martedì 7 settembre 2010

Carceri,lavoro per tutti i detenuti. E parte dei proventi vada a pagare nuovi poliziotti.




Lasciare che in carcere circa 56 mila disoccupati gravino totalmente sui contribuenti, anche attraverso 20 milioni di euro di sussidio Inps, è una delle peggiori contraddizioni del sistema penitenziario. È per questo che Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp, l’Organizzazione sindacale autonoma della polizia penitenziaria, lancia una proposta «rivoluzionaria» per l’Italia: «Proponiamo la massiccia e diretta partecipazione delle imprese private alla gestione delle attività lavorative in carcere, a condizioni di reale vantaggio per tutti» annuncia Beneduci «mediante contratti che prevedano la corresponsione, oltre che dei contributi di legge, di retribuzioni pari alle somme che i detenuti possono effettivamente spendere in carcere (il cosiddetto «peculio») e il versamento di ulteriori quote da destinare all’assunzione dei 10 mila agenti penitenziari che mancano, nonché per il risarcimento delle vittime dei reati».
Oggi, su un totale di detenuti che arriva a 68.468, sono meno di 12 mila quelli che svolgono un’attività lavorativa per almeno un’ora al giorno (circa 10.500 all’interno degli istituti di pena): il 17,5 per cento. E questo nonostante che la legge prescriva che il lavoro in carcere sia obbligatorio, almeno per chi sconta una condanna definitiva.
Beneduci è molto scettico sul piano-carceri da 9 mila posti tra 11 nuovi istituti e 22 padiglioni: «Se mai vedrà la luce» sostiene «ci si renderà presto conto che i circa 600 milioni di euro previsti costituiscono solo la tranche iniziale di una spesa che, nel tempo, insieme ai costi già esistenti, renderà del tutto ineconomico mantenere in piedi il sistema penitenziario alle attuali condizioni».

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