domenica 5 luglio 2015

LONDRA SPUTTANA PRODI, QUASI TUTTA LA STAMPA ITALICA CENSURA LA NOTIZIA: MORTADELLA E’ STATO PER UNA VITA AL SERVIZIO DEL KGB. ECCO I DOCUMENTI

Londra smaschera Romano Prodi: “Collaborava con i servizi sovietici” La vituperata commissione parlamentare d’inchiesta Mitrokhin istituita nel 2002 per indagare sui rapporti tra i servizi segreti sovietici e i politici italiani sta rifiorendo a Londra. Dove sono stati depositati gran parte dei documenti raccolti in Italia e sono state rese pubbliche, senza troppi distinguo, le accuse contro Romano Prodi. Il tutto all’interno di quella che gli inglesi considerano l’inchiesta (inquiry) del secolo: quella che indaga sull’uccisione con il polonio radioattivo dell’ex colonnello russo del Kgb e del Fsb Aleksandr Litvinenko, avvenuta nel novembre del 2005. L’«inquiry» è un procedimento speciale in cui il giudice dell’Alta Corte sir Robert Owen ha pieno accesso ai segreti di Stato; è stata disposta dal Guardasigilli inglese per investigare sulle responsabilità del governo russo e dei suoi servizi segreti in questo omicidio. L’AUDIO-INTERVISTA Gli inglesi hanno desecretato anche l’audio-intervista del 2004 concessa alla commissione dall’ex spia e ne hanno pubblicato una traduzione sul sito della «Litvinenko inquiry». Uno dei temi del colloquio è la famosa seduta spiritica a cui l’ex premier avrebbe partecipato durante il sequestro da parte delle Brigate rosse di Aldo Moro e in cui uno spirito avrebbe indicato alcuni toponimi. «Uscirono Bolsena, Viterbo e Gradoli» disse Prodi alla commissione Moro nel 1981. «Nessuno ci ha badato: poi in un atlante abbiamo visto che esiste il paese di Gradoli. Abbiamo chiesto se qualcuno sapeva qualcosa, e, visto che nessuno ne sapeva niente, ho ritenuto mio dovere, anche a costo di sembrare ridicolo, come mi sento in questo momento, di riferire la cosa». Ma Gradoli era anche la via in cui si trovava uno dei covi utilizzati dai sequestratori del presidente della Dc. Grazie all’inchiesta londinese possiamo leggere l’opinione di Litvinenko sulla versione di Prodi (la traduzione è quella letterale dell’interprete): «Primo o lui è stato di persona in questo appartamento, poi poteva avere questa informazione da testimoni, ma questo è poco probabile non penso che i terroristi lasciano i testimoni vivi. Oppure poteva avere l’informazione direttamente da persone che hanno commesso questo crimine, oppure lui ha ricevuto questa informazione dal Kgb che aveva l’intenzione di spingerlo sopra nella carriera e hanno dato, hanno regalato, presentato a lui questa informazione per tenerlo in seguito come un ostaggio da questa informazione». In pratica Litvinenko sostiene di non credere che l’ex presidente della commissione europea abbia saputo l’indirizzo del covo da un fantasma, ma che è molto più probabile che quell’informazione l’abbia ricevuta dai servizi segreti sovietici. Nello stesso capitolo Litvinenko parla anche dei rapporti della Olivetti di Carlo De Benedetti con l’Unione sovietica. Dopo qualche mese i giornalisti di Repubblica (edita dallo stesso De Benedetti) raggiunsero Litvinenko a Londra per raccogliere questa chiosa: «Osservai soltanto che, se volevano (quelli della Mitrokhin ndr) il mio parere di esperto, era poco credibile che Prodi avesse appreso la notizia durante una seduta spiritica e che sicuramente il Kgb aveva seguito il sequestro provando ad acquisire informazioni. Io non avevo e non ho nessun tipo di prove su Prodi». Ma per il consulente della Mitrokhin, Mario Scaramella, ex giudice onorario ed esperto di pirateria nel Corno d’Africa, c’è differenza tra le dichiarazioni alla commissione e quelle più prudenti a Repubblica: «Le prime furono audio registrate le seconde solo appuntate su un block notes». Eppure nel libro-intervista realizzato con Marco Damilano («Missione incompiuta»), Prodi ha seppellito il lavoro della Mitrokhin con queste parole: «L’assurdità delle accuse venne presto dimostrata, ma mi resta ancora oggi da capire chi ha sostenuto le ingentissime spese che sono state necessarie per imbastire documenti e testimonianze false in giro per il mondo». Ora questi documenti e queste testimonianze «false» sono state pubblicate su un sito governativo inglese alla voce «prove». Scaramella a Londra ha collaborato su base volontaria, gli inquirenti gli hanno riservato due udienze pubbliche e il 27 marzo scorso il giudice Owen gli ha fatto recapitare il suo ringraziamento personale per «l’utile» collaborazione. Sarà per questo che i Queen’s counsels, gli avvocati della regina, il 18 marzo scorso, hanno ricostruito in aula il suo curriculum e le vicende che gli sono costate diversi guai giudiziari in Italia, senza mettere in dubbio la sua versione. Scaramella nella Mitrokhin era l’esperto con delega al reperimento delle prove all’estero e alla gestione dei contatti con gli ex ufficiali del Kgb, Litvinenko compreso. Dalla sua viva voce ha raccolto in due anni 120 pagine di testimonianza scritta, una trentina di ore di file audio e due ore di videoriprese. Tra i file consultabili sul sito dell’«inquiry» ce n’è uno del 13 febbraio 2004, siglato «lug000092», in cui si legge: «Io (Litvinenko ndr) chiedo che questa informazione rimanga confidenziale siccome l’ho ricevuta da un ufficiale di alto rango del Fsb (…) e lui potrebbe essere ucciso come traditore. Tra le cose che mi ha rivelato c’è che Romano Prodi, il presidente della Commissione europea, è una persona legata al Kgb». L’informazione l’avrebbe ricevuta il 20 settembre del 2000, prima di fuggire in Italia per raggiungere il fratello Maksim. La fonte di Litvinenko lo sconsigliò di andare in Germania e Italia dove c’erano molti ex agenti di Kgb «nel governo di quei paesi e avrebbero dato una mano a punirlo». L’ex colonnello chiese chi fossero quegli ex agenti nei posti chiave e l’interlocutore rispose: «Ti dirò giusto il nome di uno dei nostri che in questo momento è il presidente della commissione europea e si chiama Romano Prodi: questa informazione è abbastanza per te? (…) In Italia il Kgb collaborava con lui per questioni altamente confidenziali, perciò io non andrei in Italia per nessuno motivo». La fonte era Anatoly Trofimov, vicedirettore dell’Fsb, capo dell’ufficio moscovita. Morirà due anni dopo, nel 2006, in circostanze non del tutto chiarite. Scaramella ha depositato a Londra anche una lettera di scuse dell’ex colonello del Kgb Oleg Gordievsky, che lo aveva coperto di insulti in un’intervista a Repubblica: «Le mie parole furono male interpretate e tradotte in modo errato in lingua italiana» si legge nell’epistola. Gordievsky rilasciò anche un’intervista all’ex presidente della commissione Mitrokhin Paolo Guzzanti dai contenuti espliciti: «Quando ero a Mosca fra la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta, Prodi era popolarissimo nel Kgb perché era più o meno sempre pro Unione Sovietica. Il Kgb non arruolava mai iscritti al partito comunista perché era proibito, ma sempre persone orientate a sinistra non comuniste, con una predilezione per i professori universitari e coloro che potevano orientare l’opinione pubblica». Gli inquirenti inglesi hanno posto diverse domande su Prodi a Scaramella. Il 25 febbraio l’avvocato della regina si è rivolto così all’ex consulente napoletano: «Abbiamo visto un po’ del materiale raccolto durante le indagini della commissione in base al quale Prodi sarebbe stato un agente della Federazione russa. È corretto?». Scaramella ha inizialmente tergiversato («questa è una parte sensibile del lavoro che abbiamo condotto»), ma nell’udienza successiva ha risposto: «Litvinenko presentò questa come l’informazione più importante in suo possesso, tanto da dire: “Stop, ora fuori gli interpreti. Io devo spiegarle perché sono un po’ timoroso per questa collaborazione con l’Italia. La ragione è questa”. E poi, un po’ per volta, mi diede altre informazioni». Nell’aula della gotica Royal courts a pochi passi da Trafalgar square l’esiliato ceceno Akhmed Zakayev ha dovuto ammettere di essersi inventato pesanti accuse contro Scaramella e l’ex istruttore di lingue del Kgb Evgheniy Limarev, vecchia fonte di Repubblica («probabilmente da prima di conoscere Scaramella» ha ammesso Limarev), non ha potuto negare l’invio di documenti riservati alla commissione. IL GIUDIZIO Al termine delle udienze pubbliche abbiamo chiesto agli inquirenti un giudizio su Scaramella. Mike Wicksteed il responsabile dei rapporti con la stampa della «Litvinenko inquiry» ci ha risposto così: «Non possiamo fare commenti sulle dichiarazioni di un testimone. Per giudizi di questa natura bisognerà aspettare fino a quando il presidente della corte depositerà il suo rapporto a fine anno». Nel frattempo i documenti e le «false» testimonianze della Mitrokhin su Prodi sono diventate di pubblico dominio sul sito governativo. Senza alcuna censura. Tuttavia Prodi non ha perso il gusto per la battuta e in «Missione incompiuta» ha bofonchiato: «L’affare Mitrokhin è stata una vicenda (…) assurda, tanto che Vladimir Putin (ex 007 sovietico ndr) mi disse ridendo: “Avresti dovuto dirmi che eri del Kgb: avremmo potuto fare un sacco di cose assieme”». Forse per recuperare il tempo perduto nel 2013 lo stesso Putin ha scelto, un po’ a sorpresa, Prodi come consulente del Cremlino per il G8 di Sochi.

venerdì 1 maggio 2015

Maledetto 25 aprile, una vile plebaglia ha celebrato l’avvilimento della Patria

di Ernesto Micetich Sono passati giá alcuni giorni da quel cancrenoso bubbone graveolente d’infame tradimento che insozza la sacralitá del mese di aprile nel quale il padre Romolo aprí il solco ieratico e sbocció l’eterna divinitá romana e le nostre cittá si ripuliscono dal ricordo sgradevole di quell’indecente turba di vile plebaglia impozzangherata di mortiferi vessilli partitici, stracci multicolori e bandiere straniere che ha celebrato l’avvilimento della Patria, la massima umiliazione sopportata dalla nostra nazione, quando delle ignobili paludi di opportunismo e spiritualitá incarognite nell’immondo odio per l’Italia hanno lordato la gloria di una sconfitta onorevole tramando con il nemico e complottando per consegnarla inginocchiata e legata mani e piedi alla criminale diabolicitá di quei maledetti poteri che la stanno distruggendo. Ed eccolo il frutto del 25 aprile, eccolo il “fiore del partigiano morto per la libertá”. Siamo un popolo governato da immondi personaggi che non abbiamo eletto e che se vogliamo dirla tutta hanno meno legittimitá democratica dello stesso Mussolini e agonizziamo sotto la tirannia di un sistema oppressivo in confronto al quale dubito che la stessa dittatura fascista avrebbe potuto fare di peggio, visto che addirittura gli artigli della burocrazia perennemente assetata di soldi italiani (che non servono a migliorare il paese, ma ad alimentare la cancrena degli scellerati privilegi politici oltre che ingozzare l’interminabile parassitume africano insieme ai papponi dell’accoglienza) si insinuano nell’intimitá domestica al punto da intorbidare perfino il sacro istinto di solidarietá familiare, ostacolando un gesto semplice della vita quotidiana quale quello di un genitore che aiuta economicamente suo figlio. Ecco da un articolo su Today del 10 febbraio 2015 < Quando un genitore aiuta economicamente il proprio figlio, spesso avviene “donando” denaro in contanti. Ebbene, da quando è entrato in vigore il “redditometro” “, un consiglio: fate attenzione. Ad un contribuente, infatti, l’Agenzia delle entrate ha chiesto accertamenti sostenendo che le somme in uscita per il pagamento di finanziamenti e altro, erano indici “di scostamenti di reddito” non giustificati dalle normali entrate di cui lui era titolare. In un successivo ricorso avanti una Commissione Tributaria Provinciale, attivato a seguito del ricevimento di una cartella dall’Agente di riscossione esattoriale con gli importi rettificati e le relative sanzioni applicate, il contribuente eccepiva che buona parte delle somme ricevute, oggetto di contestazione, erano solo un aiuto economico ricevuto da suo padre. Prendendo ad esempio questo ennesimo caso di contestazione di “somme non giustificate” il mio consiglio è di ricevere le somme da un genitore solo sul proprio conto corrente con una tracciabilità completa dell’operazione finanziaria, non utilizzando mai il contante per non incorrere nella facile azione di accertamento che l’Agenzia delle Entrate può intraprendere. Con il “redditometro”, infatti, vige la presunzione che le somme in contanti o accrediti di stessa natura sui conti bancari/postali siano indizio di presumibile “evasione” se non supportati da idonea documentazione probatoria che solo la tracciabilità dell’origine da cui perviene detta somma ( ndr bonifici, assegni, ecc.) può “facilmente” confutare >. E dopo aver letto questa notizia ancora pensate di vivere in uno stato democratico non dispotico e garante delle libertá individuali? Ma siete veramente cosí idioti da crederlo? Questa é una dittatura che si regge su un lavaggio del cervello capillare, uno stillicidio che comincia dall’infanzia e prosegue con l’artiglieria dei mezzi di comunicazione di massa, con la manipolazione delle informazioni, con lo spregevole trucchetto delle contestazioni pilotate ad arte per illudere i fessi di vivere in un sistema pluralista… un regime perverso e carogna che ha trasformato il cittadino in un cagnoletto di Pavlov come é facile e deprimente constatare vedendo l’immenso stuolo degli imbecilli che vagano come sonnambuli nel limbo di un’esistenza mentecatta ripetendo le filastrocche menzognere con le quali la degenerata e traditrice cosca politica coonesta il peggior crimine possibile che sta perpetrando contro la nostra Patria, ovvero svilire l’elemento umano italiano e sostituirlo con un ignobile guazzabuglio di popolazioni artificiosamente messe insieme dai quattro angoli del pianeta… “Pagheranno le nostre pensioni!”  – “Aumentano il pil!”  ragliava l’ebetume immigrazionista e adesso che queste idiozie sono state frantumate dalla realtá, allora ecco che il parassitume allogeno violento e mendicante proveniente dall’Africa diventa nella mente marcia dei babbei umanitari lo stuolo dei < poveretti che fuggono dalla violenza >. Pertanto, se il fascismo l’olio di ricino lo faceva bere, a questi deficienti il sistema lo versa direttamente nei loro cervellacci bacati… e il risultato é lo stercorario entusiasmo di mentecatta idiozia con la quale applaudono e difendono la loro stessa morte in quanto pur sempre italiani e camminano gioiosamente verso l’abisso dell’estinzione sorridendo beotamente a coloro che si stanno accomodando in casa nostra, ai predatori d’Italia. Ma i piú ignobili, piú della feccia immonda di rinnegati della Patria che gioisce al naufragio dell’Italia in questo apocalittico oceano di funesto e guazzabugliesco stranierume, siamo noi che rimpiangiamo il tempo beato nel quale per le strade fioriva la laboriositá del nostro popolo e uscire di casa era bello perché eravamo solo tra di noi e questi elementi che oggi rovinano il nostro spazio sociale non erano che stravaganti immagini di lontani capannumi alla periferia della civiltá portate nelle nostre case dalla televisione; noi che amiamo la Patria, siamo orgogliosi della nostra preclara identitá italiana che ha dato tanto al mondo e non vogliamo vederla sprofondare nella palude allogena… noi siamo ignobili e degni di disprezzo anche piú delle canaglie che stanno regalando la Patria allo straniero perché ci comportiamo come un miserabile gregge di codardia che rugge su internet, lotta sulle tastiere dei computer, sbraita con gli amici…e basta… Noi non difendiamo questa nostra Italia che muore per la nostra passivitá piú che per gli attacchi della mandria immigrazionista e con dolore e profondo sdegno dobbiamo ammettere che questa accorata sentenza carducciana < la nostra patria é vile >… é piú che mai vera oggi, in questa grigia attualitá nella quale permettiamo a un abietto carognume di politicanti spregevoli di distruggerla rovinando le nostre vite e obbligandoci a convivere con gente straniera arrogante di una prepotenza selvaggia consona probabilmente ai loro tuguri natali, ma non alla dignitá della nostra millenaria nazione. Articolo finale per comprendere bene in che acquitrino di barbarie ci hanno fatto sprofondare e la vigliaccheria con la quale ormai ci lasciamo soggiogare da questi predoni stranieri. Il Resto del Carlino <>. Ecco i risultati di aver aperto le frontiere a tutti i popoli della terra indotti a tale crimine dall’ebete principio dell’uguaglianza universale e decenni di idiota educazione umanitaria e pacifista. In altri tempi altro che denunce, ci sarebbero stati i vespri riminesi a contendere la gloria a quelli siciliani … e insieme a loro sarebbero stati cacciati anche i delinquenti immigrazionisti che ci hanno messo in casa questi bubboni di barbarie e che sono i veri responsabili di tutte le loro malefatte… Una notizia che fa capire bene inoltre quanto sia fuorviante e indegna l’analogia tra i nostri emigranti e questi primitivi che andiamo pure a salvare in mare, come se le loro vite fossero piú importanti di quelle dei nostri compatrioti che si suicidano o peggio ancora, non nascono nemmeno e, visto che il fetore del 25 aprile ancora si sente, vi diró che per quanto mi riguarda se proprio era destino dell’Italia finire in mani straniere… mille volte meglio sarebbe stato lasciarla ai tedeschi… e che voi politici da strapazzo, pieni di soldi da fare schifo e che grassi di vitalizi e privilegi giocate a fare gli umanitari con gli africani mentre il popolo italiano é alla fame, meritate di fare una fine peggiore di quella di Mussolini. Ernesto Micetich

domenica 26 aprile 2015

25 aprile, Pansa attacca retorica e falsità della Resistenza

di Tano Canino. Giampaolo Pansa si arrabbia, ma pure si diverte. In realtà, non ci sta a guardare silente la marea montante di conformismo celebrativo in atto in prossimità di quest’altro 25 aprile. Tutta la sinistra strombazza. La sinistra comunista di ieri (residui), quella intellettuale e radical-chic (altri residui), quella acchiappatutto di Renzi e dei suoi supporter (un fiume in piena): tutti li a celebrare. A sorridere e ricordare e pure cantare (tipo la Boldrini). Ancora oggi stanno così: abbarbicati ad una data che è ormai una zattera. Zattera galleggiante in un mare di menzogne, di omissioni e di falsità raccontate per decenni. Un intero paginone di “Libero” serve perciò appena all’ottantenne giornalista e scrittore piemontese per ribadire quanto già spiegato nei suoi scritti più famosi e controversi sul tema: “Il Sangue dei Vinti” e “La Grande Bugia“. Scritti che ne hanno decretato una sorta di ostracismo, naturalmente democratico (non sia mai!) dal consesso dei resistenti in servizio permanente effettivo. E ciò semplicemente, per aver detto la verità sui crimini e sulle ottuse violenze pianificate con cieca obbedienza durante quella primavera di sangue di 70 anni fa. Le falsità della Resistenza Così incrocia di nuovo la penna, Giampaolo Pansa contro quello che definisce “un mare di retorica, uno tsunami strapieno anche di bugie dettate dall’opportunismo politico”. E che sia davvero così, ci vuol poco a capirlo, nota lo scrittore di Casale Monferrato. Basta dare un’occhiata, rileva, ai giornali di questi giorni: “È da un decennio che studio e scrivo della nostra guerra civile. Ma non avevo mai visto il serraglio di oggi. Una fiera dove tutto si confonde. Dove imperano le menzogne, le reticenze, le pagliacciate, le caricature. È vero che siamo una nazione in declino e che ha perso la dignità di se stessa. Però il troppo è troppo.” Così eccolo a snocciolare, per esempio, tutta una serie di fatti, di eventi, di verità che stridono e non poco con la elegiaca e romantica visione della Resistenza in onda in queste ore a reti unificate. Un servizio che Pansa probabilmente sente di dover rendere anzitutto alla sua coscienza di uomo libero, ma anche a tutti noi. Noi che non ci sogniamo neppure di sorbirci la sbobba nauseante delle “radiose giornate”.

mercoledì 22 aprile 2015

Boldrini e le sirene umanitarie, fastidiosa e immonda litania buonista

di ERNESTO MICETICH Ormai é fuor di dubbio che viviamo in una pozzanghera di stigia perfidia nella quale frammisto al dolore lancinante della miseria, della privazione che flagella ogni anno che passa sempre piú famiglie italiane, dobbiamo purtroppo sopportare anche l’oltraggio di quella fastidiosa e immonda litania buonista che piagnucola continuamente per le sventure non degli ultimi del nostro popolo, ma dei remoti del pianeta, cioé di quelli che arrivano da migliaia di chilometri e ancor piú lontane distanze culturali ed inoltre dover soggiacere al nugolo tenebroso di principi dispotici che esigono pure il rigoroso rispetto di un balzano galateo etico per il quale non deve interessarci se il nostro compatriota muore di fame, se il vicino dorme per strada o il nostro amico si suicida perché é disperato dalla mancanza di lavoro, ma di riservare solo agli estranei di altri popoli il sentimento della nostra pietá a dimostrazione che ormai per nostra disgrazia la Patria é precipitata in un perverso mondo che sembra impossibile che possa esistere sul serio…<> (Ferdinando Fontana)… e invece purtroppo é cosí! E che questa farsa di stato non sia nemmeno piú una repubblica fondata sul lavoro ma un mattatoio genocida del popolo italiano governato dal principio mentecatto e criminale dell’assistenzialismo al parassitume allogeno che ci costa ancor prima di funestare l’Italia con la sua dannosa presenza sia in termini economici che di prestigio nazionale con l’avvilente spettacolo quotidiano delle nostre navi militari declassate alla misera funzione di traghettatrici degli invasori, ne abbiamo avuta un’ulteriore dimostrazione proprio di recente da uno dei tanti cicalecci esalati di continuo dal bubbone infezioso della scellerata casta politica. Ecco infatti Laura Boldrini, la stessa che pur essendo giá la terza carica dello stato aveva illuminato il suo disinteresse per quello che dovrebbe essere il suo popolo dichiarando di non “immaginare” (perché per questa gente evidentemente lo spazio sociale nel quale vivono le persone comuni é una dimensione sconosciuta da percepire esclusivamente attraverso l’immaginazione e da depredare affidandosi al maligno servilismo ben razionale dei burocrati) la grave crisi economica nella quale agonizzavano giá due anni fa milioni di italiani (ve lo ricordate? Cronache Maceratesi 6 aprile 2013 Laura Boldrini abbraccia Civitanova. “Non immaginavo l’Italia cosí povera. < Non immaginavo che in Italia oggi ci fosse tanta povertá, tanto bisogno delle cose essenziali>) e ci aveva fatto capire di condurre inoltre un’esistenza beatamente comoda in quella verminosa Versailles dove galleggia la cafonesca masnada dei nobilucci della plutocrazia mondialista che ovattata dai privilegi del denaro non sente il “grido di dolore” e i gemiti funebri che s’innalzano lugubri e disperati dalla societá italiana, in questi giorni ha pontificato ancora per dare, tanto per cambiare, un suo ulteriore contributo a quello che sembra essere l’unico maledetto scopo della sua vita: distruggere l’Italia sommergendola in un diluvio di stranieri. E anche questa volta, rovistando in quella bislacca cianfrusaglia di parole gettate a vanvera che poi non é altro che il solito politichese con il quale la parte piú abietta della nostra nazione finge di comunicare qualcosa al popolo, appare un fioco barlume di iridescente veritá…(Imola Oggi 14 aprile 2015) < Non è una migrazione economica, chi vuole lavorare va nel Golfo. Chi viene qui fugge da una storia di guerra e violazione dei diritti > che splende gloriosamente una volta purificata dalla solita scoria retorica sui “poveretti che fuggono da…“ (i poveretti siamo noi che ce li mettiamo in casa)… SONO DEI PARASSITI CHE VENGONO A MANGIARE A SBAFO IN CASA NOSTRA! Quindi prima la scusa per farci invadere era che gli immigrati lavoravano per noi, sollevavano il pil e avrebbero pagato le nostre pensioni e adesso che questa favoletta delle prospere sorti economiche giá non regge perché a quell’idiota e torbida menzogna esalata dal chiacchierume fetido di tradimento dei babbei immigrazionisti ha risposto la realtá, allora ne hanno inventata un’altra secondo la quale l’Italia deve trasformarsi da gloriosa e meravigliosa nazione a letamaio di “profughi” africani e considerare pure come “progresso”, tanto per aggiungere al danno enorme una beffa ancor maggiore, questo sprofondamento nella peggior decadenza possibile. E noi popolo idiota ancora diamo retta a questa ripugnante casta politica che gioca a emulare san Francesco ma con stipendi da molte migliaia di euro, auto blu, vitalizi e privilegi principeschi schifosamente eccessivi e ha l’arroganza di esigere che l’italiano bisognoso si rassegni a veder scivolare la propria vita aspettando ad esempio le calende greche prima di riuscire a scalare la montagna dei morti di fame allogeni e vedere aperta la porta di una casa popolare ! Guillaume Faye “L’archeofuturismo” (Imola Oggi 18 aprile 2015)< crisi continua a mietere vittime. Tra il 2012 ed il 2014, infatti, sono raddoppiati i suicidi per motivi economici: in 439 si sono tolti la vita schiacciati da debiti, fallimenti, licenziamenti e disoccupazione, 201 nel 2014 in salita rispetto ai 149 del 2013 e agli 89 del 2012. E se il 45% sono imprenditori e titolari di aziende, il 42% sono disoccupati mentre aumenta il malessere giovanile che porta al 5,5% il numero di suicidi di chi ha tra i 25 e i 34 anni, il 4% solo nel 2014, e all’1,4% quelli di chi ha meno di 25 anni (era 0 nel 2012).>>> E voi pensate ai profughi? FATE SCHIFO! << Le case d’Italia son fatte per noi>> cantavano nel Risorgimento i nostri Padri con i cuori pervasi di sacro furore guerriero. Vedessero adesso a chi vanno le avrebbero lasciate agli austriaci. E purtroppo ormai non dobbiamo solamente tollerare che gli alloggi “popolari” vengano assegnati in percentuali sempre maggiori agli intrusi, ma addirittura un’iniziativa politica (che prima o poi sará superata da altre perché tanto a questo schifo non c’é mai fine) che nella drammatica situazione nella quale si trova il popolo ITALIANO avrebbe dovuto essere ricevuta con sdegno rivoluzionario e aver fatto suonare il primo rintocco di libertá per noi e pertanto di morte per questo turpe sistema che é, lo ripeto nuovamente, il piú viscido e pericoloso nemico mai avuto dalla nostra Patria in tutta la sua millenaria storia. P ensate al grave momento che stiamo vivendo, alle difficoltá, privazioni che dilaniano la vita di milioni di nostri compatrioti… ed ecco quello che si é inventato questo stato demoniaco in un articolo del Giornale del 23 febbraio 2015 che prende spunto da una proposta demenziale di un vescovo, cioé del rappresentante di un’altra mostruosa bestia avversa all’Italia e favorevole alla sua distruzione infettandola con la pestilenza immigratoria… “Ospitate i profughi nelle vostre case” << La proposta non è nuova: vi diamo novecento euro al mese e in cambio ospitate a casa vostra un profugo. Era l’ultimo settembre quando Ignazio Marino abbracciò, entusiasta, la proposta del Viminale, trovatosi a far fronte all’emergenza immigrati: trenta euro al giorno per aprire la porta al rifugiati. Soldi pagati dallo Stato, cioè da noi, corrispettivi di quanto costerebbe mantenere un ospite in una struttura ad hoc. E oggi, a mesi di distanza, la situazione è ancor più grave: decine di barconi e migliaia di profughi sono arrivati – e arriveranno – in Italia. I centri d’accoglienza, in tilt, strabordano di clandestini. Così l’ingegno prova ad aguzzarsi per trovare qualche raffazzonata soluzione. Soluzione che non può essere certo questo “affitto”. (…) Tra le tante città del settentrione chiamate dal Ministero dell’Interno ad accogliere gli immigrati in fuga c’è Mondovì, comune di oltre 20mila abitanti in provincia di Cuneo. Nella Granda, nei prossimi giorni, ne arriveranno più di trecento, che andranno a fare compagnia a chi – da tempo – è già ospite nei vari centri dislocati sul territorio, ormai al collasso. La Prefettura della città piemontese ha così sondato la Diocesi di Mondovì, che però non ha più le risorse per dare un tetto agli immigrati: le strutture parrocchiali sono tutte al completo. Così, senza più sapere dove sbattere la testa, il vescovo Luciano Pacomia ha lanciato un appello alla comunità, invitando le famiglie ad ospitare in casa i profughi: “Sarebbe un gesto importante e utile. Le pratiche per l’accoglienza verrebbero gestite dalla Caritas, che si occuperebbe di fare da tramite con la Prefettura e di stipulare i contratti”. Rimettersi alla solidarietà degli italiani (in questo caso dei monregalesi) pare ormai essere l’unica soluzione.>>. Avete visto dunque quanto é generoso lo stato nello spendere per gli allogeni i soldi strappati con gli artigli del fisco dalle tasche degli italiani e buono di cuore il vescovo che ci propone altrettanto facendo leva sulla solidarietá degli italiani che ovviamente deve riguardare solamente i “profughi” visto che ormai, come dicevo all’inizio, in questa strampalata societá alla rovescia il prossimo sono loro (sicuramente nelle nuove versioni del vangelo Gesú Cristo non dirá piú <> ma <>) e non i nostri connazionali che possono continuare a dormire per strada insultati nella loro dignitá di cittadini (ma sul serio, non nella ridicola accezione attuale del termine che é stata truffaldinamente ampliata fino a diventare un sinonimo di “chiunque”) dal menefreghismo di quello che dovrebbe essere lo Stato e invece é solo lo stato, cioé una nauseabonda eggregora di spregevoli animacce che di loro non si preoccupa minimamente e addirittura li maramaldeggia come se fosse un ignobile signorotto manzoniano. E infatti, emblematico della sua funesta natura di persecutore spietato degli italiani ecco questo squallido episodio documentato dal Mattino del 10 giugno 2013, nel quale si osserva come la sua malefica presenza non costituisca altro che un ulteriore dramma nella giá tragica vita di questi nostri poveri compatrioti. “L’auto è diventata la loro casa non è assicurata: gliela sequestrano” <> frasuccia finale <>… ma solo se sei un poveraccio italiano…

domenica 19 aprile 2015

25 aprile una data che divide un paese già diviso

Mi rendo conto che il 25 Aprile non è proprio vicino, ma ho deciso di ripetere l’invito fatto lo scorso anno per dare la possibilità a chiunque la legga di avere le motivazioni e le conoscenze per rifletterci su-. Lino Adamo 25 aprile una data che divide un paese già diviso Ho cercato di informarmi con tutti i mezzi a mia disposizione di Destra, di Sinistra o di Centro non importa, per comprendere perché il 25 aprile è una data che fraziona un paese già diviso. La Resistenza italiana (ma detta anche Resistenza Partigiana), fu l’insieme dei movimenti politici e militari che in Italia dopo l’8 settembre 1943 si opposero al nazifascismo. Il periodo documentato in cui il movimento fu attivo, comunemente indicato come “Resistenza”, termina nei primi giorni del maggio 1945, durarono quindi 20 mesi circa. La scelta di ricordare il 25 aprile 1945 fa riferimento alla data dell’appello diramato dal CLNAI per l’insurrezione armata sella città di Milano, sede del Comando Partigiano dell’Alta Italia. Invece di unire tutti gli italiani il 25 aprile inteso come festa della liberazione dal nazifascismo, continua a frazionare. Bisogna prenderne atto, non è diventato solida memoria collettiva dei suoi cittadini, perché? La festa del 25 aprile fu decisa nel 1946 dal premier democristiano Alcide De Gasperi, dietro la spinta poderosa del comunista Giorgio Amendola, dirigente pci e allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sono anni che questa data viene brandito come una clava contro “qualcuno” ovvero contro il nemico di turno, che fino a ieri era Berlusconi. La data del 25 aprile, che avrebbe dovuto simboleggiare la festa della libertà, è diventata sempre di più una festa di parte e un ulteriore motivo di scontro tra fascisti e antifascisti, comunisti e democristiani: è lo spirito di divisione che ci portiamo dietro da secoli. Le grandi date, quelle che diventano sangue e carne di una nazione, non si possono imporre per decreto, ma si riconoscono dall’emozione e dal tormento che evocano. La Francia ha il 14 luglio, l’America il 4 luglio, il 12 ottobre la Spagna, sono tutte feste nazionali dove tutti si fermano e le festeggiano uniti sotto le proprie istituzioni, nessuno pensa che siano feste di parte o di divisione e nessuno le rivendica, ma tutti si sentono orgogliosi di far parte delle proprie nazioni in questi giorni di festa. In Italia invece da 67 anni il 25 aprile divide le persone, non le unisce perché? Il fascismo volendo rafforzare l’identità nazionale inventò la storia della “gloria militare perduta” e riempì il calendario di feste nazionali che, però erano tutte feste di regime. Feste che la Repubblica ha abolito senza trovarne una valida per tutti. Nel 25 aprile c’è ancora un sedimento di ideologia e retorica. E’ giusto riconoscere alla Resistenza i meriti che ha; ma senza attribuirne quelle che non ha. Il 25 aprile sa ancora di cellula di partito: risente dell’egemonia comunista che servì al pci per prendere parte alla spartizione del potere finita la guerra. Vorrei ragionare con voi sui tanti perché questo 25 aprile divide e non unisce, senza parlare di partigiani o di fascisti durante la guerra. Non mi interessa quello che hanno fatto i fascisti o i partigiani, non mi interessa perché chi pensa che i fascisti siano tutti bravi continuerà a pensarlo, chi pensa che siano tutti cattivi continuerà a pensarlo, chi pensa che erano sia buoni che cattivi idem, stessa cosa per i partigiani, quindi perché il 25 aprile divide e non unisce? A mio avviso è ancora una volta colpa della politica italiana che dal 46 ad oggi, con motivazioni diverse, ha voluto questo fino a tangentopoli, correggetemi se sbaglio, il 25 aprile era una festa nazionale che però era snobbata da molti partiti politici (DC PRI PLI PSI) ricordo che da bambino nei cortei del 25 aprile vedevo solo bandiere del pci, bandiere tricolore o bandiere di altri partiti politici. Questo ha fatto sì che detta festa si alterasse in una festa privata e non più nazionale. Prima di tangentopoli una grossa parte politica italiana non aveva interesse a prendere parte alle celebrazioni del 25 aprile per motivi loro (giusti o sbagliati non lo so) con tangentopoli cambia completamente lo scenario politico italiano. La destra e la Lega con Berlusconi vanno al governo e da quel momento, sempre per interesse politici si sono accese le polemiche sul 25 aprile. Chi dal 1946 ha sempre festeggiato detta festa (pci) non voleva che alla suddetta festa potessero parteciparvi altri che non fossero loro specie se facenti parte della Lega, AN o FI. Da tangentopoli ad oggi questo accade ogni anno, con una parte politica che rivendica a se detta festa, ed un’altra che a seconda della polemica locale o nazionale che si va ad innescare, non la riconosce o si dice vittima di non vuole che presenzi a detta festa. Tutto questo ha portato ad avere gli italiani divisi in 3 gruppi. Ecco la differenza tra il nostro 25 aprile e le feste sopra citate. Le ricorrenze sono un ponte, fra noi, il nostro passato e la nostra storia. Chi dimentica la propria storia rischia di ripeterne gli errori. Lino ADAMO

venerdì 20 febbraio 2015

Ah, se Renzi valesse la metà di re Abdallah…

di Andrea Pasini
Non posso che provare ammirazione per il re Adballah II di Giordania. Non posso che provare disprezzo per il nostro premier Matteo Renzi. La questione è quella islamica. La reazione – opposta – è quella di due capi di Stato che fronteggiano la minaccia denominata Isis. Minaccia fin troppo reale che, con l’intento di terrorizzarci e di renderci schiavi, ha nei giorni scorsi sentenziato a morte un pilota giordano. Senza vera causa, e attraverso una pratica aberrante. Ecco perché – con le immagini di quell’esecuzione ben impresse nella mente – non posso che parlare di ammirazione davanti al re di Giordania, che parte in prima linea con il suo esercito, guidando personalmente un F16 per combattere il terrorismo islamico. Combattere realmente, come io – e sono certo molti altri italiani – saremmo pronti a fare. Mentre questo accade lo Stato italiano resta in silenzio. Governati da una classe politica che invece di tutelarci si nasconde con codardia e pensa a proteggere i propri interessi. Io da imprenditore, oltre che cittadino italiano, lo so bene. Non è accettabile che i nostri politici continuino a tergiversare mentre il pericolo si trova a pochi passi dai nostri confini. La nostra storia, le nostre radici pronte ad essere spazzate via e dimenticate. Le nuove generazioni rese schiave. Quello che sembra uno scenario apocalittico diventa sempre più una reale possibilità, davanti alle azioni dell’Isis e ai suoi messaggi terroristici. Anche davanti alle ultime terribili scene dell’uomo arso vivo ho rifiutato di piegarmi al loro regime fondato sulla paura. Io non ho paura, perché non voglio che siano loro a condizionare negativamente il futuro mio e dei miei figli. Di una cosa però ho paura: del governo italiano e della sua codardia. Della scelta della nostra classe politica di piegarsi davanti alla minaccia islamica. Delle affermazioni di alcuni onorevoli quali il signor Di Battista (M5s) che sostiene sia necessario comprendere ciò che muove i membri dell’Isis. Io, da Occidentale – mentre sono ancora libero – rifiuto di comprendere l’odio che spinge queste persone ad uccidere chiunque non condivida la loro fede. Non possiamo permetterci di perdere questa guerra. Perché se ancora i nostri politici si nascondono davanti a questa situazione, anzi danno loro denaro per liberare due sedicenti cooperanti, noi italiani sappiamo che dobbiamo essere pronti. Pronti a lottare per il nostro passato e per il futuro dei nostri figli.

sabato 14 febbraio 2015

FdI-An boccia il nuovo logo di Roma: «Marino ripristini la scritta S.P.Q.R.»

Giacomo Fabi Continua a far discutere il nuovo logo di Roma voluto dal suo sindaco “marziano”, al secolo Ignazio Marino, che in pochi minuti ha gettato alle ortiche quell’acronimo – S.P.Q.R. – che in circa  trenta secoli di storia il mondo intero ha imparato ad associare a concetti tuttora attuali come la sovranità del popolo, il primato della politica e l’imperio della legge. S.P.Q.R.: un “brand” con trenta secoli di storia A sollevare il caso, con una nota congiunta diffusa alla stampa gli esponenti di Fdi-An Fabrizio Ghera, capogruppo in Campidoglio, e Federico Mollicone, responsabile comunicazione. A loro giudizio (ma è presumibile che rispecchi quello di tutti i romani e di tutti gli italiani, almeno quelli degni di essere tali) il nuovo logo del merchandising è «provinciale e stravolge i criteri tecnico-grafici della ristilizzazione di un logo “identitario” come quello di Roma». In poche parole, «è brutto e non narra il prestigioso brand millenario che dovrebbe evocare» Ghera e Mollicone: «Brutto e provinciale il simbolo del sindaco» Nel dettaglio, Ghera e Mollicone puntano l’indice contro «quei “coriandoli colorati” al posto della corona, della croce e di S.P.Q.R» denunciando la «scarsa conoscenza dei motivi per cui sono conosciute Roma e la sua storia nel mondo». Oltretutto – si legge ancora nella nota congiunta – «Roma è Roma in tutto il globo, dalla Cina al Nord America». I due esponenti di FdI-An non risprmano critiche sulla scritta («Rome. And you?») inserita all’interno del nuovo logo: «La scelta di tradurla in inglese – scrivono i due – è tipico di una mentalità di sottomissione culturale. Chissà quanto mesi hanno impiegato gli “scienziati” del Campidoglio per partorire un logo così folgorante. Da millenni S.P.Q.R. non si cancella, Roma è Roma in tutto il mondo e non è un’etichetta da cambiare a ogni stagione – concludono – ma una città complessa da amministrare, probabilmente il sindaco non ha ancora capito dove si trova e ribadisce la sua inadeguatezza al ruolo, come già tante volte dimostrato in questi due anni di amministrazione».

venerdì 13 febbraio 2015

ISLAMICI FANNO STRAGE DI CANI –

Orripilanti immagini arrivano da Karachi, città portuale del Pakistan, dove un centinaio di cani sono stati uccisi e poi gettati in un mucchio dei rifiuti: sono i cani randagi di Karachi. La città pakistana ha iniziato la strage di massa, dopo che le autorità si erano ‘allarmate’ – questa la versione ufficiale – per il loro numero crescente. Secondo alcune organizzazioni dei diritti degli animali, però, si tratta di una scusa per eliminare animali considerati dagli islamici come ‘impuri’. Non che faccia una grande differenza, sempre di barbarie si tratta.

martedì 10 febbraio 2015

Foibe: anche decine e decine di sacerdoti furono torturati e uccisi

Cinquanta sacerdoti tra le vittime delle foibe Il racconto di Piero Tarticchio, parente di un sacerdote martire di quel periodo La storia delle foibe è legata al trattato di pace firmato a Parigi il 10 Febbraio 1947, che impose all’Italia la cessione alla Jugoslavia di Zara – in Dalmazia –, dell’Istria con Fiume e di gran parte della Venezia Giulia, con Trieste costituita territorio libero tornato poi all’Italia alla fine del 1954. Dal 1947 al 1954 le truppe jugoslave di Tito, in collaborazione con i comunisti italiani, commisero un’opera di vera e propria pulizia etnica mettendo in atto gesti di inaudita ferocia. Sono 350.000 gli Italiani che abbandonarono l’Istria, Fiume e la Dalmazia, e più di 20.000 le persone che, prima di essere gettate nelle foibe (cavità carsiche profonde fino a 200 metri), subirono ogni sorta di tortura. Intere famiglie italiane vennero massacrate, molti venivano legati con filo spinato a cadaveri e gettati nelle voragini vivi, decine e decine di sacerdoti furono torturati e uccisi. Nella sola foiba di Basovizza sono stati ritrovati quattrocento metri cubi di cadaveri. Per decenni questa barbarie è stata nascosta, tanto che l’agenzia di stampa “Astro 9 colonne”, nel fare un conteggio dei lanci di agenzia pubblicati dal dopoguerra ad oggi sul tema delle foibe, ha scoperto che fino al 1990 erano stati poco più di 30. Negli anni Novanta l’attenzione per il tema è aumentata: oltre 100 fino al 1995, l’anno successivo i lanci sono stati ben 155. Negli anni recenti ogni anno ce ne sono stati addirittura più di 200. Dopo anni di silenzio la vicenda è arrivata in Parlamento, e con la legge n. 92 del 30 marzo 2004 è stato istituito il \”Giorno del Ricordo\”, per conservare la memoria della tragedia delle foibe. Calcolare esattamente il numero delle vittime è difficile, ma sono stati almeno 50 i sacerdoti uccisi dalle truppe comuniste di Tito. Interpellato da ZENIT, Piero Tarticchio, che all’epoca dei fatti aveva sette anni, ha ricordato la tanta gente che partecipò al funerale del suo parente don Angelo Tarticchio, parroco di Villa di Rovino e attivo nell’opera caritativa di assistenza ai poveri, ucciso il 19 settembre del 1943 e sepolto il 4 novembre. Il sacerdote venne preso di notte dai partigiani jugoslavi, insultato e incarcerato nel castello dei Montecuccoli a Pisino d’Istria. Dopo averlo torturato, lo trascinarono presso Baksoti (Lindaro), dove assieme a 43 prigionieri legati con filo spinato venne ucciso con una raffica di mitragliatrice e gettato in una cava di bauxite. Tarticchio ha raccontato a ZENIT che il 31 ottobre, quando venne riesumato il cadavere, si vide che in segno di scherno gli assassini avevano messo una corona di filo spinato in testa a don Angelo. Don Tarticchio viene oggi ricordato come il primo martire delle foibe. Un’altra delle vittime fu don Francesco Bonifacio, un sacerdote istriano che per la sua bontà e generosità veniva chiamato in seminario “el santin”. Cappellano a Volla Gardossi, presso Buie, don Bonifacio era noto per la sua opera di carità e zelo evangelico. La persecuzione contro la fede delle truppe comuniste era tale che non poté sfuggire al martirio. La sera dell’11 settembre 1946 venne preso da alcune “guardie popolari”, che lo portarono nel bosco. Da allora di Don Bonifacio non si è saputo più nulla; neanche i resti del suo cadavere sono mai stati trovati. Il fratello, che lo cercò immediatamente, venne incarcerato con l’accusa di raccontare storie false. Per anni la vicenda è rimasta sconosciuta, finché un regista teatrale è riuscito a contattare una delle “guardie popolari” che avevano preso don Bonifacio. Questi raccontò che il sacerdote era stato caricato su un’auto, picchiato, spogliato, colpito con un sasso sul viso e finito con due coltellate prima di essere gettato in una foiba. Per don Francesco Bonifacio il 26 maggio 1997 è stata introdotta la causa di beatificazione, per essere stato ucciso “in odium fidei”. In “odium fidei” fu ucciso il 24 agosto del 1947 anche don Miroslav Buselic, parroco di Mompaderno e vicedirettore del seminario di Pisino. A causa della guerra in molte parrocchie della sua zona non era stato possibile amministrare la cresima, così don Miroslav accompagnò monsignor Jacob Ukmar per amministrare le cresime in 24 chiese diverse. I comunisti, però, avevano proibito l’amministrazione. Alla chiesa parrocchiale di Antignana i comunisti impedirono l’ingresso a monsignor Ukmae e don Miroslav. Nella chiesa parrocchiale di Pinguente una massa di facinorosi impedì la cresima per 250 ragazzi, lanciando uova marce e pomodori, tra insulti e bestemmie. Il 24 agosto nella chiesa di Lanischie, che i comunisti chiamavano “il Vaticano” per la fedeltà alla chiesa dei parrocchiani, monsignor Ukmar e don Milo riuscirono a cresimare 237 ragazzi. Alla fine della liturgia i due sacerdoti si chiusero in canonica insieme al parroco, ma i comunisti fecero irruzione, sgozzarono don Miroslav e picchiarono credendolo morto monsignor Ukmar, mentre don Stjepan Cek, il parroco, riuscì a nascondersi. Alcuni testimoni hanno raccontato che prima di essere sgozzato don Miloslav avrebbe detto “Perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Al funerale i comunisti non permisero ai treni pieni di gente di fermarsi, nemmeno nelle stazioni vicine. Al processo i giudici accusarono monsignor Ukmar e il parroco di aver provocato gli incidenti, così il monsignore, dopo aver trascorso un mese in ospedale per le percosse ricevute, venne condannato ad un mese di prigione. Il parroco fu invece condannato a sei anni di lavori forzati. Su don Milo, il tribunale del popolo sostenne che non era provato che “fosse stato veramente ucciso”. Poteva essersi “suicidato a scopo intimidatorio”. Le prove erano però così evidenti che l’assassino venne condannato a cinque mesi di prigione per “troppo zelo nella contestazione”. Nel 1956, in pieno regime comunista la diocesi avviò segretamente il processo di beatificazione di don Miloslav Buselic, ed è diffusa ancora oggi la fama di santità di don Miro tra i cattolici d’Istria.

mercoledì 4 febbraio 2015

Mattarella eletto INCOSTITUZIONALMENTE Capo dello Stato

Sergio Mattarella ha superato il quorum, è il nuovo presidente della Repubblica. Il quorum e’ 505 voti. “L’esito è ormai scontato – ha detto il presidente del Senato, Pietro Grasso – e siamo felici di questo esito”. Ecco la «persona di assoluta lealtà, correttezza, coerenza democratica e alta sensibilità costituzionale» Non sono molti gli scheletri nell’armadio di Sergio Mattarella, il nuovo Capo dello Stato beatificato da un endorsment sinistrorso dalle santificazioni del mainstream de noiantri unite alle benevoli dichiarazioni di Giorgio Napolitano ex Re d’Italia: «persona di assoluta lealtà, correttezza, coerenza democratica e alta sensibilità costituzionale» Ai casti, puri, limpidi e cristallini ma affetti da amnesia patologia conclamata corre l’obbligo di ricordare il ritratto a tinte fosche sul loro Presidente. Cominciamo dallo sbianchettamento delle bozze relative al dossier Mitrokhin; le “relazioni pericolose” intrecciate dall’Antonino martire, il fratello meno noto di Sergio, che balzò agli «onori delle cronache alla fine degli anni Novanta nell’ambito di un’inchiesta della procura di Venezia per riciclaggio di denaro e associazione mafiosa. Procedimento poi archiviato nel 1996 per mancanza di prove». Per gli inquirenti al lavoro su quella difficile indagine, Antonino avrebbe convogliato a Cortina un’ingente massa di soldi sporchi, riconvertendo in multiproprietà alcuni grandi alberghi». Un coinvolgimento indiretto, certo: e allora, sempre in tema di scandali a «macchiare l’immagine del Presidente invece c’è la confessione di aver accettato, alla vigilia delle Politiche del 1992, un contributo elettorale di tre milioni di lire – sotto forma di buoni benzina– dall’imprenditore agrigentino Filippo Salamone, noto in Sicilia per essere vicino a Cosa Nostra». Poi, nel 1999 le nefandezze della commissione Mitrokhin, l’archivio contenente le attività illecite del Kgb in Italia, Sergio Mattarella allora era vicepresidente del Consiglio dei Ministri con delega ai servizi segreti. Nel Paese irrompe la notizia dell’esistenza di documenti dirompenti. «E per far luce su quando i vertici di quel governo seppero del dossier – ricostruisce Il Tempo – sul perché non fu informata per tempo la magistratura italiana, sul chi e come «corresse» le bozze del libro su quell’archivio e sul perché, guarda caso, si fece in modo che l’archivista Mitrokhin non venne ascoltato dal Sismi, venne istituita, qualche anno dopo, una commissione d’inchiesta parlamentare presieduta dal senatore Paolo Guzzanti. E fra le molte persone sentite ci fu anche Mattarella». Il quale, tra contraddizioni, smentite e sbalzi temporali, in diverse audizioni sostenute di fronte alla commissione, replicò in maniera poco convincente con argomenti che tamponarono sul momento, ma non chiusero la falla dei tanti interrogativi a lungo rimasti senza risposta. La sentenza definitiva sul giallo dello sbianchettamento, poi, l’avrebbe pronunciata anni dopo, nel 2004, un altro illustre presidente della Repubblica, il picconatore Francesco Cossiga che, sul dossier Mitrokhin disse: «Chi è stato? I servizi segreti. Su ordine di chi? Il più adatto, ovvio, era Sergio Mattarella»… Come se non bastasse, a questo bisogna aggiungere qualche altra quisquiglia. Sempre da ministro della difesa, ebbe il coraggio di negare la presenza di uranio impoverito nei proiettili USAti dalla Nato in Kosovo e nei Balcani. Da non sottovalutare che è lui che ha fregato agli italiani il Referendum per cancellare la vergognosa Legge Fornero. Ed infine, è con il suo contributo che il 13 gennaio 2014 la Corte Costituzionale emise la Sentenza n. 1/2014 con cui il 4 dicembre 2013 bocciò le norme elettorali previste dal cosiddetto Porcellum. Porcellum con il quale è stato eletto incostituzionalmente il Parlamento che oggi altrettanto incostituzionalmente lo ha eletto Capo dello Stato. Armando Manocchia  @mail

domenica 1 febbraio 2015

Europee. Marina Berlusconi obbliga il papà ad epurare tutti gli “uscenti”. Il Cav cerca “riparo” in Forza Sud. I “cognomi pesanti” in lista in 9 regioni. Fuori i “terroni” Mastella, Rivellini e Patriciello

ROMA – Grandi manovre in vista delle elezioni Europee in casa “azzurra”. “Forza sud” per mettere in scacco l’epurazione annunciata soprattutto nelle regioni del meridione. Una lista che comprende tanti territori: Lazio, Molise, Abruzzo, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Campania e Sardegna. Nove regioni capaci di fare la differenza in termini di consensi e “cognomi pesanti”. Uno schiaffo in faccia all’amministratore delegato Silvio Berlusconi di Forza Italia. Un amministratore che tutti si sono “rotti” di sopportare. Il Cav non vuole perdere quei voti? La trattativa è aperta. Su che base? Nella lista di Forza Italia rischiano gli uscenti tra cui Clemente Mastella, Enzo Rivellini, Sergio Silvestris, Raffaele Baldassarre, Aldo Patriciello. E verranno candidati, su ordine di Marina Berlusconi, tutti volti nuovi: gente espressione della società civile e “quadri” delle aziende di famiglia.

E intanto Tosi si organizza sul serio…

di L'Intraprendente La pala è ancora calda, la terra è ancora lì, come aspettasse di coprire una fine. Il centrodestra ha incassato il colpo definitivo, quello alla nuca. A Roma è andata in scena una disfatta inedita quanto mortificante: Angelino Alfano ancor più prono a Matteo Renzi (praticamente un miracolo, ché non ci si aspettava potesse migliorarsi in tal senso) e Berlusconi definitivamente fuori dai giochi. Lega Nord e Fratelli d’Italia ufficialmente marginali mentre solo una parte dei forzisti (riconducibili a Raffaele Fitto) ha giocato una propria partita, quella che punta e ha sempre puntato sull’annichilimento del patto del Nazareno. Lo scenario è inclemente ma una buona notizia c’è. Perché se è vero, e lo è, che la politica è comunque piegata, come il resto delle cose, ai cicli storici, il dramma destrorso odierno è banalmente fisiologico. Si riparte, dalle ceneri, anzi, magari dando forma a cose nuove. Perché mentre andava in scena la resa incondizionata di una buona parte della destra nostrana alle quirinarie renziane, a Verona si mettevano le basi per un possibile post: un faro a fare da simbolo, circoli sparsi in tutta Italia (un lavoro certosino e lungimirante) e un motto. Si riparte da “ricostruiamo il Paese”, si riparte con la voglia di rappresentare l’area moderata e liberale, nel Veronese si riparte dallo slancio di Flavio Tosi. In transatlantico raccoglievano i pezzi di una sconfitta che chiarisce fuori di dubbio la fine dell’era berlusconiana; nella sua città Flavio presentava organigramma e regolamenti interni. Leggasi anche premesse d’un partito. Tosi cosa vuol fare non lo nega da parecchio, risvegliare l’elettorato dormiente e rimettere al centro l’area liberale, industriale e riformatrice del Paese. Per farlo ha un piano politico, che ammette matrimoni probabili ancora da sondare. Il contrasto è lì da vedere: il patto del Nazareno che si dimostra quel che sembrava, poco più del rapporto tra un padrone e un servo che ha scordato le ragioni del proprio esistere politico, mentre qualcosa altrove si muove. Perché che sia Tosi con i suoi Fari o un nome che ancora bisogna scovare, sapendo che il centrodestra non può essere morto, non finché parte dell’elettorato non ne sentirà la mancanza, l’evidenza è che se rinascita deve esserci questa non appartiene a quell’era finita. Né a chi l’ha fatta.

mercoledì 28 gennaio 2015

Chi semina vento raccoglie tempesta

Tutti a braccetto per la pace. La sfilata dell'ipocrisia
Abbiamo assistito ad una deplorevole processione di politici a livello europeo, tutti abbracciati e uniti per una marcia della pace contro l'Islam, dopo aver caparbiamente rinnegato le radici cristiane del vecchio continente. Lasciamo stare i rappresentanti di altre Nazioni del mondo, ma voi, cari politici dell'Unione Europea cosa credete di ottenere? Di poter fermare l'avanzata dell'Islam dopo che avete caparbiamente rinnegato le radici cristiane dell'Europa? Credevate di poter sostituire la civiltà cristiana che in duemila anni ha reso ricca, bella e libera la nostra Europa nella multiforme peculiarità e diversità di ogni Nazione, con una orte di “fede laica nella dea ragione” che ha spalancato le porte all'Islam? Cioè al potere di uno stato teocratico peggiore di tutti i regimi totalitari che hanno sconquassato l'Europa nel secolo scorso! E cosa intende dire Renzi quando afferma che noi siamo più forti dell'Islam in virtù dei nostri valori? Ma in nome di quali valori e ideali marciate se li avete sepolti tutti con le vostre inique leggi soprattutto contro l'uomo e contro la libertà di coscienza distruggendo inesorabilmente la vera famiglia, unico baluardo contro l'avanzata del male per insegnare ai bambini innocenti, come obbligo scolastico, la perversione dei costumi con le inique leggi sul gender? Gesù Cristo direbbe che vi conviene mettervi una pietra al collo e buttarvi in fondo al mare per aver scandalizzato e pervertito i piccoli. Siete dei miserabili topolini che il gatto divorerà, per aver voi stessi per primi calpestato la giustizia, l'educazione, la fede cristiana, la democrazia, la libertà di coscienza e il diritto, in una sorta di nuovo fondamentalismo senz'anima e senza identità, solo all'insegna del “dio euro!”. L'Islam alla fine non è che una vostra “creatura” che voi state ben pilotando, ma che vi sta sfuggendo dalle mani a tal punto che alla fine vi schiaccerà a tappe partendo da Roma e dall'Italia, sede della cattolicità da voi tanto odiata, per passare al setaccio tutta l'Europa, nessuno escluso. E voi, cari politici italiani, al soldo miserabile dei poteri occulti europei, cosa credete di ottenere dopo che avete affondato l'Italia a forza di tasse inique, di imbrogli, di leggi contro l'uomo e la famiglia, di trame losche studiate a tavolino per annientare i piccoli imprenditori, i risparmiatori, le piccole e medie aziende, la nostra migliore industria, arte e agricoltura per far vedere al mondo con orgoglio luciferino che ormai l'Italia è un luogo malsano, corrotto, insalubre e inaffidabile? Dalla mozzarella alla terra del fuoco, dalle acciaierie ai rifiuti, dagli ospedali alle scuole, dagli uffici pubblici agli Enti benefici..... tutto secondo voi è marcio e corrotto, perché siete voi che l'avete avvelenata e diffamata questa nostra bella e gloriosa Italia, impedendole di decollare perché le avete tarpato le ali dopo averla obbligata a passare sotto le “forche caudine” dell'infausta Unione Europea ideata solo per mettere un “cappio al collo” alle singole Nazioni derubandole della loro identità e sovranità! E chi verrà più ad investire qui da noi, terra di corrotti e si super tasse dicono, mentre noi italiani, gente onesta, letterati, artisti, artigiani.... gente che lavora e che produce in silenzio siamo costretti ad emigrare per sopravvivere lasciando la nostra bella e amata terra agli immigrati per lo più islamici che sono dentro casa nostra da decenni e che la fanno ormai da padroni col vostro tacito e ipocrita consenso! Chi semina vento, raccoglie tempesta! Patrizia Stella

martedì 20 gennaio 2015

La Consulta boccia referendum su legge Fornero Salvini: "L'Italia fa schifo"

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La Corte Costituzionale: quesito inammissibile. Il leader della Lega: "È una vergogna. Vaffa..." È stato dichiarato inammissibile dalla Corte costituzionale il referendum sulla legge Fornero proposto dalla Lega Nord. La sentenza, con le motivazioni della decisione, sarà depositata "entro i termini previsti dalla legge".  "Quest'Italia mi fa schifo e mi batterò per ribaltarla", ha commentato a caldo Matteo Salvini, "È una infamata nei confronti di milioni di italiani che non arrivano a fine mese. Altro che legge elettorale... Oggi muore la democrazia. È una vergogna. Vaffa....lo senta tutta l’Italia. Non finisce qui". Il leader del Carroccio ha poi confermato le manifestazioni in programma: "Il primo appuntamento di piazza, che spero rimanga tranquillo, sarà il 28 febbraio", ha detto, "Renzi a casa con le buone e non solo con le buone".  Nel frattempo la Lega Nord ha chiesto nuovamente alla Camera di sospendere l’esame delle riforme costituzionali, ma la presidenza non ha ritenuto ammissibile la richiesta, cui si sono associati M5S e Sel. In precedenza l’Aula aveva bocciato un’altra richiesta di sospendere i lavori in concomitanza con il vertice Renzi-Berlusconi. 

domenica 18 gennaio 2015

Le due ragazze austriache arruolate nell’Isis vogliono tornare a casa. Vienna: “Arrangiatevi”

Diciassette e 15 anni, Samra e Sabina erano scappate di casa ad aprile. Dopo aver sposato due miliziani ed essere rimaste incinte, ora vogliono tornare a casa, ma il governo austriaco dice no Due ragazze austriache di 17 e 15 anni di origine kosovara, lo scorso mese di aprile sono scappate di casa per andare ad arruolarsi nelle file dell’Is, in Siria, spinte dalla voglia di cambiare stile vitae unirsi alla lotta dei fondamentalisti islamici nel “nome di Allah”.  Due ragazzine lasciatesi irretire in un gioco più grande di loro, diventate le “ragazze immagine” per la jihad in Siria. Ora, però, Samra Kesinovic e la sua amica Sabina Selimovic stanno cercando disperatamente di tornare nel loro Paese. Stando a quanto riferito dai media austriaci citati dal Daily Mail, infatti, le due adolescenti avrebbero contattato le loro famiglie chiedendo un aiuto per tornare a casa. Scomparse da Vienna il 10 aprile scorso, avevano lasciato un biglietto ai genitori in cui chiedevano di non cercarle: “Serviremo Allah e moriremo per lui”. Arrivate nella città siriana di Raqqa, roccaforte dei jihadisti dello Stato islamico, avrebbero sposato combattenti ceceni e ora sarebbero entrambe incinte. Secondo fonti della sicurezza citate dal quotidiano austriaco Oesterreich, le due ragazze non avrebbero alcuna possibilità di tornare a casa dopo la notorietà internazionale conquistata con la pubblicazione delle loro fotografie su internet. Lo stesso portavoce del ministero dell’Interno di Vienna, Karl-Heinz Grundboeck, ha sottolineato che per certe persone “una volta partiti è quasi impossibile” tornare in Austria, l’hanno voluto loro

indagato Ignazio Marino: rischia da 3 a 10 anni con l’interdizione dai pubblici uffici

È rimbalzata sul web come una scheggia impazzita l’iscrizione del sindaco Ignazio Marino nel registro degli indagati per abuso d’uffico e peculato in relazione alle trascrizioni dei matrimoni omnosessuali. La procura di Roma però non ha confermato la notizia. Lo scorso 3 dicembre il movimento politico «Italia Cristiana» ha presentato una denuncia presso gli uffici di piazzale Clodio. Il riferimento è a quanto successo il 18 ottobre, quando il primo cittadino nel corso di una cerimonia in Campidoglio ha registrato ufficialmente in atti pubblici sedici matrimoni tra omosessuali contratti all’estero. «Il sindaco di Roma in concorso con il personale impiegato nella giornata delle trascrizioni dei matrimoni omosessuali – si legge nella denuncia – ha posto in essere atti giuridicamente e materialmente rimarchevoli mediante i quali beni pubblici e personale dipendente venivano destinati a una finalità estranea alla pubblica amministrazione. Di fatto il sindaco ha espropriato il patrimonio della pubblica amministrazione e ha leso il buon andamento della stessa». L’associazione «Italia Cristiana», che propone il messaggio del Vangelo attraverso gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa, prima di presentare la denuncia alla procura di Roma, aveva inoltrato un esposto al ministro dell’Interno Angelino Alfano e al prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro per chiedere l’annullamento delle trascrizioni gay e il commissariamento di Roma Capitale. «Non abbiamo avuto nessuna risposta nè dal Ministro nè dal prefetto – spiega Fabrizio Verduchi, presidente del movimento – ora invece abbiamo saputo che l’esposto presentato alla procura è stato assegnato al pubblico ministero Roberto Felici, che coordinerà le indagini nei confronti di Marino. Il sindaco non può fare il giustizialista con i vigili quando poi è il primo che con le trascrizioni gay non ha rispettato la legge». Ieri sera, comunque, il tam tam su social network e blog ha fatto il giro della rete. Tutti davano la notizia dell’iscrizione del sindaco come certa. Una notizia, che invece, dalla procura non è stata confermata. «Il 30 dicembre ci siamo presentati a piazzale Clodio per sapere l’esito delle indagini. Quel giorno il nome del sindaco non risultava ancora sul modello 21, quindi il fascicolo era ancora a carico di ignoti», ha spiegato l’avvocato Massimiliano Tedeschi, responsabile dell’ufficio legale del movimento. E ancora: «Ma ci risulta che l’iscrizione sia imminente». Fonte: Il Tempo Riportiamo il comunicato rilasciato questa mattina dall’Ufficio Stampa di Italia Cristiana: La denuncia contro il sindaco di Roma Ignazio Marino per i reati di peculato e abuso d’ufficio, in relazione alle trascrizioni dei matrimoni omosessuali, presentata dal presidente del movimento politico “Italia Cristiana” Fabrizio Verduchi, in accordo con il responsabile dell’ufficio legale avv. Massimiliano Tedeschi, ha determinato l’iscrizione nel registro degli indagati del Primo Cittadino, che allo stato attuale assume ufficialmente la qualifica di indagato. È il Sostituto Procuratore della Repubblica di Roma Roberto Felici a coordinare le indagini nei confronti di Marino, il quale se condannato dovrà espiare una pena da 3 a 10 anni con interdizione dai pubblici uffici. Indagato Ignazio Marino: rischia da 3 a 10 anni con l’interdizione dai pubblici uffici È rimbalzata sul web come una scheggia impazzita l’iscrizione del sindaco Ignazio Marino nel registro degli indagati per abuso d’uffico e peculato in relazione alle trascrizioni dei matrimoni omnosessuali. La procura di Roma però non ha confermato la notizia. Lo scorso 3 dicembre il movimento politico «Italia Cristiana» ha presentato una denuncia presso gli uffici di piazzale Clodio. Il riferimento è a quanto successo il 18 ottobre, quando il primo cittadino nel corso di una cerimonia in Campidoglio ha registrato ufficialmente in atti pubblici sedici matrimoni tra omosessuali contratti all’estero. «Il sindaco di Roma in concorso con il personale impiegato nella giornata delle trascrizioni dei matrimoni omosessuali – si legge nella denuncia – ha posto in essere atti giuridicamente e materialmente rimarchevoli mediante i quali beni pubblici e personale dipendente venivano destinati a una finalità estranea alla pubblica amministrazione. Di fatto il sindaco ha espropriato il patrimonio della pubblica amministrazione e ha leso il buon andamento della stessa». L’associazione «Italia Cristiana», che propone il messaggio del Vangelo attraverso gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa, prima di presentare la denuncia alla procura di Roma, aveva inoltrato un esposto al ministro dell’Interno Angelino Alfano e al prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro per chiedere l’annullamento delle trascrizioni gay e il commissariamento di Roma Capitale. «Non abbiamo avuto nessuna risposta nè dal Ministro nè dal prefetto – spiega Fabrizio Verduchi, presidente del movimento – ora invece abbiamo saputo che l’esposto presentato alla procura è stato assegnato al pubblico ministero Roberto Felici, che coordinerà le indagini nei confronti di Marino. Il sindaco non può fare il giustizialista con i vigili quando poi è il primo che con le trascrizioni gay non ha rispettato la legge». Ieri sera, comunque, il tam tam su social network e blog ha fatto il giro della rete. Tutti davano la notizia dell’iscrizione del sindaco come certa. Una notizia, che invece, dalla procura non è stata confermata. «Il 30 dicembre ci siamo presentati a piazzale Clodio per sapere l’esito delle indagini. Quel giorno il nome del sindaco non risultava ancora sul modello 21, quindi il fascicolo era ancora a carico di ignoti», ha spiegato l’avvocato Massimiliano Tedeschi, responsabile dell’ufficio legale del movimento. E ancora: «Ma ci risulta che l’iscrizione sia imminente». Fonte: Il Tempo Riportiamo il comunicato rilasciato questa mattina dall’Ufficio Stampa di Italia Cristiana: La denuncia contro il sindaco di Roma Ignazio Marino per i reati di peculato e abuso d’ufficio, in relazione alle trascrizioni dei matrimoni omosessuali, presentata dal presidente del movimento politico “Italia Cristiana” Fabrizio Verduchi, in accordo con il responsabile dell’ufficio legale avv. Massimiliano Tedeschi, ha determinato l’iscrizione nel registro degli indagati del Primo Cittadino, che allo stato attuale assume ufficialmente la qualifica di indagato. È il Sostituto Procuratore della Repubblica di Roma Roberto Felici a coordinare le indagini nei confronti di Marino, il quale se condannato dovrà espiare una pena da 3 a 10 anni con interdizione dai pubblici uffici.·

martedì 13 gennaio 2015

Meloni, Tosi e Fitto: il progetto per sabotare l'intesa tra Berlusconi e Renzi.

Come si può credere a questo trio, FITTO un signor nessuno diventato grande nelle file di BERLUSCONI, suo attuale leader, nonostante questo si accinge a tradirlo con una semplicità disarmante tipico di chi è abituato. TOSI ex assessore regionale attuale sindaco di Verona, leghista della prima, ora quando essere leghista significava staccare il Nord dal resto dell'ITALIA, star lontano dai meridionali in quanto mafiosi, sfaticati e puzzolenti, cambiato leader leghista cambiato strategia, adesso anche i meridionali son buoni purché lo votino, mi domando e vi chiedo ma davvero vi fidate di questi due?. MELONI troppo presto per giudicare, ma mi auguro che faccia scelte in linea con la nostra storia e non di convenienza.

mercoledì 7 gennaio 2015

TURCHIA IN EUROPA? NO GRAZIE!

Le forza della ragione ci fa dire no e poi ancora no! Il primo e più grande errore fatto dell’Europa è stato quello di non riconoscere le nostra radici giudaico cristiane. Il secondo, probabilmente ancora più grave, sarebbe quello di consentire alla Turchia l’ingresso in Europa. Al di là delle stesse dichiarazioni di alcuni esponenti politici turchi e ne cito uno per tutti, l’ex primo ministro Erbakan, amico e mentore di Erdogan, quando già nell’89 disse: “gli europei sono malati, daremo loro le medicine” e successivamente ebbe a dire: ”noi turchi musulmani, veniamo per assumere il controllo del vostro Paese e per mettervi radici ed inseguito costruire ciò che riteniamo appropriato e tutto questo con il vostro consenso e secondo le vostre leggi”. Di contro rispondiamo con le parole del Card Ratrzinger quando nell’Agosto del 2004 disse: “le radici che hanno formato e permesso la formazione del’Europa sono quelle del Cristianesimo”, un mese dopo a Velletri ribadì: “storicamente e culturalmente la Turchia ha poco da spartire con l ‘Europa: perciò sarebbe un grande errore inglobarla nell’Unione Europea”. Al di là di tutto questo, le ragioni che non ci consentono di subire questo “inquinamento demografico” sono molteplici ed elencherò solo quelle che ritengo maggiormente significative: innanzitutto non sono occidentali ma sono musulmani, in tutta la Turchia oltre a tanti altri, ci sono centomila imam stipendiati dallo Stato ed una moschea ogni 350 abitanti. Oggi i turchi sono oltre 70 milioni, con il loro trend di crescita, tra poco più di dieci anni, più o meno quando di fatto avverrebbe il suo ingresso, saranno oltre 100 milioni. Anche in Turchia il 20% della popolazione sopravvive al di sotto della soglia di povertà , un turco ogni cento, muore di fame. Questa scellerata possibilità, di un così imponente fenomeno migratorio, in relazione ad un nostro principio di libertà di libera circolazione, riverserebbe in Europa milioni di lavoratori che favorirebbero un’impennata della spesa sociale, oltre a diminuire la produttività, l’occupazione e qualità della manodopera. Secondo il Parlamento Europeo in una risoluzione di dieci anni fa, accettarne l’adesione in Europa “sarebbe un importante contributo allo sviluppo, alla pace ed alla sicurezza dell’Europa”. Sulla stessa linea il nostro Premier, il quale secondo me, dovrebbe si farne un “partner privilegiato”, ma sia lui che il Parlamento europeo, non tengono conto del nuovo Trattato costituzionale, il quale attribuisce agli Stati Membri, un peso politico proporzionale a quello demografico. In poche parole, come prevede la Costituzione, avrebbe il numero massimo di eurodeputati , ben 96 e diverrebbe cruciale in ogni singola decisione. ‘Dagli errori si deve imparare e la ripetizioni degli stessi errori è follia’. In seno all’Onu, oggi con l’ingresso della Lega Araba, l’OCI, l’Organizzazione della Conferenza Islamica che controlla 130 Paesi Islamici e che a loro volta tutti insieme sono 192 Paesi , fanno si che controllano e gestiscono l’Onu e mettono limiti alla nostra Libertà e soprattutto alla nostra Libertà di espressione. Non possiamo non tenere in seria considerazione che in Turchia, non vige un democrazia nel senso occidentale del termine. Come ampiamente documentato da Organizzazioni per i Diritti Umani la carcerazione politica e dei giornalisti è una prassi, i delitti d’onore anche. Se si esclude Istanbul, più del 50% delle donne turche vivono in un clima familiare di terrore, vengono picchiate, stuprate e in diversi casi persino uccise e purtroppo negli ultimi anni molte vengono costrette a suicidarsi. Nessuna donna conosce il marito prima di sposarsi. La stessa Commissione Europea confermò che la Libertà di espressione in Turchia non è affatto garantita. Sono infatti innumerevoli le condanne inflittegli dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo. Non possiamo tralasciare la vergognosa discriminazione contro i Cristiani che oltre ad essere perseguitati sono esclusi dall’accesso alle funzioni pubbliche, Parlamento compreso. Addirittura alla Chiesa Cattolica, non è consentito costruire nuove Chiese, e neanche ristrutturare le vecchie. Non è permesso aprire seminari, o possedere e gestire proprie istituzioni scolastiche o sociali. Volete ancora la Turchia in Europa? @Armando Manocchia

domenica 4 gennaio 2015

Sicilia, Sardegna e Campania spendono quanto il resto d'Italia

Solo il personale di Crocetta costa 575 milioni, un terzo del costo complessivo del Paese Ma la palma spetta alla Val d'Aosta: ogni statale costa più di mille euro per abitante L'Italia degli sprechi e quella delle virtù. La Sicilia è ancora una volta la maglia nera, il Trentino Alto Adige la regione più oculata. Il capitolo è quello delle spese per il personale con dati che fanno impressione tanta è la distanza fra il profondo Nord e il profondo Sud. Verrebbe da dire che stiamo parlando di paesi diversi e invece no: siamo sempre dentro i confini di un'Italia che viaggia a diverse velocità a un secolo e mezzo dal Risorgimento. Dunque, il sito del governo soldipubblici.gov.it , offre numeri davvero impietosi. Specialmente se si mettono in fila le venti regioni tricolori, con un giallo sulla Valle d'Aosta che è misteriosamente scomparsa dai radar dell'Adn Kronos che ha elaborato le cifre. La Sicilia spende, ma forse dovremmo dire sperpera, la bellezza di 575 milioni. Un capitale che se ne va per fronteggiare i costi della pubblica amministrazione. In particolare i dipendenti a tempo indeterminato. All'opposto il Trentino Alto Adige se la cava più che egregiamente con 8,1 milioni di euro. Inutile l'obiezione facile facile sulla popolazione: la Sicilia ospita circa 5 milioni di persone, il Trentino solo 1. Anche conteggiando la spesa pro capite la classifica non cambia: la Sicilia si conferma la peggiore del mazzo a quota 115 euro, il Trentino Alto Adige vince alla grande, risparmiando e risparmiando ancora con un carico di 7,72 euro per contribuente. Quindici volte meno che nell'isola. Una tabella con un pugno di cifre documenta dunque meglio di tanti convegni e analisi lo sfascio dei conti italiani e spiega, almeno in parte, il disastro del Paese. Ci può pure stare che una regione spenda qualcosa in più di un'altra, ma differenze così marcate non hanno la minima giustificazione. E fa riflettere il fatto che questo scandalo si consumi oggi a dispetto di decenni di denunce e proteste. Tutto inutile. Tutto come prima. Tutto fermo nell'Italia che dice di voler mutare pelle e resta sempre la terra dei gattopardi. Le due classifiche, se studiate con attenzione, hanno almeno il merito di far saltare per aria qualche pregiudizio di marca nordista. Dopo la Sicilia, in termini assoluti, arrivano Campania e Sardegna, rispettivamente a quota 139,8 milioni e 128,6 milioni. Se però passiamo alle spese pro capite, ecco la sorpresa. Dopo la Sicilia, inarrivabile a 115 euro, ecco la Sardegna a 78,41 euro, e subito dietro, inatteso, il Friuli Venezia Giulia che sale sul podio dei peggiori con 71,81 euro. Davanti al Molise, quarto a 52,33 euro, e alla Basilicata, quinta a 35,3 euro. All'ultimo posto con il comportamento più lodevole c'è ancora il consolante Trentino Alto Adige, con 7,72 euro a persona. E subito prima il confinante Veneto, attento a non dilapidare i propri soldi con una spesa di 11,53 euro. Spulciando le carte si trova davvero di tutto: dai 31,19 euro pro capite dell'Umbria ai 16,2 del Lazio. Non ci sono due regioni che abbiano gli stessi criteri e le stesse cifre. Vanno tutte in ordine sparso. E la Valle d'Aosta rappresenta un caso a sé: la spesa raggiungerebbe, viste le dimensioni lillipuziane, l'astronomica cifra di 119,858 milioni di euro. Vorrebbe dire, a spanne, oltre mille euro a testa. Polverizzando la già impresentabile Sicilia. Si aspettano conferme. Intanto Sicilia, Campania e Sardegna valgono da sole la metà del totale. Oltre ottocento milioni su un budget di circa 1,5 miliardi. È il naufragio del Paese che non riesce, o non vuole darsi un'unità di misura per pesare le uscite dello Stato. Dalla sanità ai forestali i conti non tornano. Troppe storture. Troppe differenze. Troppo di tutto. È l'Italia di Arlecchino, dei mille campanili ma anche dei mille trucchi per tirare a campare. E per spegnere la speranza. Classifiche di questo tenore, quasi incredibili, dovrebbero costringere la classe politica ad interrogarsi, non per finta, a varare una commissione d'inchiesta per studiare le cause del disastro e poi a imporre a tambur battente il drastico cambiamento di un malcostume inaccettabile. Invece queste statistiche vengono pubblicate serenamente da anni e danni ma inefficienze e ruberie vanno avanti quasi in automatico. Il migliore non calamita con il suo esempio il peggiore e chi sprofonda continua a sprofondare. Attenzione: in testa e in coda ci sono due regioni a statuto speciale. C'è chi ha fatto tesoro dell'allentamento dei vincoli con Roma. E chi quel tesoro l'ha dilapidato. Speriamo che questa volta non ci si limiti alla solita, vergognosa fotografia pubblicata dai giornali. E poi archiviata con rassegnata indulgenza.