mercoledì 9 novembre 2011

Ecco chi sono i giuda che hanno pugnalato il governo alla Camera



Il Rendiconto dello Stato viene approvato con solo 308 voti. In 321 non votano tra cui 8 "traditori". Le ultime mosse del Cav prima del voto
di Fabrizio De Feo -

Roma - Il voto si è appena concluso. Silvio Berlusconi guarda il tabellone elettronico e tratteggia su un foglio la sua personale, affilata sintesi della giornata. «308 - 8 traditori». Una sentenza che contiene l’amarezza per lo spettacolo al quale ha appena assistito: il voltafaccia di sette parlamentari eletti con il Pdl a cui va aggiunto l’errore di Gennaro Malgieri che tenta con uno scatto da centometrista di recuperare la posizione in aula ma non fa in tempo a registrare il suo suffragio.
«Mi hanno tradito, ma questi dove vogliono andare?». È questa la domanda che il premier rivolge ai parlamentari che gli si avvicinano durante la «spunta» dei tabulati.
Il computo dei «sette più uno», ovvero coloro che fanno scendere la maggioranza di 8 unità rispetto ai 316 voti dell’ultima fiducia (in realtà bisognerebbe calcolare anche Francesco Nucara ricoverato da domenica la cui assenza viene compensata dall’ingresso del neoparlamentare Luca D’Alessandro), è particolarmente doloroso.
L’elenco è composto interamente da deputati eletti nelle liste del Pdl, un simbolo accompagnato dalla inequivocabile dicitura «Per Berlusconi presidente». Ci sono Gabriella Carlucci - che entra in aula senza degnare di uno sguardo i deputati Pdl e prende posto alla destra di Lorenzo Cesa - Ida D’Ippolito e Alessio Bonciani che hanno ceduto al corteggiamento dell’Udc. C’è Roberto Antonione, già sottosegretario agli Esteri ed ex coordinatore di Forza Italia. C’è Giancarlo Pittelli. E poi ancora Franco Stradella, parlamentare da quando Berlusconi è sceso in politica. E Francesco Stagno d’Alcontres, barone di Scuderi, eletto alla Camera nel ’96 per la prima volta e passato al Misto nell’agosto scorso. Proprio ieri aveva fatto sapere di aver detto no alle ripetute telefonate di Pier Ferdinando Casini e di aver resistito a ogni offerta. Poi aveva corretto la rotta annunciando che non avrebbe votato se non fossero arrivati fondi per l’alluvione di Messina. Si astengono, poi, altri deputati eletti nelle liste berlusconiane come Fabio Gava e Giustina Destro (che però già avevano fatto mancare il voto nell’ultima fiducia). Assenti gli esponenti del Misto, Calogero Mannino, Luciano Sardelli, Antonio Buonfiglio e Santo Versace (questi ultimi due entrambi eletti nelle liste del Pdl) oltre ad Alfonso Papa agli arresti domiciliari.
Manca, come detto, Gennaro Malgieri che spiega: «Ero al bagno, non sono riuscito a votare. Stavo rientrando in aula dopo aver preso una medicina, in 15 anni di vita parlamentare non era mai accaduto». Purtroppo è successo oggi». Un commento che non stempera la rabbia del premier che si fa sfuggire, al momento del suo precipitoso rientro, un labiale non esattamente affettuoso.
Successivamente, in privato, Berlusconi riflette sui voltafaccia a cui ha assistito in aula. E lo fa non nascondendo amarezza, stupore, sorpresa soprattutto per tre di loro. «E’ incredibile il comportamento di Gabriella Carlucci. Le ho dato lavoro per dieci anni in televisione. L’ho creata io politicamente. Sono esterrefatto». Sentimenti simili per Roberto Antonione. «Sono costernato, l’ho voluto come governatore del Friuli, l’ho sempre considerato un amico, sono stato il padrino di suo figlio, ho sempre avuto con lui un rapporto al di là della politica. Mi sento tradito personalmente». Infine su Giustina Destro: «Mi implorava di fare campagna elettorale e ho sempre trovato il tempo perché avevo a cuore lei e la sua città. Senza di me non sarebbe diventata sindaco di Padova».
Alla fine, quando Gianfranco Fini dichiara conclusa la seduta nessuno, nell’opposizione, si produce in sguaiate manifestazioni di esultanza.
Fuori molti omaggiano Cirino Pomicino, vero regista delle acquisizioni centriste. I parlamentari del Pdl escono scuri in volto. Paolo Russo guarda avanti: «Ho la testa già alla campagna elettorale». Amedeo Laboccetta commenta: «Alla fine la politica vince sempre e l’accattonaggio perde». C’è spazio, però, anche per un sorriso. Denis Verdini abbraccia il neodeputato D’Alessandro: «Luca, forse una settimana te la fai». E lui: «Non arrivo neanche al primo stipendio».

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