sabato 7 novembre 2009

SE LO POTETE, SBUGIARDATEMI

Se il comunismo è morto (dicono), i comunisti sono sempre vivi
di Filippo Giannini
Da il Corriere della Sera del 31 ottobre scorso: “Il Garko dei record: diventò un violento con la camicia nera”; è un articolo che anticipa una nuova fiction dal titolo: “Il peccato e la vergogna”. Anche se lo ritengo superfluo, riporto alcune frasi ricavate dal pezzo: <(…). Gli ingredienti del romanzo popolare ci sono tutti. Osserva Giancarlo Scheri, responsabile fiction Mediaset: “In questo momento in cui esiste qualcuno che nega l’Olocausto (!?), è un modo per contribuire a non dimenticare”. Ma rappresentando la storia di un criminale, che nella divisa nera corona la sua natura perversa (e te pareva…,nda), non si rischia di creare il binomio fascisti tutti delinquenti? Assicura il produttore Alberto Tarallo: “Ci siamo affidati alla consulenza di storici (e mò sò tranquillo, nda). Non raccontiamo solo il fascino oscuro del fascismo (quanto erano imbecilli i nostri padri e nonni e quanto sono acuti sia Tarallo che i suoi storici, nda), ma anche la generosità di alcuni italiani che, pur essendo inseriti nel regime, contrastarono le leggi razziali, nascondendo ebrei in casa, salvandoli dai campi di concentramento>. Anche se questo (la persecuzione degli ebrei) non è l’argomento che desidero trattare, chiedo al Signor Tarallo – e ai suoi storici – spiegatemi come mai gli ebrei, a migliaia e migliaia, in quel periodo, invece di fuggire in Usa, in Svizzera, in Gran Bretagna, in Russia, si rifugiavano in Italia; eppure in Italia vigevano le famigerate leggi razziali.
Attendo risposta (che non arriverà mai, perché vige la regola del vermetto furbetto).
IL FASCISMO NACQUE VIOLENTO E I ROSSI LO SUBIRONO?
Ma quando mai! E vediamo da quale parte fosse la violenza, almeno chi la originò. E come è nel mio modo di fare, citerò Autori non fascisti.
Partiamo da una data fondamentale: 23 marzo 1919: quella della fondazione dei Fasci di Combattimento e i motivi che ne determinarono l’origine.
Ha scritto il giornalista inglese William Phillips (e siamo solo nel 1923): (Domenico Settembrini, Fascismo, controrivoluzione imperfetta, pag. 91). Ciò premesso, vediamo quali erano le direttive di Antonio Gramsci, il più accreditato pensatore comunista. Il programma del nascente Partito Comunista d’Italia, dettato proprio da Gramsci è sintetizzato su Il Comunista, che in data 20 gennaio 1920 titolava: . Antonio Gramsci era tutt’altro che un democratico e un pacifista, egli spingeva le masse verso una rivolta . Caratterizzante è una massima demoniaca: .
In questa campagna al massacro, Antonio Gramsci non era solo; il cattolico filocomunista (oggi diremmo cattocomunista) Giovanni Miglioli (Attilio Tamaro, Vent’anni di storia, pag. 174n.): . Riconosce Settembrini, pag. 70: . Ancora Settembrini (pag. 150): . Allora trova conferma quanto ho ripetutamente scritto:le prime azioni squadristiche portavano il vessillo rosso! Ma non è davvero finito (Zumino Pier Giorgio, La questione cattolica nella sinistra italiana, pagg. 31-33): .
Gli episodi di violenza si esauriscono in questi pochi casi? No davvero. Ad esempio ecco quanto ricorda lo scienziato Ardito Desio che, ad una domanda di un giornalista, così rispose: . Un altro giornalista inglese, Percival Phillips, corrispondente del Daily Mail, ha scritto: .
Sarebbe opportuno ricordare le violenze perpetrate a danno di militari che avevano già tanto sofferto nelle trincee, violenze che si verificarono principalmente nelle grandi città. Sarebbe bene ricordare anche quel che si verificò tra il 10 e il 15 aprile 1919 a Roma e a Milano, quando socialisti e anarchici scesero in piazza con l’intento di dimostrare che le forze bolsceviche dominavano ormai la piazza. Anche se in quei giorni di aprile il fascismo come forza organizzata non esisteva ancora, tuttavia la manifestazione rossa fece esplodere il fenomeno fascista. A luglio del 1919 i socialisti scatenarono una serie di violenze che provocarono ventisei morti, oltre trecento feriti e il saccheggio di 1200 negozi. Sempre in quell’anno vennero costituiti i Soviet. In Val Bisenzio addirittura venne proclamata una Repubblica sovietica. A giustificazione del saccheggio dei negozi, sull’Avanti! del 5 luglio si poteva leggere: . Il movimento insurrezionale, appunto sulla falsariga di quella di Mosca, si sviluppò a Forlì dove venne emesso il primo decreto del Soviet, Milano, Genova, Torino hanno fatto seguito. Il Corriere della Sera del 7 luglio riporta: . A questi atti, che ormai erano di prassi quotidiana, il 20 e 21 luglio fu organizzato uno sciopero generale in segno di solidarietà verso i compagni rivoluzionari russi e ungheresi che si concluse con disordini e pestaggi. Questi avvenimenti dettero vita al movimento fascista, che fu così giustificato da Alcide De Gasperi (Il Nuovo Trentino del 7 aprile 1921): .
Allora qualcuno mi potrebbe chiedere: "I fascisti tutti angioletti?". Certamente no! Primo: quando la violenza viene scatenata la colpa di questa ricade su coloro che la scatenano, e una volta che ciò accade, la violenza è difficile controllarla. Secondo: c’è violenza e violenza; questa distinzione viene spiegata oltre che dal già citato giornalista inglese Percival Phillips, anche dallo storico Antonio Falcone, il quale su Storia Verità ha scritto: "In un certo senso si può dire che i fascisti la violenza non tanto la imposero quanto la subirono. Lo dimostra il numero dei loro caduti, che fu di gran lunga superiore a quello degli avversari. Secondo Roberto Forges-Davanzati (nazionalista siciliano, nda), le vittime fasciste, tra morti e feriti, si contano a centinaia, mentre quelle avversarie si contano a decine. Nel 1924, uno degli anni più “caldi”, specialmente nei mesi che precedettero e seguirono le elezioni legislative, caddero una ventina di fascisti e ne furono feriti almeno 140, mentre nella parte avversa si ebbe un solo morto (…). La sproporzione si spiega col fatto che, mentre gli squadristi cercavano lo scontro frontale e aperto, i rossi conducevano la loro lotta a forza di imboscate e di attentati. Se poi opponendo violenza a violenza, furono i fascisti ad avere il sopravvento, ciò non fu perché fossero più violenti, o numericamente più forti ( anzi era tutto il contrario), ma solo perché erano meglio organizzati e quindi più efficienti". E questo è tanto vero che in moltissimi casi il fascista rispondeva all’agguato con il manganello o con l’olio di ricino. Per coloro che volessero provare, accerteranno che fa meno male l’olio di ricino che un colpo di pistola alla nuca. Quanto sopra scritto si ripeterà in forma più violenta e vile al termine del secondo conflitto mondiale.
Quindi se il comunismo ateo fu “intrinsecamente perverso”, come fu definito dal Pontefice Pio XI nella Enciclica Divini Redeptoris, la sua sconfitta va attribuita all’”Uomo della Provvidenza”. Dello stesso parere è Winston Churchill, il quale nel 1947 ha scritto: .

1 commento:

  1. Egregio Signor Giannini,
    fa bene a definire le leggi razziali con l'epiteto dispregiativo di "famigerate" perchè tali esse sono.
    Come andrebbero definite delle leggi che discriminarono e perseguitarono delle persone solo in base a un assurdo criterio razziale?

    Se il suo intento invece è burlesco e canzonatorio, come mi par di capire, mi dica invece come andrebbero definite. Legittime? Se lei le ritiene tali non c'è motivo di prolungare questa inutile conversazione: evidentemente lei o è un razzista o un difensore, senza grosse possibilità di successo, di chi fu e si vantò di essere razzista, pubblicamente, a parole e nei fatti.

    Da quali fonti, me le citi, ha appreso che dopo la promulgazione della legislazione razziale (1938), macchia d'infamia per la nostra nazione, gli ebrei "a migliaia e migliaia" si rifugiarono in Italia. Sia più preciso sui numeri e mi citi i documenti in suo possesso.
    Se lo fecero la loro scelta fu evidentemente assai poco felice, forse furono ingannati dalle chiacchiere del Mussolini pre-svolta razziale, quando assicurava amicizia e sostegno agli ebrei.
    A me risulta invece che nella sola Roma, il 16 ottobre del 1943 furono catturati dai nazisti, con la complicità dei fascisti, 1022 ebrei, compresi 200 bambini, inviati nei campi di concentramento nazisti. Di questi ben pochi hanno fatto ritorno nelle loro case.

    Se questi vogliamo considerarli amici degli ebrei allora vale più che mai il proverbio
    "Dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io"

    Da far leggere all'autore dell'articolo visto che sul suo sito non c'è possibilità di inviare commenti.

    Grazie

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