venerdì 31 agosto 2012

Le primarie della casta le ha già vinte Vendola



REGIONE-CUCCAGNA
Pensioni d’oro a 55 anni, auto blu di lusso, liquidazioni ai consiglieri in carcere: la Puglia è la capitale degli sprechi di Stato

Caso Frisullo, scandalo Mele e spese di Introna: breve viaggio in Puglia, l'impero degli sprechi
Per tutti gli italiani andare in pensione è diventato un calvario. Qui no: puoi ancora ritirarti a 55 anni avendo versato contributi solo per cinque anni. E l’assegno mensile anche così supera i tremila euro al mese, perché invece di essere tagliato come è avvenuto nel resto di Italia, viene periodicamente rivalutato. Dopo nemmeno un anno di lavoro puoi chiedere l’anticipo del Tfr, e fino a quando non hai raggiunto l’80% del dovuto puoi chiederlo anche l’anno dopo, e l’anno dopo ancora. Qui il numero uno può andare in giro su un’auto di lusso straniera tremila di cilindrata, e al suo vice è concessa una duemila di cilindrata con tutti i comfort, anche se c’è una legge che dice che sopra i 1.600 cc non si può salire.
Benevenuti in Puglia, nel regno di Nichi Vendola, nel cuore di quel consiglio regionale che oggi è il paese della cuccagna della Casta. Qui tutto è ancora possibile, e se non ci fossero delibere, timbri amministrativi, stanziamenti effettivi, ci sarebbe da non credere ai propri occhi. Accadono cose nel cuore della politica pugliese che nemmeno la più fervida fantasia avrebbe immaginato esistere in Sicilia, la tradizionale patria di tutti i mali della spesa pubblica, del privilegio dei satrapi.
In Puglia qualsiasi cosa è concessa. Tutto - anche quello che non pensavi possibile - diventa realtà. Grazie allo status di consigliere regionale possono rifarsi una vita politici che ne hanno combinata più di una e sono stati triturati dalle cronache. Prendiamo Sandro Frisullo, il luogotenente di Massimo D’Alema in zona, finito in carcere per l’inchiesta su soldi e donne elargiti da Giampaolo Tarantini. Per lui la carriera politica si è dovuta chiudere, ma la Regione gli ha consentito di ripartire grazie a bei mattoncini per rifarsi una seconda vita. Prima gli ha consegnato un assegno di fine mandato da 388.992,96 euro. Il 13 luglio 2010 ha chiesto e ottenuto di andare in pensione anticipata a 55 anni e gli è stato concesso. Da allora percepisce ogni mese dalla Regione un assegno da 10.071,80 euro lordi. Non sarebbe mai accaduto in un altro posto. Ma almeno Frisullo era stato consigliere regionale ininterrottamente dal 1995 al 2010: 15 anni. L’8 marzo di quest’anno la domanda di pensione anticipata appena compiuto il cinquantacinquesimo anno di età è giunta da un altro ex consigliere regionale: Cosimo Mele. Era deputato dell’Udc quando finì nei guai per una notte in albergo in via Veneto con due donne - una delle quali finì all’ospedale per overdose di cocaina. Mele fu mandato a processo, e il leader del suo partito gli impose le dimissioni da deputato. Fu però consigliere regionale per tutti i 5 anni della precedente legislatura (2000-2005). Solo quelli aveva alle spalle, così il suo assegno previdenziale è per forza ridotto: 3.403,82 euro lordi al mese che gli vengono corrisposti dal consiglio regionale dal primo aprile scorso. Non lo farà diventare ricco, certo. Bisogna però provare a raccontare agli italiani comuni che con il governo di Mario Monti e la stretta pensionistica di Elsa Fornero in vigore, c’è un Mele in Puglia che può andare in pensione a 55 anni, avendone lavorati solo cinque, con 3.403,82 euro lordi di pensione.
I due nomi citati sono i più noti alle cronache nere nazionali, ma in Puglia sono a decine gli ex consiglieri che negli ultimi due anni sono andati in pensione prima dei 60 anni con emolumenti mensili di tutto rispetto (il più basso è quello di Mele). Non è una eccezione: è la regola. Per altro mentre le leggi nazionali in piena crisi economica dicevano tutt’altro e perfino i deputati e senatori tiravano la cinghia si tagliavano gli stipendi e i rimborsi spese, nel regno di Vendola è accaduto l’esatto opposto. I vitalizi sono stati ritenuti esenti dai tagli, e il loro importo è stato periodicamente rivalutato.
Che le leggi in Puglia vadano in controtendenza, è evidente perfino dal ruolino delle cause davanti alla Corte Costituzionale. Due vedono contrapposti Vendola e il presidente del Consiglio, Mario Monti. La prima nasce dal fatto che quando la legge nazionale ha deciso di ridurre i consiglieri regionali, in Puglia si è fatto un taglietto, scendendo a 60, dieci in più del tetto imposto agli altri. E il governo ha fatto loro causa. La seconda diatriba nasce da una legge di Giulio Tremonti che riduceva la spesa per consulenze e collaboratori. Anche la Puglia si è adeguata, ma non per tutti. Vendola ha escluso dalla scure proprio i suoi collaboratori, e così è stato citato prima da Berlusconi e poi da Monti di fronte alla Corte costituzionale.
Per capire come l’andazzo da queste parti sia di tutto altro tenore, tanto da trasformarsi nel paradiso della Casta, basta dare un’occhiata agli stanziamenti amministrativi che riguardano il presidente del consiglio regionale, Onofrio Introna, compagno di partito di Vendola in Sel. Quando si è insediato gli hanno messo a disposizione una Bmw. Lui ha voluto cambiare, preferendo una Audi A6 tremila di cilindrata. Siccome la Consip non ce l’aveva, ha costretto gli uffici della Regione a una trattativa privata con un noleggiatore del posto. Intanto che c’era, ha fatto prendere altre due Audi A6, però duemila di cilindrata, destinate al vicepresidente del consiglio regionale (Nicola Marmo, Pdl) e a un consigliere segretario. Non bastava l’auto di lusso. Quando Introna è nel suo bell’ufficio in Regione, che fa? Sicuramente scrive ad amici ed elettori. Perché ha chiesto e ottenuto una delibera amministrativa per la fornitura di carta intestata, buste e suppellettili a suo uso, indicandone anche i produttori prescelti: «500 buste shoppers della ditta Paperstore di Gravina di Puglia; n. 3mila fogli di carta intestata /Il Presidente/ e n. 3mila cartoncini formato americano intestati /Il Presidente/ della ditta Ragusa Tipografia di Bari; n. 70 cornici con riproduzione stemma Consiglio - lastra in argento - in vari formati, dalla ditta Braganti Antonio di Milano; n. 60 prodotti in terracotta artigianali /La nostra Terra/ dalla ditta Gallo Maria di Rutigliano (Ba)». Non si può dire che Introna non avesse idee sicure. Ma quando ha finito di scrivere? Nessun problema. Ha chiesto e ottenuto un abbonamento Sky che avesse dentro tutto, ma proprio tutto: partite di calcio, cinema, Hd, possibilità di registrare, perfino il pacchetto per le famiglie. Il primo anno valeva 65 euro al mese. Il secondo è lievitato a 1.800 euro anno, chissà perché. Visto che l’andazzo era quello, anche il vicepresidente Marmo non ha voluto esser da meno. Quando ha preso possesso del suo ufficio, ha deciso che i mobili erano «deteriorati e fatiscenti». E come il dirigente amministrativo ha voluto scrivere nella delibera di spesa, per coprirsi le spalle «considerato che lo stesso Vicepresidente ha fortemente insistito per la sostituzione degli arredi con quelli realizzati dalla ditta Fantoni», sono stati stanziati per la bisogna 9.513,60 euro.
Con un clima così, ognuno ha abbandonato qualsiasi ritegno. In pieno scandalo Luigi Lusi il 10 maggio scorso la Regione Puglia ha pagato alla società di riscossione crediti Credit Tech una fattura Telecom da 403,3 euro protestata al vecchio gruppo consiliare della Margherita. L’aveva girata alla amministrazione l’ex presidente del gruppo, Francesco Ognissanti, dopo avere controllato sul vecchio conto corrente locale del partito: «Ha ragione Telecom», ha spiegato Ognissanti agli uffici amministrativi della Regione, «ho controllato sul nostro conto del Banco di Napoli e noi quella bolletta non l’abbiamo mai pagata. Potete tranquillamente pagarla voi». E la Regione Puglia di Vendola, che quando si tratta della Casta ha un cuore grande come un melone, ha pagato il debito della Margherita senza battere ciglio.
di Franco Bechis

giovedì 30 agosto 2012

Di Pietro, Craxi e Napolitano: così Tonino graziò Re Giorgio




di Filippo Facci
La frase di Craxi, testuale, fu ritrasmessa integralmente da Annozero solo due anni fa, nel gennaio del 2010. Eccola. «Sarebbe come credere che il presidente della Camera. Giorgio Napolitano, che è stato per molti anni ministro degli Esteri del Pci, non si fosse mai accorto del genere di traffico che avveniva sotto di lui, tra i vari rappresentanti e amministratori del Pci con i Paesi dell’Est». Fu pronunciata durante il processo Cusani - non Enimont, come ha detto Di Pietro nella sua intervista a Oggi - ed erano le 17 del 17 dicembre 1993. Quel giorno rimase memorabile anche per l’interrogatorio mattutino di Arnaldo Forlani (quattro ore: fu strapazzato per via della sua palese reticenza) ma nel pomeriggio, appunto, s’intuì che sarebbe stato un pomeriggio speciale. Di Pietro, che era il pm, cercherà di giustificare la sua docilità spacciandola come strumentale ai suoi obiettivi istruttori: cioè far parlare Craxi. Ma negli anni successivi si sarebbe ben compreso come Di Pietro potesse anche temere le sortite di un uomo che di lui sapeva molte cose: qualsiasi cosa avesse detto Craxi, in ogni caso, quel giorno l’avrebbe detta davanti a milioni di persone. Di Pietro lo sapeva. Sta di fatto che non gli fece neppure una domanda vera e formulata fino in fondo, acconsentendo ogni volta di farsi interrompere con ripetuti «mi consenta di chiarire un punto». Craxi disse tutto ciò che voleva. Parlò delle cooperative rosse (e Tonino: «Ecco, è importante anche questo») e spiegò che la Montedison non pagava solo il Psi (e Tonino: «È vero, è vero... ce l’hanno riferito in parecchi»). Incapace di distinguere tra verità e verità processuale, il leader socialista ruggì a piacimento: tirò in ballo Gardini, Spadolini e La Malfa. E Napolitano, che peraltro era già stato coinvolto indirettamente perché a Milano avevano arrestato tutti i suoi uomini (la mitica corrente migliorista, detta «pigliorista») tanto che lo stesso Craxi aveva scelto anche Napolitano tra i soggetti di alcuni suoi quadri della serie «Bugiardi ed extraterrestri», opere a metà tra la satira e l’arte concettuale.

Di Pietro, bastonata a Napolitano: "Aveva ragione Craxi, soldi russi al Pci e Giorgio sapeva"





Nuovo attacco di Antonio Di Pietro al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E questa volta l'ex pm usa un'arma insospettabile e pesantissima: Bettino Craxi. Sì, proprio l'ex premier e leader socialista simbolo di Tangentopoli, il nemico giurato di Tonino ai tempi della toga. Dopo quasi vent'anni, l'attuale leader Idv intervistato da Oggi riprende una a suo tempo celebre deposizione di Craxi ed è bufera: "Esistono - dice l'onorevole al settimanale - due Giorgio Napolitano: quello che ci racconta oggi la pubblicistica ufficiale, il limpido garante della Costituzione, e quello che raccontò l'imputato Bettino Craxi in un interrogatorio formale, reso, nel 1993, durante una pubblica udienza del processo Enimont, uno dei più importanti di Tangentopoli". E già, a leggere queste righe, le mura del Quirinale tremano. Si parla di legami profondi, durante la Prima Repubblica, tra Urss e Partito comunista italiano. "Craxi - prosegue Di Pietro - descriveva quel Napolitano, esponente di spicco del Pci nonché presidente della Camera, come un uomo molto attento al sistema della Prima Repubblica specie coltivando i suoi rapporti con Mosca. Io credo che in quell'interrogatorio formale, che io condussi davanti al giudice, Craxi stesse rivelando fatti veri perché accusò pure se stesso e poi gli altri di finanziamento illecito dei partiti. Ora delle due l'una: o quei fatti raccontati non avevano rilevanza penale oppure non vedo perché si sia usato il sistema dei due pesi e delle due misure". Di Pietro, che già nei giorni scorsi aveva accusato il presidente della Repubblica di 'sospendere la democrazia' insieme al premier Monti, pizzica ancora Napolitano: "Abbiamo letto sul prestigioso NYT che al nostro presidente della Repubblica è stato dato il titolo di Re Giorgio. A nessun altro capo dello Stato era mai capitato prima. Bisogna porsi questo problema. Evidentemente il presidente della Repubblica ha cercato il consenso di tutte le forze politiche per mantenere un'acquiescenza nei suoi confronti, una quiete, che io non condivido. Io penso che quando c'è un fallo l'arbitro deve fischiare e non fare finta di niente sennò cerca di addomesticare la partita".
L'ira del Colle - Passano poche ore e, come prevedibile, arriva la replica stizzita del Colle, che parla di "nuovi, assurdi artifizi provocatori nel quotidiano crescendo di un'aggressiva polemica personale contro il presidente della Repubblica". Di Pietro però non si arrende e controribatte: "Consiglio alle fonti del Quirinale di vedere il filmato su youtube e di risentire dal vivo le dichiarazioni rese da Bettino Craxi nel formale interrogatorio davanti ai giudici del tribunale di Milano, durante il processo Enimont. In particolare - continua l'ex pm - consiglio di ascoltare cosa riferì Craxi in merito al sistema di finanziamento ai partiti ai tempi della Prima Repubblica e come questo sistema coinvolgesse tutti i partiti, compreso il Pci dell'onorevole Napolitano, ovviamente per fatti già all'epoca non aventi più rilevanza penale, a causa del tempo trascorso e delle modalità di attuazione".

venerdì 24 agosto 2012

La Sicilia è un'Italia esagerata



Governare la Sicilia è un’impre¬sa epica, quasi impossibile. Ma l'isola può di¬ventare il laboratorio politico d’Italia...
Marcello Veneziani - Ven, 24/08/2012 - 15:22

Evviva, finalmente un galantuomo che non prende il pizzo, perché ce l’ha già solo sotto il mento.

Parlo di Nello Musumeci, candidato a guidare la Sicilia. Ottimo amministra¬tore di Catania, indenne da macchie in¬fami, grande oratore assai amato e vota¬to, la sua candidatura segna una svolta e non solo perché il centro-destra candi¬da per la prima volta un uomo di destra¬destra, ma anche perché rompe il vizio siculo di spostarsi a destra o a sinistra ma lasciando poi il governo a ex demo¬cristiani, da Orlando a Cuffaro e a Lom¬bardo ( quasi tutti i big siculi sono di mar¬ca dc).
Questa volta si prova cambiare, alme¬no al vertice. Musumeci avrà molti venti contrari, anche tra coloro che fingeran¬no d’appoggiarlo, oltre la rivalità di Paler¬mo. Con Musumeci, il centro-destra ha un conto in sospeso. Alle elezioni del 2006 Berlusconi non vinse per una manciata di voti. Mancarono all’appello proprio i voti di Musumeci che per il veto di Fini a candidarlo corse da solo con una sua li¬sta prendendo molti voti. Sarebbero ba¬stati per vincere.
Certo, governare la Sicilia è un’impre¬sa epica, quasi impossibile. La Sicilia è l’esagerazione dell’Italia. Tutto quel che si dice dell’Italia diventa eccessivo in Sici¬lia: vizi e virtù, fantasia e mafioseria, acu¬me e teatralità, solarità e ombrosità, splendore e degrado, bellezza e malgo¬verno, debiti e spesa pubblica. Per la stessa ragione la Sicilia può di¬ventare il laboratorio d’Italia. Provateci almeno, prima di richiamare per dispera¬zione gli arabi o i normanni e proporre che la Sicilia sia cassata...

sabato 18 agosto 2012

Cagliari, rom alloggiati in villa con piscina dopo essere stati sfrattati dal campo nomadi


Il comune pagherà l'affitto per almeno un anno, ma la convenzione potrebbe prolungarsi


- Non è andata male a due famiglie di rom che a fine giugno hanno dovuto abbandonare il campo nomadi nel Cagliaritano, sulla Ss554, chiuso dal sindaco Massimo Zedda per gravi problemi igienici. Sono infatti state alloggiate in una villa sul litorale con pavimenti in marmo, grande caminetto al centro del salone, bagno con idromassaggio e aria condizionata in ognuna delle quattro camere da letto. L'affitto? Paga il comune di Cagliari.
Come riporta il quotidiano 'L'Unione sarda', d fronte alla prima villa sul litorale, a pochi metri, c'è quella che diventerà la nuova casa per altri tre nuclei familiari: un vecchio ristorante che si affaccia su una grande piscina, patio in cotto e centinaia di metri quadri di terreno, fino a pochi giorni fa completamente incolto.

Sono due delle ville sul litorale che il Comune, tramite la Caritas, ha messo a disposizione delle famiglie bosniache allontanate dalle baracche e dai terreni inquinati stretti tra la Statale 554 e il quartiere di Mulinu Becciu. Sarà il Comune a pagare, almeno per i primi dodici mesi l'affitto delle case, ma il sostegno potrebbe arrivare fino a due o tre anni.

mercoledì 15 agosto 2012

Nouriel Roubini: perfect storm, tempesta finanziaria, crisi finanziaria, crollo euro



La 'tempesta economica globale'. Banchieri avidi e sistema al collasso
Il rischio di un crollo sistemico è alle porte. L'economista Usa non
ha dubbi sull'imminente apocalisse finanziaria: le avvisaglie ci sono
tutte e sarà peggio della crisi del 2008. Ecco i motivi del collasso e
le possibili, ma remote, vie di uscita

Fonte: ANSAL'ECONOMISTA Chi è Nouriel Roubini
Docente ed economista statunitense, nato a Istanbul nel 1958 da
famiglia di ebrei iraniani. È professore di economia alla New York
University. Ha vissuto in Italia, soprattutto a Milano, dove si è
laureato alla Bocconi, conseguendo successivamente il dottorato ad
Harvard.
Ha ricoperto varie cariche al Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti
e svolto numerose consulenze per il Governo Usa in qualità di esperto
economico.
Roubini è noto per le sue previsioni di crisi finanziaria mondiale, in
particolare per aver previsto con precisione la crisi dei subprime del
2007. Attitudine che gli è valsa il nomignolo 'Dr. Doom' (dott.
Sventura).
leggi l'articolo Spread e antispread: cosa sono, come funzionano e
perché toccano le nostre tasche
Il differenziale tra Btp e bund tedeschi è il termometro del nostro
debito. Lo scudo anti-spread interviene quando la febbre sale troppo.
Dal suo funzionamento dipende l'arrivo di altre tasse e tagli per gli
italiani.


Crisi economica? Il peggio deve ancora arrivare. Nouriel Roubini l'ha
definita la "tempesta perfetta" e annuncia che sarà peggio della crisi
economica che ha investito i mercati nel 2008. Lo scenario tratteggiato
dall'autorevole esperto di economia internazionale nel corso di
un'intervista a Bloomberg Tv è dei più foschi e prevede per il 2013 il
collasso, difficilmente evitabile, dell'attuale sistema. L'analisi di
Roubini, è impietosa ma chiara. Ecco in sintesi il messaggio del
professore che si è guadagnato negli anni l'appellativo di dr. Doom,
dottor Catastrofe.

"Perfect storm", le cause del ciclone
Nouriel Roubini ha indicato quattro scenari che concorrono a creare la
"tempesta perfetta".

● Il ristagno dell'economia Usa.
● L'aggravarsi dei problemi del debito europei.
● La decelerazione delle economie emergenti, che registrano un forte
calo della crescita Principalmente la Cina, ma il deficit è esteso a
tutta l'area 'Bric' (Brasile, Russia, India e Cina).
● Il pericolo di un conflitto militare tra Israele, Stati uniti e Iran,
che raddoppierebbe il prezzo del petrolio in una notte.

Perché sarà peggio del 2008
A differenza del 2008, si è a corto di contromisure. Nel 2008 si
potevano ancora tagliare i tassi di interesse, mentre oggi già
rasentano i minimi storici. Inoltre le iniezioni di liquidità
attraverso QE (quantitative easing o alleggerimento quantitativo)
stanno diventando sempre meno efficaci perché il problema è di
solvibilità, non di liquidità.

Il fallimento del Summit europeo
Il vertice europeo di Bruxelles di fine giugno è stato un insuccesso
"poiché i rendimenti dei titoli di Spagna e Italia (lo spread) restano
alti" e probabilmente siamo alla vigilia di nuove crisi del debito.

Un sistema bancario avido e immorale
"I banchieri sono avidi. Lo sono stati per mille anni". Secondo Roubini
le banche agiscono in modo illegale ma le sanzioni non sono irrisorie
rispetto ai danni compiuti ("nel migliore dei casi vengono
schiaffeggiate con una multa"). "Se alcune persone finiscono in carcere
o qualcuno verrà impiccato per le strade, forse varrà da lezione per
qualcuno".

Correre ai ripari
Secondo il professore "siamo ormai a corto di conigli da tirare fuori
dal cappello". O i paesi europei trovano l'accordo su una forma di
mutualizzazione del debito (ma gli Eurobond sono sempre più una
chimera), o la Bce interviene monetizzando il debito, con licenza di
stampare monete, oppure vanno aumentate le elargizioni dei fondi
salvastato: "il fondo Efsf-Esm deve essere almeno quadruplicato; in
caso contrario si avrà una crisi più grande non tra sei mesi, ma nelle
prossime due settimane".

Catastrofismo o lungimiranza? Dipende dai punti di vista, in ogni caso,
quel che potrebbe avverarsi è il cosiddetto 'paradosso di Cassandra':
per chi prevede catastrofi, la condizione necessaria affinché la
previsione si avveri è che non venga creduto.

Fukushima: trovate farfalle con mutazioni genetiche Vicino alla centrale; timore radiazioni su altre specie


14 agosto, 17:55

(ANSA) - TOKYO, 14 AGO - Mutazioni genetiche hanno colpito tre diverse generazioni di farfalle osservate intorno alla centrale nucleare di Fukushima, danneggiata dal sisma/tsunami dell'11 marzo 2011. E' quanto emerge da uno studio curato da un pool di ricercatori guidato da Joji Otaki dell'Universita' Ryukyu di Okinawa, e pubblicato sul sito di Scientific Reports.

L'incidente di Fukushima, si legge nella rapporto, ''ha causato un massiccio rilascio di materiale radioattivo nell'ambiente'' che ''ha causato danni fisiologici e genetici alle Zizeeria maha blu, farfalla comune in Giappone''. A maggio 2011 sono stati raccolti 144 esemplari, tra maschi e femmine, nelle aree colpite dalle radiazioni: pur sembrando normali, ''si notavano gia' alcune lievi anomalie''. Circa il 12% degli insetti esposto alle radiazioni ancora nello stadio di larva, subito dopo il disastro, ha presentato anomalie, tra ali accartocciate e occhi danneggiati. Gli stessi esemplari poi accoppiati in un laboratorio lontano da Fukushima, hanno dato origine alla seconda generazione con problemi simili, ma nella misura del 18%. La percentuale e' salita al 34% nella generazione successiva, anche con un genitore proveniente da altra area e quindi considerato 'sano'. Sei mesi dopo il disastro, 240 nuovi esemplari catturati a Fukushima hanno registrato anomalie nel 52% dei casi.

Otaki, tuttavia, ha spiegato che e' presto per arrivare a conclusioni di tipo 'conseguenziale': i risultati raggiunti dal suo team, in altri termini, non potevano essere direttamente replicati su altre specie animali, uomo incluso. In generale, c'e' l'invito alla prudenza nelle prime reazioni della comunita' scientifica nipponica, combinato alla necessita' di effettuare altre rilevazioni. Kunikazu Noguchi, professore associato di protezione radiologica alla Nihon University School of Dentistry, ha osservato che e' opportuno raccogliere altri dati per determinare l'impatto dell'incidente di Fukushima sugli animali in generale. Resta pero' opinione condivisa che le farfalle siano considerate tra le piu' importanti spie dei cambiamenti ambientali.(ANSA).