sabato 16 aprile 2011

REGIONE SALENTO PERCHE' SI



Nuovo Quotidiano di Puglia 08/11/2010
di Francesco Flascassovitti

Nel recente incontro promosso dall'ANDE, le affermazioni di chi si è dichiarato contrario alla proposta di istituire la Regione Salento, mi spingono ad intervenire per offrite elementi di riflessione a coloro i quali, in quel dibattito, hanno dichiarato che tale “proposta nasce storicamente debole, non nasce come un'idea storicamente condivisa” e che “in questo territorio non c'è mai stata la volontà di dividersi dal resto della Puglia, tant'è che quando era possibile farlo con la disposizionin finali della Costituzione non è avvenuto”.
Contrariamente a quanto si possa pensare, la “questione salentina” non è affato recente, giacchè fu affrontata già a metà del 1800, allorquando l'on.Gaetano Brunetti, nel presentare al Parlamento Subalpino il 20 marzo 1861 l'istanza per ottenere una Corte d'Appello in Lecce faceva presente che il Salento è un territorio che da un punto di vista linguistico e storico costituisce una parte a sé stante della Puglia.
Tale istanza, che era considerata il primo passo verso l'autonomia regionale, fu ripresa dal Consiglio Comunale di Lecce il 1 maggio 1862, che deliberò di inviare al Re una Commissione perchè rappresentasse al Sovrano le peculiarità della provincia di Lecce e del Salento tutto e, di poi, in più occasioni dal Consiglio Provinciale di Terra d'Otranto, con le le delibere adottate il 26 maggio 1884, il 24 aprile 1903 ed il 17 maggio 1904, ed infine nella seduta del 15 novembre 1906.
La questione della Regione salentina cioè di un territorio che aveva un proprio ruolo nel contesto della Puglia e perciò era meritevole di ottenere una propria autonomia, fu ben presente nella prima metà del secolo scorso anche in autorevoli uomini della cultura meridionale e di quella parte della cultura pugliese non salentina, libera da spirito campanilistico ed aperta a moderne istituzioni di decentramento come Michele Cifarelli, Tommaso ed Ilario Fiore, il gruppo dei meridionalisti discepoli di Benedetto Croce.
Non è esatto, così come è stato scritto, che fu il solo on.Codacci Pisanelli all'avvento della Repubblica a combattere per il riconoscimento dell'autonomia regionale, perchè la legittima aspirazione del Salento a diventare Regione autonoma fu oggetto di numerosi studi e interventi da parte di coloro i quali ritenevano, già negli anni '40, che ci si dovesse battere per il decentramento e per l'identità del Salento.
Il problema della Regione Salentina infatti fu affrontato autorevolmente da Sebastiano Grassi, il Principe Apostolico, in una pregevole monografia nella quale fu dimostrato che il Salento meritava di essere riconosciuto Regione.
I nostri conterranei proff. Attilio Biasco, Luigi Mariano, Liborio Salomi e Guglielmo Paladini studiarono attentamente la fattibilità della proposta di istituire una Regione Salentina ed esposero i risultati dell'indagine, nel 1946, nella monografia “La Regione Salentina”, consultabile presso la nostra Biblioteca provinciale.
Ma ancora nei primi anni post-bellici, prima che la Commissione c.d. “dei 75” incaricata di indicare le Regioni da inserire nella Carta Costituzionale (la quale bocciò la proposta della Regione Salento per un solo voto, pare dell'On.Moro), il federalismo e le autonomie regionali furono oggetto di discussione vivace ed appassionata.
Gaetano Salvemini in un articolo pubblicato in “Critica Politica” scriveva: “Molte delle provincie italiane sono regioni naturali. Per esempio le province di Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, Potenza, Lecce, Bari, Foggia, Roma, Perugia, Genova, combaciavano prima di certe riforme fasciste, con vere e proprie regioni naturali: le tre Calabrie, la Basilicata, la Terra d'Otranto, la terra di Bari, la Capitanata, il Lazio, la Liguria, l'Umbria”.
Il Salvemini, identificando il Salento con l'antica provincia di Lecce e questa con la “Terra d'Otranto”, riconosceva che questa era una “regione naturale” distinta nettamente dalla Terra di Bari e dalla Capitanata.
Sempre il Salvemini si ribellava all'idea che si potesse attuare in Italia un autonomismo alla rovescia e cioè “creare le regioni per legge da parte dei signori che stanno a Roma siano essi un dittatore o alcune centinaia di parlamentari”.
Il problema dell'autonomismo regionale e del federalismo, a suo avviso doveva essere un processo di riconoscimento delle “regioni naturali” e quindi di creazione dal basso e non dall'alto per decisione libera e concorde di più provincie.
Ma perfino Don Sturzo del 1944 scriveva su “Le Autonomie regionali ed il Mezzogiorno”: “Il Salento costituisce indiscutibilmente una regione, perchè oltre ad essere circoscritta naturalmente, è una vera unità specifica di lingua, di storia, di costumi, di affinità, di interessi...”.
Sempre in quel tempo tra gli aderenti al Partito d'Azione, tra cui Nicola Flascassovitti, indomito sostenitore della Regione Salento, tornò a riaffacciarsi l'idea della ricomposizione della Terra d'Otranto col riaccorpamento delle tre provincie di Lecce, Brindisi e Taranto che il Fascismo aveva da poco disaggregate; un progetto che tutte le forze politiche salentine avevano messo al centro dei loro programmi, sin dalla loro ricostituzione.
Tant'è che si era formato un forte movimento popolare che culminò in una solenne adunanza in Taranto alla quale parteciparono i rappresentanti delle maggiori organizzazioni ed enti salentini ed in cui le tre provincie di Lecce, Brindisi e Taranto concordemente dichiararono di volersi dare un'autonomia regionale.
Scrisse allora Nicola Flascassovitti su “La Provincia di Lecce” che “in quella adunanza ha palpitato lo spirito della nostra Regione che si ribella all'accentramento statale il quale ha soffocato, se non distrutto l'economia, la storia e l'avvenire della nostra terra” ed auspicò “una grande, libera consociazione dei Comuni salentini, come la Lega dell'Umbria, che dia il via allo sviluppo dei Comuni medesimi e delle tre province”.
La battaglia per il riconoscimento della Regione Salento fu portata avanti da Flascassovitti sulle pagine de “Il Salento nostro” e del settimanale della domenica “La Provincia di Lecce”, poi divenuto”la Regione Salentina”, il quale in numerosi articoli apparsi negli anni dal 1946 al 1948 difese con forza il diritto dei salentini ad avere la loro Regione.
Scriveva Nicola Flascassovitti nel numero del 13 gennaio 1946 de “La Provincia di Lecce” a proposito della Commissione Ministeriale per l'elaborazione della “Legge elettorale politica per l'Assemblea Costituente”:
“Spesso le regioni comprendono territori e genti completamente distinte, anzi opposte tra loro. E' possibile ignorare che Lecce, Brindisi e Taranto hanno una propria storia, una propria tradizione, una lingua propria, oltre che interessi, costumi, economia in comune, diversi, distinti e sovente opposti alle rimanenti popolazioni e territori della Puglia e cioè Terra di Bari e di Capitanata?”
La mancata istituzione della Regione Salento non impedì a Nicola Flascassovitti di continuare negli anni successivi la sua costante ed appassionata attività intesa a richiamare l'attenzione dei responsabili della Cosa Pubblica sul problema della autonomia del Salento: tanto con articoli, interventi conferenze e dibattiti (l'ultimo il 16.9.1991 sul tema proposto da Domenico Faivre de La Gazzetta del Mezzogiorno: “Lecce dove sei?”).
Vale poi ricordare che nel 1986 l'on.le Meleleo, già Sindaco di Lecce, aveva promosso un convegno per la istituzione di una Regione Salentina.
Il convegno intitolato “Salento porta d'Italia” riaffermò l'importanza del Salento dal punto di vista storico, geografico e culturale, ribadita dagli autorevoli intervenuti: il prof.Moscati, il prof. Donato Valli, il prof. Marti, l'on.Giacinto Urso.
In quella sede l'on.Meleleo annunciò ufficialmente che avrebbe proposto in Parlamento un progetto di legge per la istituzione della Regione Salento.
Non va infine dimenticato che con atto per notar Paolo Dell'Anna del 30 aprile 1991 un gruppo di cittadini leccesi, capitanati da Ferdinando Doria, costituì un “Movimento per la costituzione della Regione Salento” (M.C.R.S.) il cui scopo, si legge nel suo statuto, era “la costituzione di una entità regionale formata dalle provincie di Lecce, Brindisi e della fascia jonica di Taranto; tale entità regionale quindi implica la separazione dalle provincie di Bari e Foggia” e “Il M.C.R.S. che non ha scopi di lucro, è apolitico e apartitico e si ispira ai principi della Democrazia Repubblicana”.
Di tale movimento, per la verità, si è persa ogni traccia.
Non credo sia stato inutile aggiungere al dibattito in corso elementi e riferimenti storici per ricordare che le istanze di autonomia delle popolazioni salentine e la rivendicazione del Salento a Regione non sono questioni di recente interesse, né di poco conto.
Merita più attenzione e considerazione la proposta portata avanti con entusiasmo, intensità e passione da Paolo Pagliaro Presidente del Movimento Regione Salento, anche in dissonanza da quanti, considerandola un'utopia, invocano una unità della Puglia che non è mai esistita tranne che sulla carta geografica della penisola.

Avv. Francesco Flascassovitti

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