venerdì 20 gennaio 2012

Vendola ed il Pd contro ricerca e sfruttamento del petrolio in Puglia!




Inserito da Caelsius Mars

Chi è stato in Norvegia negli anni ’70 racconta di aver trovato gente semplice, povera, ma civile e di grande dignità, che in un paese privo di risorse, di pascoli e di agricoltura sbarcava il lunario per lo più spaccando legna e pescando aringhe che rivendeva in giro per l’Europa. Oltre a questo, i norvegesi svolgevano due attività ad uso e consumo quasi esclusivo dei “ricchi” italiani : le casalinghe si dedicavano alla produzione a mano di maglioni di spessa lana con variopinte decorazioni geometriche ispirate alla geometria dei fiocchi di neve, mentre gli uomini erano quasi tutti dediti a pescare ed essiccare baccalà della varietà S. Giovanni, il più raro e pregiato. Poi all’improvviso la Norvegia girò pagina, i suoi tre milioni di poveri abitanti in pochi anni, con un incremento demografico da quarto mondo, sono diventati 4,5 milioni e con redditi da nababbi, che se ne vanno in giro con le Corone che gli spuntano dalle tasche e con le quali si accendono pipe e sigari cubani. Che è successo? Semplice: alla fine degli anni ’70 hanno trovato il petrolio nel Mar del Nord, di una varietà tra le più pregiate perchè contiene meno dello 0,4 % di composti sulfurei ed è classificato come Sweet Light Crude. Lo chiamano Brent, ed il primo giacimento fu scoperto nel Mar del Nord al largo della costa scozzese di Aberdeen. I norvegesi, che sono dirimpettai della Scozia, si misero a cercare anche loro e così hanno scoperto (per il momento) 19 grandi giacimenti. Ma la vera fortuna della Norvegia non è stata tanto quella di aver trovato il petrolio, quanto quella di non aver dato i natali ad un Vendola in versione vichingo e di non avere un Pd. Eh sì, perchè altrimenti starebbe ancora nello stesso medioevo del suo sviluppo economico in cui si trovava 30 anni fa. Domani a Monopoli, 40 km a sud di Bari, la Puglia di Vendola e del PD scende in piazza per evitare che l’Adriatico “divenga un enorme foro appaltato alle società petrolifere”. Così, dopo aver deturpato i fiabeschi panorami della Daunia con ignobili foreste di inutili torri eoliche che costano tanto e non risolvono niente, aver tappezzato verdi distese delle campagne pugliesi di funerei pannelli fotovoltaici con intrallazzi e clientele sui quali indaga la magistratura, ora Vendola si riscopre ecologista a comando e si schiera contro l’eventuale estrazione di greggio, non per presunta difesa ambientale, ma per non arricchire le compagnie petrolifere. Manco Stalin pur nel suo furore ideologico sarebbe stato così autolesionista. Ma si sa, la sinistra bolla come “infame speculazione capitalistica” qualsiasi iniziativa dove non è lei a poter lucrare e speculare, come fa con l’acqua, la sanità ed i trasporti pubblici locali. La questione si origina dal fatto che nel decreto per le liberalizzazioni che sta per essere varato, un capitolo riguarda misure per il rilancio delle introspezioni per il rinvenimento di giacimenti di gas e petrolio al largo delle coste dell’Adriatico. Sentite al proposito cosa ha detto Antonio Decaro capogruppo regionale del PD: “Concedere per decreto alle lobby del petrolio la gestione del nostro sottosuolo e dei nostri mari come fossero serbatoi dai quali estrarre profitti equivarrebbe ad una perenne minaccia per l’ambiente. Nel decreto liberalizzazioni ci sono tre articoli a dir poco inquietanti. Praticamente – rileva Decaro – dopo il nucleare siamo davanti a un nuovo incubo per tutto il Paese, e all’ennesimo schiaffo per la nostra regione al largo delle cui coste si stanno già ricercando idrocarburi in spregio totale di ogni correttezza istituzionale (che c’entra la costituzione, ndr?). Caro Decaro, il vero schiaffo morale è la disoccupazione giovanile che tenete al 40%, con 20.000 giovani pugliesi che evacuano ogni anno la Puglia per disperazione. Ieri in serata, faccia a faccia su La7, tra il governatore Nichi Vendola e il ministro all’Ambiente, Corrado Clini. Vendola ha lamentato che la ripresa in grande stile della coltivazione di giacimenti petroliferi (magari fosse, ndr) contrasta in maniera evidente con le politiche disegnate con il protocollo di Kyoto. “Perché – ha chiesto – continuate a ostinarvi a venire a cercare petrolio nel mare Adriatico? Il nostro oro sono il paesaggio e il turismo”. Presidente Vendola, sorvolando sui paesaggi che è Lei a deturpare, possiamo chiederle di menzionare una sola iniziativa presa dalla sua giunta per il rilancio del turismo nella regione? Una regione priva di infrastrutture ricettive serie, dove lungo il litorale da S. Foca a Santa Maria di Leuca, passando per le splendide spiagge candide dei Laghi Alimini, non c’è un solo albergo degno di questo nome a parte il resort del Club Med, non ci sono ristoranti, nessuna attrazione per il tempo libero, locali notturni, niente di niente? Ha mai pensato che con i ritorni di gas e petrolio, se mai se ne trovassero, il litorale pugliese meridionale sull’Adriatico potrebbe essere trasformato in un giardino sull’acqua da far impallidire Miami in Florida. L’ha mai vista? Le sembra una città con l’habitat degradato? Intanto la bozza di decreto è lì, con i suoi tre articoli pro-trivellazioni. Pierfelice Zazzera, parlamentare dell’Italia dei Valori parla di “Vergogna inaccettabile. Un Governo che mette gli interessi delle multinazionali al primo posto è un Governo criminale”. Sullo stesso tono Legambiente. “E’ vergognoso – dichiara Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia – che, mentre la Costa Concordia spiaggiata rischia di immergersi e inondare l’Arcipelago Toscano di carburante, il Governo Monti voglia svendere il paese ai petrolieri”. Scuse mescolate a menzogne. L’Italia non svende niente perchè possiede due grandi società pubbliche che il mondo ci invidia, almeno sinchè Prodi non le farà vendere ai cinesi, cioè la Saipem e L’Eni. Questa, in particolare, è leader europea nel settore gas, e 5a nel mondo per il petrolio a ruota di Exxon, BP, Shell e Total. Per quanto riguarda i ritorni, in Libia Gheddafi dimostrò come fosse semplice tenerseli tutti dopo aver esautorato re Idris che invece cedeva la metà dei proventi alle Sette Sorelle. Per quanto riguarda i pericoli dell’ambiente, fatevi un bel giro dei fiordi norvegesi e poi ne riparliamo. Anzi, diremo di più : gli ex pescatori norvegesi ora fanno gli armatori e pescano con flotte modernissime quantità enormi di naselli, baccalà, aringhe, sardine e crostacei di qualità eccelsa e certificata, altro che inquinamento!

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