lunedì 10 agosto 2009

PER UN RILANCIO DE LA DESTRA

Sabato, 8 Agosto 2009
IL DOCUMENTO “PER IL RILANCIO DE LA DESTRA”, AVENTE IL SOLO SCOPO DI DARE INGRESSO A PROPOSTE COSTRUTTIVE ALL’INTERNO DEL PARTITO PUR INTERPRETANDO LA INSOFFERENZA DI ISCRITTI, MILITANTI E DIRIGENTI, HA RACCOLTO NUMEROSISSIMI CONSENSI TESTIMONIATI DALLE TANTE SOTTOSCRIZIONI REGISTRATE. SI CONFIDAVA CHE A TALE DOCUMENTO ED ALL’INCONTRO AVUTO TRA IL SEGRETARIO NAZIONALE ED UNA DELEGAZIONE DI FIRMATARI MEMBRI DEL COMITATO CENTRALE, SEGUISSERO INIZIATIVE CONCRETE , VOLTE A RACCOGLIERE LE ISTANZE E LE PROPOSTE FORMULATE. PURTROPPO SI DEVE CONSTATARE CHE CIO’ NON E’ AVVENUTO E CHE IL PARTITO CONTINUA AD ESSERE CONDOTTO SECONDO UNA LOGICA DIAMETRALMENTE OPPOSTA ALLO SPIRITO DEL DOCUMENTO STESSO. PER QUESTO LO RIPROPONIAMO, LIEVEMENTE MODIFICATO, MA SOSTANZIALMENTE INALTERATO NEL SUO IMPIANTO, PER RIBADIRE LA NOSTRA POSIZIONE E LA NOSTRA VOLONTA’ DI CONTINUARE A DARE VOCE A TUTTI COLORO CHE IN TALE DOCUMENTO E NEI PRINCIPI IVI AFFERMATI SI RICONOSCONO. RINNOVIAMO ALTRESI’ TUTTE LE ISTANZE IN ESSO CONTENUTE, PIENAMENTE COERENTI CON I PRINCIPI DEMOCRTICI CHE ISPIRANO IL NOSTRO MOVIMENTO ED IN ARMONIA CON LO STATUTO DEL QUALE CHIEDIAMO LA PIENA APPLICAZIONE

Andremo avanti con le adesioni almeno fino al CC e pubblichiamo sul sito gli aderenti Aggiornati, qualora qualcuno avra´esigenza di revocare l´adesione bastera' mandare una mail Scritta con le motivazioni ad info@areadestra.it


All’indomani dei deludenti risultati conseguiti dal partito nelle diverse consultazioni elettorali che si sono susseguite dalla costituzione del movimento ad oggi, si è aperto un vivace dibattito tra i tanti militanti e dirigenti, scaturito dalla mancata convocazione del Comitato Centrale la cui riunione, dapprima fissata per i giorni 4 e 5 luglio, è stata di seguito rinviata a data da destinarsi, con ciò di fatto impedendo la necessaria analisi che avrebbe dovuto svolgersi all’interno dell’organo di indirizzo politico del partito.

In molti hanno ritenuto che la situazione che si è venuta a creare dovesse costituire spunto per l’apertura di un dibattito costruttivo all’interno del partito stesso, avente lo scopo di rilanciare la nostra comunità politica ed umana .

E’ stato allora elaborato il documento denominato “Per il rilancio de La Destra” per dare voce a tutti coloro che ritengono che si debba porre fine alla politica dell’emergenza, cui le ripetute consultazioni elettorali ci hanno costretto, riconsiderare la gestione del partito, da più parti avvertita deficitaria, esaminare le ragioni del malcontento che si è creato nella base militante e nei dirigenti, che ha causato numerose defezioni, impegnarci finalmente alla organizzazione sul territorio.

I numerosi firmatari del documento si sono dichiarati fortemente convinti che sia urgente giungere alla definizione del nostro progetto politico, ripartendo in buona sostanza dallo spirito che animò la Costituente, mediante la corretta applicazione dei principi fondanti il nostro movimento.

Si è ritenuta imprescindibile una siffatta analisi e ristrutturazione , per recuperare l’entusiasmo di tutti coloro che oggi appaiono sfiduciati e per creare sempre nuovi consensi attorno ad un progetto che apparve da subito ambizioso ed affascinante e che oggi risulta appannato e poco convincente.

Occorre a questo punto applicare in maniera ferrea il criterio meritocratico del quale tanto si è parlato, ma che non abbiamo mai visto applicato.

Diventa pertanto imprescindibile coinvolgere ai massimi livelli del partito coloro che si sono sin qui impegnati a vario livello con profitto e senza risparmiarsi.

Ciò è pregiudiziale alla prosecuzione della vita stessa de “La Destra”.

Non è accettabile né rispettoso proseguire un cammino che, ad oggi, non ha quasi prodotto risultati, nella convinzione che i militanti andrebbero comunque avanti lavorando nel partito e per il partito.

E’ giunta l’ora che i militanti ed i quadri dirigenti siano maggiormente coinvolti nelle scelte e nella conduzione del partito che non è e non può essere affare di pochi.

Ribadiamo con fermezza come non sia accettabile che si proceda nella gestione del movimento senza alcun rispetto delle norme statutarie, con la istituzione di organi (quali i dipartimenti) e la nomina di dirigenti in modo assolutamente unilaterale, né che si ventili l’ipotesi di vere e proprie “epurazioni” lesive della reputazione delle federazioni coinvolte oltre che fortemente destabilizzanti per il partito stesso.

Per questo chiediamo che l’Ufficio Politico Nazionale e l’Esecutivo Politico Nazionale, ( organi i cui componenti sono nominati su base fiduciaria e che sono di fondamentale importanza per i compiti che sono chiamati a svolgere ) subiscano un radicale rinnovamento con l’introduzione di elementi che abbiano dimostrato capacità e specifiche competenze, tenuto anche conto delle richieste che, nelle opportune sedi, saranno ribadite dai firmatari di questo documento.

Parimenti ciò deve avvenire per tutte le altre cariche fiduciarie, affinché sia garantita ai vertici la massima rappresentatività di tutti.

Riteniamo inoltre che non sia più differibile la compiuta attuazione del nostro statuto e che sia giunta l’ora di rispettare le regole per cui i regionali devono essere eletti dai congressi e, dunque, su base democratica ed applicare il principio per cui, nel frattempo, vengano nominate persone capaci, che verosimilmente possano spendersi per la costruzione del partito sul territorio.

Laddove poi dovessero imporsi legittimi commissariamenti (come è avvenuto ad esempio per la Federazione Romana), andranno al più presto convocati i relativi congressi per l’elezione su basi democratiche del Segretario.

Abbiamo maturato la convinzione che il Segretario nazionale debba essere messo nelle condizioni di liberare e dedicare ogni energia all’attuazione della linea politica del partito indicata dagli organi a tale scopo preposti, tralasciando i compiti organizzativi a coloro che di essi hanno la responsabilità.

Il Comitato Centrale deve divenire, in armonia ed in attuazione del dettato dello statuto, l’organo propulsivo del partito, luogo di dibattito e di confronto affinché possa concretamente giungere a coadiuvare Il Segretario nazionale e l’Esecutivo Politico nella conduzione politica ed organizzativa del movimento.

Esso pertanto deve essere convocato con le cadenze stabilite (minimo ogni quattro mesi) e compiere effettivamente le funzioni statutariamente previste e dunque spetterà solo al Comitato Centrale la nomina e la revoca dei responsabili di attività e l’approvazione della istituzione dei dipartimenti.

Il Segretario Amministrativo dovrà con la necessaria urgenza presentare al più presto al Comitato Centrale i bilanci del partito.

Poiché riteniamo che rinnovare e mettere alla prova sia un dovere, proponiamo la istituzione di una DIREZIONE CENTRALE, eletta dal Comitato Centrale, chiamata a rendere parere vincolante su tutte le determinazioni che riguardano la vita del partito, ivi comprese quelle di natura economica e finanziaria, allo scopo di porre fine ad una gestione verticistica e personalistica come quella attuale.

Una volta concluso l’iter organizzativo che perfezioni una struttura solida ed affidabile, indispensabile per l’attuazione di qualunque programma politico, dovrà essere indetta in tempi necessariamente brevi una Conferenza Programmatica che delinei il progetto strategico alla luce della nuova realtà politica ed indichi i temi per noi caratterizzanti del confronto politico, quali il concetto di identità, la caratterizzazione dello Stato Sociale, la lotta all’usura bancaria, la politica monetaria e quella estera.

Fino ad oggi non vi è stata alcuna chiarezza, non si è seguita alcuna linea politica: di fatto si è passati dagli attacchi pesanti alla Pdl ad accordi locali nelle elezioni amministrative, con un andamento ondivago e poco trasparente che ha disorientato l’elettorato e gli iscritti.

In alcuni casi si è giunti a trascurare il risultato delle elezioni Europee per non danneggiare l’accordo locale con la Pdl, attuando così un vergognoso voto di scambio.

Avuto poi riguardo proprio alle elezioni europee, le alleanze strette senza alcuna attenzione alla nostra identità ed alle istanze del’elettorato che vorremmo avvicinare al nostro progetto, hanno comportato il noto e scadente risultato che ha avuto come diretta conseguenza l’ulteriore indebolimento del partito .

E’ indifferibile a questo punto affrontare le seguenti questioni:

1. La collocazione politica. La destra in Italia è uno spazio politico affollatissimo: nell’immaginario collettivo è rappresentata dalla Pdl (i politici del PD e le altre sinistre definiscono il Pdl di destra), sui temi dell’immigrazione è rappresentata dalla Lega e nel campo della moralizzazione e della legalità è identificata nell’IDV di Di Pietro e De Magistris. Noi dobbiamo ribadire con forza che a destra del PDL solo il nostro partito è in grado di presentare un vero progetto e proporci come vera destra in modo da divenire riferimento certo per militanti e potenziale elettorato. Dobbiamo divenire espressione autentica di quei valori morali, identitari e sociali che già ora, ma ancor più con la inevitabile fine dell’era Berlusconiana ed i prevedibili sconvolgimenti che tale fine comporterà, nessuno è e sarà più in grado di rappresentare.

2. Lo stile. La moralizzazione della politica deve essere un impegno preciso di tutti noi. Questo non vuol dire solo colpire il fenomeno della corruzione ma anche liberarsi dal malcostume imperante. La raccomandazione, il voto di scambio, i favoritismi, gli accordi sotto banco, le promesse personali, i privilegi della casta, l’arroganza del ruolo, sono manifestazioni di un degrado morale dal quale bisogna totalmente prendere le distanze. Il che vuol dire che si deve tornare a parlare di stile nella politica con la necessità di organizzare delle vere e proprie “scuole di politica” che abbiano la finalità della formazione culturale e della elaborazione di un vero e proprio decalogo comportamentale, a partire dal nostro interno!

3. L’unità dell’area. Come precedentemente evidenziato, è basilare lavorare sull’idea di una unica entità politica che si ponga alla destra della PDL. Dobbiamo pertanto farci promotori di una grande iniziativa politica aperta a tutti coloro che in essa possano riconoscersi e nella quale tutti possano confluire apportando il proprio contributo di idee aderendo al nostro progetto ed arricchendolo. Un progetto nuovo, capace finalmente di tendere alla riunificazione di tutta l’area destra della politica italiana con il suo bagaglio di cultura, valori e tradizione. Niente più cartelli elettorali né somme di partiti eterogenei, ma una vera unità d’area: questo l’obiettivo primario, se vogliamo giungere ad essere attori nello scenario politico nazionale e giustificare il rifiuto di scioglierci nel PDL. Guardare al futuro oltre il Berlusconismo, prepararci al futuro con un’azione incisiva nella società attuale, innovare ed aprirci al popolo, oggi di fatto inascoltato, colmare il vuoto che i partiti attuali hanno procurato nella società abbandonando i parametri partitocratici.

4. Le alleanze. Solo una volta costruita una struttura solida e dopo aver dato vita ad un progetto condiviso potremo valutare le alleanze da stringere per far emergere le nostre idee ed i nostri progetti, senza alcuna preclusione se non quella di avere pari dignità e il riconoscimento della nostra storia, delle nostre radici e del nostro percorso. Ove ciò non fosse possibile dovremo essere pronti a costruire un partito forte che possa agire in autonomia e che si possa presentare da solo, forte d’identità e valori, alle varie competizioni elettorali, in modo da far comprendere al mondo esterno che ci siamo e che vogliamo battere un forte colpo politico.

Per concludere, se si riescono a superare le divaricazioni del secolo scorso, un’ampia prospettiva si apre per chi intende proporre soluzioni ai due grandi problemi di questo secolo: l’identità ed il lavoro. Queste prospettive si allargano sempre più se consideriamo la crisi irreversibile in cui versa il sistema di potere attuale basato sul neoliberismo e sulla “pura” finanza. Le fasce di malessere, composte dai nuovi poveri, possono divenire classe dirigente di una nuova rivoluzione sociale che, animata da un forte senso di appartenenza, ponga il lavoro al centro della valutazione sociale, una strategia tesa ad interpretare, dare voce ed organizzare queste nuove esigenze sociali può diventare lo strumento utile di un nuovo più ampio percorso per il bene e la ricostruzione della comunità nazionale.

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