domenica 27 marzo 2011

ITALIA,AMORE MIO


Io amo l’Italia perchè mio padre e mia madre sono italiani, perchè il sangue che mi scorre nelle vene è italiano.



Io amo l’Italia perchè mio padre e mia madre sono italiani, perchè il sangue che mi scorre nelle vene è italiano.





Perchè è italiana la terra dove son sepolti i morti che mia madre piange e che mio padre venera, perchè la città dove son nato, la lingua che parlo, i libri che mi educano.





Perchè mio fratello, mia sorella, i miei compagni, e il grande popolo in mezzo a cui vivo, e la bella natura che mi circonda, la musica, la cultura e tutto ciò che faccio, che amo, che studio, che ammiro, è italiano.









E. De Amicis - Cuore

Togliatti: “È motivo di particolare orgoglio per me l’aver abbandonato la cittadinanza italiana per quella sovietica."


da "QUESTA E' LA SINISTRA"

Oggi festeggiamo i 150 anni della Nostra Italia ed ho deciso di pubblicare una parte dell' intervento di Togliatti al XVI Congresso del PCUS. L' ho fatto per ricordare a tutti i sinistri nazionalisti per un giorno, cosa diceva riguardo l'Italia uno dei loro gloriosi miti.

Nazionalisti lo si è sempre o non lo si è mai.
Ma d'altra parte come diceva una vecchia canzone "Uno straccio rosso hai per bandiera... perchè non sei degno di servirne una vera.."



Palmiro Togliatti:

“È motivo di particolare orgoglio per me l’aver abbandonato la cittadinanza italiana per quella sovietica.
Io non mi sento legato all’Italia come alla mia Patria, mi considero cittadino del mondo, di quel mondo che noi vogliamo vedere unito attorno a Mosca agli ordini del compagno Stalin.
È motivo di particolare orgoglio aver rinunciato alla cittadinanza italiana perché come italiano mi sentivo un miserabile mandolinista e nulla più. Come cittadino sovietico sento di valere diecimila volte più del migliore cittadino italiano ”.



Solo vergogna, e nulla più.

mercoledì 16 marzo 2011

La moglie di Bocchino: «So da due anni della sua relazione con la Carfagna»





Italo Bocchino e la moglie Gabriella




a vanity fair
Le rivelazioni choc della consorte dell'esponente Fli: «Mara si presentava ovunque io andassi in vacanza»



NAPOLI – «Della loro relazione lo sapevo da due anni e mezzo». Dopo mesi di rumors e voci di foto intime relative a una presunta liaison tra Italo Bocchino e Mara Carfagna è la stessa moglie del vicepresidente di Fli, Gabriella Buontempo, ad ammettere l'esistenza di una storia tra i due. «Roberto D'Agostino mi ha detto: 'Sai che gira voce di foto di tuo marito con la Carfagna, foto un po' intime?'. Io gli ho risposto: 'Se ci sono, pubblicale. Tanto non è che non lo so che lui ha questa relazione».

I VOTI - «Telecomandata», così la Buontempo definisce Mara Carfagna. Da chi sarebbe telecomandata? «Da mio marito», dice la consorte del politico campano: «Se non era per Italo – precisa - mica li prendeva tutti quei voti in Campania». Il riferimento in questo caso è alle scorse elezioni regionali in cui la ministra fu record woman di preferenze, con oltre 55mila voti. La Buontempo mette poi fine alle voci che da tempo circolano in merito ad una presunta relazione tra il marito e la ministra. Lo fa dalle pagine di Vanity Fair in edicola mercoledì. «Da più di due anni so che ha una relazione con Carfagna», dice.

E in risposta alle dichiarazioni dei giorni scorsi in cui il giornalista Roberto D’Agostino avrebbe «sussurrato» all’orecchio della Buontempo di essere in possesso di foto intime tra la ministra e il marito, la consorte, che vive ancora sotto lo stesso tetto con Bocchino, rivolgendosi all’indirizzo del giornalista lo invita, «se ci sono», a pubblicare gli scatti «compromettenti». Poi una stilettata al marito: «Purtroppo non l’ha gestita bene, perché questa storia la sapeva tutto il Parlamento e a un certo punto è arrivata anche al mio orecchio. Ho dovuto reagire: non mi va di passare per la scema del villaggio».


Italo e Mara Carfagna
VACANZE IN TRE - In quanto alla storia amorosa tra Mara ed Italo la moglie tradita racconta con una punta di veleno: «Si presentava ovunque io andassi in vacanza», rivela. «E’ andata addirittura dal mio parrucchiere», aggiunge. E prosegue: «Italo sostiene di averla troncata. Per carità, l’avrà troncata: lei si è fidanzata, ora dice che si sposa». Il matrimonio dovrebbe celebrarsi a giugno come annunciato dalla stessa ministra. Intanto da parte della Carfagna nessun replica. In una dichiarazione all’agenzia Asca, la ministra parla piuttosto delle celebrazioni dell’Unità d’Italia, il prossimo 17 marzo. «L’apporto delle donne all’avanzamento sociale e civile del nostro Paese – dice - è smisurato», citando al riguardo le 21 donne elette al Parlamento alle prime elezioni repubblicane del 1946.

A NOVELLA - Qualche settimana fa Gabriella era stata intervistata da Novella 2000. Al settimanale diretto da Candida Morvillo aveva detto: « Un marito in casa non lo trattieni: se vuole andarsene se ne va. Soprattutto se ha un’altra che è più giovane e che chiamano la “ministra più bella del mondo”».

Francesco Parrella

venerdì 11 marzo 2011

Vatti a fidare dei sinistri


Ricordate il tredicenne, il bambino comiziante figlio dei genitori militanti, che attaccava Berlusconi sul palco del PalaSharp colpevole di “distruggere la scuola pubblica”? Ecco, sapete dove studia? In una scuola privata. Il ragazzino ha puntato il dito contro il governo perché «parla di scuola pubblica solo per tagliarne i fondi», bene, Giovanni studia al San Carlo, carissimo istituto privato di Milano.



Sapete dove studiano i figli di Anna Finocchiaro? In una scuola privata. Sapete dove studia la figlia di Giovanna Melandri? In una scuola privata. Sapete dove studiano le figlie di Francesco Rutelli? In una scuola privata.

Sapete dove studia il figlio di Nanna Moretti? In una scuola privata. Sapete dove studiano i nipoti di Fausto Bertinotti? In una scuola privata. Sapete dove studia la figlia di Santoro? Non indovinerete mai...in una scuola privata!



Le solite contraddizioni della sinistra, tutti pronti a manifestare e scendere in piazza, ma quando si tratta dei propri figli le ragioni dell’educazione prevalgono su quelle dell’ideologia e guarda caso li iscrivono tutti alle contestate scuole private.

Patetici.

giovedì 10 marzo 2011

La Riforma della Giustizia. Ecco la bozza approvata dal Consiglio dei Ministri.




BOZZA, TOGHE RESPONSABILI COME DIPENDENTI P.A. - "I magistrati sono direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione dei diritti, al pari degli altri funzionari e dipendenti dello Stato". E' quanto prevede l'ultima bozza di riforma della giustizia, in 16 articoli, che il Guardasigilli Angelino Alfano ha illustrato al Quirinale. Questo significa che le toghe potranno essere chiamate a rispondere di tasca propria dal cittadino che potrà citare direttamente loro in giudizio e non lo Stato come è ora. Nella bozza, di cui l'Ansa è in grado di anticipare i contenuti, si prevede anche, come aggiunta all'articolo 113 della Costituzione (diventa il 113 bis), che "nei casi di ingiusta detenzione o di altra indebita limitazione della libertà personale, la legge regola la responsabilità civile dei magistrati" la quale "si estende allo Stato".

BOZZA, DUE CSM PRESIEDUTI DA CAPO STATO - I Csm diventano due: uno per i giudici e uno per i Pm. Entrambi presieduti dal Capo dello Stato. E' questa la novità introdotta nell'ultima versione della bozza della riforma della giustizia. Cade dunque l'ipotesi che a capo del Csm dei magistrati requirenti vada il Procuratore generale della Cassazione eletto dal Parlamento in seduta comune su indicazione del Csm. Parte quest'ultima eliminata nelle ultime ore.
Del Csm dei giudici farà parte di diritto il primo presidente della Corte di Cassazione. Gli altri componenti saranno per il 50% scelti dai giudici previo sorteggio degli eleggibili (con l'intento di ridurre il peso delle correnti della magistratura associata), per l'altra metà dal Parlamento in seduta comune tra professori ordinari di università di materie giuridiche ed avvocati dopo 15 anni di esercizio. Il vicepresidente del Csm della magistratura giudicante sarà scelto tra i componenti laici. Durano in carica 4 anni e non sono rieleggibili (in Costituzione ora si prevede che non siano "immediatamente rieleggibili"). La novità dell'ultima ora riguarda il Csm dei Pm: sarà anch'esso presieduto dal capo dello Stato e ne farà parte come membro di diritto il Procuratore generale della Cassazione, ma salvo cambiamenti dell'ultim'ora, si prevede un ribaltamento dell'attuale proporzione ora a maggioranza 'togata'. La componente 'togata' dovrebbe infatti essere ridotta a un terzo (previo sorteggio degli eleggibili) mentre quella 'laica' arriverebbe a due terzi. Modifiche anche all'attuale art. 105 della Costituzione: i consigli superiori - secondo l'ultima versione di bozza - "non possono adottare atti di indirizzo politico né esercitare attività diverse da quelle previste dalla Costituzione". Espunta dalla bozza, invece, l'iniziale previsione secondo cui i Csm avrebbero potuto esprimere parere sui ddl del governo solo su richiesta del ministro della Giustizia.

BOZZA, OBBLIGO AZIONE PENALE MA CRITERI LEGGE - "L'ufficio del Pubblico ministero ha l'obbligo di esercitare l'azione penale secondo i criteri stabiliti dalla legge". E' quanto prevede l'ultima versione della bozza della riforma della giustizia messa a punto dal Guardasigilli Angelino Alfano in vista del Cdm di domani. Se ad oggi l'articolo 112 della Costituzione prevede che "Il Pm ha l'obbligo di esercitare l'azione penale", nella penultima bozza la formulazione era "secondo le modalità stabilite dalla legge". Ora, invece, la versione sottoposta al Quirinale parla di "criterì. Comunque un'azione penale limitata rispetto a quella che oggi può esercitare il Pm. BOZZA, CORTE DISCIPLINA DIVISA IN 2 SEZIONI - Come il Csm, anche la nuova Corte di disciplina dei magistrati sarà divisa in due: una sezione per i giudici e una sezione per i pubblici ministeri. E' questa una delle novità dell'ultima bozza di riforma della giustizia. I componenti di ciascuna sezione saranno nominati per metà dal Parlamento in seduta comune e per metà da tutti i giudici e Pm (previo sorteggio degli eleggibili). La Corte di disciplina eleggerà un presidente e ciascuna sezione a sua volta un vicepresidente tra i componenti nominati dal Parlamento. La legge - secondo la nuova versione dell'art. 105 bis della Costituzione contenuto nella bozza -"assicura l'autonomia e l'indipendenza della Corte di disciplina e il principio del giusto processo nello svolgimento della sua attività".

ALFANO, RIFORMA NO PER PROCESSI IN CORSO - Nell'articolo di chiusura del ddl costituzionale della giustizia si dice che le modifiche alla Carta "non si applicano ai procedimenti penali in corso proprio per mantenere la purezza di questo impianto e di questo disegno che ha una sua nobiltà storica". Lo ha detto il ministro della Giustizia Angelino Alfano.
Il cardine della riforma della giustizia è la divisione tra giudici e Pm. Lo afferma il ministro della Giustizia Angelino Alfano presentando la riforma costituzionale in una conferenza stampa a Palazzo Chigi. La riforma, ribadisce il Guardasigilli, "pone al centro la parità tra accusa e difesa. E' un impegno che abbiamo assunto con i cittadini. Ed è quello che stiamo sostenendo dal 1994". Il nuovo testo, aggiunge, "contiene una visione che pone al centro i cittadini". Il giudice diventa colui che è davvero sopra le parti, sottolinea Alfano, perché non è più pari al Pm. Giudice e Pm, ribadisce, "svolgono mestieri differenti. Il giudice deve valutare cosa gli vengono a dire accusa e difesa".
"Il Pm continuerà a disporre come prevede la disposizione del 1948 della polizia giudiziaria. Per disporne meglio e per evitare che il Pm si strasformi in un poliziotto, serve però una nuova norma per regolarizzare il rapporto tra Pm e polizia giudiziaria attraverso una legge apposita che presenteremo a breve". Lo ha detto il ministro della Giustizia Angelino Alfano illustrando la riforma costituzionale a Palazzo Chigi.

BERLUSCONI: PRONTE 10 LEGGI ATTUATIVE RIFORMA - "Questa forma costituzionale avrà bisogno di dieci leggi di attuazione che noi presenteremo al parlamento. Le abbiamo già pronte". Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi, a fianco del Guardasigilli Angelino Alfano. "Per la prima volta nella storia della Repubblica" è stato elaborato "un testo di riforme costituzionali completo, organico, chiaro e convincente: lo portiamo all'attenzione del Parlamento che lo discuterà e che lo approverà". Così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi, ha annunciato il via libera del Cdm alla riforma costituzionale della giustizia.

Il Governo dei fatti continua il suo lavoro.

La coda di paglia dei magistrati spioni



di Alessandro Sallusti

I magistrati si sono molto arrabbiati do­po aver letto sul no­stro quotidiano di ie­ri le loro email nelle qua­li sparlano di Silvio Ber­lusconi e degli elettori del centrodestra. Ci cre­do, al loro posto avrei avuto la stessa reazione. Vedere pubblicato sui giornali cose che uno pensa debbano restare riservate fa girare i san­tissimi. Se poi queste co­se, come nel caso in que­stione, smascherano un progetto politico che do­veva restare segreto in quanto incompatibile con la loro professione e presunta indipendenza, be’ allora la rabbia di­venta ira.

Al punto che hanno riunito d'urgen­za i loro vertici e chiesto l’intervento del Garante della privacy per blocca­re il Giornale . Troppo onore. Abbiamo sempli­cemente fatto il nostro lavoro, cioè pubblicato una notizia. Soltanto che in questo Paese, per non finire nei guai, si possono pubblicare esclusivamente le noti­zie gradite ai magistrati politicizzati, cioè funzio­nali al processo mediati­co contro Berlusconi e il suo governo. In quel ca­so non c’è privacy, anzi è tutto un bunga bunga dell’informazione dove chi più ne ha più ne met­ta, senza che nessuno lo disturbi. È poi paradossale che chi dello spiare e dell’en­trare nelle vite private senza regole e rispetto ne ha fatto una norma, oggi si atteggi a verginel­la di fronte alla pubblica­zione dei propri deliri af­fidati a una rete inter­net, che sarà anche riser­vata ai magistrati ma non certo segreta per­ché costituirebbe reato.

Riservata sì, ma come le migliaia di telefonate che ogni giorno vengo­n­o intercettate e non get­tate anche se il contenu­to nulla ha a che fare con un reato. Riservata co­me riservata dovrebbe essere la casa e il corpo di giornalisti di questa te­stata che sono stati per­quisiti, direi violentati psicologicamente, in cerca di fantomatici dos­sier che ovviamente non esistevano. Questi magistrati che chiedono di censurare il Giornale hanno la coda di paglia. Dopo aver af­fossato la giustizia e az­zoppato la politica, ora vorrebbero intervenire sull’informazione per decidere che cosa si può e si deve pubblicare. In­vece di scrivere procla­mi politici e tramare con­tro il governo pensino a fare il loro lavoro. Che al nostro ci pensiamo noi.

mercoledì 9 marzo 2011

Il golpe dei magistrati: lo "zietto Berlusconi" deve togliere il disturbo

di Anna Maria Greco

In vista del varo della riforma della giustizia di domani sulla mailing list esplode la rabbia dei magistrati contro il premier. Ma anche contro i suoi elettori.

Roma - Non è un modo di dire affettuoso, tutt’altro. Quando si augurano che «lo zietto Berlusconi» al più presto «tolga il disturbo», i magistrati che si confrontano sulla loro mailing list appaiono pieni di rabbia.
Contro l’annunciata riforma costituzionale della giustizia, che domani approda a Palazzo Chigi, nelle e-mail che giudici e pm si incrociano emerge la richiesta di una svolta ancor più politica nell’Anm, la cui Giunta oggi decide le forme di protesta. «Una corporazione - scrive uno dei leader della corrente di sinistra Movimento per la giustizia, Vito D’Ambrosio (già al Csm e presidente della regione Marche per l’Ulivo)- da sola non può reggere uno scontro del tutto politico se non gioca politicamente». Vuole una mobilitazione «dentro e fuori del Parlamento», perché l’importante ormai è convincere gli elettori a punire nelle urne la maggioranza. I toni sono da «sfida all’Ok Corral», da «Mezzogiorno di fuoco», da «contrapposizione durissima tra arcoriani& co e magistrati».
Una «pasionaria» in toga invoca «una reazione forte e compatta», «una forma di protesta estrema, uno sciopero lungo, mai realizzato e tutti, tutti uniti». Ma D’Ambrosio risponde che va bene «minacciare lo sciopero, ma lo strumento è ormai logoro e logorato: si tratta di attrezzarsi per una maratona, non per una gara di velocità».
Quale sarà, allora, la strategia dei magistrati contro le riforme berlusconiane? Più che a bloccare le leggi si punta a convincere i cittadini della loro iniquità. Le proposte si moltiplicano, dal vademecum che ogni toga dovrebbe seguire in convegni e dibattiti per attaccare riforma, ddl intercettazioni, processo breve, alle pagine di pubblicità sui giornali per diffondere la protesta, all’uso di Facebook.
Il padre nobile, il maestro, è per i magistrati l’ex-presidente della Corte costituzionale Gustavo Zagrebelsky. Lo cita come un manifesto Armando Spataro, grande capo del Movimento: «L’unica cosa che appare chiara è l’intenzione di distruggere gli equilibri costituzionali in favore dell’accentrarsi in poche mani del potere di comando. Oggi siamo a un bivio: o questa china o la difesa e la rivitalizzazione della Costituzione che abbiamo. Ognuno faccia la sua scelta».
Ma ognuno può farla fino a un certo punto. Perché chi mostra moderazione e desta il sospetto di voler dialogare viene bollato, attaccato, accusato di fare il gioco del nemico. Dal dibattito telematico emergono le forti pressioni sull’Associazione nazionale magistrati, perché reagisca duramente, sempre più come soggetto politico. Però, avverte Spataro, «se risposte rapide e nuove non ci saranno dall’Anm, è chiaro che saranno possibili iniziative autonome di cui anche i “ rassegnati” che scrivono in lista, dovranno prendere atto». I «rassegnati», appunto, o anche «gli scettici» come li chiamano con vago disprezzo sulla mailing list, avanzano inutili dubbi. Magari sono della corrente moderata Magistratura indipendente, la più restia alle estreme proteste, come Mario Ardigò. Osa ricordare che alcuni punti della riforma «trovano antecedenti in progetti nati nell’attuale opposizione». Non solo: pur premettendo che seguirà qualsiasi decisione dell’Anm, fa notare: «Ma una cosa è opporsi con forza e un’altra è avere la forza politica di opporsi con efficacia. Siamo solo diecimila...». Felice Pizzi, giudice di Santamaria Capua Vetere, quello che parla dello «zietto Berlusconi», non è d’accordo. «Il modo di opporci con forza c’è e a questo punto poco importa se i cittadini si faranno un’opinione della magistratura come casta politicizzata, visto che ormai questa opinione è già dominante». È proprio la preoccupazione di Ardigò, ma agli altri poco importa.
Nel mirino, ci sono anche i magistrati fuori ruolo al ministero della Giustizia. Che sono, collaborazionisti? Aiutano, proprio loro, a scrivere le leggi infami? Carlo Renoldi chiede un atto estremo di fedeltà alla causa: se ne vadano subito dopo la presentazione della riforma. «Vorrei essere rassicurato - scrive - che non venga fatta (anche) in vostro nome».

lunedì 7 marzo 2011

Libia: salpa domani da Taranto caccia 'Andrea Doria'

Fara' da piattaforma per controllo aereo nel Mediterraneo
06 marzo, 21:48

ROMA, 6 MAR - Salpera' domani in tarda mattinata da Taranto il cacciatorpediniere della Marina Militare 'Andrea Doria' con rotta verso le acque internazionali tra l'Italia e la Libia: la nave, grazie ai radar e alle sofisticate apparecchiature di cui e' dotata, fara' da piattaforma per il controllo aereo del Mediterraneo meridionale. Il caccia 'Andrea Doria', al comando del capitano di vascello Fabrizio Cerrai, e' una unita' multiruolo di 6.700 tonnellate, con 195 uomini di equipaggio.

sabato 5 marzo 2011

Tutti gli errori dei giudici. Perché non pagano?



di Alessandro Sallusti
La riforma della giustizia italiana non serve a Berlusconi, ma alla gente normale prigioniera di una casta di intoccabili. Giudici e pm sono gli unici che non pagano mai, anche se sbagliano. Da oggi vi raccontiamo tutti i loro errori e le loro manie. E ora spiateci anche in bagno / Vittorio Sgarbi

Un deputato del Pdl, Luigi Vitali, ha presentato un disegno di legge che prevede la prescrizione veloce dei processi per gli imputati che abbiano più di 65 anni e nessun precedente penale. A naso la norma toglierebbe Berlusconi dalle grinfie della magistratura. L'opposizione ha gridato subito allo scandalo senza prima accertarsi di come stavano le cose. E cioè che i vertici del Pdl, Cavaliere in testa, avevano già bocciato senza appello l’iniziativa personale del collega Vitali. A sinistra ci sono rimasti male perché già assaporavano il piacere di scatenare i Travaglio e l’opinione pubblica contro l’ennesimo tentativo di fare approvare una legge ad personam cucita su misura per il premier. Noi invece ci siamo rimasti bene perché vuol dire che si abbandona definitivamente l'ipotesi di rompere l'accerchiamento giudiziario cui è sottoposto Berlusconi non attraverso provvedimenti di emergenza che lasciano il tempo che trovano (come dimostrano i tentativi del passato) ma affrontando il problema alla sua radice. Il che accadrà la prossima settimana, quando in Consiglio dei ministri entrerà la riforma della giustizia. Da quel momento si misurerà, fuori da ogni equivoco e sospetto, la reale intenzione di tutta la classe politica a risolvere una delle grandi emergenze del Paese, quella appunto della giustizia.

I nodi da risolvere sono due. Il primo è quello di ridare alla politica quella autonomia rispetto al potere giudiziario, disgraziatamente buttata via 18 anni fa sull'onda dello choc di tangentopoli. È urgente che ministri, deputati e senatori si riapproprino del diritto all'immunità che era sancito nella costituzione.

Il secondo nodo riguarda invece tutti noi, comuni cittadini prigionieri di una casta, quella dei magistrati, che rifiuta di autoriformarsi per conservare privilegi, potere e una immunità che non ha pari al mondo. Quando un chirurgo sbaglia ad amputare una gamba viene cacciato sui sue piedi. Se un pm o un giudice sbaglia, clamorosamente ed evidentemente, nulla accade. Le loro incapacità e lentezze causano drammi personali e danni ingenti alla nostra economia, tenendo lontano dal mercato investitori stranieri e scoraggiando i nostrani. Negli ultimi sette anni, su 1.010 magistrati finiti sotto processo disciplinare, 812 sono stati assolti, 126 sono stati ammoniti, 38 censurati, 22 multati e soltanto 6 rimossi. Nessun ordine professionale ha una casistica di autointervento sui propri iscritti così blanda.

Che un magistrato sia infallibile, sempre in buona fede e comunque in sé, è una leggenda da sfatare. Sono uomini come tutti, con i loro limiti e convinzioni. Da oggi pubblichiamo una serie di storie raccolte dal collega Stefano Zurlo che i giornali gazzette delle Procure si guardano bene dal raccontare. Partiamo con tre casi: quello del giudice che non paga il conto al ristorante e in risposta alle proteste del gestore manda i carabinieri, quello del pm che chiede l'elemosina sotto il tribunale e che pur giudicata incapace di intendere e volere resta al suo posto, e quello del pm che fa ipnotizzare un imputato per saperne di più.
Siamo d'accordo: nessuna legge ad personam, ma per favore una legge sì, e subito.