sabato 1 gennaio 2011

Un anno di barzellette sul Cavaliere



di Redazione

Istrionico e irriverente, nessuno come Berlusconi è vittima e al contempo ispiratore di battute. Dai colloqui col Padreterno alle scenette con Putin e Bin Laden, ecco le storielle più divertenti

«Sai perché Berlusconi è l’uo¬mo più adatto a ripulire Napoli? Perché è l’unico che scopa ». Eccola lì, buttata, così, di corsa per la strada, tra due che si incontrano di fretta in piaz¬za del Duomo, l’«ultima» sul premier. Breve, in formato prêt-à-porter , rumorosa e qua¬si rivoluzionaria come un pu¬gno battuto sul tavolo che fa tintinnare il bicchiere e tracimare il rum.

APOCALISSE E OTTIMISMO
Osama Bin Laden, Putin e Berlu¬sconi vengono convocati davanti al Trono dei Troni. Dice il Signore: A voi sono costretto a comunicar¬lo. La crisi economica devasterà la terra e alla fine mi sono convinto di mandare L’Apocalisse. Trovate il modo di riferirlo agli uomini». Osama sale su un minareto e gira un video per i musulmani in cui spiega: «Cari fratelli musulmani, siamo proprio fottuti. Primo: Dio esiste e non è quello del Corano. Purtroppo i cattolici avevano ragio¬ne. Secondo: è inutile fare attenta¬ti, perché tempo una annetto e il mondo sarà interamente nella cac¬ca ». Putin si affaccia alle finestre del Cremlino e grida: «Dio c’è e il Co¬munismo, a cui eravamo costretti, aveva torto. Secondo: la fine dei tempi è vicina, preparatevi a spala¬re cacca se volete salvarvi». Berlusconi parla alla nazione: Cari italiani, come sempre avevo ragione. Dio è il nostro Dio, quello di sempre. Ci vuole anche bene, perché mi ha assicurato, tempo un annetto, e altro che emergenza ri¬fiuti a Napoli! Finalmente ci sarà lavoro per tutti!».

LA LAMPADA DI ALADINO
Luca Cordero di Montezemolo viaggia sull’autostrada con la sua nuova Ferrari rossa oltre ogni limi¬te di velocità. Improvvisamente dallo specchietto retrovisore vede arrivare da lontano Silvio Berlusco¬ni sopra una biga, stile Ben Hur. Berlusconi supera Montezemolo e lo sperona, devastandogli la fianca¬ta della Ferrari. I due si fermano. L’ex presidente di Confindustria scende dalla mac¬china arrabbiato come una iena e tuona: «Insomma, possibile che tu non permetti a nessun altro di cor¬rere in santa pace?». Berlusconi, sorridendo: «E dai, non ti arrabbia¬re così! Sai che ho la lampada di Ala¬dino e grazie a lei risolveremo tut¬to ». Il premier estrae dalla tasca il mitico coccio e dice: «Strofinala e chiedi quello che vuoi. Mi racco¬mando, grida perché il genio è vec¬chio ed è anche un po’ sordo». Montezemolo manipola la lampa¬da; il genio esce. Luca urla con la sua vocetta: «Voglio un miliardo, un miliardo di euro per rimettere a nuovo la Ferrari». Un tuono scop¬pia e si aprono, in alto, le porte dei cieli. Dalle nubi scende, precipi¬tando, un oggetto: un biliardo, che si schianta sulla Ferrari distruggen¬dola definitivamente. Montezemo¬lo, sconvolto, rimprovera il genio: «Vecchio rincitrullito, ho chiesto un miliardo, non un biliardo ! ». Il Cavaliere gli posa bonariamente la mano sulla spalla e sorridendo di¬ce: «Non te la prendere, caro Luca. Sai com’è, anche i geni tirano brut¬ti scherzi. Ma ragiona: secondo te, caro Luca, io avrei chiesto una biga?».

LA MAGNIFICA SEPOLTURA
Berlusconi avverte vicino l’ultimo, grande passo e convoca l’amico Fedele Confalonieri. «Senti - spiega ¬non sono del tutto contento del Mausoleo nuovo nel parco di Arco¬re. Vorrei una tomba più grandicel¬¬la, comoda, rappresentativa. Tu co¬sa proporresti? Confalonieri ri¬sponde: «Dammi qualche giorno e tornerò con ciò che vuoi». Passano due giorni, Confalonieri si siede di fronte a Silvio e dice: «Potremmo comprare la tomba dell’imperato¬re Augusto e ristrutturarla. Ci coste¬rebbe un po’, ma forse stare lì ti pia¬cerebbe... ». Berlusconi: «Non so, non mi convince... Pensa a qual¬cos’altro ». Passano altri due giorni, Fedele e Silvio si incontrano di nuovo. Confalonieri: «Sarebbe in vendita la grande piramide di Cheope. Anzi, dopo il caso Ruby e le storie con l’Egitto, sarebbe quasi in svendita. Che dici?». Berlusconi: «Non so, non mi convince... pensa a qualcos’altro». Altri due giorni trascorrono. I due amici si ritrovano a cena e Confalonieri ri¬vela quasi timoroso: «Sai, la trattati¬va è stata dura, ma alla fine i respon¬sabili potrebbero cedere. Si tratta del santo sepolcro». Silvio abbassa li occhi e risponde: «Questo sì che va bene, ma quanto costa?». Fede¬le gli sussurra all’orecchio l’enor¬me cifra e Silvio sbotta: «Ma come, tutti questi soldi per rimanerci solo tre giorni?».

A IMMAGINE E SOMIGLIANZA
Dio convoca il Cavaliere. «Caro dottore, mi hanno riferito che lei è uno dei massimi esperti di quella piccola scatola che è ingrado di mo¬¬strare a un uomo tutto il resto del mondo, mentre se ne sta comoda¬mente seduto sul suo divano. Co¬me si chiama questo miracoloso congegno?». Berlusconi: «Televi¬sione, Eccellenza, si chiama televi¬sione ». Dio continua: «Bene. Ora vorrei che lei mi fornisse una prova della potenza di tale mezzo». Berlusconi fa uscire dalla tasca un picco¬lo televisore e si sintonizza su un canale Rai, dove stanno trasmet¬tendo un parto in diretta. Dio, im¬pressionato nel vedere la donna in preda ai dolori più atroci, esclama: «Ma perché questa ragazza soffre in tal modo per dare alla luce un figlio?». Il Cavaliere, timorosamen¬te, ribatte: «Veramente, Eccellen¬za, mi consenta, ma fu proprio Lei a decidere tutto questo». Dio: «E io avrei avallato un tale abominio? Ma quando? Forse in un attimo d’ira posso averlo detto, ma scher¬zavo! ». Berlusconi, allora, si sinto¬nizza sulla Bbc, dove stanno tra¬smettendo un documentario sulle miniere. Dio osserva i minatori, su¬dati, sporchi, mezzi morti per la fa¬tica. Chiede sconcertato: «Perché gli uomini devono dannarsi in tal modo per guadagnarsi il pane?». Berlusconi, sempre timidamente, replica: «Eccellenza, mi consenta, ma anche questo lo ha deciso lei». Dio: «Ancora? Forse sempre in quell’attimo d’ira, ma scherzavo, non sono tanto crudele verso le mie creature. Io sono buono». Allo¬ra il Cavaliere si sintonizza sul ca¬nale del vaticano, che mostra cardi¬nali e vescovi mentre passeggiano beati nei giardini di San Pietro. Dio si distende in un attimo di pace e soddisfazione. «Ecco, finalmente la verità. Scusi Cavaliere, ma chi so¬no questi uomini che mi interpreta¬no così alla perfezione?». E Berlu¬sconi: «Eccellenza, questi sono gli unici che hanno capito che in quel¬¬l’attimo d’ira lei stava scherzando!».

«GHE PENSI MI!» DALL’OLTRETOMBA
Come si conviene a ogni peccato¬re, subito dopo la morte Berlusco¬ni viene designato all’inferno. Lo accoglie Lucifero: «Finalmente ci conosciamo. Benvenuto all’In¬ferno! ». Silvio dà un’occhiata ai gironi dei dannati e poi si rivolge a Lucifero: «Guardi, non vorrei sembrarle presuntuoso, ma an¬che se siamo all’Inferno, un po’ di decoro, ci vuole un minimo d’ordine, Sant’Iddio!». Lucifero precipita nella Caienna, gridan¬do: «Zitto, zitto! Qui non si può pronunciare quel nome!». Il pre¬mier insiste: «Osservi: le forche dei demoni arrugginite. E il fuo¬co? Tiepido, polveroso. Non sa¬ranno fiamme degne di Lucifero, queste. E i peccatori: a forza di stridere i denti, son rimasti senza le dentiere. Mio caro Lucifero, se mi dà una settimana, faccio per¬fetti tutti i gironi! Ma alla fine, se sarà soddisfatto, esigo una ricom¬pensa » . Lucifero acconsente. Dopo un mese, i due si reincontrano in mezzo a un Inferno lucido come uno specchio. Lucifero, costerna¬to, chiede: «Allora, la ricompen¬sa? ». Il premier alza l’indice della mano destra e fa un segno che in¬dica: voglio salire! Accontentato. Giunto in Purgatorio, lo acco¬glie un angelo. Berlusconi si guar¬da intorno e commenta: «Ma co¬m’è trascurato questo Purgato¬rio... Mi si consenta una settima¬na e lo trasformo. Però voglio una ricompensa». Passati sette giorni il Purgatorio risplende. L’angelo deve cedere, e chiede quale sia il premio e Berlusconi alza di nuovo l’indice. Vuole sali¬re. Accontentato. Finalmente in Paradiso, lo ac¬coglie San Pietro. Il Cavaliere si guarda intorno e ricomincia. «E questo sarebbe il Paradiso? L’or¬gano è stonato, la Rosa dell’Empi¬reo è appassita... e il candore del¬la luce è difettoso. Caro San Pie¬tro, se lei mi consente di lavorare senza nessuna interferenza una settimana, senza opposizione al¬cuna, almeno in Paradiso, io la stupirei. Però poi voglio una ri¬compensa ». Dopo una settimana San Pietro ha un moto di giubilo nel constatare la metamorfosi: ar¬cangeli in doppio petto, santi sfa¬villanti e la luce che risplende co¬me in uno studio tv. Berlusconi chiede: «E ora voglio parlare per¬sonalmente con Lui». San Pietro allora lo conduce davanti all’im¬mensa porta d’oro, infila le chia¬vi e apre, raccomandandosi: «So¬lo un minuto». Trascorre un mi¬nuto e tutto tace. Ne passano die¬ci e tutto tace. Venti minuti, mez¬z’ora. San Pietro freme, poi, pas¬sando dal retro, si avvicina al tro¬no di Dio. Vede il Cavaliere che parla, parla, e Dio in attento, pro¬fondo ascolto. San Pietro si avvi¬cina e sente Dio esclamare: «Ca¬ro Silvio, comprendo lo spirito in¬novativo che vuole apportare in questo luogo. C’è soltanto una cosa che non capisco: perché io do¬vrei fare il vicepresidente?».

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