mercoledì 30 novembre 2011

IL “MERLO” DI REPUBBLICA, VERGOGNA D’ITALIA


Sconcerto!
Ecco il sentimento che mi ha provocato il video editoriale del signor Merlo, pubblicato (e, ahimè, ancora presente) sul sito del quotidiano la Repubblica.
Ma che Paese è questo? Che Paese è quello in cui uomini che dovrebbero detenere il primato della cultura, e quindi dell’onestà intellettuale (le due cose non sono scindibili!), si permettono di ”scattare due fotografie” su altrettante tragedie immani, quella di Genova e quella di Messina, per “incorniciarle” dentro obbrobriose differenziazioni? Come se morire a Messina fosse un destino e morire a Genova una tragedia.
Ma che cosa sta diventando questo Paese?
Lo scenario di stupidi steccati divisori?
Un enorme stadio con due curve contrapposte, pronte a darsele di santa ragione prima e dopo la partita?
O forse solo una piazza grande, in cui il vociare di certe firme eminenti,che azzardano teorie e parole in libertà, si mescola e sovrasta la sobrietà dell’onestà, della civiltà, della decenza?
Ma questa volta è proprio necessario che la decenza abbandoni la sobrietà e si scateni contro quel vociare indistinto, che oggi ha il nome e il viso di Merlo.
Questa volta siamo noi ad urlare in faccia a Merlo tutto lo sconcerto di un popolo, quello siciliano, che non può e non deve sottostare a certe logiche d’indecenza, specie quando già si trova a dover piangere morti e sfollati.
Con la speranza non che il signor Merlo ritratti (perchè questo è anche un Paese in cui è troppo difficile chiedere scusa), ma che Repubblica dia prova di civiltà rimuovendo quel video assurdo, che è sì una fotografia, ma una fotografia, nitida e in bianco e nero, di un Paese diviso.
Da una parte i bianchi, dall’altra i neri, proprio come in una partita a scacchi, dove non ci sono, non possono esserci vincitori e vinti, dove a perdere è solo la nostra credibilità.
Ad ogni modo, Merlo e simili lo sappiano: il Sud è stanco di fare la parte del pedone!

venerdì 25 novembre 2011

Sottopolitica da incappucciati




Il disastro è in corso. Rendimenti a breve che raddoppiano, Lady Spread fa la passerella, e l’asse tripartita fa vertici di cui si vergogna, passando per la porta di dietro. Era meglio il compromesso storico


“Ai mercati non interessa un governo tecnico, con la democrazia sospesa e la politica impiccata. La crisi di fiducia riguarda l’Europa e il governo dell’euro, cosa che questo giornale in corsa solitaria contro il luogo comune fazioso antiberlusconiano ha ripetuto per mesi […] La situazione è surreale e drammatica […] Eccoci dunque con i rendimenti raddoppiati dei titoli a breve, una piccola catastrofe ingigantita dalla mortifera situazione borsistica, e con Lady Spread che scorrazza per ore oltre quota cinquecento, tranquilla, elegante e molto eloquente. Invece siamo nel fondo di un pozzo politico dal quale risalire sarà arduo.

Una maggioranza tripartita che si vergogna di esserlo (nata com’è all’insegna della rinuncia alla sovranità politica democratica), che combina vertici segreti a Palazzo Giustiniani (il luogo giusto, il palazzo della Massoneria) con il Preside del consiglio di facoltà, un tris di segretari impotenti (Bersani, Alfano, Casini) che passa da dietro, dalle porte laterali, per non farsi sorprendere. […] Negli anni Settanta con l’emergenza economica e l’emergenza terrorismo fu praticato il compromesso storico. Una cosa grande, a confronto con questo tripartitismo di sottogoverno che si presenta in scena e si annuncia nel peggiore dei modi […] Il dramma continua, e lo si recita come fosse una farsa. Un Monti impacciato fa il bravo scolaretto davanti ai due già ilari direttori didattici dell’Europa virtuosa, il ritmo della danza è pachidermico, e tutti stanno zitti, tutti giocano ai finti tonti, ai sobri, ai lodenvestiti che tra una Trilateral e l’altra stanno facendo strame di un paese imbocconito".

sabato 19 novembre 2011

Quei maglioni in pelle di sciacallo



Provo schifo per i maglioni della Benetton e per tutta la roba con quel marchio. Uno schifo antico che risale ai tempi in cui una tragica scena di morte per Aids diventò la scusa per vendere maglioni

di Marcello Veneziani -

Provo schifo per i maglioni della Benetton e per tutta la roba con quel marchio. Uno schifo antico che risale ai tempi in cui una tragica scena di morte per Aids diventò la scusa per vendere maglioni.
E gesùcristi, madonne, suore, poveri e anoressiche, mercificati dalla speculazione Benetton. Il bacio in bocca del Papa con l’imam, srotolato davanti a San Pietro, è solo l'ultima schifosa provocazione pubblicitaria di questo marchio (d'infamia). Per non dire del retrobottega della multinazionale: dove produce, come, con chi e come si allarga. Meglio non parlarne, dicono, si fa loro pubblicità, è quel che vogliono.
Ma il disprezzo etico e merceologico supera ogni calcolo. Non invito al boicottaggio, non credo a queste militanze, esprimo solo un’avversione a pelle per tutti i suoi prodotti, che spero largamente condivisa. Dopo queste campagne, il ribrezzo che suscita il loro marchio è naturale, spontaneo. Sento che quei maglioni puzzano di sciacallo, non sono lana di pecore tosate ma peli di iene e piume di avvoltoi.
Li trovo perciò repellenti, urticanti sul corpo,ripugnanti per l’anima. Qual è la ragione di tanto disprezzo? L’uso del dolore, della morte, della malattia, della fede, della speranza e della disperazione per vendere un volgarissimo maglione. L’umanità diventa strumentale alla merce. Ci sono nel commercio tanti abusi in questo senso; ma Benetton li rende espliciti e brutali anche se li traveste di messaggi ideologici finto- amorevoli. Questa è barbarie in pieno centro. Che se li porti il diavolo, pubblicitari inclusi.

venerdì 18 novembre 2011

Il pizzino di Enrico Letta a Monti “Mario, sono a tua disposizione”


Il numero 2 del PD dà un foglio al Premier. “Come posso esserti utile”. La replica: non è una candidatura.

ieri è spuntato il primo pizzino del governo Monti. E i fotografi hanno immortalato la scritta. E' una lettera indirizzata al premier: "Mario, quando vuoi dimmi forme e modi con cui posso esserti utile dall'esterno. Sia ufficialmente (Bersani mi chiede per es. di interagire sulla questione dei vice) sia riservatamente. Per ora mi sembra tutto un miracolo! E allora i miracoli esistono!". Fimato, appunto: "Enrico". E' giallo sull'autore del pizzino. Il sospettato numero uno è Enrico Letta. Che infattipiù tardi conferma: "Certo che il biglietto è mio. E mi pare la dimostrazione che in privato diciamo le stesse cose che in pubblico: sostegno pieno, soddisfazione per il miracolo e suggerimenti per la composizione di una squadra di tecnici che funzioni bene con il Parlamento, visto che - ha concluso Letta - la convivenza durerà per un buon anno e mezzo».
Il sospetto è che invece il politico del Pd si sia candidato a una poltrona di viceministro.

mercoledì 16 novembre 2011




Inserito da Riccardo Ghezzi

L’operato del governo Berlusconi, contro chi sostiene che non abbia fatto nulla in questi anni
Non c’è modo migliore per rispondere alla disinformazione che dire la verità. Ecco perché, sperando di fare cosa gradita a tutti i lettori di Qelsi, abbiamo pensato di pubblicare un elenco di tutte le riforme dei governi Berlusconi, dal 2001 al 2006 e dal 2008 al 2011. A chi dice che si è chiuso un periodo buio, un ciclo negativo per la storia d’Italia, possiamo solo rispondere dimostrando che questi sono stati anni di riforme. Non tutto quello che si doveva fare è stato fatto, anche per oggettivi ostacoli, impedimenti e ostruzionismi, ma è giusto ricordare l’esperienza dei governi di centro-destra come globalmente riformista e propositiva. Governi del Fare, a differenza dell’immobilismo degli esecutivi del centro-sinistra.
Continueranno a dire che nulla è stato fatto, che sono state promulgate soltanto leggi ad personam ed inutili per il Paese. Non è vero, e tramite questo elenco intendiamo fornire a tutti uno strumento adeguato per rispondere a menzogne e falsità diffuse dalla sinistra.

Ecco l’elenco dei principali provvedimenti del IV Governo Berlusconi (8 maggio 2008-12 novembre 2011).

RIFORMA DELLA SCUOLA E DELL’UNIVERSITA’ (legge 169/2008 e legge 240/2010)

RIFORMA DEL PROCESSO CIVILE (legge 69/2009)

LEGGE SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLE GRANDI IMPRESE IN CRISI (legge 166/2008)

PACCHETTO SICUREZZA (legge 94/2009)

FEDERALISMO FISCALE (legge 42/2009 e gli otto decreti attuativi: dlgs 85/2010 sul federalismo demaniale; dlgs 156/2010 su Roma Capitale; dlgs 216/2010 sui fabbisogni standard; dlgs 23/2011 sul federalismo municipale; dlgs 68/2011 su autonomia tributaria di Regioni e Province; dlgs 88/2011 su perequazione e rimozione squilibri; dlgs 149/2011 su premi e sanzioni per Regioni, Province e Comuni; dlgs 118/2011 su armonizzazione sistemi contabili)

RIFORMA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE (dlgs 150/2009)

CODICE DELL’AMMINISTRAZIONE DIGITALE (dlgs 235/2010)

CODICE ANTIMAFIA (dlgs 159/2011)

ABOLIZIONE ICI: Da giugno 2008 non deve più essere pagata l’imposta comunale sulla prima casa, ossia l’immobile adibito ad abitazione principale; l’esclusione non riguarda invece quegli immobili di lusso adibiti ad abitazione principale ma compresi nella categoria (categoria catastale A1, A8 e A9). Per le abitazioni di lusso si continuano comunque ad applicare le detrazioni vigenti. L’«abitazione principale», sulla quale non si deve più pagare l’Ici, è la casa dove il contribuente ha la residenza anagrafica. Si può comunque dimostrare di avere come dimora abituale un immobile diverso da quello in cui si ha la residenza anagrafica ed ottenere il beneficio su quell’abitazione.I proprietari non dovranno più pagare l’imposta anche sulle pertinenze (come box, garage, cantine) dell’abitazione principale. Le pertinenze sono però esenti nei limiti stabiliti nei regolamenti.

SOSTEGNO AL REDDITO: Per sostenere il reddito dei lavoratori dipendenti, dal primo luglio 2008 è partita la detassazione degli straordinari e dei premi di produttività. Un altro provvedimento concreto, il cui fine è quello di rendere meno leggera la busta paga di operai ed impiegati, per ridare potere d’acquisto a milioni di lavoratori dipendenti. Il primo vantaggio per il lavoratore è costituito dalla differenza fra l’aliquota Irpef – che va dal 23% in su – e questo nuovo prelievo del 10%. Il secondo vantaggio è costituito dal minor prelievo fiscale legato appunto alle addizionali; poiché le detrazioni per i familiari a carico diminuiscono a mano a mano che il reddito complessivo sale, tenere sganciato l’ammontare di premi e straordinari – ed è il terzo vantaggio – renderà più consistenti le detrazioni stesse.

LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE: Da lunedì 9 febbraio 2009 i Comuni, attraverso un canale telematico, hanno accesso – in modalità protetta e tracciata – ai dati dell’anagrafe tributaria che riguardano i contratti di somministrazione di luce, gas e acqua, quelli di locazione, i bonifici bancari e postali per ristrutturazioni edilizie e le informazioni sulle denunce di successione di immobili. L’attività anti evasione fiscale dei comuni è incentivata e premiata con il riconoscimento di una congrua percentuale sui tributi recuperati. A queste misure, va aggiunta la realizzazione del federalismo fiscale che, con il coinvolgimento sempre più stretto degli enti locali, renderà ancora più complicato evadere

LOTTA ALL’IMIGRAZIONE CLANDESTINA. Le nuove norme contenute nel “Pacchetto sicurezza” (legge 94/2009) ampliano i casi di espulsione degli immigrati clandestini e prevedono l’espulsione anche per i cittadini comunitari, attraverso la misura dell’allontanamento di chi non ha reddito o di chi delinque. Il limite della pena per applicare l’espulsione è stato ridotto a due anni (prima era di dieci). Il giudice, in tutti i casi di condanna dello straniero o del cittadino comunitario a più di due anni di carcere, ne ordina il rimpatrio. Previsto il carcere da sei mesi a tre anni per chi lucra sullo straniero senza permesso di soggiorno, affittandogli casa o altro immobile. Con la condanna scatta anche la confisca del bene.

EMERGENZA RIFIUTI: Il 21 maggio 2008, nella prima riunione operativa del Consiglio dei Ministri (tenutasi a Napoli come da impegno preso in campagna elettorale), attraverso il decreto legge 90/2008 il governo ha stabilito una serie di interventi che in soli 58 giorni hanno messo fine all’emergenza rifiuti in Campania. Erano ben 551 i Comuni della Campania interessati dall’emergenza. Questi centri producono circa 7.200 tonnellate di rifiuti al giorno: l’uscita dall’emergenza ha permesso di raccogliere e avviare a smaltimento la produzione quotidiana di immondizia insieme con le migliaia di tonnellate accumulatesi nei mesi precedenti. Oggi in quelle zone si riescono a smaltire 7.700 tonnellate di rifiuti al giorno. Sono state attivate tutte le discariche che era possibile mettere in funzione immediatamente; parte dell’immondizia è stata avviata in Germania (520 tonnellate al giorno); parte è stata pretrattata e avviata agli impianti di termovalorizzazione di altre Regioni. L’invio dei rifiuti in Germania è terminato a fine marzo 2009.

RINEGOZIAZIONE MUTUI: Chi può accedere alla rinegoziazione? Tutti coloro che hanno acceso un mutuo a tasso variabile per acquisto, costruzione e ristrutturazione dell’abitazione principale. Da quando si potrà rinegoziare?Sostanzialmente nell’ultimo quadrimestre dell’anno dopo che le banche avranno formulato ai clienti le proposte di rinegoziazione. La Convenzione interesserà le rate in scadenza dopo il primo gennaio 2009. La rata viene bloccata al 2006, calcolata come media aritmetica delle rate pagate in quell’anno dal cliente. Se i tassi salgono, crescerà la differenza tra la rata originaria e quella della rata rinegoziata, e la differenza sarà addebitata su un conto di finanziamento accessorio. Se i tassi scendono, il risparmio sarà portato a decremento del conto di finanziamento accessorio che potrebbe anche azzerarsi. Le banche sono libere di aderire o meno alla Convenzione ma, se aderiscono, sono obbligate a rinegoziare qualora il cliente lo chieda. Nell’accordo tra Abi ed esecutivo rientra anche la istituzione di un Osservatorio sulla trasparenza dei mutui cui parteciperanno rappresentanti del Ministero dell’Economia, delle banche e dei consumatori. Costi portabilità azzerati.

STALKING: Introdotto nel codice penale il reato di «atti persecutori», il cosiddetto stalking che riguarda le molestie insistenti, che scatta quando c’è una ripetitività di azioni contro una persona. Ora è un reato «provocare un perdurante stato di ansia o paura nella vittima ovvero ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di una persona alla medesima legata da relazione affettiva ovvero tale da alterare le proprie abitudini di vita». La pena è la reclusione da 6 mesi a 4 anni. Si agisce su querela della persona offesa che ha 6 mesi di tempo per presentarla e il magistrato può procedere d’ufficio nel caso in cui la vittima sia un minore o una persona disabile. Giro di vite per chi compie violenza sessuale (si rischia fino all’ergastolo) e per chi compie molestie insistenti, con l’inserimento del reato di stalking nel codice penale e il patrocinio gratuito per le vittime di stupri. L’ergastolo è la pena prevista per chi uccide durante una violenza sessuale, o atti sessuali con minorenne, violenza sessuale di gruppo o stalking. Giro di vite anche sui benefici penitenziari per chi è condannato per delitti a sfondo sessuale: maggiori difficoltà di accedere al lavoro esterno, permessi premio e misure alternative alla detenzione.

ALITALIA. Il 13 gennaio 2009, CAI, la nuova compagnia di bandiera, ha ufficialmente aperto i battenti, completando un lungo e faticoso percorso di molti mesi, nei quali la “cordata italiana” ha saputo superare molti ostacoli e raggiungere l’obiettivo di mantenere all’Italia una compagnia di bandiera. I possessori di azioni Alitalia sono stati indennizzati con le risorse provenienti dai “conti dormienti”. La legge sul salvataggio Alitalia (legge 111/2008) è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale il 23 giugno 2008.

Questi invece i principali provvedimenti del quinquennio 2001-2006 (II e III Governo Berlusconi):

LEGGE OBIETTIVO PER LE GRANDI OPERE (legge 443/2001)

RIFORMA DELLA DISCIPLINA DEL LAVORO (dlgs 276/2003)

RIFORMA DELLA DISCIPLINA SULL’IMMIGRAZIONE (legge 189/2002)

RIFORMA DELLE PENSIONI E AUMENTO DELLE PENSIONI SOCIALI (legge 243/2004)

RIFORMA DEL DIRITTO FALLIMENTARE (dlgs 5/2006)

RIFORMA DEL DIRITTO SOCIETARIO (legge 366/2001)

RIFORMA DEL SISTEMA RADIOTELEVISIVO (legge 112/2004)

ABOLIZIONE DEL SERVIZIO MILITARE OBBLIGATORIO DOPO 143 ANNI con formazione del nuovo esercito di professionisti (legge 226/2004)

LEGGE SULL’IMPRESA SOCIALE (legge 118/2005)

LEGGE SULLA TUTELA DEL RISPARMIO (legge 262/2005)

DISCIPLINA DEL CONFLITTO DI INTERESSI (legge 215/2004)

NUOVA LEGGE ELETTORALE (legge 270/2005)

SOPPRESSIONE DELL’IMPOSTA SULLE SUCCESSIONI E DONAZIONI (legge 383/2001)

NUOVE DISPOSIZIONI IN MATERIA DI PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI (legge 3/2003, l’articolo 51 dispone la tutela della salute dei non fumatori e il divieto di fumare nei locali pubblici)

REVISIONE DEL TESTO UNICO DELLE LEGGI SULLA DROGA (legge 49/2006)

CODICE DELLE COMUNICAZIONI ELETTRONICHE (dlgs 259/2003)

CODICE DELLA NAUTICA DA DIPORTO (dlgs 171/2005)

CODICE DELLA NAVIGAZIONE AEREA (dlgs 96/2005 e 151/2006)

CODICE PER LA TUTELA DEI BENI CULTURALI (dlgs 42/2004)

CODICE DEL CONSUMATORE (dlgs 206/2005)

CODICE DELLA STRADA E PATENTE A PUNTI (dlgs 151/2003)

CODICE DELLA PROPRIETA’ INDUSTRIALE (legge 273/2002)

CODICE DELLE ASSICURAZIONI (dlgs 209/2005)

CODICE DELL’AMBIENTE (dlgs 152/2006)

CODICE DEGLI APPALTI (dlgs 163/2006)

CODICE PER LA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI (dlgs 196/2003)

Un vero italiano: il generale Leonardo Tricarico restituisce alla Francia la “Legion d’Honneur”




Inserito da Qelsi

Il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, non ci sta. E per manifestare tutto il suo sdegno compie uno dei gesti più significativi che un ex generale può fare. Tricarico ha restituito oggi alla Francia la “Legion d’Honneur”, la Legion d’Onore, ordine cavalleresco istituito da Napoleone Bonaparte nel 1802, nonché una delle più prestigiose onorificenze francesi. L’alto riconoscimento gli era stato assegnato per il ruolo svolto durante il conflitto in Kosovo. E così il generale italiano per onorare il nostro Paese, disconosce gli onori che lui stesso si è guadagnato sul campo di guerra. E’ il suo atto di protesta contro “l’irriguardoso comportamento” del presidente francese Nicolas Sarkozy durante il siparietto ridanciano con la collega tedesca Angela Merkel a Bruxelles.
Comportamento irriguardoso - Oggi Tricarico, come riferiscono le agenzie di stampa, ha restituito la Legion d’Onore all’ambasciatore francese in Italia, insieme ad una lettera nella quale ricorda di aver ricevuto dal presidente Jacques Chirac una onorificenza “della quale – scrive – sono oggi costretto a privarmi con rammarico e dispiacere di fronte al comportamento irriguardoso dell’attuale Presidente francese nei confronti dell’Italia”.
La lettera - La lettera si chiude con un post scriptum in cui Tricarico ricorda un aneddoto legato proprio al cognome di monsieur le Président.

“Il 25 novembre 1916 il nostro leggendario aviatore, il capitano Francesco Baracca​, abbatté il ricognitore austro-ungarico del tenente Kalman Sarkozy, che fu preso prigioniero. Pur essendo incerto il legame di parentela di quell’aviatore ungherese con l’attuale Presidente, l’episodio indica che gli Italiani – affrancati dalle peculiarità di un sistema che tarpa loro le ali – sanno vincere le loro battaglie. Anche quando di fronte abbiamo un Sarkozy”.

sabato 12 novembre 2011

Votare non è più un diritto ma una concessione



Marcello de Angelis

Ci sono cose inevitabili, ma non per questo auspicabili. Se uno ti mette un coltello alla gola e ti chiede il portafogli è forse inevitabile concederglielo, ma è difficile gioirne. Il senso stesso di un “governo d’emergenza” è nella parola finale. Uno lo accetta perché non si può fare altrimenti. Ma se non fosse così? Da Alemanno a D’Alema si tiene a precisare che un governo tecnico deve annoverare al proprio interno solo “tecnici” e che deve durare poco e con un agenda precisa. E vale anche la pena chiarire che chi lo guida poi non deve restare in politica. Quindi non deve trattarsi di un’ammucchiata. Bersani dice invece che le responsabilità dell’operato di un tale esecutivo devono essere condivise tra tutti. Ma perché? Se le condizioni perché un governo legittimo cadesse le ha poste lui si prendesse anche la responsabilità di ciò che accade dopo. Gli italiani sono stati terrorizzati per un anno da profezie apocalittiche e convinti che l’incarnazione di tutti i mali fosse un uomo solo: se gli si dà l’opportunità di decidere con le urne del proprio destino sicuramente imporranno un cambiamento. E allora perché preferire che a scegliere il timoniere sia il Presidente della Repubblica, la Francia e la Germania oppure le agenzie di rating? Se non c’è più la democrazia troviamo un altro sistema. Non si può dare la colpa alle leggi elettorali, è come dare degli imbecilli agli elettori. O è proprio questo che stanno facendo?

venerdì 11 novembre 2011

Il giullare Sarkò





Il presidente Nicolas Sarkozy si affanna sempre più a rilasciare dichiarazioni sullo stato di salute dell’Italia. Sulla presunta follia e depressione di George Papandreu. Poi toccherà all’economia spagnola. E così via. Tutti diversivi per tenere lontana l’attenzione dei mercati dallo spread francese. Tecniche di comunicazione che di giorno in giorno perdono efficacia. Già ieri il differenziale tra i titoli di Stato di Parigi e il bund tedesco ha toccato lo storico livello di 170 punti base. Pensare che meno di un anno fa la quota non superava i 50 punti. D’altronde nel periodo compreso tra la fine di giugno e l’11 ottobre scorso gli istituti francesi hanno aumentato i finanziamenti ricevuti dalla Bce di 67 miliardi portando il totale a quota 86,7 miliardi. Un incremento superiore ai 30 miliardi chiesti dagli sportelli spagnoli e all’aumento di 63 miliardi fatto registrare dalle banche italiane. Per non parlare della folle esposizione dei francesi verso il debito greco.

Lo stesso principio che ha di fatto imposto la nazionalizzazione di Dexia potrebbe riservare pessime sorprese alle tre principali banche d’oltralpe. Ma la paura folle di Sarkozy si chiama downgrade e se una mattina Parigi si svegliasse anche solo con una A in meno, rischierebbe un effetto a spirale. La liquidità del mercato si sposterebbe quasi automaticamente verso i bond olandesi o di altri Paesi a tripla A. Con il risultato che le banche francesi dovrebbero mettersi a comprare bond della patria. Ma non sarebbero in grado. Si troverebbero nella condizione di non poter sostenere le emissioni e al tempo stesso di dire addio alle ricapitalizzazioni. «Il mercato sa bene che le banche francesi sono appese a un filo e che a differenza dell’Italia (+2,6%) sui conti parigini pesa un disavanzo primario di - 2,1%», spiega a «Libero» Massimo Siano head office per l’Italia di Etf Securities, «Senza contare che il principale istituto, SocGen, di fatto si sta trasformando in un hedge fund con grossi problemi di capitalizzazione». La crescita esponenziale dei Credit Default Swap (assicurazione sul rischio di fallimento) dei tre principali istituti è infatti illuminante. E più di un analista comincia a parlare di possibili fallimenti. «Situazioni estreme che avrebbero un impatto drammatico su tutta la Francia», conclude Siano, «basti pensare che se saltasse il banco di SocGen, gli attivi gestiti dall’istituto sono più o meno la metà del Pil d’oltralpe.

Il che significa che da ora il problema dell’Unione europea è il Gallo e non i Piigs». Scenari a parte, ci sono anche i diktat di Bruxelles a destare più di un sospetto, tanto che in molti pensano che ieri l’errore di S&P relativo al falso downgrade di Parigi fosse praticamente un lapsus freudiano. Non a caso «per ridurre il deficit nel 2013 in Francia saranno necessarie nuove misure», ha detto il commissario Ue agli affari economici e monetari Olli Rehn. La Commissione stima infatti il rapporto deficit/Pil della Francia al 5,8% nel 2011, al 5,3% nel 2012 e ancora al 5,1% nel 2013. C’è poco da fare gli arroganti. Vale soprattutto per Valerie Pecresse, il portavoce di Sarkozy che ieri invece di pensare al proprio Pil ha dichiarato a Canal+ «L’Italia deve adottare misure credibili per ridurre il suo deficit rapidamente, e ciò penso che significhi un nuovo governo». Vedremo a dicembre chi e come commenterà la crescita degli spread.

di Claudio Antonelli

Fini disse: "Mi dimetto quando Silvio lascia" Perché ora non lo fa?



Il 24 febbraio 2011, intervistato da Santoro, il leader Fli disse: Mi dimetto da presidente della Camera quando Berlusconi si dimette da premier". Cosa farà?
di Andrea Indini - 11 novembre 2011, 16:20
"Il berlusconismo è finito? Mah... E' finito il governo Berlusconi, accontentiamoci intanto di questo...". In piena campagna elettorale, il presidente della Camera (nonché leader di Futuro e Libertà) Gianfranco Fini si fa intervistare da Michele Santoro per tornare ad attaccare l'ex alleato.

Parole al veleno contro Silvio Berlusconi, totale apertura al governo tecnico guidato dal neo senatore Mario Monti e qualche sassolino da togliersi dopo aver tradito il patto con gli elettori e aver lasciato il Pdl per fondare il Fli. Ai microfoni di Servizio pubblico l'ex An ha brindato alla fine dell'esecutivo guidato dal Cavaliere: "Mi auguro che lunedì, alla riapertura dei mercati, avremo un nuovo presidente del Consiglio incaricato".
Quando Fini disse: se Silvio lascia, mi dimetto anch'io
Eppure Fini sembra non ricordare la promessa fatta proprio a Santoro, nell'allora salotto di Annozero: "Io sono pronto a dimettermi da presidente della Camera nello stesso momento in cui Berlusconi si dimette da presidente del Consiglio".
Non ci era riuscito nemmeno Fini con la sua fuoriuscita dal Pdl. Non ci erano riusciti nemmeno i falchi e le colombe che per mesi hanno tramato col centrosinistra per di fare mancare la maggioranza a Berlusconi alla Camera. Non gli era riuscito nemmeno in quel 14 dicembre dell'anno scorso quando il neo leader del Fli aveva tentato la strada della sfiducia per dare la spallata a Berlusconi. Il risultato è stato che i finiani, dopo la vampata iniziale, sono diventati una specie in via di estinzione. Anche nelle ultime ondate migratorie il solo partito che non è stato toccato da nuovi arrivi è stato proprio il Fli. Dopo mesi a scaldare lo scranno più alto di Montecitorio in attesa che i mercati e i poteri forti facessero quanto Fini non era stato in grado, la maggioranza è venuta meno martedì scorso alla votazione sul Rendiconto dello Stato. Deve essersi fregato le mani, Gianfranco, per la disfatta del governo. "Non avrebbe senso - ha spiegato ieri sera da Santoro - uscire dalla crisi di questa maggioranza che finora ha retto con tre o quattro voti ed entrare in un altro governo che sta in piedi per tre o quattro voti". Da qui la proposta di "affidare il governo a una personalità affidabile, e Monti ha questa caratteristica, che si presenta in parlamento con una lista scarna di ministri, dodici, di professionalità indiscussa, fuori dalla logica della spartizione partitica, e con un programma che non sia il libro dei sogni".

Terminata la seconda puntata di Servizio pubblico, non si è fatta certo mancare la replica di Berlusconi. Chi, ieri sera, ha parlato con il premier parla di una vera e propria sfida a colpi di dimissioni. "Siccome il presidente della Camera aveva detto che si sarebbe dimesso solo dopo di lui - avrebbe detto il Cavaliere ai senatori del Pdl - allora qualcuno dovrebbe ricordarglielo". Un promessa che Fini aveva fatto proprio alle telecamere di RaiDue. "Io sono pronto a dimettermi da presidente della Camera - aveva detto il leader del Fli - nello stesso momento in cui Berlusconi si dimette da presidente del Consiglio".

Dunque? Cosa dobbiamo aspettarci? Un passo indietro? Appare difficile. Non è, infatti, la prima volta che Gianfranco promette e non mantiene. Eh già!
Non è, infatti, un mistero che il presidente della Camera sia uscito indenne dalla bagarre legata all'appartamento di Montecarlo che dal patrimonio dell'allora Alleanza nazionale a una società off shore che è risultata essere di Giancarlo Tulliani, nonostante avesse promesso (sempre davanti alle telecamere) che si sarebbe dimesso qualora fosse emerso un legame tra la dismissione della casa monegasca e il fratello di Elisabetta. Il passo indietro non è mai arrivato. Per questo è più che probabile che Fini non lascerà nemmeno la poltrona a Montecitorio quando il Cavaliere lascerà Palazzo Chigi.

giovedì 10 novembre 2011

L'uomo dei poteri forti



Le banche hanno deciso, Napolitano ha ordinato, il “senatore” Mario Monti diventerà presidente del Consiglio al posto di Silvio Berlusconi che ha avuto il difetto di chiedere e ricevere i voti dal popolo e non dai mercati. Sono disgustato.
E voglio sperare che non sia vero che nascerà un esecutivo con Pdl, Pd e Udc tutti assieme appassionatamente, uccidendo ogni principio bipolare.
Ma siete sicuri di quello che state facendo? Davvero siete pronti a far male a questo nostro popolo con la mannaia che vi stanno mettendo in mano i poteri forti europei?
Non ci sono parole. Berlusconi, che voleva il voto – e giustamente – fregato da alcuni dei suoi che anziché baciare per terra dove cammina, lo mollano costringendolo a imbarcarsi in un’avventura bruttissima. Poverini, che senza vitalizio non possono campare; poveracci, che senza medaglietta parlamentare non possono guardare in faccia mogli, amici e fidanzate; senz’anima, che avevano promesso lealtà agli elettori e ora li tradiscono passando a Monti da Tremonti.
Pure senatore a vita lo fanno, come se non bastassero quelli che già ci sono. Un altro stipendio sulla pelle degli italiani. Senza voti ci sanno stare, ma senza quattrini no.
Francesco Storace

mercoledì 9 novembre 2011

Ecco chi sono i giuda che hanno pugnalato il governo alla Camera



Il Rendiconto dello Stato viene approvato con solo 308 voti. In 321 non votano tra cui 8 "traditori". Le ultime mosse del Cav prima del voto
di Fabrizio De Feo -

Roma - Il voto si è appena concluso. Silvio Berlusconi guarda il tabellone elettronico e tratteggia su un foglio la sua personale, affilata sintesi della giornata. «308 - 8 traditori». Una sentenza che contiene l’amarezza per lo spettacolo al quale ha appena assistito: il voltafaccia di sette parlamentari eletti con il Pdl a cui va aggiunto l’errore di Gennaro Malgieri che tenta con uno scatto da centometrista di recuperare la posizione in aula ma non fa in tempo a registrare il suo suffragio.
«Mi hanno tradito, ma questi dove vogliono andare?». È questa la domanda che il premier rivolge ai parlamentari che gli si avvicinano durante la «spunta» dei tabulati.
Il computo dei «sette più uno», ovvero coloro che fanno scendere la maggioranza di 8 unità rispetto ai 316 voti dell’ultima fiducia (in realtà bisognerebbe calcolare anche Francesco Nucara ricoverato da domenica la cui assenza viene compensata dall’ingresso del neoparlamentare Luca D’Alessandro), è particolarmente doloroso.
L’elenco è composto interamente da deputati eletti nelle liste del Pdl, un simbolo accompagnato dalla inequivocabile dicitura «Per Berlusconi presidente». Ci sono Gabriella Carlucci - che entra in aula senza degnare di uno sguardo i deputati Pdl e prende posto alla destra di Lorenzo Cesa - Ida D’Ippolito e Alessio Bonciani che hanno ceduto al corteggiamento dell’Udc. C’è Roberto Antonione, già sottosegretario agli Esteri ed ex coordinatore di Forza Italia. C’è Giancarlo Pittelli. E poi ancora Franco Stradella, parlamentare da quando Berlusconi è sceso in politica. E Francesco Stagno d’Alcontres, barone di Scuderi, eletto alla Camera nel ’96 per la prima volta e passato al Misto nell’agosto scorso. Proprio ieri aveva fatto sapere di aver detto no alle ripetute telefonate di Pier Ferdinando Casini e di aver resistito a ogni offerta. Poi aveva corretto la rotta annunciando che non avrebbe votato se non fossero arrivati fondi per l’alluvione di Messina. Si astengono, poi, altri deputati eletti nelle liste berlusconiane come Fabio Gava e Giustina Destro (che però già avevano fatto mancare il voto nell’ultima fiducia). Assenti gli esponenti del Misto, Calogero Mannino, Luciano Sardelli, Antonio Buonfiglio e Santo Versace (questi ultimi due entrambi eletti nelle liste del Pdl) oltre ad Alfonso Papa agli arresti domiciliari.
Manca, come detto, Gennaro Malgieri che spiega: «Ero al bagno, non sono riuscito a votare. Stavo rientrando in aula dopo aver preso una medicina, in 15 anni di vita parlamentare non era mai accaduto». Purtroppo è successo oggi». Un commento che non stempera la rabbia del premier che si fa sfuggire, al momento del suo precipitoso rientro, un labiale non esattamente affettuoso.
Successivamente, in privato, Berlusconi riflette sui voltafaccia a cui ha assistito in aula. E lo fa non nascondendo amarezza, stupore, sorpresa soprattutto per tre di loro. «E’ incredibile il comportamento di Gabriella Carlucci. Le ho dato lavoro per dieci anni in televisione. L’ho creata io politicamente. Sono esterrefatto». Sentimenti simili per Roberto Antonione. «Sono costernato, l’ho voluto come governatore del Friuli, l’ho sempre considerato un amico, sono stato il padrino di suo figlio, ho sempre avuto con lui un rapporto al di là della politica. Mi sento tradito personalmente». Infine su Giustina Destro: «Mi implorava di fare campagna elettorale e ho sempre trovato il tempo perché avevo a cuore lei e la sua città. Senza di me non sarebbe diventata sindaco di Padova».
Alla fine, quando Gianfranco Fini dichiara conclusa la seduta nessuno, nell’opposizione, si produce in sguaiate manifestazioni di esultanza.
Fuori molti omaggiano Cirino Pomicino, vero regista delle acquisizioni centriste. I parlamentari del Pdl escono scuri in volto. Paolo Russo guarda avanti: «Ho la testa già alla campagna elettorale». Amedeo Laboccetta commenta: «Alla fine la politica vince sempre e l’accattonaggio perde». C’è spazio, però, anche per un sorriso. Denis Verdini abbraccia il neodeputato D’Alessandro: «Luca, forse una settimana te la fai». E lui: «Non arrivo neanche al primo stipendio».

domenica 6 novembre 2011

Sviluppo, secondo l'Onu è la Norvegia il paese più equo al mondo: l'Italia si piazza soltanto al 24mo posto



Le diseguaglianze nell'accesso a reddito, sanità e istruzione cambiano la geografia dell'Indice di Sviluppo Umano (Isu), costituendo spesso una cartina al tornasole per i Paesi più ricchi. E' quanto emerge dalla classifica - guidata dalla Norvegia - dei Paesi più equi in base al valore dell'Isu, contenuta nel rapporto annuale stilato dal Programma dell'Onu per lo Sviluppo (Undp). Come nel 2010, è la Norvegia il Paese con il più alto valore di Sviluppo umano (con un indice pari a 0,943), seguita da Australia, Olanda, Usa e Nuova Zelanda. La Repubblica Democratica del Congo è invece il fanalino di coda (valore 0,286) e, più in generale il fondo della classifica è occupato da Paesi dell'Africa sub-sahariana come Niger, Burundi e Mozambico.
L'Undp ha esaminato l'Isu - determinato dal livello di scolarizzazione, reddito pro-capite e aspettativa di vita - in 187 nazioni e territori, tracciando anche una classifica parallela, che tiene conto del livello di disuguaglianza nell'accesso a reddito, istruzione e sanità. E in base all'Isu 'corretto', gli Usa scivolano dal quarto al 23mo posto, la Corea del Sud dal 15mo al 32mo, Israele dal 17mo al 25mo. Le disuguaglianze nei redditi sono all'origine del crollo di Israele e Usa mentre ampi divari nell'istruzione peggiorano la performance della Corea.

L'Italia, in entrambe le classifiche è al 24mo posto e la Norvegia si presenta come il Paese più equo. La distribuzione del reddito, evidenzia l'Undp, è peggiorata in gran parte del mondo con l'America Latina come continente più "diseguale" in termini di reddito. In generale poi, il valore medio dell'Isu è cresciuto del 42% dal 1970. Negli ultimi 5 anni Cuba, Venezuela e Tanzania sono i Paesi che hanno maggiormente migliorato il proprio piazzamento.
02 novembre 2011

sabato 5 novembre 2011

Tangenti: sindaco e consiglieri indagati si sospendono da PD



Indagini a Modugno per concussione per 4 consiglieri PD su sette

(ANSA) - MODUGNO (BARI), 5 NOV - Piu' della meta' dei consiglieri comunali del Partito Democratico a Modugno, compresi il sindaco, Domenico Gatti, e il presidente del consiglio, Antonio Scippa, sono indagati per concussione: per questo si sono autosospesi dal PD. Il partito rinnova loro la 'fiducia', e ''apprezza e condivide la loro decisione''. A Modugno, sono indagati amministratori Pd, Udc e Api della vecchia e nuova amministrazione comunale per concessioni edilizie date dal 2003 a oggi in cambio - secondo l'accusa - di tangenti.

Altro che Renzi, ci penserà Consorte a rottamare il Pd



di Fabrizio Rondolino

L’ex Unipol condannato per Bnl è in rotta con il partito Le rivelazioni annunciate sarebbero fatali per Bersani


«L’opinione pubblica deve sapere. Troverò le strade e i modi affinché si sappia come sono andate le cose». Parlerà dei Ds? «Dirò tutto». Qualcuno deve tremare? «Chi sa di aver fatto scorrettezze». È l’ex presidente e amministratore delegato di Unipol Giovanni Consorte a parlare così, all’indomani della condanna in primo grado a 3 anni e 10 mesi, più 1,3 milioni di multa, per la scalata di Unipol a Bnl.
Come molti condannati, Consorte si proclama innocente: «Mi sento un perseguitato dalla magistratura», dichiara al Corriere. E per suffragare la sua tesi rievoca una conversazione con Cossiga: «Mi disse che l’operazione Bnl aveva implicazioni politiche tali che per evitare che una banca andasse ai comunisti c’era chi avrebbe fatto qualunque cosa. Mi disse che ero stato fortunato a non essere stato ucciso». Vero? Falso? Di certo, nella versione di Consorte, la politica, e in particolare il rapporto fraterno con l’ex Pci, ha un ruolo fondamentale nella vicenda che ha portato alla sua condanna. E l’ex manager delle assicurazioni rosse sembra intenzionato a non dimenticarlo. Tanto più che anche l’attuale ad di Unipol, Carlo Cimbri, è stato condannato a 3 anni e 7 mesi, più un milione di multa.

Del resto, la sentenza su Consorte richiama anche le famose telefonate con Piero Fassino, allora segretario del partito, e con il senatore Nicola Latorre. Il reato in questo caso è insider trading, non perché i tre si siano arricchiti sfruttando informazioni riservate, ma perché quelle informazioni, proprio perché potenzialmente idonee ad alterare il valore dei titoli in borsa, non potevano essere comunicate ad estranei. Se Consorte lo ha fatto, al di là dei rapporti di cortesia e di solidarietà politica, è perché evidentemente i Ds seguivano con particolare interesse l’operazione Bnl (è di quel periodo l’«abbiamo una banca?» del segretario Fassino).

L’intenzione di Consorte di vuotare il sacco, e raccontare «tutto» all’opinione pubblica, potrebbe dunque farne il vero rottamatore del Pd, altro che Matteo Renzi. Soprattutto perché non si tratta di un caso isolato. Le affinità con la vicenda Penati sono inquietanti (dal punto di vista politico, perché gli eventuali reati contano soltanto nei tribunali): in entrambi i casi, infatti, il legame con il vertice del partito è evidente (Consorte con Fassino, Penati con Bersani), e in entrambi i casi il partito ha fatto terra bruciata, derubricando l’incidente a caso isolato e additandone il responsabile come una mela marcia in un cesto altrimenti immacolato.

È proprio a questo schema che Consorte sembra non volersi piegare. Forse perché si sente umanamente tradito da un partito cui è legato da sempre, forse perché ha qualche sassolino nella scarpa, forse perché non ci sta a fare il capro espiatorio, il fatto è che l’ex manager sembra non rassegnarsi all’idea di essere additato (e condannato) come un criminale per quelle stesse azioni che in precedenza gli avevano meritato le lodi del suo partito.
È probabile che le rivelazioni di Consorte - se davvero verranno - non avranno un risvolto giudiziario diretto. Del resto, Fassino non è mai stato indagato dai pm che conducono l’inchiesta, e il Parlamento ha negato l’uso delle intercettazioni che coinvolgono Latorre. Ma l’impatto politico potrebbe essere molto forte, e persino devastante.

Per una bizzarra ironia della cronaca, è stato proprio il Pd a invocare più volte nel corso del tempo la «questione morale», e a schierarsi sempre e incondizionatamente dalla parte delle procure: per questo diventa sempre più difficile spiegare Tedesco, Delbono, Morichini, Pronzato, Penati e Consorte. La teoria della mela marcia rischia di non reggere, e il giustizialismo finisce col divorare se stesso.

giovedì 3 novembre 2011

Papandreou mostra i Muscoli su ordine della NATO = Terroristi





Da alcuni giorni tra Parigi e Berlino c’è un frenetico via vai dopo che in Grecia la situazione si è fatta bollente, le motivazioni del perché Sarkozy ha chiamato con urgenza la Merkel a una seduta straordinaria con la partecipazione di alti Ufficiali dell’esercito e della Nato stessa, è da associare all’imminente Colpo di Stato che i vecchi Generali greci hanno deciso di attuare per mandare all’Inferno Papandreou e i suoi scagnozzi.

Qualcuno ha spifferato quello che si stava preparando per il periodo in cui Papandreou sarebbe andato al Summit del G 20, un Colpo di Stato in piena regola da parte dei generali che hanno già dichiarato di non sopportare l’idea di svendere la Grecia ai banchieri, per questo in questi giorni c’è un cambio della guardia in tutto l’apparato Militare greco, la presenza di truppe straniere in Grecia (vedi Eurogendfor) e armati fino ai denti ha fatto scattare la scintilla di rabbia dei Generali che hanno manifestato il loro scontento nei confronti del Governo di Papandreou ormai incapace di gestire la situazione e ha lasciato che i Sciacalli della UE prendessero in mano le redini del Paese, di fretta e furia il Primo Ministro Papandreou ha deciso di mandare in pensione i più alti comandanti delle Forze Armate greche e sostituite con i giovani istruiti secondo l’ideologia della NATO, in questi giorni il caos regna e secondo voci indiscrete la Germania e la Francia sarebbero pronte a un intervento Militare in Grecia, (e L’Italia?) si notano movimenti navali nel mediterraneo composte da Navi Inglesi e Americane, anche lo stato di Israele è presente ma smentisce ogni partecipazione alle manovre.
Cosa avrà fatta scattare la molla per la quale avrà fatto decidere ai Generali di dare luogo a un Colpo di Stato?

Solamente la crisi finanziaria o le parole scaturite dalla bocca del solito Psicopatico Francese che minaccia tutti coloro che si rifiutano di salvare le sue Banche e quelle Francesi?

E’ chiaro che la Merkel vede un fallimento nell’arraffarsi le risorse Greche dopo aver fatto di tutto per riempire le casse dei suoi datori di lavoro e che secondo lei il popolo greco doveva pagare.

I datori di lavoro della Merkel, coloro che hanno svuotato le casse e le tasche del Popolo greco, lo stesso vuole fare Sarkozy con L’italia, vogliamo riempire le loro casse per morire di fame noi?

I cambiamenti che sono stati fatti al comando delle forze armate Greche:

Generale, Ioannis Giagkos, sostituito con il Tenente Generale Michalis Kostarakos;

Tenente Generale, Fragkos Fragkoulis, sostiutito con il Tenente Generale Kostantinos Zazias;

Tenente Generale, Vasilios Klokozas, Aviazione. Sostituito con il Maresciallo Antonis Tsantirakis;

Vice ammiraglio, Dimitrios Elefsionitis, sostituito con il Contrammiraglio Kosmas Christidis;

Già si notano fughe di ministri e apparteneti al Governo Papandreou.

Milena Apostolaki ha abbandonato il suo posto nella fazione dei parlamentari del partito PASOK.

Il ministro delle finanze Evangelos Venizes si è fatto ricoverare in Ospedale per un presunto mal di pancia e problemi allo stomaco, questo alcune ore prima di del Referendum Popolare, nel frattempo il referendum non viene accettato e si chiedono nuove Elezioni, cosa che ha messo in allarme la UE, Sarkozy e la Merkel.

Le nomine sono state scelte dal comando NATO dato che i nuovi generali e comandanti delle Forze Armate Greche sono stati istruiti nelle scuole Militari USA / Anglosassoni e la loro ideologia è basata sulla violenza contro popoli in rivolta e non al fine di servire il proprio popolo, dunque mercenari pagati per sopprimere qualsiasi richiesta di democrazia anche dentro la propria patria.

Come citato in un precedente Articolo, i carri armati che erano stazionati nelle basi USA in Germania si trovano già in Grecia, altri 370 sono già stati imbarcati direzione diversi porti della Grecia, chi dovrebbe far parte degli equipaggi dei Carri armati? La Merkel e Sarkozy hanno consigliato di usare equipaggi dei loro eserciti, a giorni si saprà quali altri Stati della UE prenderanno parte a una imminente aggressione alla Grecia che si rifiuta di pagare il debito-truffa che i banchieri = Rothschild hanno creato al fine di appropriarsi di un altro stato sovrano.

Il piano di distruzione che Henry Kissinger aveva studiato per sottomettere il Popolo greco si sta attuando, dopo toccherà all’Italia.

Corrado Belli