giovedì 28 giugno 2012

Economia domestica

Una curiosa teoria economica è stata annunciata negli Stati Uniti. Il tipo si chiama Marc Faber. È un analista in borsa e uomo d'affari, un imprenditore che ha successo. All'inizio di quest'anno, tra i vari progetti dell'amministrazione Obama per rilanciare l'economia americana, vi era anche quello di dare ad ogni cittadino americano la somma di 600 dollari in modo da far riprendere i consumi.
Marc Faber ha scritto nel suo bollettino mensile un commento con molto umorismo.
Miei cari connazionali americani, il governo federale sta valutando di dare a ciascuno di noi una somma di 600 dollari:

* Se noi spendiamo quei soldi al Walt-Mart-Supermarket, il denaro va in Cina..
* Se noi spendiamo i soldi per la benzina, va agli arabi.
* Se acquistiamo un computer, il denaro va in l'India.
* Se acquistiamo frutta, i soldi vanno in Messico, Honduras e Guatemala, Italia, Spagna.
* Se compriamo una buona macchina, i soldi andranno a finire in Germania, in Giappone o in Corea.
* Se compriamo regalini, vanno a Taiwan,e nessun centesimo di questo denaro aiuterà l'economia americana.
* L'unico modo per mantenere quel denaro negli Stati Uniti è di spenderlo con puttane o birra, già che sono gli unici due beni che producono ancora qui.

Risposta di un economista italiano, anche lui di buon umore:

Carissimo Marc,
La situazione degli americani diventa realmente sempre peggiore. Inoltre mi dispiace informarla, che la fabbrica di birra USA Budweiser è stata acquistata recentemente dalla multinazionale brasiliana AmBev. Pertanto vi restano solo le puttane. Ora, se queste decidessero di inviare i loro guadagni ai loro figli, questi soldi arriverebbero direttamente ai DEPUTATI ITALIANI qui a Roma ... !!!

mercoledì 27 giugno 2012

TRAMONTO FUTURISTA

Lino Adamo

Fini scaricato da Casini: pensa di non ricandidarsi
L'apertura del leader Udc al rosso Bersani ha spiazzato e affondato definitivamente Gianfranco: si ritira?

L'apertura di Pier Ferdinando Casini, che strizza l'occho al Pd di Bersani e si tinge di rosso, potrebbe rivelarsi un suicido politico per l'Udc. Ma la sterzata a sinistra del democristiano, intanto, ha mietuto la sua prima vittima: Gianfranco Fini. Il leader futurista è spiazzato: come spiegare al suo esiguo elettorato che l'ex missino Gianfranco è pronto a marciare insieme agli ex Ds? Impossibile, probabilmente. Dietro alle dichiarazioni di facciata che hanno seguito l'intervista-outing del leader Udc al Corriere della Sera ("Gianfranco Fini era a piena conoscenza delle intenzioni di Casini"...) c'è tutto il disappunto del presidente della Camera, che delle "intenzioni di Casini" non sapeva nulla. Il Terzo Polo è morto (lo ha detto lo stesso Casini dopo la batosta alle amministrative in cui ha trionfato Grillo), e in un partito morto non è necessario che gli (ex) alleati siano a conoscenza delle reciproche strategie.
Riunione d'emergenza - Fini vuole delle spiegazioni: una riunione con Casini, Benedetto Della Vedova, Lorenzo Cesa, Fernando Adornato e Italo Bocchino è stata convocata nel pomeriggio di martedì pomeriggio proprio nello studio del Presidente della Camera. Secondo quanto trapelato, la riunione è stata convocata "per discutere anche delle strategie riguardanti le alleanze in vista delle prossime elezioni politiche". Il presidente della Camera, come detto, si è apprestato a far trapelare che "era al corrente dei contenuti dell'intervista al Corriere della Sera": una frase che nel gergo politico lascia intendere l'esatto opposto. Al termine dell'incontro, durato circa un'ora e mezza, altre dichiarazioni di facciata. Adornato ha spiegato che "il terzo Polo non esiste più, ma certo esistono le sue ragioni fondative. Quello di oggi rientra negli incontri che normalmente facciamo per fare il punto della situazione su diverse tematiche".
La scissione - E se il Terzo Polo è già morto, Futuro e Libertà è un partito spaccato. C'è chi nella sparuta squadra guidata da Fini sarebbe favorevole al cosiddetto "patto tra moderati e progressisti", ossia a "baciare" il Pd generando il più improbabile mostro della seconda Repubblica: ex neri ed ex (?) rossi tutti insieme (Della Vedova, per inciso, ha dichiarato di aver gradito l'intervista di Casini: tutti col compagno Bersani). E Gianfranco? Resta col cerino in mano: un futuro incerto e un partito che è in grado di raccogliere percentuali infinitesimali alle prossime elezioni. E così, in un contesto fluido e difficile da gestire, starebbe cominciando a maturare la decisione "drastica" del presidente della Camera: potrebbe non ricandidarsi al Parlamento.
"Fini è rimasto solo" - La voce è stata rilanciata da Dagospia, che parla del "pissi pissi che impazza sotto o'Vesuvio". Ovvero, "Gianfranco avrebbe in mente il 'bel gesto' per le prossime politiche", lasciando la poltrona in Parlamento e regalando quel (poco) che resta di Futuro e Libertà ai suo colonnelli che non hanno perso tempo a strizzare l'occhio al Partito Democratico. Dagospia cita poi una fonte che sceglie l'anonimato: "Ormai Fini è rimasto solo dopo che Casini lo ha mollato per il Pd. Ecco perché sta meditando il colpo a sorpresa: non candidarsi, evitare il rischio di un flop elettorale e scegliere il gesto nobile". Si ipotizza poi che il "bel gesto" di Gianfranco possa essere il preludio a qualche "incarico prestigioso" nella prossima legislatura. Anche se probabilmente, tra due legislature, di Fini non sentiremo nemmeno più parlare.
da Il Giornale

martedì 26 giugno 2012

Giudici italiani contro l’integrazione

Sta destando scalpore una storia che giunge da Albenga, città ligure in provincia di Savona. Si tratta di adozioni, ma il caso in questione rischia di creare un pericoloso precedente: due bambini, di cinque e tre anni, sono stati assegnati dal Tribunale dei Minori ad una famiglia Musulmana. Questo nonostante siano stati tolti ad un padre sì di religione islamica, ma intenzionato a crescerli ed educarli come cristiani.
Il padre naturale è un artigiano edile, si chiama Khalid, i bimbi li ha avuti da una madre italiana. Ed ora dice:

Dio è uno solo, ma io voglio che i miei figli crescano nella religione del Paese dove sono nati. E voglio che mangino il prosciutto a merenda e l’arrosto di maiale a pranzo, e la bambina non vada in giro con il velo ma faccia i bagni al mare, e il maschietto quando avrà l’età beva ogni tanto una birra con gli amici

Il Tribunale dei minori di Genova per ora è stato di diverso avviso, avendo deciso di assegnare i due bambini ad una famiglia adottiva islamica, con mamma che si è convertita all’Islam da poco.
Lati oscuri anche sulla decisione di togliere la custodia dei figli ai genitori naturali: sulla delibera firmata dal Tribunale dei minori sono citati gli articoli 333 (condotta del genitore pregiudizievole ai figli) e 336 (che indica il procedimento) del codice civile, e si specifica pure che «pur sinceramente affezionato e animato da buone intenzioni, il padre non è in grado neppure di far regolarmente visita ai figli».
Questioni delicate, come tutte quelle che riguardano l’affidamento dei figli, ma Khalid non ci sta e promette battaglia:

Voglio sapere perché si è deciso di affidare due bambini cristiani a una famiglia musulmana. E perché i giudici arrivino ad accusarmi di maltrattamenti o disinteresse pur di riuscire a strapparmeli.

La madre, ex tossicodipendente, è ospite in una comunità di recupero assieme ai due bambini che ora saranno adottati dalla nuova famiglia:

Mia moglie ha fatto qualche sciocchezza di troppo, in passato, e sono stato io stesso ad andare prima dai carabinieri e poi dalle assistenti sociali. L’aspetto, un giorno tornerà a vivere con me. Nel frattempo i miei figli possono rientrare a casa: ho un appartamento, un lavoro onesto e un fratello, sposato con una bambina, che può aiutarmi a seguirli. Sfido chiunque a sostenere che tratto male o trascuro i miei bambini. Mi portino una denuncia, una testimonianza. Soprattutto mi spieghino perché tutta questa determinazione: dal Marocco si sta trasferendo in Italia anche mia madre, che è la loro nonna.

Infine, l’accorato appello di Khalid:

Anche il parroco di San Michele mi ha detto che è un’aberrazione affidare due cristiani a una coppia di genitori musulmani: perché questo non conta niente per i giudici? E perché, se io non lo desidero, i miei ragazzi devono crescere nelle tradizioni e nella cultura del Marocco, e non giocarsi le chances che non ho avuto io

Perché strappare due bambini ad un padre di religione Musulmana che avrebbe voluto educarli all’integrazione e farli diventare cristiani, affidandoli ad una famiglia di religione islamica?

giovedì 14 giugno 2012

La Grecia è un'idrovora di sprechi


il parlamento greco

Di Andrea Brenta

Un funzionario che cerca di mettere a punto una riforma della pubblica amministrazione greca, un sistema ipertrofico, fondato sul clientelismo politico. Davide contro Golia. O, meglio, Teseo nel labirinto del Minotauro. In realtà Panagiotis Karkatsoulis, che ha recentemente (e in un momento in cui l'immagine dei dipendenti pubblici greci è ai minimi) ricevuto il Premio internazionale della società americana per l'amministrazione pubblica, non è l'unico funzionario a operare per le riforme della p.a. greca, ma uno dei più visibili. In un grafico, da lui battezzato «macaroni» e dedicato al coordinamento delle politiche pubbliche, Karkatsoulis ha cercato di «rappresentare chi dà ordini a chi, compilando le attribuzioni di ciascun ministro».

Partendo dal premier fino ai principali ministeri, lo schema mostra la catena di comando e le relazioni fra i differenti dicasteri. Il risultato assomiglia molto a un piatto di spaghetti... alla greca. «Come è possibile governare con questo?», si chiede il funzionario, che punta il dito contro altre assurdità del sistema. Per esempio, i due terzi delle misure sono presi attraverso decreti ministeriali (contro solo il 2% attraverso delle leggi). Il primo governo Papandreou contava 15 ministri, 9 viceministri e 21 ministri aggiunti, già più che sufficienti per un paese di 11 milioni di abitanti. Se non che, bisogna aggiungere 78 segretariati generali o speciali, 1.200 consiglieri, 149 direzioni generali e 886 direzioni. Il sovraccosto generato dall'amministrazione è stimato in 14 miliardi di euro.

Diversi anni fa un ministro aveva chiesto a Karkatsoulis di censire le strutture amministrative senza ragione di essere. Il funzionario aveva spiegato al ministro che quelle che contavano meno di cinque persone sarebbero dovute sparire per essere accorpate ad altre. Il ministro aveva portato il limite a tre persone. Oggi il 20% delle strutture dell'amministrazione greca non ha impiegati, il che significa che è composto unicamente da un responsabile con un titolo e un'indennità per dirigere se stesso. E il 57% ha tre impiegati o meno.

«È la caratteristica dei sistemi clientelari», spiega un funzionario europeo. «La funzione serve a ricompensare un affiliato politico». Un sistema ereditato dall'impero ottomano e perfezionato soprattutto con l'arrivo al potere, nel 1981, di Andreas Papandreou (1919-1996). Il primo ministro socialista ha soppresso le direzioni generali dei ministeri per rimpiazzarle con posizioni più politiche.

Karkatsoulis conta sulle dita di una mano i ministri riformatori che ha visto passare in vent'anni. E racconta di come essi siano stati rapidamente passati ad altre funzioni. Il primo fra questi fu Anastasios Peponis, che nel 1994 modificò la legge sul reclutamento dei funzionari per introdurre un po' di meritocrazia. «All'interno del governo tutti erano contrari. E hanno aggiunto degli emendamenti per attenuare la norma». Andò peggio a un altro ministro riformatore, Stavros Bénos, che fu presto spedito al ministero del mar Egeo. Si è dovuto attendere l'arrivo della «troïka» (Bce, Fmi, Commissione Ue) nel 2010 per veder ripartire il treno delle riforme. Ma a un prezzo ben più alto.

mercoledì 13 giugno 2012

Moderati, sveglia, la vostra leader si chiama Elsa Fornero



JACOPO TONDELLI
Oggi, un nuovo attacco da parte di Susanna Camusso che spara a zero e dici che alla Fornero “i licenziamenti piacciono”. Sullo sfondo, il continuo dissidio con Patroni Griffi, protettore del pubblico impiego cui non bisogna chiedere mai. Invece di perdersi tra i cocci del Pdl o gli auspici di uomini nuovi che non lo sono da 20 anni, chi vuole rifondare un centrodestra, dovrebbe puntare su Elsa Fornero.

“Alla Fornero piaccono i licenziamenti, è insensibile alle sofferenze”. Una Susanna Camusso al limite dell’attacco personale, forse oltre il limite del buon gusto, spara a zero oggi sulla ministra del welfare Fornero. La stessa Fornero che, ormai da settimane, viene attaccato dal ministro Patroni Griffi perchè pone - razionalmente - il punto dell'assurda diseguaglianza di trattamento tra lavoratori pubblici e privati rispetto alle norme sul licenziamento.
Due indizi non fanno una prova, ma se fossi un “sincero liberale” dotato di molti soldi, di capacità di influenza, e di pasisone civile non avrei dubbi: per rifare un centrodestra appena decente, in questo paese sprovvisto dell’abc dell’alternanza, punterei tutto su di lei. Inutile perdere tempo coi cocci di un pdl che elegge Schifani ad autorità morale. Inutile aspettare che un nuovo centrodestra nasca dall'espansione improbabile di Casini e del suo faticoso 8 per cento. Inutile attendere uomini nuovi che non erano nuovi neanche vent’anni fa.
Elsa Fornero ha fatto l’unica cosa che davvero resterà di questo governo, cioè la riforma delle pensioni. Ha mostrato carisma politico e la giusta capacità di dividere: vedi Cgil e Patroni Griffi. Sa parlare con tutti, compresi gli operai della Fiom (che si mostrano comunque più capaci di dialogo della Camusso) e i ragazzini saccenti che non si alzano dalla sedia per salutare un ministro della Repubblica. È una donna, una donna normale che si è fatta strada con il cervello e un sistema di relazioni rispettabile, dopo un parlamento popolato di amazzoni e veline.
Insomma, cosa aspettano i liberali italiani, i montezemoli sempre “sul punto di”, quel che resta dei brandelli del progetto liberale di massa di Berlusconi, gli Antonio Martino, i Beppe Pisanu? Una leader se vogliono ce l'hanno. Si chiama Elsa Fornero. E a giudicare dalla caciara lanciata da Susanna Camusso, qualcuno - dall'altra parte della barricata - lo ha anche capito.

giovedì 7 giugno 2012

Perché ti vesti di robe altrui?

In questi giorni di annotazioni terribili dal fronte del terremoto, che sembra distante se visto in tv, ma che è realmente dietro l’angolo, un annuncio passa in secondo piano. Ritengo importante farvi sapere (ancor di più se è rilevante per i nostri cittadini) come mai l’IMU si è volatizzata. Lo scontro silenzioso e serrato che si è combattuto fra le mura del comune ha ottenuto il primo risultato eccellente: niente IMU sulla prima casa. Dopo la presentazione del nostro studio per l’eliminazione dell’IMU sul bilancio comunale alle parti politiche che sostengono il sindaco Mario Faccioli ha creato un pandemonio. Il loro progetto iniziale era: irpef al 6,5 per mille ed IMU su tutto. Poi con l’eliminazione dell’IMU sulla prima casa il Sindaco vuole aumentare l’addizionale al 7-8 per mille. Milioni di euro di tasse in più. Alcuni consiglieri da sempre impegnati contro gli eccessi della tassazione hanno intrapreso un serrato confronto con il sindaco per rigettare la proposta. Super Mario ha condotto il gioco come sempre: irritato, ha sfidato tutti a contraddirlo “dopo tutto il tempo e lavoro speso mi ….!!!!!”. Anche altri hanno speso tempo e lavoro, “forse più esperti di lui” hanno studiato il bilancio ed hanno scoperto che sotto varie voci come avanzo dell’ anno passato, gli oneri di urbanizzazione ecc cerano soldi nascosti ( quasi un milione di euro) per poter fare un po’ di maquillage alla cittadina nell’ ultimo anno da sindaco. E’ stato fatto un gran pressing per evitare che la giunta e il sindaco trascurassero le difficoltà della gente nel pagare sempre più tasse e sempre più insostenibili. Dopo un’animata “discussione” si è raggiunto il risultato sperato: in soli due giorni è sparito un balzello da oltre un milione di euro. Festeggiamo e ringraziamo chi ha sfasciato la proposta inaccettabile di Super Mario che è stata difesa da pochissimi consiglieri a lui fedelissimi. Il nostro sindaco è sempre più solo in quest’ ultima parte di mandato. Forti di questo risultato per noi tutti, chiediamo ai nostri amici di proseguire l’opera: c’è ancora da migliorare, l’ addizionale irpef era il 2 per mille solo un anno fa. Oggi il sindaco la vorrebbe all’8 (quattro volte tanto in un anno). Ci auguriamo che venga fatto tutto il possibile per riqualificare la spesa. Niente spese inutili. Niente “marchette pre elettorali” tipiche dell’ultimo anno di tanti sindaci. Chiediamo: Analisi seria dei costi nascosti che il comune sostiene per l’attività concertistica e le feste di ogni genere. Oggi più che mai in un periodo di crisi profonda, bisogna abbandonare le spese inutili per far si che questi non ricadano sui nostri concittadini sotto forma di tasse, bisogna garantire la spesa qualificata,la manutenzione del territorio ( e non solo delle strade delle frazioni che stanno a cuore al sindaco), la difesa sociale e basta. Abbassiamo il più possibile l’addizionale irpef che colpisce i pensionati e dipendenti in busta paga. Chiediamo a consiglieri ed assessori che non si riconoscono nelle proposte del sindaco di avere il coraggio di uscire allo scoperto.
Lino Adamo