sabato 15 ottobre 2011

In Iran la prossima Chernobyl


di Mattia Bernardo Bagnoli*

La centrale nucleare di Bushehr, il primo sito atomico dello Stato iraniano, è strutturalmente insicuro e sarà probabilmente causa «di un tragico disastro per l'umanità». Il motivo è semplice. Il reattore - acceso un mese fa dopo un periodo di costruzione lungo 35 anni - sarebbe infatti stato messo assieme da «tecnici di seconda classe», che hanno assemblato tecnologie tedesche e russe provenienti da generazioni diverse. Il risultato è una specie di Frankenstein nucleare, piazzato oltre tutto in un'area sismica tra le più attive al mondo. È quanto si legge in un documento scritto, a quanto pare, da un esperto iraniano preoccupato per lo status quo del progetto e finito poi nelle mani del Times di Londra. Vi è «un'alta probabilità» che Bushehr sia la prossima Chernobyl o Fukushima, scrive il quotidiano britannico citando il rapporto - passato da una fonte definita come «affidabile» - attribuito al dipartimento legale dell'Organizzazione per l'Energia Atomica iraniana.
«L'autenticità del documento - scrive il Times - non può essere verificata ma gli esperti non vedono nessuna ragione per dubitare». I lavori a Bushehr iniziarono infatti nel 1975 quando lo Shah affidò la commessa alla tedesca Kraftwerk Union. Che, però, si ritirò dopo la rivoluzione islamica del 1979. E i reattori, a quel punto, erano lontani dall'essere ultimati. Oltre che non finiti i "moncherini" tedeschi subirono pesanti danni durante la guerra con l'Iraq. Il documento dice che le gabbie di contenimento in acciaio vennero perforate da 1.700 fori di proiettile durante i bombardamenti con il risultato di lasciar entrare centinaia di tonnellate di acqua piovana. Il progetto venne riavviato negli anni Novanta, questa volta usando tecnici russi - che non avevano costruito reattori sin dal collasso dell'Unione Sovietica. I russi chiesero di ricominciare daccapo ma gli iraniani, che avevano a quel punto già speso un miliardo di dollari, imposero ai tecnici ci proseguire il lavoro svolto dai tedeschi. E così ebbe inizio "l'innesto".
L'operazione - mai tentata prima - ha richiesto infatti di adattare una struttura costruita per ospitare un raettore verticale - quello tedesco - in modo che potesse accomodare quello russo - orizzontale. Molte delle 80mila parti lasciate in ereditò dai tecnici tedeschi erano a quel punto obsolete, danneggiate o senza i necessari "libretti d'istruzione" d'accompagnamento.
«L'equipaggiamento russo - si legge nel documento - è disegnato in base a standard meno stringenti ed è usato in un contesto dove viene esposto a sollecitazioni inappropriate». Ma non è tutto. Molto del lavoro condotto a Bushehr dai russi era «al di fuori delle loro competenze» tanto che i tecnici trattarono il progetto come «una vacanza». Non è dunque un caso che i vicini dell'Iran, Kuwait in testa, siano preoccupati per l'effettiva sicurezza del sito. «Ci dicono "fidatevi"», ha dichiarato Sami Alfaraj, capo del Centro per gli Studi Strategici del Kuwait e consulente del governo. «Ma non esiste il concetto di fiducia in campo nucleare. L'Iran sta giocando alla roulette russa non solo con noi ma con il resto del mondo».

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