venerdì 17 gennaio 2014

70 atomiche Usa "custodite" nelle basi Nato in Italia

Scritto da Federico Succi | Al solo pensiero vengono i brividi. Perché parliamo di bombe con una potenza di fuoco 30 volte superiore a quelle sganciate a Hiroshima. L’accusa del Guardian è netta: in Italia sono “custodite” 70 atomiche Usa, 50 nella base Nato di Aviano e 20 a Ghedi, in provincia di Brescia. Eppure la Costituzione, all’articolo 11, parla chiaro: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.” Ma se al peggio non c’è mai fine l’assurdo di questa vicenda riguarda l’utilizzo delle atomiche: saranno adeguate per il lancio con gli F35. Dagli Usa arriva un incredibile voltafaccia rispetto a quanto recentemente confermato dallo stesso Obama, il quale dichiarava di volere il disarmo. Il Pentagono, secondo quanto riferito dal Guardian e confermato da Repubblica, ha stanziato 11 miliardi di dollari per ristrutturare le testate atomiche presenti sul suolo europeo, al fine di trasformarle in "bombe atomiche intelligenti (teleguidate)”, da sganciare con i caccia F35 (ancora loro?), di cui ovviamente si doterà la stessa Italia. Quello degli ormai tristemente famosi cacciabombardieri è il più costoso programma bellico mai realizzato non solo statunitense, visto che si prevedono la costruzione di 2443 aerei per un costo di 323 miliardi di dollari. L’Italia ha recentemente confermato la propria partecipazione pur riducendo l’acquisto a soli 90 “esemplari”. Per quanto riguarda le bombe atomiche invece, il Pentagono nel 2010 si era impegnato a ridurre il numero di testate presenti e a non costruirne di nuove, ma l’amministrazione Obama ha deciso ora di stanziare altri fondi, spendendo 10 miliardi per prolungare l’esistenza degli ordigni denominati B61 e 1 miliardo per dotare le bombe di alette di code al fine di renderle teleguidate. E in Italia “ospitiamo” circa 70 di queste B61, di cui 50 sono ad Aviano in Friuli e 20 a Ghedi, in provincia di Brescia. Dunque, stiamo per vedere realizzato un importante opera di ammodernamento nel suolo nostrano di bombe che hanno una potenza di fuoco 30 volte superiore all’atomica di Hiroshima. Ma se nella Costituzione c’è scritto, a chiare lettere (art. 11), che “l'Italia ripudia la guerracome strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, non vi sembra un assurdo controsenso “custodire” sul territorio 700 bombe atomiche Usa? E qualcuno, di grazia, può spiegarci l’utilizzo che gli americani intendono farne? Siamo ancora coinvolti in programmi di guerra a insaputa della cittadinanza intera? Ahi, serva Italia….

Morto Hiroo Onoda, l’uomo che non si arrese mai

Di Gianni Candotto, il 17 gennaio 2014 Morto ieri a Tokyo il novantaduenne HIROO ONODA, l’ufficiale giapponese che non si era arreso e che trovarono nella giungla dell’isola filippina di Lubang nel 1974. Dovettero mandare dal Giappone il maggiore Taniguchi, il suo diretto superiore, a convincerlo che la guerra era finita e l’ordine di non arrendersi a nessun costo poteva dichiararsi annullato. Scrisse un bestseller sulla sopravvivenza nella giungla e coi soldi fondò e finanziò una scuola per bambini. Massimo Morsello gli dedicò una canzone (Hiroo Onoda e la sua guerra). Un uomo che non si arrese mai.

lunedì 13 gennaio 2014

MOSCA – La legge di Murphy potrebbe finalmente trovare la definitiva consacrazione empirica in Italia. Uno dei principi dispensati dall’intramontabile ingegnere statunitense enuncia: Non è vero che non tutto il male viene per nuocere; non solo, ma anche il bene, qualora si manifestasse, viene per nuocere. Ed è proprio così nel Belpaese, che salutava il 2013 politico con un’unica speranza, l’affermarsi di una “nuova e rampante generazione” di politici: quella degli enfant prodige (seppure ultraquarantenni) a lungo tempo tenuti in naftalina dai “padri, padroni e padrini” dei maggiori partiti italici, i quali da sempre non vedono di buon occhio il ricambio generazionale. Uno fra tutti, e più di tutti, incarnava la rottamazione di un vecchio modo di pensare la politica: il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. La sua affermazione a leader del partito di maggioranza relativa, il Partito Democratico, pareva aver dato ossigeno fresco all’asfittico panorama politico nostrano, e sembrava aver regalato nuova linfa a un governo, come quello di Enrico Letta, che pare da sempre “in cerca d’autore”. E invece, in questo primo scorcio di 2014, stiamo constatando come Murphy abbia ragione ancora una volta: anche il bene, qualora si manifestasse, viene per nuocere. È pur vero che il dibattito politico, grazie all’avvento di Renzi, si è rivitalizzato. Occorre però comprendere se sia davvero benefica per l’organismo Italia questa defibrillazione di un morto che cammina. Fino ad oggi i segnali non sono per nulla confortanti: se da una lato è vero che la verve indomabile dell’ultimo arrivato abbia costretto i politici a parlare di riforme, dall’altro è vero anche come la modalità proposta risulti realmente inaccettabile. Renzi cala dall’alto qualsiasi progetto o pensiero quasi emanasse una bolla pontificia; si tratta di un continuo prendere o lasciare (dove il lasciare significa nuove elezioni) tipico di quello snobismo salottiero, da radical chic, che da anni ammorba il Paese e che impedisce una larga intesa degna di questo nome. È un modo di proporsi che non passa dalla forza delle idee, ma solo dal merito di averle pronunciate e rese pubbliche. Il dramma è che questa presunta superiorità etica e morale sta diventando pericolosamente sistemica e viene elargita con grande generosità anche nel commentare le proposte altrui. Le dimissioni del vice ministro dell’Economia Stefano Fassina, uomo del Partito Democratico, non sono infatti state rassegnate a casaccio. Come si può accettare che il segretario di un partito sbeffeggi impunemente un proprio esponente tra più autorevoli, di fronte ai media e all’opinione pubblica? Nella chiosa Stefano Fassina? Chi? troviamo tutta quella mancanza di rispetto di una generazione perduta di giovani e meno giovani, i quali gradiscono di più il bullismo di strada e la chiacchiera da bar rispetto a un confronto serio sui problemi. Una modalità d’azione che rischia di far chiudere a riccio ancora di più la politica italiana. Altro che pacificazione…l’Italia che vorrebbe il sindaco di Firenze è quella della caccia alle streghe, nella quale vengono maltrattati coloro che non la pensano come lui e come il suo entourage, fatto di salottieri e di lobbisti. D’altra parte, il comportamento di Renzi era prevedibile, guardando alle esternazioni negli ultimi mesi del suo portavoce Francesco Nicodemo. Giudizio sull’esecutivo di Enrico Letta: Un governaccio, e cari compagni (che lo difendete) siete messi malissimo. E i suoi ministri? Zanonato, un disastro di sindaco, un disastro di ministro. Il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina? Un cretino, davvero un cretino. Se non ci fosse di mezzo l’interesse alla vita dignitosa degli italiani ci si potrebbe anche far sopra una bella risata. Peraltro, la parlata toscana regala sempre i ilarità per la giovialità che l’accompagna: peccato che nel mezzo si consumi il dramma di una popolo che soffre per davvero e che non ce la fa più. Mentre qualcuno gioca a fare il leader (e Renzi è solo uno degli esempi nel panorama politico) c’è chi non arriva a fine mese e chi non riesce più a garantire gli studi ai propri figli, chi perde la dignità elemosinando un lavoro e un pasto caldo alla mensa dei poveri, e chi si suicida. Ci vorrebbe una grosso bagno di umiltà per tutta la classe politica, che dovrebbe capire che oggi è il momento di ricostruire sulle macerie, non quello di sganciare altre bombe su un Paese semidistrutto da decenni di farse. C’è infine da chiedersi se la riforma elettorale e il ritocco (per la quarta volta in pochi anni) delle regole sul lavoro – proposto da Renzi – rappresentino veramente nel merito una via di uscita per un Paese che muore di tasse. Ma questa è un’altra storia… LA VOCE DELLA RUSSIA

giovedì 9 gennaio 2014

Ho scoperto la differenza Nord/Sud in Due Sicilie

di Rita Nappi Tempo fa ero Comunista. Semplicemente perché credevo negli ideali di unità, fratellanza, uguaglianza, comunità, libertà e democrazia. Credevo che il sacrificio di Guevara fosse esemplare, proprio come quello dei partigiani e dei Garibaldini. Il mio primo voto è stato per F.Bertinotti, all’epoca ero una pischella, una studentessa che non perdeva mai l’occasione di scioperare contro la Moratti prima e la Gelmini poi.Credevo nella Democrazia, nel Bipolarismo, nella Costituzione e nell’Europa. Ero contro gli schemi ed odiavo studiare a memoria eppure avevo una passione: la curiosità. Sin da piccola questa voglia di conoscere e sapere mi ha spinto anche a sbagliare, ma mai ho smesso di continuare perché la Verità ed il Sapere rendono Liberi. Ho sempre Odiato la Tv ed i talk show, tant’è vero che mi sentivo in imbarazzo quando le mie amiche parlavano di Uomini e Donne ed io non conoscevo neanche chi fosse Costantino. Da adolescente, preferivo andare a fare un giro a Port’alba per comprare qualche libro anziché comprare una maglietta. Eppure ad un certo punto, come per incanto, ho aperto gli occhi ed ho scoperto la verità. Che la sinistra che adoravo ed ammiravo non era quella che avevo idealizzato, che Garibaldi non era un liberatore, l’Italia era formata da tanti staterelli, e che la democrazia è MANIPOLATA. La mia prima manifestazione è stata all’età di 9 anni, ero in quarta elementare ed ero alla scuola Don Bosco di Qualiano. Ebbene, la maestra Carandente e Romanelli ci fecero costruire dei pon pon per manifestare contro gli inceneritori: era il 1996. Tutto questo a Qualiano. E dopo 17 anni, la stessa Rita ha protestato ancora una volta per la Terra dei Fuochi, perché troppe volte ha visto amici, parenti e conoscenti andare via prematuramente.Come per incanto, un giorno al lavoro, una mia collega mi parlò dell’unità di Italia, della vera storia e mi sentii presa in giro. La mia dignità da cittadina Italiana era stata plagiata, violata, stuprata. Io che appartenevo al popolo e all’Italia, dovetti fare i conti con la realtà. Da quel giorno, e lo benedico sempre, la mia vita è cambiata e la voglia di Sapere ha portato ad informarmi sempre di più. Come possono 1.000 persone uccidere e sconfiggere un esercito di 400.000 equipaggiato e preparato? Non è possibile che questi garibaldini fossero gli avi di Chuck Norris. Ed ho scoperto la differenza Nord/Sud, ho scoperto perché la mia vecchia scuola non aveva la carta igienica e i termosifoni accesi, ho scoperto perché c’è la camorra, perché esistono i tumori, ho scoperto perché non esiste la democrazia, ho scoperto cos’è veramente l’Europa ed ho scoperto la Verità sulla mia Napoli. Ho scoperto di essere NAPOLITANA/DUOSICILIANA. HO SCOPERTO DI AVERE UNA DIGNITÀ, DI AVERE UNA STORIA, DI AVERE UNA MEMORIA, DI AVERE DELLE POTENZIALITÀ E DI NON ESSERE TERRONA/COLEROSA E TERREMOTATA. HO APERTO IL VASO DI PANDORA ED IL MIO CUORE SI È FERMATO PER UN ATTIMO DAVANTI A CIÒ CHE ERAVAMO ED A CIÒ CHE SIAMO ORA. ABBIATE IL CORAGGIO DI SAPERE. LA VERITÀ VI RENDERÀ LIBERI.

sabato 4 gennaio 2014

F-35 con magneti Made in China: in Usa scoppia lo scandalo

Scritto da: Marina Perotta I caccia bombardieri oggetto di mille battaglie politiche in Italia a causa degli elevati costi sono oggetto di scandalo anche in Usa poiché hanno parti costruite in Cina Reuters in un lungo articolo pubblicato ieri e ancora ignorato dalle grandi testate del mainstream, annuncia lo scandalo che sta stravolgendo il Pentagono:sebbene vi siano leggi che vietino componenti cinesi sulle armi statunitensi la Lockheed Martin Corp ha lasciato che su un un lotto di 32 F-35 attualmente in costruzione fossero montati componenti provenienti dalla Cina senza esprimere preoccupazione per lo spionaggio militare. La questione tocca molto da vicino l’Italia poiché siamo uno degli 8 Paesi finanziatori del progetto e perché i soldi che ci stiamo mettendo, circa 53 miliardi di euro sono stati il cavallo di battaglia dei Verdi e dei SEL in parlamento e oggetto di feroci dibattiti fino allo scorso ottobre, quando la questione fu approvata e poi definitivamente chiusa con lo sconforto di Finmeccanica a cui sono rimaste poche briciole. E ora sappiamo perché. Secondo i documenti del Pentagono consultati da Reuters, Frank Kendall responsabile per gli Stati Uniti per l’acquisizione di armi militari avrebbe permesso che due fornitori di componenti per gli F-35, Northrop Grumman Corp e Honeywell International Inc , utilizzassero magneti cinesi per il sistema radar del nuovo aereo da guerra, meccanica per le componenti dell’atterraggio e altro hardware. In sostanza sebbene tutti sapessero hanno taciuto per evitare di affrontare sanzioni nel caso di ritardi delle forniture. Il Government Accountability Office, il braccio investigativo del Congresso, sta esaminando ora tre casi di costruzione di F-35 di prossima generazione. La relazione del GAO del 1 marzo è stata ordinata dai legislatori americani che dicono di essere preoccupati per le imprese made in Usa tagliate fuori dal mercato metalli speciali e per il fatto che che un sistema militare degli Stati Uniti possa diventare dipendente da parti fatte da un futuro potenziale avversario. Nel merito esistono deroghe all’uso di componenti che provengono dall’estero ma si applicano a quelle parti più economiche ma i legislatori hanno osservato che diverse società statunitensi fanno magneti simili. Kendall si è difeso sostenendo che erano necessarie rinunce per mantenere la produzione, collaudo e formazione del nuovo aereo da guerra e per evitare milioni di dollari in costi per le modifiche e per evitare ritardi ai Marines e far si che i jet da combattimento fossero pronti dalla seconda metà del 2015. In caso contrario rimuovere i magneti cinesi pe sostituirli con quelli americani sarebbe costato costato 10,8 milioni dollari avrebbe richiesto circa 25.000 ore-uomo. Lockheed sta sviluppando con l’ F -35 il programma di armamento più costoso del Pentagono per gli Stati Uniti e per otto paesi che hanno contribuito a finanziare il suo sviluppo: Gran Bretagna, Canada, Australia, Italia, Norvegia, Turchia, Danimarca e Paesi Bassi mentre Israele e Giappone hanno effettuato ordini. Il programma è già anni in ritardo e ha già superato del 70% le stime dei costi iniziali. Kendall assecondava questo stato di cose e i funzionari si erano mostrati preoccupati poiché ulteriori ritardi e aumento dei costi avrebbero potuto far saltare gli ordini esteri necessari per ridurre il costo futuro di ogni aereo militare. Nei documenti, Kendall ha sottolineato l’importanza del programma F -35 per assicurare la continua superiorità militare degli Stati Uniti e contro potenziali minacce emergenti provenienti da nazioni in via di sviluppo con i propri aerei da combattimento invisibili, tra cui Russia e Cina sottolineando che ulteriori ritardi potrebbero costringere gli Stati Uniti e i suoi alleati a mantenere in volo i vecchi aerei più a lungi, il che porterebbe a maggiori costi di manutenzione. Joe Dellavedova , portavoce per il Programma congiunto F-35 (JPO) al Pentagono, ha detto che l’ufficio è stato impegnato a garantire che le leggi federali della Difesa siano state rigorosamente rispettate: Non c’è mai stato alcun rischio di trasferimento di tecnologia o di altra violazione della sicurezza associata a questi problemi di conformità di produzione. Il JPO sta lavorando con l’industria per mettere in atto soluzioni a lungo termine per evitare la necessità di future rinunce. Vedremo ora le reazioni in Italia, semmai ve ne saranno.

giovedì 2 gennaio 2014

La Gabanelli contro la Rai: “Cambiamo tutto, costa troppo”

La giornalista di Report attacca viale Mazzini: “A cosa servono 25 sedi locali? Chiudiamole. Ma la politica non è d’accordo, serve un microfono aperto…” Milena Gabanellicontro la Rai. La giornalista di Report chiude l’anno con un editoriale sul Corriere dove impallina viale Mazzini. La Gabanelli mette nel mirino tutta la struttura Rai e proprone di smantellarla: “Privatizzare la Rai è un tema ricorrente. Nessun Paese europeo pensa di vendersi il servizio pubblico perché è un cardine della democrazia non sacrificabile. In nessun Paese europeo però ci sono 25 sedi locali: Potenza, Perugia, Catanzaro, Ancona. In Sicilia ce ne sono addirittura due, a Palermo e a Catania, ma anche in Veneto c’è una sede a Venezia e una a Verona, in Trentino Alto Adige una a Trento e una a Bolzano. La Rai di Genova sta dentro a un grattacielo di 12 piani… ma ne occupano a malapena 3. A Cagliari invece l’edificio è fatiscente con problemi di incolumità per i dipendenti. Poi ci sono i centri di produzione che non producono nulla, come quelli di Palermo e Firenze. A cosa servono 25 sedi?”. E ancora: “A produrre tre tg regionali al giorno, con prevalenza di servizi sulle sagre, assessori che inaugurano mostre, qualche fatto di cronaca. L’edizione di mezzanotte, che è una ribattuta, costa 4 milioni l’anno solo di personale. Perché non cominciare a razionalizzare?”. Poi propone la sua ricetta: “Se informazione locale deve essere, facciamola sul serio, con piccoli nuclei, utilizzando agili collaboratori sul posto in caso di eventi o calamità, e in sinergia con Rai news 24. Non si farà fatica, con tutte le scuole di giornalismo che sfornano ogni anno qualche centinaio di giornalisti! Vogliamo cominciare da lì nel 2014? O ci dobbiamo attendere presidenti di Regione che si imbavagliano davanti a viale Mazzini per chiedere la testa del direttore di turno che ha avuto la malaugurata idea di fare il suo mestiere? È probabile, visto che la maggior parte di quelle 25 sedi serve a garantire un microfono aperto ai politici locali”.