resta migliorabile, ma per farlo, al solito, è necessario eliminare i dubbi portati demagogicamente da chi non è d’accordo!

mercoledì 11 maggio 2011

L’amorale involuzione



La riflessione sui motivi che hanno provocato l’involuzione di A.N. ci conduce alla convinzione che il disegno particolaristico di Fini non va sostenuto, andava abbandonato, per lasciare posto a un progetto nuovo e più ardito.
Il cammino che abbiamo intrapreso era ben definito fin dall’inizio.
Tradurre in azione le nostre idee, interamente legittimate quando il popolo disporrà che noi siamo differenti o quando ci saranno delle tematiche da affrontare.
Il nostro posto è il vivere con la gente e per la nostra gente non per i palazzi del potere.
Si perverrà anche lì (con l’aiuto del popolo quando sarà sfiancato dal continuo blaterare inconcludente di politici legati più al loro scranno che alla loro gente), per tradurre in atto le nostre idee.
Prima di un partito viene il popolo verso il quale abbiamo l'obbligo dare delle soluzioni, nel caso contrario non siamo e saremo mai dissimili dagli altri.
Noi siamo la Destra in Movimento, un partito che porta in se l’orgoglio di legame alla propria terra ed al suo popolo, non a caso forse siamo gli unici che si pregiano dell’onore di chiamare la terra natia Patria e non Stato.
L’involucro che trattiene tutti i questuanti di poltrone, quelli che non sanno dire altro “tu non sai chi sono io”, si è dato il nome PDL.
C’è da domandarsi se il PDL non assomigli più alla Santa Alleanza sancita a Troppau.
Santa Alleanza che divenne strumento di oppressione pronto a soffocare sul nascere ogni proposta di libertà insorgente.
Il primo giudizio di recente storiografia valuta il PDL un partito fazioso che regge il potere politico grazie al potere economico.
Certo è che a prescindere dalle interpretazioni, l’azione politica del PDL è tutta rivolta a frenare i piccoli partiti che possono turbare l’azione del pensiero unico.
Il nostro popolo non dovrebbe mai dimenticare che ne la Destra in Movimento l’impostazione dominante della sua azione politica mira al riscatto dell’orgoglio e morale della sua italianità.

Lino ADAMO

venerdì 6 maggio 2011

WIKILEAKS RIVELA LA VERGOGNA DI BERSANI SUL NUCLEARE

ACCORDO TRA BERSANI E BODMAN 13.11.2007 SU NUCLEARE


Mercoledì 06 Aprile 2011 07:50

L'ennesimo cable di Wikileaks riguarda il testo di un accordo bilaterale,'Partnership Globale sull’Energia Nucleare-GNEP', firmato nel dicembre del 2007 dall'allora Ministro per lo Sviluppo Economico Pierluigi Bersani e dal Segretario dell'Energia degli Stati Uniti d'America Bodman, nel quale si programma e si mette nero su bianco la cooperazione nucleare tra Italia e Usa.

Nel cable (firmato dall'ex Ambasciatore Usa a Roma Ronald Spogli) si riporta come l'attuale Segretario del PD Bersani si impegni, e impegni il nostro paese, a riprendere la strada del nucleare, e arrivi a minimizzare il risultato del Referendum sul nucleare del 1987, sostenendo che "Il risultato del Referendum non esclude l'Italia dalla generazione di energia nucleare, l'ha solo sospesa”.

Infine, come riporta il cable, Bersani al momento della firma dell'agreement sostiene che l'accordo GNEP "può giocare un ruolo importante nel modificare gli atteggiamenti italiani nei confronti dell’energia nucleare"



CODICE DATA CLASSIFICAZIONE FONTE

07ROME2438 7/12/2007 UNCLASSIFIED Embassy Rome

VZCZCXYZ0002

PP RUEHWEB



DE RUEHRO #2438/01 3411151

ZNR UUUUU ZZH

P 071151Z DEC 07

FM AMEMBASSY ROME

TO RHEBAAA/DEPT OF ENERGY WASHDC PRIORITY

RUEHC/SECSTATE WASHDC PRIORITY 9505

INFO RUEHBS/AMEMBASSY BRUSSELS PRIORITY 1734

UNCLAS ROME 002438



SIPDIS



DEPARTMENT PASS TO DOE

DEPARTMENT FOR L/T

BRUSSELS FOR USEU - THOMAS SMITHAM



E.O. 12958: N/A

TAGS: ENRG, PREL, IT



OGGETTO: IL SEGRETARIO BODMAN E IL MINISTRO ITALIANO FIRMANO ACCORDI SU RICERCA E SVILUPPO NEL SETTORE ENERGETICO E SULLA PARTNERSHIP GLOBALE SULL’ENERGIA NUCLEARE (GNEP)

RIF: ROME 2317

1. (U) Sommario: In un incontro del 13 novembre il Segretario all’Energia e il Ministro italiano dello Sviluppo Economico Bersani hanno discusso il futuro dell’energia nucleare in Italia, la Partnership Globale sull’Energia Nucleare (GNEP) e la cooperazione bilaterale sulla ricerca e sviluppo in campo energetico. Bersani ha firmato la Dichiarazione di Principi sulla GNEP alla fine dell’incontro. Bodman e Bersani hanno anche firmato un accordo bilaterale sulla cooperazione nella ricerca e sviluppo (testo al paragrafo 5). Fine sommario.



2. (U) Il Ministro Bersani ha aperto l’incontro dando il benvenuto al Segretario Bodman e dichiarandosi pronto a firmare l’accordo bilaterale e Dichiarazione di Principi sulla GNEP. Bersani ha osservato che l’accordo copre “le tecnologie energetiche più significative” e produrrà risultati concreti. Ha detto che c’è bisogno di trovare nuove soluzioni alle sfide energetiche che si trovano di fronte la UE e gli Stati Uniti e che il carbone pulito e l’energia nucleare probabilmente avranno un ruolo importante nel soddisfare le future necessità energetiche. Riferendosi al referendum del 1987 che aveva di fatto bandito la generazione di energia nucleare in Italia ha detto che l’ “Italia non è esclusa dalla generazione di energia nucleare, è stato solo sospesa”. Secondo Bersabni la GNEP può giocare un ruolo importante nel modificare gli atteggiamenti italiani nei confronti dell’energia nucleare.

3. (U) Il Segretario Bodman ha fatto notare la necessità far seguire azioni concrete alla firma dell’accordo bilaterale. Ha proposto che il governo italiano invii scienziati a visitare il Laboratorio Nazionale delle Energie Rinnovabili (NREL) e il Laboratorio Nazionale della Tecnologia Energetica per conoscere le ricerche che stanno conducendo gli scienziati USA in aree coperte dall’accordo bilaterale. Bodman ha concordato sul fatto che la GNEP può giocare un ruolo importante nel superare lo scetticismo italiano nel confronti dell’energia nucleare. La domanda globale di elettricità aumenterà del 50% nel corso dei prossimi vent’anni e l’energia nucleare svolgerà un ruolo importante nel soddisfare la domanda crescente. Bodman ha sottolineato che uno degli obiettivi della GNEP è di consentire la generazione di energia nucleare limitando nel contempo le occasioni di proliferazione degli armamenti nucleari. Dopo le osservazioni di Bodman, Bersani e Bodman hanno firmato di fronte alla stampa l’accordo bilaterale e la Dichiarazione di Principi sulla GNEP.

4. (U) In incontri separati con il capo della procedura per la Riunione dei Maggiori Economie sulla Sicurezza Energetica e il Cambiamento Climatico (MEM), dott. Valeria Termini e con dirigenti della società elettrica parastatale italiana ENEL, Assistente Vicesegretario Capo del Dipartimento dell’Energia, John Mizroch, ha dato il benvenuto alle visite di ricercatori italiani (del governo italiano o di associazioni di aziende) alle strutture del Dipartimento dell’Energia nella sua area di programma, compresa il NREL. La parte italiana, che comprendeva, in entrambi gli incontri, collaboratori dell’Ufficio del Primo Ministro, ha reagito positivamente al suggerimento di Mizroch.

5. (U) Inizia il testo dell’accordo bilaterale sulla cooperazione nella ricerca e sviluppo in campo energetico.

ACCORDO TRA

IL DIPARTIMENTO DELL’ENERGIA DEGLI STATI UNITI D’AMERICA

E

IL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO DELLA REPUBBLICA ITALIANA

NEL CAMPO DELLA RICERCA E SVILUPPO NEL SETTORE ENERGETICO

Considerato che il Governo degli Stati Uniti d’America e il Governo della Repubblica Italiana sono parti nell’Accordo sulla Cooperazione Scientifica e Tecnologica del 1 aprile 1988, così come modificato e integrato (l’ “Accordo S & T”);

Considerato che il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti e il Ministero dell’Industria, Commercio e Artigianato della Repubblica Italiana hanno stipulato un Memorandum d’Intesa nel campo della Ricerca e Sviluppo nel settore dell’Energia il 5 dicembre 1985, inclusi gli Accordi Attuativi del 2 maggio 1990 sulla consultazione riguardo alle politiche energetiche e l’ampliamento della collaborazione congiunta e dello scambio di informazioni (di seguito “l’Accordo del 1985”) che è scaduto il 5 dicembre 1991;

Considerato che Il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti e il Ministero dell’Industria, Commercio e Artigianato della Repubblica Italiana hanno stipulato un Memorandum d’Intesa il 26 maggio 1995 sulle consultazioni in politica energetica e sull’ampliamento della collaborazione congiunta e lo scambio di informazioni (di seguito l’ “accordo del 1995”) che è scaduto il 26 maggio 2005;

Considerato che il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti (di seguito “DOE”) e il Ministero dello Sviluppo Economico della Repubblica Italiana (di seguito “MSE”) (collettivamente, di seguito, “le Parti”) ritengono che le attività di cooperazione nel campo della ricerca e sviluppo, scambio di informazioni e consultazioni sulla politica energetica intraprese in conformità all’accordo del 1985, agli Accordi Attuativi del 1990 e all’accordo del 1995 sono di mutuo beneficio;

Considerato che le Parti hanno un interesse comune a continuare le attività intraprese in conformità all’accordo del 1985, agli Accordi Attuativi del 1990 e all’accordo del 1995 e a intraprendere nuove attività di cooperazione nel campo delle ricerca e sviluppo nel settore energetico;

Tutto ciò considerato le Parti convengono quanto segue:

ARTICOLO I

1. L’obiettivo della cooperazione secondo questo Accordo consiste nel:

- continuare, a mutuo beneficio delle Parti, l’equilibrato scambio di informazioni sulla tecnologia energetica relative a vari settori energetici, quali l’energia da carbone pulito, idrogeno, l’energia nucleare, la bioenergia e altre scienze energetiche fondamentali;

- condurre le relative ricerche e sviluppo congiunti e attività congiunte di pianificazione che saranno ulteriormente definite nel progetto allegato a questo Accordo; e

- continuare periodiche consultazioni bilaterali sulla politica energetica attraverso riunioni annuali di sottocomitati per ciascuna delle attività programmate così come definite negli allegati a questo Accordo.

2. Questo Accordo è soggetto al e disciplinato dall’Accordo S&T.

ARTICOLO II

La cooperazione in conformità a questo accordo può includere, senza esservi limitata, quanto segue:

1. Scambio su base periodica di informazioni scientifiche e tecniche e di risultati e metodi di ricerca e sviluppo nelle modalità concordate dai Coordinatori designati dall’Articolo III;

2. Organizzazione di seminari e di altri incontri su temi energetici concordati nelle aree enumerate nell’Articolo secondo le modalità concordate dai Coordinatori;

3. Visite di verifica da parte di specialisti di una Parte a strutture o progetti di ricerca energetica dell’altra Parte su invito dell’istituzione ospite;

4, Scambio di materiali, strumenti, componenti e attrezzature per la sperimentazione;

5. Scambi di personale per la partecipazione ad attività concordate di ricerca, sviluppo, dimostrazioni, analisi, progettazione, sperimentazione e formazione;

6. Progetti congiunti sotto forma di esperimenti, prove, analisi di progetti o altre attivitàdi collaborazione tecnica;

7. Finanziamento congiunto di specifici progetti di ricerca e sviluppo che possono essere intrapresi in collegamento con altre organizzazioni o persone qualificate secondo le modalità concordate dai Coordinatori;

8. Finanziamento congiunto di specifiche attività di dimostrazione e di diffusione dei risultati di tali progetti; e

9. Altre analoghe forme di cooperazione quali possono essere proposte e concordate per iscritto tra le Parti.

ARTICOLO III

1. Ciascuna Parte designerà un Coordinatore per la supervisione dell’attuazione di questo Accordo. Come concordato reciprocamente, i Coordinatori si incontreranno per valutare tutti gli aspetti della cooperazione prevista da questo Accordo. Tali incontri si terranno alternativamente negli Stati Uniti e in Italia.

2. Sotto la direzione delle Parti, i Coordinatori approveranno e verificheranno tutte le attività di cooperazione da condurre sulla base di questo Accordo.

3- I Coordinatori esamineranno e valuteranno ogni nuova attività proposta e lo stato della cooperazione previsti da questo Accordo. Essi assicureranno anche una guida e indirizzi appropriati ai gruppi di lavoro, come definiti dall’Articolo III, paragrafo 4, e ai direttori di progetto delle attività sviluppate in conformità a questo Accordo. Se così richiesti, i Coordinatori possono consigliare le Parti riguardo ai progressi e al futuro delle attività cooperative stabilite da questo Accordo.

4. I Coordinatori, se necessario e appropriato, creeranno gruppi di lavoro informali in ciascuna delle aree di cooperazione previste da questo Accordo per facilitare l’attuazione dei progetti che possano essere intrapresi in tali aree.

5. Almeno annualmente, i Coordinatori informeranno il Coordinatore dell’Accordo S&T circa lo stato delle attività di collaborazione intraprese secondo questo Accordo.

ARTICOLO IV

1. Proposte di cooperazione in base a questo Accordo possono essere presentate ai Coordinatori per l’approvazione da ciascuna delle Parti o da loro rappresentati designati.

2. Ciascuna attività di cooperazione identificata nell’Articolo II, paragrafi 4-8, che sia approvata dai Coordinatori sarà descritta per iscritto in un Progetto Allegato a questo Accordo. Tali Allegati conterranno procedure dettagliate per l’attuazione dell’attività di cooperazione, compreso, ma non limitatamente ad essi, i contributi di ciascuna Parte (costi e suddivisione dei costi), calendari e responsabilità di ciascuna Parte.

3. Ciascun Progetto Allegato concluso tra le Parti sarà soggetto e riferito a questo Accordo.

ARTICOLO V

Le seguenti previsioni si applicheranno agli scambi di attrezzature secondo questo Acccordo:

1. Per mutuo accordo, una Parte potrà fornire attrezzature da utilizzare in un’attività congiunta. In tal caso la Parte conferente fornirà, appena possibile, alla Parte ospite una lista dettagliata delle attrezzature e della documentazione tecnica appropriata relativa all’utilizzo, manutenzione e riparazione dell’attrezzatura.

2. La titolarità dell’attrezzatura e delle necessarie parti di ricambio fornite dalla Parte conferente alla Parte ospite per l’utilizzo in attività congiunte rimarrà della Parte conferente e la proprietà sarà restituita alla Parte conferente al completamento dell’attività congiunta, a meno di accordi diversi.

3. L’attrezzatura fornita in base a questo Accordo sarà resa operativa presso lo stabilimento ospite solo su accordo tra le Parti.

4. Lo stabilimento ospite fornirà i locali necessari per l’attrezzatura, fornirà i servizi necessari quali energia elettrica, acqua e gas e normalmente fornirà i materiali da sottoporre a prova in accordo con le specifiche tecniche concordate.

5. La responsabilità e le spese di trasporto dell’attrezzatura e dei materiali dagli Stati Uniti d’America a mezzo aereo o nave a un porto autorizzato d’ingresso in Italia adatto alla destinazione finale, e anche la responsabilità per la custodia e l’assicurazione del trasporto, rimarranno del Dipartimento dell’Energia.

6. La responsabilità e le spese di trasporto dell’attrezzatura e dei materiali dall’Italia a mezzo aereo o nave a un porto autorizzato d’ingresso negli Stati Uniti d’America adatto alla destinazione finale, e anche la responsabilità per la custodia e l’assicurazione del trasporto, rimarranno delle organizzazioni italiane designate dal MSE per ciascun Allegato.

7. L’attrezzatura fornita in conformità a questo Accordo per essere utilizza in attività congiunte sarà considerata di tipo scientifico e non avrà carattere commerciale.

ARTICOLO VI

Le seguenti previsioni si applicheranno alle assegnazioni o scambi di personale in base a questo Accordo:

1. Ogni qualvolta sia contemplata un’assegnazione o uno scambio di personale, ciascuna Parte garantirà la selezione di personale qualificato con le capacità e l’esperienza necessarie per condurre le attività pianificate in base a questo Accordo. Ciascuna di tali assegnazioni o scambi di personale sarà concordata mutuamente in anticipo mediante uno scambio di lettere tra le Parti, con riferimento a questo Accordo alle pertinenti previsioni riguardanti la proprietà intellettuale.

2. La Parte mittente sarà responsabile dei salari, delle assicurazioni e delle indennità da corrispondersi a tale personale o ai suoi appaltatori.

3. La Parte mittente pagherà il viaggio e le spese di vitto del suo personale o dei suoi appaltatori durante il loro soggiorno presso lo stabilimento della Parte ospite, salvo che non sia concordato diversamente.

4. La Parte ospite assisterà nell’individuare alloggi adeguati per il personale della Parte mittente o dei suoi appaltatori (e delle loro famiglie) su una base di mutua soddisfazione e reciprocità.

5. La Parte ospite fornirà tutta l’assistenza necessaria al personale della Parte mittente o ai suoi appaltatori per quanto riguarda le formalità amministrative, quali l’organizzazione dei viaggi.

6. La Parte mittente informerà il proprio personale e i propri appaltatori della necessità di adeguarsi alle norme generali di lavoro e alle regole di sicurezza in vigore presso lo stabilimento ospite.

ARTICOLO VII

1. Salvo che sia altrimenti concordato, tutti i costi derivanti dalla cooperazione in base a questo Accordo saranno responsabilità della parte che vi incorre.

2. Ciascuna Parte condurrà le attività previste dal questo Accordo, e dai suoi Allegati, nel rispetto delle proprie leggi e regolamenti applicabili; le attività in base e in funzione di questo Accordo e degli Allegati saranno subordinate alla disponibilità di fondi appropriati.

ARTICOLO VIII

Tutte le informazioni, il materiale e le attrezzature trasferite in base a questo Accordo e a ogni Allegato relativo saranno appropriati e accurati al meglio della conoscenza e della convinzione della Parte trasferente, ma la Parte trasferente non garantisce l’idoneità delle informazioni, materiale o attrezzature trasferite in rapporto a ogni uso o applicazione particolare ad opera della Parte ricevente o di qualsiasi parte terza. Le informazioni, il materiale o le attrezzature sviluppati congiuntamente dalle Parti saranno appropriati e accurati al meglio della conoscenza e della convinzione delle Parti che li sviluppano. Nessuna Parte garantisce l’accuratezza delle informazioni sviluppate congiuntamente o l’idoneità del materiale o delle attrezzature per ogni uso o applicazione particolare ad opera di qualsiasi Parte o di qualsiasi parte terza.

ARTICOLO IX

1. Questo Accordo entrerà in vigore all’atto della sua firma e rimarrà in vigore per cinque (5) anni. L’Accordo sarà rinnovato automaticamente per un ulteriore periodo di cinque anni salvo che una delle Parti non informi per iscritto l’altra almeno sei (6) mesi prima della data di scadenza.

2. Questo Accordo può essere modificato o ampliato mediante accordo scritto tra le Parti.

3. Questo Accordo può essere rescisso da ciascuna delle parti con un preavviso scritto di un (1) anno.

4. Tutti gli sforzi e gli esperimenti congiunti non completati alla scadenza o alla data di rescissione di questo Accordo possono essere proseguiti fino al loro completamento secondo i termini di questo Accordo.

FATTO a Roma, oggi, tredicesimo giorno di Novembre 2007, in due esemplari nel testo in lingua inglese che sarà il testo autentico. Una traduzione dell’Accordo in lingua italiana sarà preparato dal Ministero dello Sviluppo Economico e sarà considerato ugualmente autentico in base a uno scambio di lettere tra le Parti che ne confermi la conformità con il testo in lingua inglese.

PER IL DIPARTIMENTO DELL’ENERGIA DEGLI STATI UNITI D’AMERICA



PER IL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO DELLA REPUBBLICA ITALIANA



Fine del testo dell’Accordo

giovedì 5 maggio 2011

Maxi causa di sei banche contro l’ex partito dei Ds. Se il Pd riuscirà a defilarsi, toccherà allo Stato coprire parte del buco da record


giovedì 05 maggio 2011, 08:00
Concita fa la maestrina ma ha 176 milioni di debiti
di Paolo Bracalini

Roma La premessa per un inciucione tra gli ex missini di Fini e gli ex Pci di Bersani è pessima, visto che l’avvocato che segue la maxi causa contro l’ex partito editore dell’Unità è Girolamo Bongiorno, cattedratico parlermitano padre di Giulia, legale e braccio destro del leader cosiddetto futurista. Il professore assiste un pool di banche (tra cui colossi come Intesa San Paolo, Unicredit, Bnl) in credito con l’ex partito dei Ds, per una cifra spaventosa: 176 milioni di euro. Finora gli sforzi per recuperare i soldi sono stati vani, ma siamo alle strette perché un’udienza è fissata (come racconta Rosario Dimito sul Messaggero) tra due settimane circa. I debiti risalgono a tre tranche di finanziamenti, il primo nel 1988, gli altri nel ’93 e poi nel ’94.
Di mezzo c’è anche la presidenza del Consiglio, in qualità di garante «solidale», in virtù della legge sui contributi pubblici all’editoria. Significa che se parte dell’attuale Pd (quello erede del patrimonio ma anche dei guai dei Ds) riuscirà in qualche modo a defilarsi, sarà lo Stato a dover rispondere in sede esecutiva, accollandosi una fetta dei debiti che ora le banche rivendicano. Tecnicamente si chiama «escussione della garanzia della Stato», in soldoni si tratta del rimborso dei debiti dovuti dall’Unità, trascinati fino ad oggi.
Nel 2008 era arrivata una diffida di pagamento, sia ai Ds (già confluiti nel Pd) sia a Palazzo Chigi, allora occupato da Romano Prodi. La presidenza del Consiglio a quel punto intimò al partito di saldare il debito, anche al fine di «salvaguardare la posizione assunta dallo Stato come garante». Risposta democratica: silenzio assoluto. Il passo successivo è stato un precetto di pagamento, notificato dalla banche al partito, e quindi un pignoramento a Camera e Senato stavolta in ragione dei contributi elettorali (svariati milioni di euro) erogati dal Parlamento al partito allora guidato da Walter Veltroni.
Negli anni il quotidiano ha attraversato varie ristrutturazioni societarie e nel 2000 le esposizioni finanziarie del quotidiano sono state rinegoziate, trasferendole al partito.
Ma questo passaggio non ha migliorato le cose, anzi. Nelle due udienze del 2009 e poi del 2010 non si è cavato un ragno dal buco, anche perché - riporta il Messaggero - un gruppo di fuoriusciti del Ds-Pd si sarebbe messo di traverso «nei confronti delle procedure esecutive intentate». Ora gli istituti di credito puntano, entro maggio, a recuperare il 25% almeno dei vecchi finanziamenti. Sì, ma da chi? Lo Stato è più solvibile rispetto al partito, che però è tutt’altro che povero. Specie se si considera la proprietà immobiliare, retaggio del Pci. Su questo dossier regna lo storico tesoriere dei Ds, Ugo Sposetti, baffo alla Peppone e carattere di ferro, soprattutto quando si toccano i denari.
Il comparto immobiliare dei Ds-Pd conta all’incirca 2.400 immobili (sezioni di partito, case del popolo, bar, appartamenti e locali sparsi per tutta l’Italia). Un tesoro forse capace di coprire i debiti accumulati dall’Unità di quegli anni (ora graziosamente diretta da Concita De Gregorio, dispensatrice di lezioni su varie materie, la cui gestione non ha niente a che vedere con i vecchi debiti), su cui le banche potrebbero rivalersi con dei pignoramenti. Ma qui nascono i problemi, per via dell’astuzia del diabolico Sposetti. Gli immobili sono stati trasferiti a delle Fondazioni, o anche a Federazioni locali (un trucco pensato anche per non mescolare la preziosa eredità comunista con quei baciapile della MargheritaCioè soggetti terzi rispetto al partito, che potrebbero far valere l’autonomia patrimoniale messa nero su bianco nei loro statuti, per opporsi alle eventuali azioni esecutive. Un intricato groviglio di beni, posseduti ma intangibili grazie agli espedienti della tesoreria. Col paradosso di un partito ricchissimo, ma (finora) insolvente. Non solo immobili, ma anche opere d’arte, più di 400, tra cui dei Guttuso, dei Mario Schifano (una di queste tele, I compagni, la regalò Gian Maria Volontè alla sua sezione), dei Piero Dorazio, e poi altri meno noti. Si annovera nella ricca eredità anche un patrimonio di memoria (con un valore economico, ça va sans dire) raccontato tempo fa dal Foglio, composto da pezzi come il servizio da caffè che Palmiro Togliatti usava alle Frattocchie, le foto autografate dei cosmonauti sovietici come Gagarin, la scrivania di Pajetta. E poi addirittura sedici loculi disponibili nel mausoleo del partito al cimitero del Verano, a Roma. Molti nemici, molto onore. Molti immobili, molti debiti. Contratti negli anni che coincidono con le direzioni di due illustri predecessori della dolce Concita: Massimo D’Alema e Walter Veltroni. E io pago.

domenica 1 maggio 2011


Movimento Regione Salento 27/04/2011 di Paolo Pag... Movimento Regione Salento 27/04/2011
di Paolo Pagliaro

Infrastrutture di Serie A e di Serie B, dove quelle di serie B sono quelle al servizio del Salento. I fondi per la cultura e per lo spettacolo che seguono la stessa via.
Il Presidente della Provincia di Lecce Antonio Gabellone fa bene ad alzare le barricate su questi temi che da mesi costituiscono il momento centrale del nostro agire politico.
Il Bari-centrismo, nella sua avvilente ed ormai indisponente quotidianità si dimostra ora dopo ora una vicenda non solo politica, ma anche culturale.
Siamo stufi di essere cittadini elemosinanti vittime di raggiri e ceffoni.
In quest’ottica esprimiamo soddisfazione per la posizione istituzionale del presidente Gabellone, su cui speriamo convergano i suoi colleghi Ferrarese e Florido.
Ma ci sono anche i 28 milioni appena stanziati in ricerca in tema di sanità. Anche questi tutti a Bari.
Un’altra grande mortificazione per il Salento, una mancanza di strategia che comporta e continuerà a comportare la
fuga dei cervelli dal nostro territorio. Ma se la Giunta regionale continua a tralasciare le potenzialità della nostra Università e dei nostri centri di ricerca, (compresa, per fare un esempio, la presenza di Nanotecnologie a Lecce), si può finalmente ragionare su una prospettiva autonomista di una Regione Salento o siamo destinati ad essere imprigionati in una Puglia che ci emargina e ci mortifica?