domenica 31 gennaio 2010


U.S.A.-NIENTE SANITA' A CHI NON PU0' PAGARE



Denuncia del New York Times: «Nessuno vuole pagare le lunghe degenze»
Stop degli Usa all'evacuazione dei feriti

L'allarme di un medico: «Almeno 100 dei miei pazienti qui non sopravviveranno per più di 24 o 48 ore»

(Afp)
PORT-AU-PRINCE - Gli Usa, secondo una denuncia del New York Times, hanno sospeso l'evacuazione dei feriti haitiani verso gli ospedali americani. È bastato che qualcuno chiedesse a chi tocca pagare per le cure perché il trasferimento delle vittime del sisma negli Stati Uniti venisse messo in stand-by. «Abbiamo temporaneamente sospeso i voli di evacuazione per i cittadini haitiani» ha detto il responsabile militare per i trasporti, capitano Kevin Aandahl, che ha assicurato «che resta la possibilità di riprendere i voli». «Sembra che alcuni stati non vogliano accettare pazienti haitiani che andrebbero incontro a lunghe degenze» ha aggiunto, «e senza una destinazione verso cui volare, noi non possiamo spostare nessuno». Secondo il New York Times, i voli si sono interrotti dopo che il governatore della Florida, Charlie Crist, ha chiesto a Washington di accollarsi parte delle spese per curare i feriti con lesioni spinali e ustioni. Gli ospedali della Florida hanno preso in cura più di 500 vittime del terremoto e tra questi un neonato estratto dalle macerie con una frattura al cranio.

«100 DEI MIEI PAZIENTI MORIRANNO» - Il medico Barth Green, dell'Università di Miami, impegnato in prima linea ad Haiti, ha subito lanciato l'allarme: «100 tra i feriti che abbiamo in cura non possono sopravvivere più di un giorno o due se non saranno trasferiti negli Usa. Molti sono bambini che hanno bisogno di cure e interventi chirurgici che qui non sono possibili».

sabato 30 gennaio 2010

Sopravvissuti Shoah contro la Apple:



«iMussolini un insulto alle vittime»
L'applicazione diffusa da un programmatore napoletano
Dura accusa di un'associazione di sopravvissuti americana



NAPOLI (30 gennaio) - Un'associazione che raggruppa i sopravvissuti della Shoah residenti negli Stati Uniti ha duramente condannato «iMussolini»,l'applicazione dell'iPhone che contiene un centinaio di discorsi del Duce sia in formato testuale che
in formato audio e video, messa on line dal programmatore napoletano Luigi Marino.

Elan Steinberg, vicepresidente dell'organizzazione American Gathering of Holocaust Survivors and their Descendants ha chiamato in causa la Apple, definendo quest'applicazione «un insulto alla memoria di tutte le vittime del nazismo e del fascismo, ebrei e non, da condannare come un'offesa alla decenza e alla coscienza».

«Intendiamo protestare - ha concluso Steinberg - nei confronti dei dirigenti della Apple che avendo il controllo di questa applicazione ne sono pertanto responsabili».

Anche la Fgci, l'organizzazione giovanile del Pdci - Federazione della sinistra, scende in campo contro la Apple. «Apple Italia, da sempre attenta a non cadere in trappole su questo genere di cose - afferma Flavio Arzarello, coordinatore nazionale della Fgci - oltre il dovere morale verso tutte le vittime del fascismo, ha il dovere rispettare la Costituzione italiana che vieta esplicitamente l'apologia di fascismo nel nostro Paese. La stessa presa di distanza dell'autore dell'applicazione è una clamorosa presa in giro, dal momento che l'applicazione è sostanzialmente un inno al fascismo. Se Apple non ascolterà l'appello delle vittime della Shoah, chiediamo espressamente al ministro dell'Interno, "tanto sensibile alla sicurezza in rete", di adoperarsi per stoppare questa sconceria telematica».

martedì 26 gennaio 2010

Burqa, Francia verso il divieto del velo integrale islamico



Proposte misure per bandirlo dalle amministrazioni e dai trasporti pubblici.Minacce all'imam favorevole alla legge



PARIGI (26 gennaio) – Il dibattito sul burqa che più volte ha visto coinvolte alcune province italiane entra nel vivo in Francia dove una missione parlamentare dell'Assemblea nazionale francese ha raccomandato al Paese d'Oltralpe di pronunciarsi solennemente per il divieto del velo islamico integrale e ha chiesto di adottare una serie di misure per bandirlo dalle amministrazioni e dai trasporti pubblici. È quanto si legge in un rapporto adottato oggi dai deputati francesi e i cui contenuti erano stati anticipati nei giorni scorsi dai media francesi.

No a divieto negli spazi pubblici. Al termine di sei mesi di lavoro la commissione francese sul burqa ha presentato all'Assemblea nazionale il suo rapporto nel quale suggerisce una serie di 18 misure da adottare contro il velo integrale. Il deputato comunista Andrè Gerin, presidente della commissione di studio, ha scritto nell'atteso rapporto che i membri della commissione hanno unanimemente condannato il velo integrale, ma non hanno raggiunto il consenso su una legge «di divieto generale e assoluto del velo integrale negli spazi pubblici».

Protezione alle donne. Il rapporto suggerisce anche l'adozione di una disposizione che «assicuri la protezione delle donne costrette» a indossare il burqa. Nel riferire i contenuti del rapporto, i media locali ricordano che in Francia, secondo dati del ministero dell'Interno, indossano il velo integrale 1.900 donne, due terzi delle quali di nazionalità francese; una su quattro si sarebbe convertita all'Islam e la metà avrebbero meno di 40 anni. Il presidente Nicolas Sarkozy ha detto più volte che il burqa «non può avere posto in Francia». Un Paese che conta circa 6 milioni di musulmani.

Minacce all'imam che si schiera contro il velo. È tensione in Francia dove Hassen Chalghoumi, l'imam della moschea di Drancy che nei giorni scorsi si era schierato a favore di una legge che vieti l'uso del velo integrale (burqa e niqab), è stato colpito da dure minacce. Un commando di circa 80 persone ha fatto irruzione ieri sera nella moschea di Drancy, nella regione parigina, pronunciando minacce contro Chalgoumi, grande sostenitore del dialogo interreligioso (soprattutto tra ebrei e musulmani), che si è recentemente pronunciato contro il divieto del velo integrale in Francia. «Un commando di 80 ha forzato il passaggio e si è impossessato dei microfoni dopo un tafferuglio. A quel punto hanno indirizzato minacce e anatemi contro l'Imam, trattandolo da miscredente e apostata e affermando: liquideremo il suo caso, a questo imam degli ebrei...». Hassen Chalghoumi si è detto favorevole nei giorni scorsi a una legge per il divieto del velo integrale in Francia, definendolo «una prigione per le donne, uno strumento di dominazione sessista e di reclutamento islamista».

Pd in Puglia, Umberto Eco: figura da cioccolatai








ROMA (26 gennaio) - «Che figura da cioccolatai hanno fatto a Bari questi dirigenti del Pd. Non era difficile prevedere la vittoria di Vendola, no?». Lo dice, conversando con La Stampa, il semiologo e scrittore Umberto Eco, che esprime un giudizio impietoso in particolare sulla figura di Massimo D'Alema.

«Non ne ha indovinata una da quarant'anni - afferma Eco -, si presenta come il più esperto di tutti, in realtà le ha sempre sbagliate tutte». Eco rincara la dose: «È convinto di essere uno stratega, in realtà ha distrutto tutto quello che ha toccato». Amaro anche il commento sul Partito democratico: «Lo dissi subito, fin dalla nascita, che non ci credevo, la fusione è nata fredda, e non laica. Com'è andata lo vediamo. Occorrerà trovare qualcos'altro. Io non so cosa».

lunedì 18 gennaio 2010

L'incognita Udc: il Pd lo corteggia, il Pdl non lo vuole.



Ma che cosa succede nel Centrosinistra? E che cosa farà l'Udc? Sono questi due interrogativi strettamente correlati nel Veneto ma che troveranno risposte a livello nazionale. Il centrosinistra veneto ha dichiarato per esempio di voler aprire un tavolo con l'Udc per un candidato comune e ha espresso apprezzamento per la disponibilità di Giuseppe Bortolussi della Cgia di Mestre e assessore della Giunta di Massimo Cacciari a Venezia. Intanto però l'Udc ha già presentato il senatore Antonio De Poli quale candidato presidente per il Veneto e l'ha scatenato a mordere i polpacci di Zaia. Quindi De Poli è lanciato, gli altri dovranno adeguarsi... L'Italia dei Valori non ci pensa proprio e pensa di correre in proprio con Massimo Donadi, presidente dei deputati, mentre il Pd fa capire che si fida dell'Udc solo fino a un certo punto e chiede continue prove di fiducia. perché non si sa mai che, a elezioni avvenute, l'Udc trovi un'intesa di programma con il centrodestra e allora addio all'opposizione.
Per il parlamentare veneziano del Pd Pier Paolo Baretta «è positivo» che il Pd Veneto, in vista delle prossime regionali, abbia formalizzato la volontà di ricercare una candidatura unitaria della coalizione «senza veti, ma anche senza imposizioni. È urgente ora stringere i tempi delle decisioni e avviare rapidamente il dialogo coi cittadini del Veneto».
Un sentimento, questa diffidenza nei confronti dell'Udc, che rimbalza in tutte le dichiarazioni anche dei big nazionali. Perché i voti dell'Udc fanno comodo, sia al centrodestra che al centrosinistra in molte Regioni e una linea nazionale precisa non c'è. Per esempio i voti Udc servirebbero al centrodestra in Lombardia, ma il ministro leghista Roberto Calderoli risponde picche: «I voti di chi va a cercare posti non fanno comodo a nessuno. E poi, a furia di cercare il doppio forno, vedrete che bruceranno l'arrosto».
Nel Veneto il centrodestra può fare a meno dell'Udc e pensa solo al derby: «Ben venga la concorrenza tra Pdl e Lega, credo che sia determinante, così si incrementa il sostegno a Berlusconi. Quindi, che aumenti la Lega e il Pdl. Magari che aumenti di più la Lega...».
Un sorpasso che per l'ex doge Carlo Bernini, già presidente della Regione e già ministro dei Trasporti, ora imprenditore alle prese con i problemi di MyAir, è scontato: la Lega che conta sul traino di Luca Zaia supererà il Pdl.

giovedì 7 gennaio 2010

Fini non sopporta le critiche e minaccia scissione


Invito a una riflessione
Dal Giornale 7/01/2010
• Invece di rispondere i seguaci dell'ex leader di An evocano la bomba atomica: "O punite il Giornale o ce ne andiamo". Ma questa via non li porterà lontano. I dubbi di Feltri: "Gianfranco non lo capisco" Intanto il presidente della Camera è di nuovo tentato dal gruppo autonomo

Strumenti uti
Fini di nuovo tentato dal gruppo autonomo

Il Nord è stufo del "traditore". La Lega punta al soprasso

Commenti

E alla fine arrivò la minaccia estrema: scissione. Se non la smettete di criticare Fini, se non sbugiardate Feltri e punite il Giornale, facciamo la scissione. Mamma mia, l’arma atomica. La parola bellicosa è risuonata su alcuni giornali, un avvertimento lanciato dai finiani a Berlusconi. Lasciamo da parte i giudizi e i sarcasmi sull’entità di una scissione del genere e ricostruiamo i fatti. Dunque, da quando è presidente della Camera, Fini ha assunto posizioni sistematicamente divergenti non solo rispetto a Berlusconi e al suo governo ma rispetto al suo elettorato, alla storia del suo partito e ai programmi politici sottoscritti in questi sedici anni. Ha creato una profonda spaccatura nella sua base elettorale, ha messo in grave difficoltà gli stessi esponenti di An, a livello nazionale e locale; ha intralciato l’opera del governo, si è fatto perfino parlamentarista buttando a mare una vita da presidenzialista e ha compiuto vistosi tradimenti dei valori politici, civili e culturali su cui la destra, prima che il Pdl, ha chiesto e avuto consensi. Ha poi accusato Berlusconi di governare come un monarca, quando lui regnava su An con poteri assoluti.
Il Giornale ha liberamente e duramente criticato questa deriva finiana. La reazione è stata di stampo mafioso: chiedere al premier di zittire il Giornale, magari epurando chi osa criticare Fini. Se i finiani chiedono di chiudere la porta alla Santanchè, o a Storace, rientra nella normale dialettica interna; ma se il Giornale, che a differenza dei primi non ha obblighi di partito perché è un giornale di opinione, critica la Polverini candidata alla Regione Lazio, è accusato di guerra civile e di sfascismo. Del fascismo Fini avrà rinnegato tutto, meno una cosa, la peggiore: chiudere la bocca a chi dissente. O la volgarità squadristica degli attacchi alla Santanchè, paragonata a Cicciolina e accusata di esprimere valori retrivi solo perché lei è rimasta di destra. Il guaio è che non si tratta di semplici minacce, chi conosce Fini e quel mondo di caporali, ha esperienze anche dirette di censure, chiusure e cacciate, perché «non gestibile», perché «inaffidabile», cioè non servizievole, e così via.
Evito di farne la storia e di far volare gli stracci. Una vecchia militante rautiana del Secolo nota che io avrei scritto cose interessanti negli anni Ottanta; ma non ho colpa io se lei non legge da quegli anni e da allora è imbalsamata al Secolo, dove ha vissuto con pieno consenso la stagione del fascismo del Duemila e dell’antifascismo del Tremila. Nel frattempo ho fondato e diretto settimanali, fondazioni, ecc.; ho scritto una quindicina di libri che qualche effetto hanno avuto anche sulla sua destra, ho scritto su svariati giornali, ho fatto qualche altro migliaio di cose. Criticabili, per carità. Ora siamo al ridicolo. Lunedì, in un editoriale, ho sostenuto che se oggi Bossi prende piede è perché manca una destra in grado di bilanciare la sua presenza.
E l’organo dei finiani mi accusa di essere diventato leghista; scusate, ma io dicevo esattamente il contrario, che per frenare Bossi è necessario che ci sia una destra in grado di far sentire il suo peso e di esprimere valori, sensibilità e identità diverse. Se chiedo a Fini di rilanciare il presidenzialismo e l’identità nazionale per arginare il federalismo (a cui non credo) e la tentazione padana, sono leghista io o siete scemi voi che mi accusate di leghismo? Ma non solo. Non ho mai sostenuto una destra appiattita su Berlusconi, anzi ho sempre espresso la necessità di una destra che faccia pesare la cultura, il senso dello Stato e i suoi valori nel centro-destra; sostengo da tempo che l’assenza di Fini lascia a Berlusconi la sovranità assoluta sul Popolo della libertà. Ma loro traducono tutto questo in modo infame e servile: si è venduto al berlusconismo. Ma se capite l’italiano e non siete in malafede, io ho detto l’opposto: se sciogliete la destra non resta che Berlusconi. Non so a questo punto se prevalgano i cretini o i servi. Mi auguro si tratti per loro solo di un momento difficile.
Ma qualcosa impedisce di ragionare liberamente, guardando in faccia la realtà. Alcuni obbiettano, ma la destra che sta disegnando Fini è moderna ed europea. Esempio più vicino, Sarkozy, lui mica ripete De Gaulle. Bene, Sarkozy vinse le elezioni annunciando di voler rovesciare il ’68, il suo programma politico ebbe quella chiave di impostazione. Fini ha detto esattamente il contrario, che la destra deve diventare sessantottina con quarant’anni di ritardo: la chiamate destra moderna o forse è una sinistra tardiva? Ora io mi auguro che questa tendenza scissionista, solo per far dispetto al Giornale, sia solo un effetto diabetico delle feste. Ma se volete rompere davvero con il Popolo della libertà e sottrarvi come voi dite alla logica del 51 per cento, se avete nostalgia del tre per cento, ma questa volta con l’applauso della sinistra e dei media, siete liberi di farlo. Mettetevi in proprio e buona fortuna.
Anche se a me dispiace, lo dico con franchezza perché non sparo nel mucchio, conosco alcuni dei finiani e so che non tutti sono Ronchi, ci sono persone che stimo. Ma se scegliete quella via, poi, non pretendete che da destra vi giunga pure l’applauso di incoraggiamento. Siete come quegli atei che vogliono abolire la fede ma pretendono la benedizione religiosa. Infine dico ai finiani: ma non avete capito che il Gianfranco balla da solo, si è smarcato da tutti e non sopporta seguaci? Non molestatelo, rispettate la sua solitudine.
Marcello Veneziani

mercoledì 6 gennaio 2010

Francesco Storace-elezioni regionali Lazio



Se davvero sarà Emma Bonino la candidata del centrosinistra alle Regionali del Lazio, è bene non sottovalutarla. E preparare con cura – e come dice giustamente la Polverini senza bisogno di scendere nell’arena degli insulti – gli argomenti con i quali avvisare l’elettorato sulle insidie che porta con sé una ipotesi come quella radicale.
E’ lo Statuto della Regione a dover far riflettere. Ogni legge o delibera approvata in contrasto con lo Statuto – a meno che non si voglia addirittura modificare una Carta entrata in vigore nel 2004 e non nel 1948 – rischia di provocare tempi lunghissimi per gli inevitabili contenziosi.
Ed allora è bene che qualcuno prepari un memo alla Bonino.

L’articolo 5 dello Statuto, quello dedicato a Roma Capitale, prevede che “La Regione contribuisce a valorizzare Roma, capitale della Repubblica e simbolo dell’unità d’Italia, centro del Cattolicesimo e del dialogo fra i cristiani, luogo di incontro fra culture diverse e patrimonio storico e culturale universale”: occorre avere ben chiaro, in questo caso, il contesto istituzionale nel quale si è chiamati ad operare.

L’articolo 6, conoscendo la cultura politica della Bonino, è ancora più spinoso. Afferma testualmente, al secondo comma, che la Regione “riconosce il primato della persona e della vita”. Diciamo che risulterebbero francamente incompatibili con lo Statuto le iniziative abortiste di cui si è resa protagonista la leader radicale nel corso della sua battaglia politica.
Ancora, nello stesso articolo, segnaliamo il comma 10: la Regione “collabora con la Chiesa cattolica, nel rispetto delle previsioni del quadro concordatario nonché con le confessioni religiose con le quali lo Stato stipula intese, al fine di tutelare la dignità della persona e perseguire il bene della comunità, in conformità ai principi della Costituzione”. Credo che sia un principio molto chiaro, su cui non ci possono essere esitazioni, né colpi di testa.

Ci auguriamo, infine e per ora, che Emma Bonino voglia leggere con attenzione, il testo dell’articolo 7, dedicato allo sviluppo civile e sociale.
Assegna un compito importante, rilevante, fondamentale alla Regione, ovvero quello di riconoscere “i diritti della famiglia quale società naturale fondata sul matrimonio” e di sostenerla “nell’adempimento della sua funzione sociale”. Non è carta straccia, è carta costituzionale della Regione Lazio, sono valori.

domenica 3 gennaio 2010

CARO CONPAGNO




Io non ho vissuto l’epoca della guerra, ho solo 54 anni, mi sono formato

le mie opinioni politiche sui libri, come molti di quelli che mi
leggeranno, e sulla dura realtà vissuta tutti i giorni sulla mia pelle.
Ma a differenza di tanti di Voi, cari compagni, non mi sono fermato al
primo libro letto, né mi son...o lasciato convincere dalle lusinghe di
qualche anziano apparentemente ben informato ed interessato a formare
la mia opinione. Ho sempre rifiutato il ruolo di “carne da cannone” che
molti mascalzoni della sinistra (ma anche a destra non mancano analoghi
esempi) riservano ai giovani, cercando di capire da solo se quanto mi
raccontavano era la verità, oppure era un modo per “caricarmi” ed
utilizzarmi per i loro scopi. Tu, invece, caro compagno, che cosa hai
fatto in tutti questi anni? Quante baggianate hai bevuto, quante
persone hai discriminato o addirittura aggredito perché ti avevano
insegnato che “uccidere un Fascista non era reato” ? Ti hanno sempre
detto che i Fascisti hanno preso il potere con la violenza, uccidendo
centinaia di pacifici uomini del popolo, ma non ti hanno mai parlato
del “biennio rosso”, vero? Non ti hanno detto che subito dopo la
rivoluzione leninista del 1917 in Italia scoppiarono tafferugli e
scontri, voluti proprio dai “rossi” che aspiravano a fare diventare la
nostra amata Patria un Soviet sul modello dell’URSS, con le tragiche
conseguenze sotto gli occhi di tutti… E non ti hanno detto che in
questo periodo, dal 1919 al 1922, i rossi trucidarono più di 850
persone in nome della loro tentata rivoluzione, la maggior parte delle
quali simpatizzanti per il neonato Fascismo! Così come non ti hanno
detto che il numero dei caduti per mano dei rossi superò i duemila, se
si considera anche l’anno 1918, ovvero quando il Fascismo non era
ancora nato. Così come ti hanno raccontato che le squadre Fasciste
furono il braccio armato della borghesia e del padronato, senza però
mai spiegarti come mai il Fascismo, nei suoi primi anni di Governo,
legiferò soltanto a favore della classe lavoratrice e dei meno abbienti
in genere, dando al popolo italiano pensioni,cassa integrazione,
assistenza agli invalidi,sanità e scuole gratuite, colonie estive per i
figli dei meno abbienti…Lo sai, caro compagno, che il lavoratore
Fascista fu il primo al mondo a beneficiare della riduzione della
settimana lavorativa a 40 ore, mentre in tutti gli altri Paesi,
soprattutto nelle cosiddette“democrazie”, i lavoratori avevano un
orario di 48 ore settimanali ? Già…Però mancava la libertà! Almeno così
ti hanno insegnato… C’erano i Tribunali Speciali, le condanne a morte,
mancava la libertà di pensiero…Però nessuno ti ha mai fatto vedere le
nude cifre: venti anni di “dittatura” portarono a “ben”42 condanne a
morte, di cui solo 31 eseguite… E per reati di terrorismo e di sangue
compiuti da individuidi etnia slava, che comportarono morti e feriti
fra la popolazione! Quei “cari” compagni che ti hanno istruito, ti
hanno mai detto quante condanne a morte ci furono in 20 anni nell’URSS
di Lenin e poi di Stalin? Eppure da Stalin prendevano ordini, e si
batterono per fare entrare l’Italia nell’orbita dell’ex URSS… Vuoi un
solo dato, tanto per fare un raffronto? Nei dieci giorni cheseguirono
il 25 aprile 1945, nella sola zona di Torino, corsero alcune voci che
quantificavano in 8000 (ottomila) i “fascisti e presunti tali
”trucidati dalle orde partigiane… La Prefettura di Torino (Prefettura
in mano ai partigiani, naturalmente) emise un comunicato ufficiale per
smentire e sminuire queste cifre: i trucidati non erano 8000 ma
“soltanto”duemila! In dieci giorni… E nella sola zona di Torino! Anche
a volere credere alle cifre “partigiane”, fanno pur sempre 200
uccisioni al giorno, vero compagno? Per non parlare delle altre zone
ancora più cruente, con il famigerato “triangolo rosso” dell’Emilia
Romagna… Come dici compagno? Stai obiettando che i dissidenti venivano
condannati al confino? Sì, certo, nessuno lo ha mai negato… Chi
tramava contro il Fascismo veniva spesso condannato al confino, in
località tipo Ponza, Ventotene, Ustica, Ventimiglia… Tutte località
ancora oggi note per il loro clima mite e per le bellezze naturali… Non
come la Siberia o i Gulag di “papà” Stalin, o le foibe dell’altro
vostro illustre alleato, il Maresciallo Tito…! Non per altro, quando i
tuoi compagni riesumano la follia della violenza Fascista e delle
uccisioni, si devono ridurre a citare il caso Matteotti… Ma anche qui,
come sempre, non te la raccontano giusta, caro compagno. Ormai chiunque
si sia preso la briga di leggere qualche libro sa che Giacomo Matteotti
fu rapito ed ucciso perché aveva scoperto una rete affaristica sulla
gestione del petrolio e dell’apertura di case da gioco, rete che pareva
toccare addirittura la Casa Savoia… Altro che violenza Fascista! Il
cadavere di Matteotti venne poi gettato fra i piedi di Mussolini nel
vano tentativo di fare cadere il suo Governo, e di questo si convinse
persino il suo più feroce accusatore ai tempi del processo, il
socialista Carlo Silvestri, il quale aderì alla RSI dopo avere
visionato i documenti riguardanti i veri mandanti
dell’omicidio…Documenti che, guarda caso caro compagno,scomparvero dopo
il fermo di Mussolini da parte dei tuoi compagni partigiani,
nell’aprile del 1945. Non credi alle parole di un Fascista, compagno?
Allora leggiti il libro scritto dal compagno giornalista de “L’Avanti”
Franco Scalzo: “Il caso Matteotti – Radiografia di un falso storico” –
Edizioni Settimo Sigillo, Roma 1996. Anche all’epoca, caro compagno, ci
furono dei trinariciuti pronti a non credere ai Fascisti… Ed infatti,
il 12 settembre 1924, per “vendicare”Matteotti, i comunisti uccisero il
sindacalista e deputato Fascista Armando Casalini, che spirò fra le
braccia della sua bambina… Ma immagino la tua risposta, compagno, a
proposito di questo episodio: “Mai sentito nominare”. Come dici
compagno? Oltre a Matteotti ti hanno parlato dei fratelli Rosselli e di
Gramsci, che sarebbe morto in carcere nel 1938 grazie ai Fascisti? Bè,
se posso darti un consiglio da “Camerata” a compagno, studiati bene
quali furono le attività dei fratelli Rosselli ed il loro ruolo negli
attentati terroristici anarcoidi degli anni che vanno fra il 1919 ed
il1937… E leggiti meglio la storia di Gramsci, il quale venne sì
arrestato, ma venne anche liberato nel 1934 e graziato nel 1937… Tornò
libero e morì in una clinica privata di Roma, ma non certo a causa
della “violenza Fascista”! Ma se su tutte le cose sopra descritte sei
stato male informato, caro compagno, di quanto sto per dirti non ne
avrai mai e poi mai sentito parlare… E’ troppo imbarazzante per i tuoi
compagni affrontare questo discorso, benché sia tutto abbondantemente
conosciuto e documentato dai tuoi “capi”… Il Fascismo fu solo violenza,
olio di ricino, privazione delle libertà individuali? Ed allora come
mai i tuoi più illustri compagni nel 1936 lanciarono il famoso “Appello
ai fratelli in Camicia Nera”? La decisione di pubblicare il famoso
appello nacque nel clima di sfiducia che pervadeva la dirigenza
comunista in esilio alla metà degli anni 30. Essa si rendeva ormai
conto che il consenso del popolo italiano nei confronti del fascismo
era pressoché totale, anche se oggi te la raccontano molto
diversamente, e che persino le masse operaie ormai appoggiavano il
fascismo in blocco. I comunisti di allora, che conoscevano
perfettamente la situazione italiana, riconobbero ciò chegli ignoranti
di oggi si rifiutano di ammettere... Nel giugno del 1936, sulla rivista
"Stato operaio", la rivista teorica del PCI, i dirigenti comunisti
tentano un primo approccio: "Noi tendiamo la mano ai fascisti nostri
fratelli di lavoro e di sofferenze perché vogliamo combattere insieme a
essi la buona e santa battaglia del pane, del lavoro e della pace.
Tutto quanto noi vogliamo, fascisti e non fascisti, possiamo ottenerlo
unendoci e levando la nostra voce, che è la voce del popolo".
Nell'agosto si arriva a un documento solenne, rivolto ai "fratelli in
camicia nera", che ha come base la riconciliazione tra fascisti e non
fascisti: "Noi proclamiamo che siamo disposti a combattere insieme a
voi e a tutto il popolo italiano per la realizzazione del programma
fascista del 1919 e per ogni rivendicazione che esprima un interesse
immediato, particolare o generale, dei lavoratori e del popolo
italiano". Tra i firmatari dell'appello figurano: Togliatti, Grieco,
Gennari, Di Vittorio, Marabini, Montagnana, Longo, Ciufoli, Lampredi,
Valiani e moltissimi altri. Durante l'Ufficio Politico dell'agosto, e
nel corso del Comitato Centrale di settembre i dirigenti comunisti sono
costretti a riconoscere i risultati conseguiti dal fascismo. Greco
afferma che "Dobbiamo specificare che lotteremo per una democrazia
nuova che tenga conto dell'esperienza fascista."; Montagnana che
"L'attività degli antifascisti, degli stessi comunisti, è pressoché
nulla. Gli elementi attivi sono fascisti" e che "Noi dobbiamo avere il
coraggio di dire che non ci proponiamo di abbattere il fascismo"; Longo
che "Noi siamo dei pigmei e nulla possiamo ancora contro le
organizzazioni avversarie";Ciufoli che "Il PCI, facendo suo il
programma del 1919, colmerà il vuoto che esiste ancora tra noi e le
masse"; Gennari che "L'attività svolta dalle masse nei sindacati
fascisti e i risultati ottenuti dimostrano che già i sindacati fascisti
possono essere uno strumento di lotta contro il padronato e perciò essi
debbono essere considerati comei sindacati operai nella attuale
situazione italiana". Capito compagno? Nel 1936, dopo la conquista
dell’Impero, non eravamo poi così male agli occhi dei tuoi dirigenti!
Addirittura il programma Fascista del 1919 volevano adottare! E non si
proponevano di abbattere il Fascismo, considerando addirittura i
sindacati Fascisti come strumenti di lotta operaia contro i padroni!
Chissà quando è che i tuoi compagni hanno scoperto che il Fascismo era
solo violenza, che fu il braccio armato di borghesi e padroni, che
privava il popolo della libertà… Fino al 1936 (dopo 14 anni di
“dittatura Fascista, compagno, è bene ricordarlo) parevano non pensarla
così… Avrà influito il fatto che l’appello rimase inascoltato dai
Fascisti? Avrà influito il fatto che dopo il periodo delle vittorie
cominciò quello dei sacrifici e delle sconfitte? Tutto può essere, caro
compagno… Tutto, tranne il fatto che i tuoi compagni raccontino le cose
per quello che sono e che furono! Anche nel breve periodo della RSI,
mentre i Fascisti si sforzavano di favorire le classi lavoratrici, i
tuoi compagni erano schierati con i “liberatori”, curiosamente alleati
degli stessi “padroni” che questi compagni dicevano di
combattere…Fascisti Repubblicani che creavano la cogestione e la
socializzazione delle imprese, e comunisti italiani alleati delle
famiglie padronali (una fra tutte: gli Agnelli ), poiché entrambi
sabotavano lo sforzo Fascista per favorire l’invasione della Patria da
parte degli “alleati”… Credi a noi, Compagno… Ti hanno preso per il
deretano per decenni, e tuli hai accontentati, aiutandoli a prendersi
il potere, ad uccidere quanti, come noi, potevano sbugiardarli ed
inchiodarli alle loro responsabilità. Ti hanno fatto diventare
“partigiano” per difendere i loro interessi e le loro trame con Mosca,
gli USA e gli industriali italiani. Ti hanno convinto a continuare ad
uccidere anche dopo la guerra, fino agli anni 50 almeno, per paura che
qualcuno potesse un giorno tornare per smascherarli e dare a loro
quello che meritavano… E ti hanno educato all’odio per quelli come noi
sempre per lo stesso motivo: il sacro terrore di doverla un giorno
pagare. Negli anni 70 hanno trovato una generazione facilmente
malleabile, e l’hanno mandata in piazza a scannarsi con altri giovani
come loro,“colpevoli” di conoscere la verità… E tu compagno hai
sfondato il cranio a colpi di chiave inglese a sedicenni come Sergio
Ramelli, hai bruciato vivi i fratelli Mattei nel rogo di Primavalle a
Roma, perché ti avevano detto che uccidere i Fascisti (ed i loro figli,
in questo caso) non era reato, hai “sprangato e spesso ammazzato dietro
loro ordine ed incitamento, mentre loro si godevano le prebende
parlamentari… Non è ora di aprire gli occhi, compagno? I documenti ci
sono tutti, basta sapere cercare e sapere leggere… Un ultimo esempio
prima di salutarti? La prossima volta che qualche vecchio assassino ti
inviterà a celebrare il suo 25 aprile, o la prossima volta che qualcuno
di loro ti parlerà degli “eroi” partigiani“trucidati” dai Fascisti,
sbattigli sotto il grugno una copia della Sentenza del Tribunale
Supremo Militare del 26 aprile 1954… In essa, senza ombra di dubbio,
troverai scritto che i militari della RSI erano legittimi combattenti
belligeranti a tutti gli effetti, nonché rappresentanti di uno Stato
riconosciuto ed operante… E troverai scritto anche che i cosiddetti
“partigiani” non avevano alcun titolo legale per essere definiti
“belligeranti”… In altre parole, militari legittimi contro banditi in
borghese che sparavano a tradimento. Questo è scritto in una Sentenza
di un Tribunale della Repubblica Italiana,scritta ben 9 anni dopo la
caduta del Fascismo. Come dici compagno? Non ne avevi mai sentito
parlare? Al partito non te lo avevano mai detto? Lo so compagno, lo so…
Pierangelo CAIROLI