mercoledì 30 aprile 2014

“Militari della nostra Marina trasformati in badanti dei clandestini”

NEWS, POLITICA mercoledì, 30, aprile, 2014 BORGHEZIO: MALMSTRÖM DICE IL FALSO, “MARE NOSTRUM” E’ DIVENTATO “MARE LORUM” 30 APR – “Le sconcerti dichiarazioni del Commissario Malmström sono un falso bello e buono: non è assolutamente vero che le risorse messe a disposizione dell’Italia siano state commisurata alla gravità tuttora crescente e largamente prevedibile dell’esodo di molte e molte migliaia di persone verso le nostre coste. In particolare, l’operazione denominata dall’UE “Mare Nostrum” che ha visto trasformare i Militari della nostra Marina in badanti dei clandestini è stata una grande operazione “Mare Lorum”, che ha fatto diventare il mar Mediterraneo il santuario marino dei peggiori trafficanti di carne umana per i quali la politica di apertura a groviera delle frontiere imposte da Bruxelles costituisce il miglior regalo possibile”.

Tutti i guai giudiziari del condannato Grillo

NEWS, POLITICA lunedì, 28, aprile, 2014 La procura di Torino ha chiesto per Beppe Grillo la condanna a 9 mesi di reclusione nel processo sui disordini al cantiere della No-Tav in Piemonte. Una richiesta arrivata nel corso di una giornata caotica per il leader del Movimento 5 Stelle. Da diverse procure d’Italia arrivava infatti la conferma dell’iscrizione nel registro degli indagati per il reato di “istigazione alla disobbedienza” in merito al famoso invito rivolto agli agenti di Polizia di non proteggere più i politici ed i palazzi della politica. Ma la lista dei suoi guai giudiziari è lunga. - Omicidio Colposo Il giorno più nero per Grillo è quello del 7 dicembre 1981 quando perse il controllo del suo fuoristrada mentre percorreva la strada militare che da Limone Piemonte porta sopra il Colle di Tenda. Il veicolo scivolò su un lastrone di ghiaccio e cadde in un burrone profondo ottanta metri. A bordo con Grillo c’erano quattro suoi amici genovesi con i quali stava trascorrendo il fine settimana dell’Immacolata. Grillo si salvò gettandosi fuori dall’abitacolo prima che l’auto cadesse nel vuoto e, contuso e in stato di choc, riuscì a chiamare i soccorsi. Tre dei suoi amici rimasti nell’auto persero la vita: i coniugi Renzo Giberti e Rossana Guastapelle, rispettivamente di 45 e 33 anni, e il loro figlio Francesco di 9 anni. Il quarto, Alberto Mambretti, 40 anni, fu ricoverato con prognosi riservata a Cuneo. Tre settimane dopo l’incidente, per Grillo scattò l’incriminazione per omicidio plurimo colposo. Nell’ottobre 1982 la perizia ordinata dal giudice istruttore suggerì che Grillo era colpevole di non aver fatto scendere i suoi passeggeri prima di affrontare il tratto di strada più pericoloso. Per questo il 28 settembre 1983 il comico genovese viene rinviato a giudizio. Il processo di primo grado si concluse con l’assoluzione di Grillo per insufficienza di prove. Poi, in appello, il 14 marzo 1985 Grillo fu condannato per omicidio colposo a quattordici mesi di reclusione con il beneficio della condizionale. - Abuso edilizio Poi c’è l’abuso edilizio. Questo risale al periodo in cui Beppe Grillo decise di andare a vivere a Sant’Ilario, zona lussuosissima di Genova, in una bellissima villa rosa salmone che si affacciava sul Monte di Portofino, con ulivi e palme. Ma alla villa del comico mancava la piscina. Così Grillo (l’ecologista decrescista per gli altri, ma non per gli affari suoi, ndr) non ne fece scavare una ma ben due. La cosa piacque poco ai vicini e soprattutto al dirimpettaio Adriano Sansa che era già poco entusiasta del terrazzo di 100 metri quadri che il futuro leader del Movimento 5 stelle fece interamente ricoprire inciampando in un clamoroso abuso edilizio cui pose rimedio con uno di quei condoni contro cui è solito scagliarsi. Condanne per diffamazione. Nel 2003, patteggiò una causa per diffamazione aggravata intentata contro di lui da Rita Levi Montalcini. Durante uno spettacolo, Beppe Grillo chiamò ”vecchia puttana” la Montalcini, all’epoca 94enne, vincitrice del Premio Nobel 1986 in Medicina, insinuando che la scienziata torinese avesse ottenuto il Nobel grazie a una ditta farmaceutica che materialmente le aveva comprato il premio. Nel 2012 in appello Grillo viene condannato nuovamente per aver diffamato a mezzo stampa la Fininvest in un suo articolo pubblicato nel 2004 sulla rivista “Internazionale”. Il risarcimento del danno patrimoniale, pari a 50.000 euro, oltre alle spese processuali, è stato stabilito dai giudici della prima sezione della corte d’appello del tribunale di Roma. Nel settembre 2013 viene condannato in Corte di cassazione per avere diffamato l’ex sindaco di Asti, e parlamentare per Forza Italia, Giorgio Galvagno. Nel 2003, Grillo aveva definito l’ex primo cittadino ”un tangentista”, durante uno spettacolo al Teatro Alfieri di Asti. Grillo dovrà versare a Galvagno 25.000 euro e gli interessi a partire dal 2003, come risarcimento del danno, oltre al risarcimento per le spese legali. Il 12 dicembre 2013 è stato condannato dal Tribunale di Genova in primo grado per diffamazione nei confronti di Antonio Misiani, in qualità di Tesoriere del Partito Democratico. La vicenda risale al maggio 2012, quando Grillo pubblicò sulla home page del proprio blog un mosaico di immagini con le foto stile “segnaletiche” degli amministratori di PdL (Rocco Crimi), PD (Antonio Misiani) ed UDC (Giuseppe Naro), insieme a quelle degli ex di Lega Nord (Francesco Belsito) e Margherita (Luigi Lusi). Il giudice ha riconosciuto a titolo provvisorio un risarcimento di 25.000 euro in favore di Misiani ed un risarcimento in favore del Partito Democratico di 5.000 euro. di Nadia Francalacci per panorama

Un bel giro di puttane anche per D’Alema ma la Boccassini li’ dormiva…

CRONACA giovedì, 16, maggio, 2013 16 magg – Le escort, o prostitute, o puttane, che dir si voglia, hanno sempre frequentato i palazzi del Governo e del potere in generale ma, evidentemente, è scandaloso solo se a mignotte ci va Berlusconi, se ci vanno D’Alema e compagni, è tutto regolare, tutto lecito. Quando sono i “rossi” a concedersi i piaceri della carne a pagamento la zelante pm Ilda Boccassini evidentemente si distrae… Non possiamo tollerare questo continuo doppiopesismo di chi vive d’invidia e tenta di demonizzare e abbattere il nemico con ogni mezzo. Pubblichiamo qui di seguito un’interessantissima inchiesta de Il Giornale che dimostra come la prostituzione fosse diffusa a Palazzo Chigi e a Montecitorio anche quando il presidente del Consiglio era Massimo D’Alema e ciò non provocava la solerte reazione della magistratura. Un giro di squillo esercitava pressioni su uomini vicini all’allora premier per ottenere favori e appalti pubblici. Persino con incontri hard alla Camera: “Offerti favori sessuali in cambio di forti benefici economici”. Appalti, squillo e festini a Palazzo. Sì, proprio dentro la Camera dei deputati. Nell’ufficio di un «personaggio importante», per dirla con l’ispettore della Squadra mobile che s’era subito mosso dopo la soffiata di una prostituta, una sua fonte. Lo sbirro della Buoncostume aveva scoperto che ben due squillo entravano a Montecitorio senza lasciare documenti all’ingresso e che dopo esser stata accolta da un «segretario», una di loro successivamente veniva fatta accomodare in una stanza dove di lì a poco si sarebbe «congiunta carnalmente» con un personaggio, all’epoca, definito «importante». Se sia lo stesso che ha anche convinto i commessi a non registrare il passaggio della escort, non lo sapremo mai visto che l’inchiesta nata sul finire del 1999 è abortita pochi mesi dopo con la condanna a un anno (previo patteggiamento) della sola maîtresse che organizzava gli incontri coi politici. E proprio dalle carte di quell’inchiesta dimenticata escono ora le intercettazioni e i verbali delle escort che tirano in ballo i fedelissimi dell’ex premier Massimo D’Alema. Più informative della Squadra mobile di Roma che ribadiscono come la maîtresse R.F. contattasse «noti personaggi del mondo politico e di enti pubblici» al fine «di ottenere appalti o erogazioni in denaro» organizza per loro «incontri a sfondo sessuale». A mo’ d’esempio l’ex capo della Mobile, Nicolò D’Angelo, allega una lunga serie di conversazioni nella sua nota alla procura. A cominciare da quella del 29 settembre nella quale Vincenzo Morichini, fedelissimo del leader Ds, ex ad di Ina-Assitalia, parla con la maîtresse di una festa a casa di Franco Mariani (già dirigente pci, presidente dell’ente porto di Bari, dalemiano di ferro)». «IO HO FATTO LA BRAVA MA… GLI AMICI SONO STATI CATTIVI» La donna dice di averlo saputo direttamente la sera prima «dal suo amico Roberto» (De Santis, eminenza grigia dell’ex premier, azionista delle sale bingo, l’imprenditore che vendette la barca Ikarus a Baffino, ndr) intervenuto a una cena a casa di Franco dove erano presenti la maîtresse e due squillo. «Io ho fatto la brava bambina – ride la donna al cellulare – mentre Franco e Roberto con le mie amiche hanno fatto i cattivi… ». Solo il giorno prima la maîtresse aveva cercato di portare a casa un affare pubblicitario in corso con l’Ina-Assitalia, affare osteggiato a suo dire da Checchino Proietti (parlamentare Pdl, all’epoca segretario di Gianfranco Fini). Così chiama direttamente Morichini in ufficio: «Senti, quella lista sarà pronta per giovedì». A quel punto Morichini – scrive la polizia – «le comunica che vorrebbe scopare. Lui le dice che le ha risolto i problemi con la Banca di Roma e con l’Alitalia. R.F. gli rappresenta che se gli risolve i problemi, lei si metterà a “tappetino” con lui». In realtà i problemi con Alitalia persistono. Così la maîtresse pensa di sbloccare la questione dell’appalto del calendario Alitalia ricorrendo agli amici che contano. «MA QUESTI SONO PAZZI A DIRE NO A D’ALEMA» È decisa a far valere le sue amicizie importanti, e lo confessa candidamente al telefono: «Ma questi so’ pazzi, ma che stiamo scherzando? L’Alitalia che dice di no a D’Alema! Ma non esiste, non è possibile… ». Più avanti aggiungerà, sempre al telefono, che adesso «lei andrà con Franco (Mariani) ed Enzo (Morichini) dal direttore generale il quale dovrà dirle di no davanti a loro». Passano quattro giorni e Mariani richiama la donna dicendole che sta andando lui a parlare da Zanichelli (pubbliche relazioni Alitalia). Alcune telefonate dopo, ecco l’ok di Mariani nel sunto della polizia. «Franco chiama R.F. e le comunica che ha parlato con Marco (Zanichelli, ndr) e lo stesso ha garantito che gli darà una mano per il convegno alla presidenza del Consiglio facendogli assegnare la sponsorizzazione richiesta, e che farà rifare nuovamente a R.F. la rivista dell’Alitalia». Le telefonate successive vertono su un festino a cui la maîtresse porterà due ragazze: «Porta anche la tua sorellina… », scherza Mariani. «Ok, ti devo dare il numero di una nuova massaggiatrice, così cambi un po’… », ribatte lei. Ma non c’è solo l’Ina-Assitalia nei desiderata della maîtresse. Per perorare le cause dell’amica, Morichini si spende direttamente col presidente dell’Acea. E intanto R.F. si dà un gran da fare per allietare i suoi amici. A Maria P., il 21 settembre, ricorda che in settimana deve «chiudere la storia con la Banca di Roma» altrimenti si trova «in grossa difficoltà». «DEVO PORTARE COMPAGNIA? DUE, CHE SIAMO GIÀ TROPPE» Chiacchierando con un’altra ragazza della sua scuderia, Eliana C., le ricorda di andare a casa di Franco per la festa. «Eliana – annota il poliziotto che ascolta in cuffia – le chiede in modo criptato: “Quante compagnie devo portare?”. R.F. risponde che bastano due, “perché sono già molte”… ». Laconico il commento del capo della Squadra mobile nella sua ennesima corrispondenza con la procura: «La donna che inequivocabilmente procura ragazze a molte persone organizzando incontri sessuali, utilizza però tale “chiave di accesso” per ottenere dai destinatari di queste “attenzioni” che sembrano essere tutti ai vertici di strutture pubbliche e private, favori e indebite pressioni al fine di ottenere benefici economici nella forma di ghiotti appalti o incarichi ben remunerati. Appare infatti chiaro che ci troviamo di fronte a un particolare sfruttamento della prostituzione, in cui il ruolo di R.F. è quello di una maîtresse molto particolare». Sesso in cambio di un aiutino per gli affari. «ERAVAMO IN 6 A FARE SESSO CON AMICI IMPORTANTI… » Tra festini e appalti, gli agenti della Settima sezione della Mobile tra settembre e ottobre 1999, sono costretti a convocare in questura una quindicina di ragazze protagoniste dei party a luci rosse organizzati dalla maîtresse per gli amici influenti. È Stefania C. a svelare il giro: «Mi venne detto che R.F. aveva bisogno di incontri a sfondo sessuale con suoi amici (…). Il primo incontro avvenne a piazza Colonna» dirimpetto Palazzo Chigi. «Ricordo che eravamo in sei, tre uomini e tre donne, e la serata proseguì negli uffici di via della Colonna Antonina dove avemmo separatamente incontri sessuali (…). Ricevetti da R.F. la somma di 600mila lire, e ricordo che organizzava tali incontri sessuali al fine di chiudere contratti di lavoro che erano in corso (…). Ricordo infine che durante gli incontri sessuali sia io che le altre partecipanti, eravamo sotto lo stretto controllo di R.F. la quale faceva attenzione che nessuna di noi stringesse rapporti con i suoi amici intervenuti, che lei diceva essere personaggi molto importanti». Il 20 ottobre anche Giovanna F., nel suo verbale, fa riferimento alle assidue frequentazioni politiche della maîtresse mirate a mettere le mani su vari appalti, specie in Alitalia: «La prima volta che siamo uscite insieme, R.F. mi chiese se fossi disposta a uscire con lei unitamente a suoi “importanti amici”. In quell’occasione mi rappresentò che dovevo avere dei rapporti sessuali con gli stessi, in cambio avrebbe provveduto lei a sdebitarsi con me facendomi una serie di regali, rappresentandomi che tali amicizie erano fondamentali per lei al fine di procurarsi una serie di appalti presso importanti società sia pubbliche che private (…). Gli incontri sessuali – continua Giovanna F. – sono stati quattro. A questi, a fasi alterne, hanno partecipato Franco Mariani insieme a un certo Roberto (De Santis, ndr) e in una occasione con tale Enzo Morichini, con il citato Roberto» o a casa di Mariani al Colosseo oppure direttamente nell’ufficio della maîtresse in via della Colonna Antonina. «ANCHE LO STRIPTEASE PER IL PARTITO DI SINISTRA» «In un appuntamento a sfondo sessuale organizzato da R.F. – prosegue Giovanna F. – oltre alla stessa ho partecipato io e una ragazza che conosco con il nome di Arianna. Questo incontro avvenne a casa di Mariani. Per tale prestazione come da accordi precedenti ho ricevuto in regalo da Rita un anello in metallo bianco e brillanti». Il 22 ottobre sfila negli uffici della polizia in via di San Vitale Patrizia C., altra ragazza gettonatissima dalla maîtresse: «Durante alcune serate conobbi molti amici di R.F. che lei mi diceva appartenessero al mondo politico (…). Ho avuto tre rapporti sessuali con l’uomo di nome Franco mentre R.F e le altre erano rimaste al piano di sotto dove era in corso uno striptease. Alcuni dei presenti si scambiavano effusioni amorose (…). Durante gli incontri cercavo di avere con i suoi amici un atteggiamento positivo e carino, anche perché a dire di R.F. loro appartenendo al partito della sinistra erano in grado di procurarmi facilmente il lavoro (…) e ricordo che R.F. diceva che le persone che incontravamo alle feste erano personaggi influenti che servivano per il suo lavoro». Eliana C. non è da meno: «R.F. in alcune occasioni mi ha invitato in alcune feste private (…) e l’ultima a cui sono andata l’ha organizzata un certo Franco in zona Colosseo». Concludendo: «Sono a conoscenza che R.F. ha contattato per farsi “aiutare” in questa situazione Franco Mariani, non so se lo stesso si sia attivato o meno, R.F. mi ha detto in passato che Franco è un personaggio politico». TARIFFA FISSA: 800MILA E IN REGALO ANELLI Sulle presunte protezioni politiche di cui avrebbe goduto R.F. per fronteggiare l’offensiva della polizia e della magistratura finite a curiosare tra gli appalti vinti in Alitalia, parla anche Anna Maria G. interrogata il 15 ottobre 1999 al secondo piano della questura: «A un certo punto R.F. ha concluso il suo sfogo dicendo che aveva importanti amicizie politiche e che non le potevano fare nulla perché lei era pulita». Come contropartita economica alle prestazioni effettuate dalle ragazze nei festini organizzati per gli uomini vicini all’ex premier Massimo D’Alema, R.F. «faceva regali (anelli, telefonini, giacche di pelle, somme di denaro per interventi di chirurgia estetica, ecc. ) oppure pagava di tasca sua». di Gianluca Vallerossa

Responsabilità civile delle toghe: Pd e M5S votano NO

NEWS, POLITICA martedì, 29, aprile, 2014 29 APR – Bocciato di fatto il disegno di legge sulla responsabilità civile dei magistrati voluto fortemente dal centrodestra. I senatori del Pd, i parlamentari grillini e gli ex 5 Stelle hanno approvato in commissione Giustizia del Senato, l’emendamento del M5S che cancella l’art.1, cioè il cuore del testo. FI parla di “toghe rosse” in azione. Ncd protesta. Pietose le giustificazioni del senatore del M5S Mario Michele Giarrusso. Il Pd ha votato contro – “Il fatto – interviene l’esponente del Pd Sergio Lo Giudice – è che noi avevamo chiesto l’accantonamento della norma. Insieme ai 5 Stelle. Ma il presidente Nitto Palma si è irrigidito rifiutando la nostra richiesta che invece era motivata anche dall’assenza del relatore Enrico Buemi. Così non abbiamo potuto far altro che votare contro”. “Non potevamo dire di sì ad altre proposte di modifica, come ci chiedeva di fare Palma, facendo così credere che ci fosse un nostro sostengo alla norma nel suo complesso, perché questo non era vero”, afferma il senatore Pd. Ncd, FI e Gal chiedevano che il cittadino si potesse rifare sul magistrato – “Il provvedimento nel suo insieme infatti – prosegue Lo Giudice – non ci convince per niente visto che stravolge il principio attualmente in vigore secondo il quale il cittadino prima si rifà sullo Stato e poi solo in seconda battuta sul magistrato. Ncd, FI e Gal invece volevano che il cittadino si potesse rifare direttamente sul magistrato. E su questo noi non possiamo essere d’accordo. L’Italia, infatti, sarebbe diventato l’unico Paese in Europa ad avere un meccanismo del genere”. “Così – è ancora il racconto di Lo Giudice – di fronte all’irrigidimento di Palma, abbiamo deciso tutti insieme di votare l’emendamento soppressivo dei 5 Stelle. Era un segnale che andava dato per far capire che il ddl così com’è stato scritto non ci piace per nulla”. “La discussione proseguirà la prossima settimana”, osserva Lo Giudice, ma ormai “il destino del provvedimento – assicura il grillino Giarrusso – sembra di fatto segnato”.