venerdì 12 dicembre 2014

RIFLESSIONI

Iniziate le elezioni Politiche Regionali nelle prime due regioni sulle nove che vanno al voto “ Emilia e Calabria” (voto sotto il quorum del 50%)inquieta una vittoria con un quorum simile, ma ciò che più inquieta oltre al risultato finale è l'astensionismo, la mancanza di fiducia dei cittadini verso i partiti politici. Riflettendo su questa consultazione ho costruito piccole considerazioni. Il cavallo di battaglia della Lega Nord è sempre stato il Federalismo fiscale, sia nella riforma costituzionale degli anni novanta sia in quella berlusconiana incompiuta del 2009, è che la spesa pubblica si consumi a livello locale. La Lega Nord sostenendo ciò sperava che si trasferissero meno risorse al sud, che dal canto suo non si era mai troppo opposto, ben conscio di una fragilità economica che avrebbe sempre legittimato un “livellamento”da Roma per garantire i servizi essenziali. Se il Federalismo prevedeva una prestazioni a costo uguale da Bolzano a Palermo, per cui ogni cittadino avrebbe fruito di un servizio uguale a parità di prezzo, in realtà trasferendo la spesa pubblica a livello territoriale, questi benefici non solo non si sono concretizzati ma abbiamo realizzato di pagare servizi spesso sempre più scadenti. Da una disamina di Confcommercio risulta che nel 1990 la spesa delle Amministrazioni Pubbliche era di 373mld nel 2013 di 798mld con una spesa per consumo conclusivo pressoché uguale al 20% circa del PIL. In sostanza lo Stato condensa gli investimenti pubblici a sostegno di quelli privati che si è dimezzata al 2,7% del PIL. In essenza lo Stato riduce gli investimenti per una crescita e continua a sprecare le sempre meno risorse che ci restano. Se esaminiamo le 20 regioni italiane, vediamo che sprecano ogni anno circa 105 mld di euro solo per i consumi finali senza considerare le prestazioni di assistenza. Mi chiedo e vi domando perché i politici sono così affezionati a queste fonti di spreco? E' ovvio perché generano stipendi! In questo modo si pone la corsa al voto delle nove regioni o meglio la corsa all'ultimo vitalizio. Già perché i 460 consiglieri uscenti hanno la facoltà di incassare grossi assegni anche con solo 5 anni di contributi o 60 anni di età. Per fortuna questa possibilità verrà annullata di là da venire. Non c'è equilibrio fra contributo versato e assegno riconosciuto per cui chi è in carica paga il contributo previdenziale inferiore al 33% valido per tutti i lavoratori dipendenti. Un consigliere regionale ha un'indennità mensile di 11.100 € lordi che possono arrivare a 13.800€ il che comporta in 5 anni di consultatore ad un massimo 146,500€ di contributi versati e doppi nel caso di due consiliature. Spiegato il perché i 460 consiglieri uscenti cercano di avviare una politica di contenimento spese ( in realtà contenimento quasi ridicolo). Se si considera che la mancata applicazione del sistema contributivo per cui ai consiglieri spetterebbe solo il giusto ammontare rapportato a quanto ha versato e all'età anagrafica è una vera rapina nei confronti di tutti i lavoratori. Fare leggi giuste che tolgano tutti questi sprechi costa in consensi, e “Renzi” ha deciso di fare solo riforme popolari, può sacrificare tutto ma non la sua celebrità. Rita FIORE>

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