domenica 1 febbraio 2015

E intanto Tosi si organizza sul serio…

di L'Intraprendente La pala è ancora calda, la terra è ancora lì, come aspettasse di coprire una fine. Il centrodestra ha incassato il colpo definitivo, quello alla nuca. A Roma è andata in scena una disfatta inedita quanto mortificante: Angelino Alfano ancor più prono a Matteo Renzi (praticamente un miracolo, ché non ci si aspettava potesse migliorarsi in tal senso) e Berlusconi definitivamente fuori dai giochi. Lega Nord e Fratelli d’Italia ufficialmente marginali mentre solo una parte dei forzisti (riconducibili a Raffaele Fitto) ha giocato una propria partita, quella che punta e ha sempre puntato sull’annichilimento del patto del Nazareno. Lo scenario è inclemente ma una buona notizia c’è. Perché se è vero, e lo è, che la politica è comunque piegata, come il resto delle cose, ai cicli storici, il dramma destrorso odierno è banalmente fisiologico. Si riparte, dalle ceneri, anzi, magari dando forma a cose nuove. Perché mentre andava in scena la resa incondizionata di una buona parte della destra nostrana alle quirinarie renziane, a Verona si mettevano le basi per un possibile post: un faro a fare da simbolo, circoli sparsi in tutta Italia (un lavoro certosino e lungimirante) e un motto. Si riparte da “ricostruiamo il Paese”, si riparte con la voglia di rappresentare l’area moderata e liberale, nel Veronese si riparte dallo slancio di Flavio Tosi. In transatlantico raccoglievano i pezzi di una sconfitta che chiarisce fuori di dubbio la fine dell’era berlusconiana; nella sua città Flavio presentava organigramma e regolamenti interni. Leggasi anche premesse d’un partito. Tosi cosa vuol fare non lo nega da parecchio, risvegliare l’elettorato dormiente e rimettere al centro l’area liberale, industriale e riformatrice del Paese. Per farlo ha un piano politico, che ammette matrimoni probabili ancora da sondare. Il contrasto è lì da vedere: il patto del Nazareno che si dimostra quel che sembrava, poco più del rapporto tra un padrone e un servo che ha scordato le ragioni del proprio esistere politico, mentre qualcosa altrove si muove. Perché che sia Tosi con i suoi Fari o un nome che ancora bisogna scovare, sapendo che il centrodestra non può essere morto, non finché parte dell’elettorato non ne sentirà la mancanza, l’evidenza è che se rinascita deve esserci questa non appartiene a quell’era finita. Né a chi l’ha fatta.

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