venerdì 13 febbraio 2009

"Vigilantes, no grazie"

Dopo dieci anni si ritorna a parlare di ronde padane nelle città, ronde composte da comuni cittadini che si aggireranno per le strade cittadine, per segnalare alle forze di polizia chiunque venga sorpreso a compiere un reato.
Oggi come allora non per testardaggine o coerenza, ma unicamente perché convinto, vi ripresento le mie opinioni di allora che sono le medesime di oggi.
Non posso condividere manifestazioni politiche di piazza, quando queste incitano il popolo a fare fronte comune (anche se) contro la delinquenza dilagante, soprattutto da coloro che le leggi le impongono.
Sono convinto che la chiamata dei cittadini a presidiare le proprie strade mini la democrazia, e ci rinchiude in un triste isolamento.
Credo che la nostra presente democrazia sia più di nome che di fatto, e che questo comune diritto umano sia stato più che mai travisato.
Oggi la delinquenza fiorisce in particolar modo nei paesi dove ognuno gode delle libertà fondamentali, (ogni cittadino in democrazia può fare tutto ciò che vuole avendo come limite alle sue azioni la legge).
Proprio in clima democratico, infatti, si formano gruppuscoli che rifiutano gli strumenti della libertà, dell'ordine, della giustizia, forse perché considerati inadeguati, lenti, macchinosi.
La violenza diventa così il mezzo più facile, la scappatoia per l'affermazione dell'arroganza personale fino a considerarsi giudice della libertà altrui, una reazione simile non può che far nascere altro che un potere autoritario.
L'arrivo delle molteplici etnie non deve né spaventare né stupire, sono popoli che scappano dalla loro terra senza legge, portando in sé il sacrosanto desiderio di libertà.
La nostra democrazia si è logorata negli anni, a causa della gestione di una libertà intesa esclusivamente come permissivismo e lassismo da parte dell'autorità costituita: tutto questo a portato alla gestione del potere che delega, scaricando le proprie responsabilità sulle spalle altrui, stando "alla finestra".
I nostri governanti devono invece rendersi conto che la forza di uno Stato autenticamente democratico, si regge nel reciproco rispetto fra cittadini e nella fiducia che essi hanno nello Stato.
Non serve la contestazione totale, per realizzare una società migliore di quella odierna, occorre soltanto la volontà di tutti: chi vuole una società onesta comincia a denunciare i furti e i soprusi di cui si trova testimone.
Soltanto così si potrà realizzare uno Stato democratico basato sulla partecipazione collettiva e non soltanto sulle spalle dei pochi che lo rappresentano.
Occorre che noi tutti si faccia pratica quotidiana di maturità civica, cosicché i nostri figli sorgano artefici di una nuova umanità.
Lino Adamo



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