mercoledì 30 giugno 2010

Taricone, gli sciacalli esultano sul web.



di Enrico Silvestri

Kasia è rimasta dodici ore fuori dalla sala operatoria, in­vocando il miracolo, anche se i medici avevano definito le condizioni di Pietro «dispera­te ». Ma l’ultima speranza se n’è andata verso le 2.30 della notte. Pietro Taricone, suo ma­rito, non c’è l’ha fatta, l’impat­to con il suolo, nell’effettuare la manovra di atterraggio con il paracadute, era stato deva­stante. E ora su «Indymedia», sito della sinistra radicale, esplode la gioia: «Un fascista in meno». Nato a Frosinone nel 1975, ma cresciuto a Caserta, aveva frequentato il liceo scientifico «Diaz» insieme a Roberto Sa­viano. Lo scrittore ha detto di lui: «Lo ricordo carismatico, solare e un po’ guascone».Do­po le superiori era approdato a Giurisprudenza, senza mai laurearsi. Divenuto popolare con il «Grande Fratello», «’o Guerrie­ro » aveva subito cercato una propria strada, evitando ospi­tate in televisione, comparsa­te nei locali e inaugurazioni di centri commerciali. Si era mes­so a studiare recitazione e con profitto migliore rispetto al­l’università, viste le prove più che positive in pellicole come «Ricordati di me», girato da Gabriele Muccino nel 2003. Lo stesso anno sul set di «Ra­dio West » conosce Kasia Smut­niak, attrice e modella polac­ca, che sposa e dalla quale l’an­no dopo ha una figlia, Sophie. I due si erano poi trasferiti in un casale alle porte di Roma sulla Cassia, circondati dai ca­valli, grande passione della coppia. Amante delle sfide, si era in­namorato del paracadutismo infilando 400 lanci uno dopo l’altro,seguendo corsi di perf­e­zionamento in mezzo mondo. Lunedì mattina era sull’aereo con la moglie, anche Kasia è infatti una provetta paracadu­tista. Anzi, qualche tempo fa capitò a lei un’emergenza,riu­scì all’ultimo ad aprire il secon­do paracadute e atterrare sul­la strada. Taricone l’altro ieri ha salu­tato la moglie, che si sarebbe lanciata subito dopo, riceven­do un «Vai» di incitamento. Poi si è buttato. La vela si è aperta regolarmente, Pietro ha fatto una serie di evoluzio­ni poi, in prossimità del terre­no, inspiegabilmente, non ha rallentato e si è schiantato a terra. «Come fosse caduto da un palazzo di sette piani»,han­no sp­iegato i medici che l’han­no operato per dieci ore nel di­sperato tentativo di salvarlo. Tutto inutile, troppo estese e devastanti le lesioni riportate. Tanti i messaggi di cordo­glio di amici e colleghi, su tutti il commosso ricordo di Savia­no. Ma anche il macabro scia­callaggio scatenatosi su Indy­media «Network di media ge­stiti collettivamente per una narrazione radicale, obiettiva e appassionata della verità» come recita con involontaria ironia nel frontespizio.«E l’Ita­lia pianse la morte d’un fasci­sta ( solo perché amante del pa­racadutismo, nrd ) palestra­to », primo commento accom­pagnato da una foto di Tarico­ne con la scritta: «L’unico fasci­sta buono è quello morto». Senza sapere di aver parafrasa­to la frase di quel «fascista» del colonnello Custer e riferita ai pellerossa. «Ma chi c...zo se ne fotte? Se la speranza di vedere la fine dei fascisti si riduce a sperare che il loro paracadute non si apra, siamo messi ma­le » è il primo delicato interven­to. Subito bissato da un più ru­spante «Ho goduto come un porco quando ho saputo che era morta quella gran testa di c...zo fascista e razzista! 10 100 1000 Taricone». Qualcuno prova a moderare: «Al di là del­le sue simpatie politiche, meri­ta rispetto e lascia una bimba di 6 anni. Vergognatevi». Altri a instillare il dubbio: «Saviano ricorda come al liceo Tarico­ne fosse rappresentante di isti­tuto, organizzava autogestio­ni ( non certo da destra), difen­deva i più deboli. Infilarlo fra i fascisti è vera paranoia». Ma entrambi vengono zittiti da un perentorio: «Saviano, un al­tro fascista di merda!» che non lascia spazio a repliche e con­sente agli antagonisti di libera­re la loro felicità, senza tanti pudori «borghesi».

martedì 29 giugno 2010

NOI SIAMO CONTRARI ALL'ISTITUZIONE DEL REGISTRO DELLE UNIONI CIVILI.


Convinti che attraverso questo “albo”, si vogliano riconoscere le coppie di fatto omosessuali. Lo conferma il riferimento al “crescere di forme di legami affettivi che non si concretano nell’istituto del matrimonio”, e la citazione dell’art. 2 dello Statuto del Comune di Torino con il quale ci si impegna ad “agire attivamente per garantire pari opportunità di vita e di lavoro a uomini e donne e per rimuovere le discriminazioni basate sulle tendenze sessuali”! E altrimenti perché sottolineare che la tutela costituzionale prevista nell’art. 2 della Costituzione “si estende sicuramente alla fattispecie della famiglia di fatto”? Dimenticando che la famiglia di fatto è comunque sempre costituita da un uomo e da una donna, come ha di recente ribadito la Corte Costituzionale negando il diritto al matrimonio delle coppie omosessuali? La famiglia, intesa come unione, anche di fatto, tra un uomo e una donna è il fulcro della società italiana ed anche La Destra in Movimento Cultura e Politica si oppone alla volontà delle sinistre di dare copertura legale ad altre unioni di conviventi, soprattutto se le si conferisce la dignità di “famiglia”, tramite il rilascio di dichiarazioni di stato civile che attestino la costituzione di una famiglia basata su “vincoli di natura affettiva”! Per finire, una volta riconosciuto il rango di famiglia alle unioni omosessuali, chi impedirà loro di chiedere l’adozione di un bambino?

lunedì 21 giugno 2010


"Non soffermarti sul passato.Servitene per illustrare qualche cosa,poi abbandonalo.Niente ha veramente importanza ad eccezione di ciò che tu fai ora,in questo preciso momento.D'ora innanzi tu puoi essere una persona completamente diversa piena di comprensione,pronta a tendere la mano,con disposizione d'animo buona e positiva in ogni tuo pensiero e azione" (Eilen Caddy)

venerdì 18 giugno 2010

Dalla mafia a Cogne, il Cav è diventato l’Uomo Nero




Mancava solo Cogne. Berlusconi ormai è la variabile di tutti i misteri d’Italia, il rifugio dei peccatori. Annamaria Franzoni da due anni vive nel carcere della Dozza, a Bologna. Per l’omicidio del figlio Samuele ne dovrà scontare altri undici. È tornata in tribunale per un altro processo, questa volta l’accusa è di aver calunniato il vicino di casa. Le chiesero: chi è l’assassino? E lei rispose Ulisse. Che è come dire nessuno. Ulisse chi? Ulisse Guichardaz, il guardaparchi che la notte del delitto ha dormito nella villetta del padre. L’uomo nero su cui scaricare sospetti e paure. L’estraneo che serve a risolvere questo giallo da camera chiusa, dove gli indizi sono tanti, ma la verità resta incerta. La Franzoni lo ha denunciato, ha firmato le carte e ha detto è lui. Ora deve rispondere di tutto questo.
Che cosa dice? Come si difende? Io ho firmato perché mi fidavo del mio avvocato, di Taormina. E poi c’era qualcuno nel governo che chiedeva di fare in fretta, di mettere una bella firma su questa maledetta denuncia. Quel qualcuno è Silvio Berlusconi. Annamaria ha capito che in Italia per scaricarsi la coscienza basta accusare il Cavaliere. Qualcuno che ci crede si trova sempre. Dove c’è un giallo, prima o poi Berlusconi viene chiamato in causa. Il prossimo passo probabilmente sarà Ustica. Ci sarà da qualche parte un testimone che giura di aver visto un aereo con il simbolo del biscione puntare contro il Dc9. È strano che Di Pietro, Santoro e Travaglio non ci abbiano ancora pensato.
Berlusconi, in fondo, ha caratterizzato così tanto l’immaginario di questi anni che appare e scompare in ogni vicenda italica. È il prezzo da pagare per aver dato il suo nome a questa era, a cavallo tra due secoli. Che interesse ha Berlusconi ad accelerare la denuncia contro Ulisse? Nessuno. Ma che mistero è quello di Cogne se dentro non viene tirato in ballo, in qualche modo, il nome del Cavaliere? Meno male che c’è la Franzoni, che un motivo a tutta questa storia lo deve pure dare. C’è una logica in fondo nelle sue parole. Visto che tutti tirano in ballo il premier lo faccio anch’io. È come un mantra, come una preghiera, come un esorcismo, un transfert per scaricare le coscienze.
Quando Berlusconi non sarà più il centro della vita italiana perfino i suoi nemici si sentiranno orfani. Non avranno una risposta per decrittare il mistero. Verrà a mancare la causa prima. Quello che spazza via tutti i dubbi. Quello a cui indirizzare sfoghi, rabbie, frustrazione e paura. Non ci sarà più una risposta pronta all’uso. I magistrati non avranno più nessuno da indagare. La sinistra non avrà più la scusa che da quindici anni giustifica le proprie sconfitte. Gli apocalittici dovranno trovarsi un nuovo simbolo di sventura. Quelli che bramano di fare i martiri sotto qualche dittatura dovranno inventarsi un dittatore tecnocrate. Quelli che sognano di sconfiggere la mafia dovranno cambiare copione ai pentiti. Non ci saranno più alibi. Bisognerà ritornare a credere al babau o all’uomo nero. Uno su cui scaricare tutti i mali del mondo.

martedì 15 giugno 2010

L'on.Bocchino nomina responsabili Generazione Italia in Toscana



“Per Arezzo scelto personaggio condannato per peculato.
Sarebbe questo il rinnovamento della politica?”


“L’On. Bocchino – si legge in una nota del Sen. Achille Totaro, componente della Direzione Nazionale del Pdl – si è recato ieri a Firenze per nominare i responsabili della corrente “Generazione Italia” in Toscana. Altisonanti discorsi hanno condito la presentazione del movimento, discorsi sulla moralità della politica, sul bisogno di rinnovamento, su un nuovo modo di "fare”,sulla volontà di costruire l’ Italia del futuro. E’ davvero bizzarro il fatto che per Arezzo sia stato nominato Oreste Civitelli, ex presidente del consiglio comunale di Arezzo, condannato in primo grado per peculato a due anni di reclusione e a due anni di interdizione dai pubblici uffici per avere utilizzato un computer del suo ufficio in Comune per scaricare materiali pornografici da Internet.
Alla faccia dei bei discorsi sulla moralità della politica! E sarebbero questi i personaggi che dovrebbero rappresentare una politica di rinnovamento?
Chissà cosa ne pensa l’amico On. Bocchino, e chissà cosa ne pensa l’On Granata, uno dei responsabili nazionali della componente ‘Generazione Italia’ e neo- paladino dell’eticità e della rettitudine in politica!
E’ davvero questo il rinnovamento? Oppure si tira in barca quel che c’è pur di mostrare una presenza sul territorio? E’ il caso di dire anziché Generazione Italia, Povera Italia!”

venerdì 11 giugno 2010

MAREA NERA, SE FOSSE A CASA MIA?


- Uccide pesci e uccelli marini, devasta le vite di migliaia di persone e anche le azioni di Bp. Ma quanto è grande la macchia di petrolio nel Golfo del Messico? Il sito If it was my home (Se fosse casa mia) sovrappone l’immagine della macchia ad una mappa di Google. Riesce a rintracciare la posizione del computer che vi accede oppure richiede di inserire il codice postale. Ad esempio, se la piattaforma Deepwater Horizon fosse nel centro di Roma, sarebbe coperta di petrolio la costa tirrenica da Montalto di Castro a Minturno, quella Adriatica da Pescara fino a Recanati, a nord la mare nera si spingerebbe fino a Gubbio, mentre a ovest travolgerebbe l’Isola del Giglio per spingersi a metà strada tra la Sardegna e la terraferma.

Una macchia più grande del Belgio La macchia di petrolio è più grande del Belgio, anzi le sue dimensioni, oltre che la forma, sono molto più simili a quelle della Repubblica ceca. Naturalmente la macchia cambia dimensione e forma e sul sito del New York Times è possibile vedere la sua evoluzione da quando la piattaforma affondò il 22 aprile. Ma non solo, la tv pubblica usa Pbs trasmette sul sito la diretta della fuoriuscita dal petrolio dal pozzo aperto.

mercoledì 9 giugno 2010

IL GIALLO DELLO SCIENZIATO IRANIANO.



Fuggito negli Usa o sequestrato?

Teheran: lo hanno costretto a rivelare segreti sul nostro Paese. La replica: è venuto in Occidente di sua volontà
Intrigo spionistico a colpi di video

WASHINGTON – Lo scienziato nucleare Shahram Amiri è fuggito negli Usa rivelando importanti segreti? Oppure, come sostengono a Teheran, è stato sequestrato? Due verità sostenute a colpi di video. Un intrigo spionistico sullo sfondo delle nuove sanzioni contro l’Iran.

IL PRIMO VIDEO – A riaprire il mistero, due giorni fa, la tv iraniana che manda in onda un video di 4 minuti dove vi compare il presunto Amiri. Nel breve filmato si vede un uomo con le cuffie che parla rivolto ad una videocamera. Per le fonti iraniane si tratta proprio dello scienziato. Che fornisce la sua ricostruzione della sua sparizione. Questi i punti chiave: 1) Sono stato sequestrato da agenti americani e sauditi durante il pellegrinaggio alla Mecca nell'estate di un anno fa. 2) Mi hanno portato a Tucson, Arizona, dove sono stato sottoposte a torture. 3) Mi hanno estorto delle informazioni facendomi raccontare di aver portato come me un computer pieno di dati sensibili. Gli iraniani aggiungono che è stata la loro intelligence ad entrare in possesso del video, ma non hanno spiegato come. Alle rivelazioni è seguita una protesta diplomatica.

IL SECONDO VIDEO – Martedì, su Youtube, appare un secondo video. È di buona fattura, quasi professionale, è stato caricato da un utente che si è firmato Shahramiri2010. Sembra di nuovo lo scienziato sparito. Dice di essere felice negli Usa, di voler proseguire i suoi studi ed esclude di aver operato contro il suo paese. Una versione che conferma le ricostruzioni uscite in questi mesi: lo scienziato sarebbe scappato in Occidente di sua volontà. Ma, secondo diverse fonti, avrebbe passato agli americani informazioni cruciali sul programma nucleare dell'Iran. Dati che Washington avrebbe presentato ai membri del Consiglio di sicurezza Onu per dimostrare lo stato avanzato delle ricerche iraniane.

martedì 8 giugno 2010

PRIMO SI ALLA CAMERA PER TAGLIARE LE PROVINCE CON MENO DI 200MILA ABITANTI



limite a 150mila abitanti per quelle il cui territorio è per oltre il 50% montano
Primo sì alla Camera per tagliare le province con meno di 200mila abitanti
Approvato in commissione Affari Costituzionali un emendamento che cancella le mini-province
limite a 150mila abitanti per quelle il cui territorio è per oltre il 50% montano

Approvato in commissione Affari Costituzionali un emendamento che cancella le mini-province

MILANO - Piccole province addio, ritornano d'attualità le misure inizialmente previste nella manovra. Arriva infatti il taglio delle mini-province sotto i 200 mila abitanti. La commissione Affari Costituzionali della Camera ha infatti approvato un emendamento del relatore al ddl sulla Carta delle Autonomie, Donato Bruno, che prevede che la popolazione delle province non possa essere in ogni caso inferiore ai 200 mila abitanti. L'emendamento è passato con i voti di Lega e Pdl mentre le opposizioni hanno votato contro.

PROVINCE MONTANE - Il taglio viene attenuato per le province il cui territorio sia per oltre il 50% montano: sopravvivranno quelle sopra i 150mila abitanti. L'emendamento sulle Province era l'unico rimasto da votare. Ora si attendono i pareri delle commissioni competenti sull'intero articolato, che molto probabilmente mercoledì avrà l'ok con il mandato al relatore a riferire in assemblea.
I criteri ai quali il governo si deve attenere, come si legge nel testo, partono dalla «previsione della soppressione di province in base all'entità della popolazione di riferimento, all'estensione del territorio di ciascuna provincia e al rapporto tra la popolazione e l'estensione del territorio e tenendo conto della peculiarità dei territori montani» per cui «il territorio di ciascuna provincia abbia un'estensione e comprenda una popolazione tale da consentire l'ottimale esercizio delle funzioni previste per il livello di governo di area vasta e tale da realizzare le maggiori economie di scala» e dunque una «popolazione di riferimento» che «non possa in ogni caso essere inferiore ai 200.000 abitanti, secondo i dati dell'Istituto nazionale di statistica relativi all'anno 2009». E ancora «attribuzione a una o più province contigue nell'ambito della stessa regione delle funzioni e delle corrispondenti risorse umane e strumentali della provincia da sopprimere; individuazione di una disciplina transitoria che assicuri la continuità dell'azione amministrativa e dei servizi ai cittadini».

LE PROVINCE ABROGABILI - Ma quali sono le province a statuto ordinario che rientrerebbero nel tetto previsto? In tutto le province a rischio sono 7. Secondo i dati Istat relativi all'anno 2009 sparirebbero sicuramente in quattro: Vercelli (180.111 abitanti) in Piemonte ,Isernia (88.895 abitanti) in Molise, Fermo (176.488 ab) nelle Marche e Vibo Valentia (167.334 abitanti) in Calabria. Altre tre province sono ancora in forse perchè pur avendo meno di 200 mila abitanti potrebbero non rientrare in quanto al 50% con territorio montano; si tratta della provincia di Biella e Verbano-Cusio-Ossola in Piemonte, e di Crotone in Calabria. E c'è chi perfino paventa che fissare un limite minimo di abitanti così basso sia il preludio alla creazione di nuove province in futuro.