domenica 4 gennaio 2015

Sicilia, Sardegna e Campania spendono quanto il resto d'Italia

Solo il personale di Crocetta costa 575 milioni, un terzo del costo complessivo del Paese Ma la palma spetta alla Val d'Aosta: ogni statale costa più di mille euro per abitante L'Italia degli sprechi e quella delle virtù. La Sicilia è ancora una volta la maglia nera, il Trentino Alto Adige la regione più oculata. Il capitolo è quello delle spese per il personale con dati che fanno impressione tanta è la distanza fra il profondo Nord e il profondo Sud. Verrebbe da dire che stiamo parlando di paesi diversi e invece no: siamo sempre dentro i confini di un'Italia che viaggia a diverse velocità a un secolo e mezzo dal Risorgimento. Dunque, il sito del governo soldipubblici.gov.it , offre numeri davvero impietosi. Specialmente se si mettono in fila le venti regioni tricolori, con un giallo sulla Valle d'Aosta che è misteriosamente scomparsa dai radar dell'Adn Kronos che ha elaborato le cifre. La Sicilia spende, ma forse dovremmo dire sperpera, la bellezza di 575 milioni. Un capitale che se ne va per fronteggiare i costi della pubblica amministrazione. In particolare i dipendenti a tempo indeterminato. All'opposto il Trentino Alto Adige se la cava più che egregiamente con 8,1 milioni di euro. Inutile l'obiezione facile facile sulla popolazione: la Sicilia ospita circa 5 milioni di persone, il Trentino solo 1. Anche conteggiando la spesa pro capite la classifica non cambia: la Sicilia si conferma la peggiore del mazzo a quota 115 euro, il Trentino Alto Adige vince alla grande, risparmiando e risparmiando ancora con un carico di 7,72 euro per contribuente. Quindici volte meno che nell'isola. Una tabella con un pugno di cifre documenta dunque meglio di tanti convegni e analisi lo sfascio dei conti italiani e spiega, almeno in parte, il disastro del Paese. Ci può pure stare che una regione spenda qualcosa in più di un'altra, ma differenze così marcate non hanno la minima giustificazione. E fa riflettere il fatto che questo scandalo si consumi oggi a dispetto di decenni di denunce e proteste. Tutto inutile. Tutto come prima. Tutto fermo nell'Italia che dice di voler mutare pelle e resta sempre la terra dei gattopardi. Le due classifiche, se studiate con attenzione, hanno almeno il merito di far saltare per aria qualche pregiudizio di marca nordista. Dopo la Sicilia, in termini assoluti, arrivano Campania e Sardegna, rispettivamente a quota 139,8 milioni e 128,6 milioni. Se però passiamo alle spese pro capite, ecco la sorpresa. Dopo la Sicilia, inarrivabile a 115 euro, ecco la Sardegna a 78,41 euro, e subito dietro, inatteso, il Friuli Venezia Giulia che sale sul podio dei peggiori con 71,81 euro. Davanti al Molise, quarto a 52,33 euro, e alla Basilicata, quinta a 35,3 euro. All'ultimo posto con il comportamento più lodevole c'è ancora il consolante Trentino Alto Adige, con 7,72 euro a persona. E subito prima il confinante Veneto, attento a non dilapidare i propri soldi con una spesa di 11,53 euro. Spulciando le carte si trova davvero di tutto: dai 31,19 euro pro capite dell'Umbria ai 16,2 del Lazio. Non ci sono due regioni che abbiano gli stessi criteri e le stesse cifre. Vanno tutte in ordine sparso. E la Valle d'Aosta rappresenta un caso a sé: la spesa raggiungerebbe, viste le dimensioni lillipuziane, l'astronomica cifra di 119,858 milioni di euro. Vorrebbe dire, a spanne, oltre mille euro a testa. Polverizzando la già impresentabile Sicilia. Si aspettano conferme. Intanto Sicilia, Campania e Sardegna valgono da sole la metà del totale. Oltre ottocento milioni su un budget di circa 1,5 miliardi. È il naufragio del Paese che non riesce, o non vuole darsi un'unità di misura per pesare le uscite dello Stato. Dalla sanità ai forestali i conti non tornano. Troppe storture. Troppe differenze. Troppo di tutto. È l'Italia di Arlecchino, dei mille campanili ma anche dei mille trucchi per tirare a campare. E per spegnere la speranza. Classifiche di questo tenore, quasi incredibili, dovrebbero costringere la classe politica ad interrogarsi, non per finta, a varare una commissione d'inchiesta per studiare le cause del disastro e poi a imporre a tambur battente il drastico cambiamento di un malcostume inaccettabile. Invece queste statistiche vengono pubblicate serenamente da anni e danni ma inefficienze e ruberie vanno avanti quasi in automatico. Il migliore non calamita con il suo esempio il peggiore e chi sprofonda continua a sprofondare. Attenzione: in testa e in coda ci sono due regioni a statuto speciale. C'è chi ha fatto tesoro dell'allentamento dei vincoli con Roma. E chi quel tesoro l'ha dilapidato. Speriamo che questa volta non ci si limiti alla solita, vergognosa fotografia pubblicata dai giornali. E poi archiviata con rassegnata indulgenza.

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