domenica 13 dicembre 2009

Brunetta all’attacco: «I Comuni piangono? Vedo troppe cicale»


Politica, Pubblica Amministrazione
10 dicembre 2009
di Staff
Tags: comuni, corriere veneto, finanziaria, regioni, stato



Pubblichiamo un’intervista di Marco Bonet, fatta per il Corriere del Veneto al Ministro della Pubblica Amministrazione e Innovazione, Renato Brunetta.

«I sindaci si la­mentano, lo so, ma sa come si dice: spesso in Italia il convento è povero e i frati sono ric­chi». Il ministro Brunetta, ha ormai abituato l’italica platea alle sue stoccate, ed alle ovazio­ni e i fischi che ne seguono a seconda dei pet­ti che vengono trafitti. Non fa eccezione la metafora in questione, visto che nelle parole del ministro il convento disadorno è lo Stato, la «Roma ladrona» di padana memoria, men­tre i frati crapuloni sono gli enti locali, «sì, insomma, i Comuni, le Province e le Regio­ni».

Ministro, in qualche municipio si griderà allo scandalo. «Nessuno scandalo, sto ai fatti: in questo momento di difficoltà lo Stato si è dato da fa­re ed ha tagliato le spese praticamente ovun­que era possibile, mentre gli enti locali non sempre sono riusciti a fare altrettanto. Ci so­no i virtuosi, per carità, ma quante cicale…».

Siamo alle accuse incrociate: gli enti loca­li invitano voi ad essere più morigerati. «La spesa pubblica è divisa esattamente a metà. Ciascuno dovrebbe fare la sua parte, a cominciare dalle Regioni e dalla spesa sanitaria».

Il federalismo migliorerà le cose? «E’ uno dei pilastri su cui poggia la nostra opera di moralizzazione. Una volta realizzato, la situazione cambierà radicalmente». In piazza Montecitorio, ci sarà anche il Comune di Venezia. Il suo resta tra i nomi più ricorrenti per la corsa a Ca’ Far­setti. «Un impegno forte nella mia città è tra i so­gni che non svaniscono mai».

Dunque, se il partito glielo chiedesse, sa­rebbe pronto alla tenzone elettorale? «Ho preso un impegno con 60 milioni di italiani ed intendo onorarlo. Ciò detto, la poli­tica è l’arte del possibile ed il mio amore per Venezia è profondissimo». Si candida? «Ne parleremo all’interno del Pdl e con gli alleati. Decideremo presto». Deciderete presto anche il vostro alfiere per le Regionali? «Entro Natale la partita sarà chiusa. E’ il punto all’ordine del giorno subito dopo la Fi­nanziaria».

Galan confida ancora in una ricandidatu­ra. Con quali speranze? «Squadra che vince non si cambia. Di soli­to. Il Veneto, però, non fa storia a sé: rientra in un quadro più ampio che conta anche la Liguria, il Piemonte…» …la Lombardia… «No, no, la Lombardia è storia chiusa. Il grande Formigoni non si tocca neanche per scherzo». Quindi per Galan è finita. «Aspettiamo Natale».

La Finanziaria, diceva, è la vostra priori­tà. E’ ancora deluso da Tremonti? «Il problema non è Tremonti, ma come si vogliono spendere gli otto miliardi di euro a disposizione per accompagnare la ripresa: dobbiamo passare dal governo della crisi a quello della rinascita». Le imprese, soprattutto a Nord Est, vi aspettano al varco. «Infatti, dobbiamo staccare la flebo e co­minciare con le vitamine. Se si resta attaccati all’ago, io rimango scettico».

Alle imprese guarda anche l’idea della Carta dei doveri della pubblica amministra­zione. «Dobbiamo spezzare il patto leonino tra gli uffici pubblici e gli italiani. Se un ufficio ha già le carte che gli servono non deve chieder­le una seconda volta. E se lo fa dev’essere san­zionato. Voglio abbattere la giungla burocrati­ca che ormai ci sta soffocando. E poi ‘Genti­lezza e cortesia’, una nuova campagna: i citta­dini sono i nostri clienti e vanno trattati con i guanti».

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