martedì 27 aprile 2010

Rimborso IVA su Tarsu


Accertato l'immobilismo (voluto) dai nostri amministratori locali di portare a conoscenza della cittadinanza ciò che la Corte di Cassazione ha stabilito, D.i.M ha deciso che non è più sopportabile aspettare altro tempo, perciò mette ad acquisizione la cittadinanza che:


SE HAI PAGATO L’IVA SULLA TASSA RIFIUTI ORA LA PUOI RECUPERARE

CONTROLLA SE NELLA FATTURA TI VIENE CHIESTO IL PAGAMENTO DELL’IVA: SE VIENE INDICATA UNA SOMMA A TITOLO DI IVA, PUOI PRETENDERE IL RIMBORSO ATTRAVERSO IL RICORSO ALLE COMMISSIONI TRIBUTARIE.

LA CASSAZIONE HA FINALMENTE STABILITO CHE LA TASSA SUI RIFIUTI SOLIDI URBANI E’, DI FATTO, UNA TASSA E NON UNA TARIFFA; DI CONSEGUENZA HANNO APPLICATO L’IVA SU UN IMPORTO CHE NON DOVEVA ESSERE APPLICATA IN QUANTO APPUNTO “TASSA”.

PERTANTO GLI UTENTI HANNO DIRITTO AL RIMBORSO DEL 10% DEI 10 ANNI RETROATTIVI.

CHI NON FA RICORSO SI TROVERA’ A CONTINUARE A PAGARE TUTTO COME PRIMA, PERCHE’, COME CAPITA SOLO IN ITALIA, GENTE COME ANZIANI O FASCE INFERIORI CHE NON CONOSCONO I LORO DIRITTI NON NE USUFRUISCONO “IN AUTOMATICO” MA SOLO SE NE FANNO RICHIESTA.

Destra in Movimento si chiede:
I nostri amministratori non sanno, o tacciono per convenienza?
anza che:

venerdì 23 aprile 2010

Lascia la polizia: «Insulti, sputi e calci senza poter reagire>>


Dice addio alla divisa dopo 18 anni: sono stanco di vedere liberi i delinquenti che arresto
Assistente capo si dimette e scrive a Manganelli


PADOVA — Ci vuole coraggio a lasciare un posto fisso, un posto pubblico, senza avere la certezza di poterne trovare un altro, soprattutto in un momento storico come questo. Per L., 41enne padovano, il coraggio è stato un mestiere fino a pochi giorni fa: era un assistente capo del Reparto mobile di Padova. Ha indossato la divisa per 18 anni, ma lunedì ha presentato le dimissioni in questura e al capo della polizia, Antonio Manganelli, perchè non ce la faceva più a vedere vanificate ogni giorno dall’incertezza della pena ore di prima linea, in mezzo a pericoli e frustrazioni. E per una paga irrisoria.

«Sono entrato nella polizia nel settembre del 1992—scrive L. a Manganelli — a quel tempo per una giornata di ordine pubblico fuori sede un normale poliziotto percepiva 40.000 lire di indennità. Oggi per lo stesso servizio si percepiscono 22 euro. In 18 anni abbiamo perso oltre il 50% del potere d’acquisto. Altrettanto dicasi per il compenso relativo all’ora straordinaria, mediamente di circa 7 euro. Un qualunque artigiano chiede almeno 4/5 volte di ciò che percepisco in quell’ora, che non mi posso rifiutare di espletare». Ma la motivazione prevalente nella scelta di lasciare la polizia riguarda la dignità dell’uomo, che «più volte ho visto calpestata nelle piazze, in ragione della mancanza di coraggio di prendere delle decisioni da parte di chi aveva la responsabilità dell’ordine pubblico», scrive l’ex assistente capo. E aggiunge: «Ho preso insulti, sputi, calci, pugni, ho subìto lanci di uova, di deiezioni di animali e oggetti variamente pericolosi senza poter reagire. Quando mi è capitato di arrestare in flagranza persone responsabili di gravi reati, al termine del processo conclusosi con la condanna ho quasi sempre sentito la fatidica frase: "Si dispone altresì l’immediata remissione in libertà". Modo elegante per vanificare il lavoro e mortificare professionalmente l’operatore di polizia. Ora dico basta — conclude L.—psicologicamente e umanamente non reggo più. A partire dall’1 maggio rassegno le mie dimissioni, senza alcuna certezza per il mio futuro ma convinto che un Paese che tratta in questo modo i rappresentanti delle forze dell’ordine si candida alla propria implosione».

E’ un segnale preoccupante, che mette a nudo la gestione della sicurezza in Italia. «Non voglio sollevare casi, nè polemiche— chiarisce l’ex poliziotto— solo raccontare la mia storia. Non sbatto la porta, continuo a credere che il lavoro delle forze dell’ordine sia alla base dello Stato di diritto,ma in queste condizioni non me la sento di andare avanti. E’ mortificante ». «La situazione del collega è quella di tutti noi — spiega Graziano Candeo, segretario provinciale del Siulp—un consigliere regionale guadagna circa il doppio di un questore. Il comandante dei vigili di una città media ha uno stipendio di gran lunga maggiore a quello di un funzionario, di un dirigente di polizia o dello stesso questore. E non è tutto. In passato dopo 25 anni di servizio si poteva andare in pensione, oggi bisogna averne maturati 40. A chi contrae infermità per ragioni di servizio lo Stato respinge ogni istanza di risarcimento, perchè non ci sono soldi e infatti il nostro contratto non è stato rinnovato nè per il biennio 2008/2009 nè per quello 2010/2011. Eppure — chiude Candeo — un poliziotto che non riesca a mantenere la famiglia non può fare un secondo lavoro, pena la destituzione, e spesso non si vede neppure pagate tutte le ore di straordinario ».

Michela Nicolussi Moro

venerdì 16 aprile 2010

Cina, la vita sacrificata a Microsoft


Cina, la vita sacrificata a Microsoft
Un report statunitense racconta le condizioni disumane di migliaia di lavoratori asiatici. Schiavizzati per assemblare mouse e console. E Redmond interviene, promettendo inchieste e misure risolutrici

Roma - "Siamo come prigionieri. Non abbiamo una vita, soltanto un lavoro". Con queste più che eloquenti parole ha esordito una recente inchiesta apparsa sul sito ufficiale di The National Labor Committee (NLC), organizzazione non profit statunitense a difesa dei diritti dei lavoratori. Un report la cui introduzione potrebbe commentarsi da sé: giovani, esausti, usa e getta ovvero i ragazzi che assemblano per Microsoft.

Molti inquietanti dettagli sono emersi, a partire da una serie di scatti pubblicati sulla piattaforma di photo sharing Flickr. Scatti rubati, dato che i responsabili dello stabilimento cinese KYE - a Dongguan City, Guangdong - non permettono assolutamente di immortalare a mezzo fotografico le condizioni interne. Condizioni disumane, da far venire i brividi, almeno stando a quanto raccontato dal report di NLC.

Alla factory KYE si assembla ogni giorno - anche sette giorni su sette - una gran quantità di prodotti informatici d'uso comune. Dal mouse alla webcam fino all'hardware della console Xbox. Un buon numero di aziende estere fa attualmente capo alla produzione cinese: Microsoft è in testa con una quota del 30 per cento del totale, seguita a ruota da vendor come Best Buy, Hewlett Packard, Samsung, Acer e Logitech.

Produzione che viene assegnata dai responsabili aziendali a comuni ragazzi cinesi, di età compresa tra i 14 e i 25 anni. L'orario di lavoro è massacrante, dalle 7.45 di mattina alle 11 circa di sera; il salario ridotto ai minimi termini, 65 centesimi l'ora che diventano 52 centesimi con la detrazione del pranzo. Un gruppo di 20 o 30 lavoratori deve completare 2mila mouse di Microsoft in circa 12 ore.

Il caldo interno è insopportabile, perché i responsabili accendono l'aria condizionata soltanto se arriva qualcuno in visita. Molte le abrasioni e i tagli, causati dall'assemblaggio di piccoli e affilati componenti. Non è possibile andare in bagno e - sempre secondo il report - circa mille lavoratori si ritrovano a condividere lo stesso spazio di un migliaio di metri quadrati.

Tirata in ballo dall'inchiesta, Microsoft ha tenuto a ribadire la sua posizione al riguardo, specificando di essere profondamente impegnata nel garantire un trattamento equo e sicuro ai vari lavoratori. "Siamo a conoscenza del report di NLC - ha dichiarato un portavoce di BigM - e abbiamo fatto partire un'inchiesta. Siamo molto seri al riguardo e prenderemo le giuste misure".

Redmond ha sottolineato come sia importante rispettare un Vendor Code of Conduct, che impone un tetto massimo di 12 ore di lavoro al giorno. Sarebbe quanto dichiarato dai piccoli lavoratori cinesi, istruiti a dovere dai loro superiori, nel momento della compilazione di questionari sul livello di soddisfazione del personale.

Mauro Vecchio

mercoledì 14 aprile 2010

Renato Brunetta in delirio




"...vada a morire ammazzata la sinistra che prepara colpo di Stato..."

Forse è solo un po' stanco o forse un po' fatto, ciucco o fleshiato dalla gnocca che tiene per mano, ma un ministro della repubblica non dovrebbe esprimersi così, ma si sa, lui è Roberto Brunetta, un altro genio dell'attuale governo, che dall'alto del suo scoglio (morale) ritiene di potersi permettere di insultare chi non la pensa come lui. Evidentemente la storia si ripete come farsa: una volta, seconda guerra mondiale, Hitler aveva Goebbels, oggi, 67 anni dopo, Berlusconi ha questo nanetto, che è altrettanto brutto ma di certo meno intelligente.

Destati Italia!




In questa terra Bellissima
dove il potere dilaga
marcendo nel suo male
quello storico male
in cui affondano
le radici piagate
dell'alta corruzione
e della vile falsità
e dove l'odio razziale
mescola linfe mortali
in una siffatta società
risucchiata dall'Europa
che guarda senza occhi
e che ode senza orecchie
poichè l'interesse
al personale interesse
trae profitto e appaga...

Destati Italia, destati!
Poiché questa è la tua terra
e non appartiene ad altri!

lunedì 12 aprile 2010

"Torturare gli immigrati? E' legittima difesa"




La gentaglia attivista della Lega Nord
"Torturare gli immigrati? E' legittima difesa" Appello choc della Lega su Facebook


Tra gli iscritti anche Umberto Bossi, Renzo Bossi, Roberto Cota e Erminio Boso.


Nuova bufera in casa Lega. Come era già accaduto nella vicenda del gioco "rimbalza il clandestino" alcuni esponenti del Carroccio finiscono sotto accusa su Facebook. Tutta colpa del gruppo "Lega Nord Mirano" (paese in provincia di Venezia) che, con i suoi 400 amici, utilizza come immagine un appello choc: «Immigrati clandestini: torturali! E' legittima difesa».

Tra le adesioni eccellenti Umberto Bossi, suo figlio Renzo e il capogruppo alla Camera Roberto Cota. Il motto della pagina che sta suscitando forti polemiche è «Mollare? Mai». Ma a far discutere sono soprattutto le amicizie illustri. Alla pagina dei leghisti della sezione veneta, infatti, hanno aderito anche il leader del Carroccio Lega

Umberto Bossi, suo figlio Renzo, e parlamentari come Erminio Boso. Nei giorni scorsi il gioco sul social network "Rimbalza il Clandestino" aveva suscitato aspre discussioni, spingendo i responsabili di Facebook ad eliminarlo dopo pochi giorni. Ma sul social network in poche ore è nato un gruppo di risposta, che si chiama "Cancelliamo la pagina della Lega Nord di Mirano" e che in poche ore ha raggiunto centinaia di adesioni.

Il primo a denunciare il fatto è stato l'ex segretario del Pd Veltroni: «Stamattina aprendo Facebook ho visto un’e-mail inviatami da un’amica di Brescia: è la foto che la sezione di Mirano della Lega Nord usa come immagine di profilo. È un manifesto con il simbolo della Lega e sotto la scritta

"Immigrati clandestini, torturarli è legittima difesa"». «Io credo che questo sia inaccettabile - ha sottolineato Veltroni - È contrario ad ogni forma di civiltà, prima ancora che alla nostra storia e alla nostra tradizione di emigranti». L'ex numero uno dei democratici ha poi annunciato che chiederà al ministro degli Interni Maroni di «adoperarsi perchè venga immediatamente cancellato».

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sabato 10 aprile 2010


Misteriosa migrazione di ibis Quattro esemplari a TombaRONCO. Il bellissimo animale africano è approdato inspiegabilmente nella nostra fredda zona

Uccello sacro per gli Egizi, era il simbolo del Dio della scrittura Il sindaco Fin: «Avvistamenti rarissimi, una presenza eccezionale»

Uno degli esemplari di ibis scaro fotografato a TombazosanaRonco. Insolita migrazione nella campagna di Tombazosana, nei dintorni della riserva della famiglia Riello. In questi giorni sono stati avvistati quattro esemplari di ibis sacro. Si tratta di un uccello migratore dell'ordine dei ciconiformi, cioé delle cicogne, che vive nelle zone umide e calde dell'Africa e non certo in quelle fredde e nebbiose della Bassa. In particolare, l'ibis è diffuso nell'Africa subsahariana e nelle paludi dell'Iraq sud orientale e due specie particolari di ibis sacro vivono rispettivamente nelle isole Seychelles e nel Madagascar occidentale. Delle dimensioni di un gallo, l'ibis è un bellissimo animale e presenta un piumaggio bianco e un lungo becco nero ricurvo, che gli serve per catturare le prede di cui si nutre: insetti, in particolare locuste, cavallette, grilli e coleotteri, ma anche piccoli rettili come rane e lucertole.
La sua caratteristica è quella di avere il collo senza piumaggio, mentre sull'ala presenta un artiglio. Ma forse quello che rende più famoso al mondo l'ibis è che si tratta della prima specie di uccello ad essere stata protetta per legge nella storia finora conosciuta. Nell'antico Egitto infatti, fin da 2.400 anni prima dello storico greco Erodoto, la legge dei faraoni puniva con la morte l'uccisione, anche accidentale dell'ibis, venerato come «uccello sacro».
Gli antichi egizi consideravano l'ibis il simbolo del dio Thoth, il dio della scrittura, dell'arte e della scienza. Gli ibis venivano sepolti insieme ai faraoni. Non solo: nelle tombe di Saqqara sono stati ritrovati un milione e mezzo di ibis mummificati.
Oggi l'ibis in Egitto è un uccello estinto, ma si trovava a queste latitudini fino alla prima metà dell'Ottocento. Le famiglie di ibis egiziani subirono un rapido declino, mentre se ne crearono delle altre a sud del deserto del Sahara.
Eppure sono comparsi nella Bassa. E Igino Falco, nomen omen, è riuscito a fotografarne uno il 27 gennaio scorso in località Foramelle, vicino alle vecchie cave di argilla a Tombazosana. Habitat adatto all'ibis, ma fa freddo e in più in questa stagione c'è scarsità di insetti e rettili di cui si nutre. Dunque, come mai è arrivato fin qui? «È una presenza assolutamente eccezionale. Gli avvistamenti dell'ibis sacro nelle nostre zone è rarissimo: non esiste letteratura in merito alle migrazioni di questa specie in Italia», dice il sindaco, Massimo Fin, che è veterinario, appassionato ed esperto della fauna indigena.
«C'era stato qualche avvistamento dell'ibis nella nostra zona alcuni anni fa, ma poi non si erano più visti», conclude Fin, «ma da alcuni giorni questi esemplari, stanziano tra via Corso e la zona in località Foramelle». Difficile sapere se rimarranno qui a lungo e soprattutto capire come mai dall'Africa, abbiano compiuto un lungo viaggio per arrivare fin qui. C'è da sperare che sopravvivano.
Ci si chiede se mai possa capitare quello che è già accaduto in passato in Egitto? Ossia che il cicognide abbia abbandonato un luogo, l'Africa, per colonizzarne un altro, scegliendo le sponde dell'Adige invece di quelle del Nilo e l'Italia per nidificare. Per ora si tratta solo di mere ipotesi. Si dovrà verificare nei prossimi anni, infatti, se si tratti di un passaggio abbastanza casuale, dettato da mutamenti climatici, oppure l'inizio di una nuova migrazione di intere colonie.

VENEZIA (10 aprile) - Sei assessori della Lega, sei del Pdl e Marino Zorzato (Pdl) vicepresidente: il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha presentato oggi la nuova giunta regionale di cui fanno parte due donne, Isi Coppola ed Elena Donazzan, entrambe del Pdl. Tutti gli assessori resteranno anche consiglieri in un'ottica di risparmio delle spese, che è uno dei punti cardine del programma per i prossimi cinque anni del nuovo governo regionale. Zaia ha sottolineato che adesso si apre la stagione delle riforme.

Questa la squadra dei 12 assessori, guidata da Zaia, con le rispettive deleghe: vicepresidente Marino Zorzato, Pdl, con deleghe a Cultura, Istruzione e Urbanistica; Renato Chisso (Pdl), Viabilità, Infrastrutture e legge speciale per Venezia; Roberto Ciambetti (Lega), Bilancio; Luca Coletto (Lega), Sanità; Maurizio Conte (Lega), Ambiente; Isi Coppola (Pdl), Lavori Pubblici, Energia, Patti territoriali; Elena Donazzan (Pdl), Personale, Lavoro, Formazione; Marino Finozzi (Lega), Turismo; Massimo Giorgetti (Pdl), Agricoltura; Franco Manzato (Lega), Sviluppo economico; Daniele Stival (Lega), Protezione civile, Caccia e Identità Veneta; Remo Sernagiotto (Pdl), Sociale.

giovedì 8 aprile 2010

«Caro Gianfranco, io finiano ti dico che mi hai deluso»




di Armando Tagliavacche

Caro Fini, ti scrivo. Oggi finita la campagna elettorale posso farlo.
Scriverti prima avrebbe potuto nuocere, magari un nulla, ma nuocere, alla nostra coalizione dove tutti, tranne colui al quale sto scrivendo, abbiamo contribuito a trasportare il nostro personale mattoncino per la costruzione di un risultato.
A 46 anni sono tanto giovane e vecchio da ricordarti in piazza nella mia Genova in veste di segretario del Fronte della Gioventù, o di segretario nazionale del Msi-Destra Nazionale, quindi, quando perdesti la segreteria in favore dellOn. Rauti, diventasti la opposizione interna di un partito di opposizione collocato al di fuori dell'arco costituzione.
Un niente, o quasi.
Ma noi eravamo lì con te e per te.
Allora ti ricordiamo brillante, tagliente, preciso, un vero capo carismatico, giovane e sicuro di sé.
Mancava solo che l'Italia ti potesse conoscere, spesso il tuo nome di battesimo sui giornali di allora veniva scambiato per Massimo, quello di un altro Fini, il giornalista.
Poi tangentopoli, la corsa a sindaco di Roma, mai una sconfitta fu così bella: tutta l' Italia, che per decenni ci aveva negato un microfono, per 15 giorni ti aveva scoperto ogni sera in un dibattito televisivo, le nostre idee e la tua grande eloquenza fecero il resto.
Il resto è noto a tutti, Berlusconi, Il Msi-Dn che evolve in Alleanza nazionale, le vittorie e le sconfitte degli ultimi 15 anni.
Ma dentro di te è restata una sola idea fissa, la leadership, il comando del centro destra italiano, idea fissa che è diventata smodata ambizione.
E ora ti senti pronto a tutto per arrivare in alto.
Poi due anni fa cambi moglie, diventi di nuovo padre, ma, seppur sempre apprezzato da molti, non riesci a toglierti di torno il Grande Incomodo di Arcore sopra di te.
Ecco dunque la santa alleanza col giornale-partito di repubblica, io ti riconosco leader morale della destra e tu mi corrodi dal dentro il Berlusca.
Unico modo per concretizzare ciò è smarcare le tue idee dal Cavaliere.
Nei fatti lo fai.
Così si spiegano bene le tue… chiamiamole così, uscite dei mesi scorsi, cambi tutto e rovesci il tavolo: il tuo giudizio sul fascismo, le parole pesanti come macigni durante la visita in Israele, gli immigrati, la tua posizione sulla eutanasia, la centralità del Parlamento come stella polare, uno strisciante anticlericalismo, il perenne dire bianco se Berlusconi dice nero, fino a 10 giorni fa quando riesci a buttare giù perfino un totem intoccabile della destra italiana, il presidenzialismo.
Molti di noi strabuzzano gli occhi quando vedono certi articoli e certi virgolettati: «Non può averlo detto Lui, non può essere vero!».
Hai dimenticato troppo velocemente chi sei, da dove vieni, chi ti ha permesso di percorrere quei sentieri, chi ti ha indicato la strada impervia, allora, della destra e ciò che non hai mantenuto, quando 20 anni fa ci parlavi per davvero del futuro, quello che, parole tue, sarebbe stato il «fascismo degli anni 2000».
Hai preso la nostra storia, la nostra fiamma, i nostri morti, le nostre idee, le nostre speranze, i nostri voti e le nostre migliaia di ore che abbiamo dedicato al Partito e le hai strappate come un giornale; hai ferito la nostra anima, hai buttato via decenni per una ambizione solo tua, non pensando minimamente alle decine di migliaia di persone del nostro mondo a te sconosciute, che non contavano nulla, ma ti apprezzavano, ti rispettavano e ti votavano.
Te ne abbiamo perdonato mille, poi la maggior parte di noi, all'ennesimo e non richiesto distinguo sui nostri valori fondanti, ha pensato bene che l'unica soluzione fosse di mandarti a scopare il mare.
Ed io?
Io ho rischiato la mia vita per te e ora, permettimi, mi sento tradito.
Poi penso ai nostri morti e constato che ci sono famiglie che stanno peggio.
Dentro.
Penso a chi ti ha scelto, a chi ti ha formato, a colui che ci ha insegnato tutto e fortemente voluto in Italia una destra democratica veramente moderna: penso a Giorgio Almirante a quanto bene abbia seminato per tutta la sua vita con un unico grande errore, che forse tutti allora avremmo fatto, nel giudicare la tua persona, il tuo essere Uomo.
Vero e degno di noi.
Chi l'avrebbe mai detto che il sottoscritto, finiano da sempre, potesse scrivere queste righe, versando senza vergogna delle lacrime sulla mia tastiera?
Ma il tempo è vita e pure galantuomo.
Fortunatamente nel frattempo lentamente ed inesorabilmente Berlusconi riusciva a scavalcarti a destra, Bossi rinsaviva e la finiva di sparlare contro il sud.
Ora la vera destra sono loro e tu, la tua Generazione Italia e il tuo manipolo di parlamentari pronto al ricatto (vedremo se anche al tradimento definitivo…) finito il tuo mandato di Onorevole Presidente della Camera dei Deputati, non sarai più di un misero1% e ti collocherai nello scenario politico italiano come un Pannella qualunque, sedicente di destra, con tante belle idee apprezzate dai giornali avversari, ma che, nei fatti, non conterà nulla.
Perché per far crescere le idee serve il consenso e il consenso della tua base, delle tue fondamenta, tu lo hai volutamente e sciaguratamente buttato via.
Quindi Fini ti saluto, ma ti ricordo e sottolineo in modo che sia estremamente chiaro, che non siamo noi a lasciare te, ma tu noi.
E che non ammazzeremo il vitello grasso, come nella Parabola del Figliol Prodigo, se e quando un giorno alla fine del tuo periplo per te stesso alla ricerca di un potere che non troverai, vorresti ritornare da noi.
Lascia pure la tua casa Fini, la lasci, ma gli Uomini e le Donne di destra, quelli che mai in vita loro hanno cambiato idea o bandiera, restano: restano le idee di sacralità della vita, di etica morale e cristiana, di Famiglia fondata sul matrimonio eterosessuale, di Italia Patria, di merito, di rispetto, dove il multiculturalismo e in valtagabbanesimo non avranno mai spazio.
E di ciò siamo orgogliosi.
Ciao Fini, ti ho scritto.
Ora sto meglio.
Ad maiora.

martedì 6 aprile 2010

Tra Berlusconi e Fini la pace




Nella «Yalta del centrodestra» il Cavaliere vuole per il cofondatore la «delega» sulla forma di governo



Berlusconi e Fini (Ansa)
Dopo il successo alle Regionali si prepara la «Yalta del centrodestra». Certo, i leader di Pdl e Lega non avranno da spartirsi il mondo - come i vincitori della Seconda Guerra - ma se davvero mirano a «cambiare l’Italia» in mille giorni, devono trovare rapidamente un compromesso sulle riforme, spartendosi le aree di influenza.


Così il Cavaliere si prepara all’incontro con Fini: perché se è vero che il berlusconismo si fonda sulla «rivoluzione » del fisco e della giustizia, e se Bossi punta alla realizzazione del federalismo, resta da capire cosa intende fare l’altro «cofondatore» del Pdl con il presidenzialismo. È la domanda che Berlusconi porrà all’inquilino di Montecitorio, siccome quel sistema è sempre stato un obiettivo della destra, di cui Fini è il naturale azionista di riferimento.


Serve una «Yalta» al premier, è il metodo che ha deciso di adottare per realizzare il suo progetto e soddisfare le aspettative suscitate nel Paese. Il voto lo ha rafforzato, ma la sponda di Fini è necessaria, perciò deve capire se anche l’ex leader di An ha maturato la convinzione che una fase si è chiusa. Sciolto il nodo, chiederà al presidente della Camera di farsi «parte attiva» della stagione riformatrice, invitandolo — se crede— ad innalzare la bandiera del presidenzialismo.
Secondo il Cavaliere, Fini può farlo senza che tutto ciò confligga con il suo ruolo istituzionale e tanto meno con le sue idee. Anzi, proprio la sua veste attuale e il suo retroterra culturale garantirebbero al presidente della Camera di ritagliarsi uno spazio politico di prima grandezza, e offrirebbero maggiori probabilità di successo nella difficile sfida.


Ecco perché Berlusconi lo vuole «parte attiva», «e Gianfranco — dice Gasparri — dovrà decidere se marcare un territorio che storicamente è della destra. Sono convinto che lo farà. Anche se sorprese un po’ tutti nelle scorse settimane, quando parve prendere le distanze da Berlusconi che aveva rilanciato il tema. Bisogna capire se si trattò di prudenza istituzionale o di freddezza politica». È quanto vuole capire il Cavaliere, che ha messo da parte l’irritazione di quei giorni, ricordata al vertice del Pdl di mercoledì: «Rimasi colpito. Almeno su questo punto non pensavo si distinguesse. Ora spero che condivida il progetto e si impegni in prima persona». Si è mostrato sincero il premier, che certo non cela la propria diversità quasi antropologica da Fini. Ma il suo intento è disinnescare ogni mina di qui in avanti, perciò si propone con spirito ecumenico: «Anche perché ci sarebbe gloria per tutti».


Nella logica di una «Yalta di centrodestra », dopo il colloquio tra i «cofondatori » è previsto l’avvio della fase successiva. Tra fine aprile e inizio maggio saranno i gruppi parlamentari di maggioranza a presentare il progetto di legge di riforma costituzionale, con annessa opzione presidenzialista. Saranno «testi aperti», spiega Cicchitto, dato che l’intento è di aprire il gioco all’opposizione: «Ma ovviamente si andrà oltre la bozza Violante—precisa il capogruppo del Pdl — nel quadro di un sistema bilanciato che contempla anche il federalismo».


Il Cavaliere è pronto. E secondo il «finiano » Bocchino «lo è anche il presidente della Camera. Lui vuole il presidenzialismo, l’otto aprile ne parlerà al convegno organizzato da FareFuturo sul sistema francese». Proprio il modello su cui sta lavorando il ministro leghista Calderoli. Insomma, l’intesa sembrerebbe— sembrerebbe—possibile, se è vero che Bocchino aggiunge: «Berlusconi dovrà far poggiare la trave del nuovo ordinamento costituzionale sui due pilastri cari alla Lega e alla destra». Il confronto con l’opposizione avverrà sul disegno di legge messo in cantiere, e che sarebbe frutto di un’operazione di ingegneria legislativa: il Pdl ha infatti recuperato dai lavori della Bicamerale guidata da D’Alema il testo su presidenzialismo e federalismo, unendolo agli articoli sulla riduzione del numero dei parlamentari e sul superamento del bicameralismo inseriti nella «bozza Violante». «Sono progetti che il centrosinistra ha già votato », dice Bocchino: «Se cambiasse posizione, allora saremmo legittimati ad andare avanti da soli».


Ma prima di muoversi Berlusconi attende che Fini garantisca di farsi «parte attiva». «Questione non irrilevante », a detta di Quagliariello: «Senza l’appoggio sostanziale del presidente della Camera, il progetto si arenerebbe ». Con il suo appoggio, però, muterebbe il rapporto del Pd con Fini. Chissà se è anche questo l’intento del premier. Ora però si tratta di capire quale sarà — se ci sarà — il compromesso tra i «cofondatori», perché più volte l’ex leader di An ha detto di essere «un convinto presidenzialista. Ma presidenzialismo non significa "un uomo solo al comando"...». Serve una «Yalta» a Berlusconi, che è convinto di arrivare allo stesso obiettivo comunque: per legge o per via elettiva. In fondo, con l’attuale Costituzione, già oggi il capo dello Stato assegna l’incarico di presidente del Consiglio, nomina i ministri, scioglie le Camere, sceglie parte dei membri della Corte Costituzionale, è capo delle Forze Armate, presiede il Csm, ne stabilisce l’ordine del giorno...

Francesco Verderami

venerdì 2 aprile 2010

Chiusura consultazione elettorale per le regionali 26 marzo 2010






Venerdì 26 marzo 2010 presso la Pizzeria Ristorante le Rose di Villafranca veronese L’associazione culturale Destra in Movimento ha voluto salutare la fine della campagna elettorale per le regionali ritrovandoci per scambiarci opinioni e sensazioni sul lavoro svolto, e sull’’esito della consultazione popolare.
Il presidente dell’ass/ne Lino Adamo ha illustrato ai nuovi associati le idee e le motivazioni che ci hanno indotti alla creazione dell’ass/ne, progetto che ha entusiasmato i nuovi adepti.
Hanno poi proseguito con i saluti il due vice presidente Massimo Musarella di Ronco all’Adige e Daniele Tacchini di Garda, esprimendo gratitudine agli intervenuti alla serata di chiusura della consultazione dichiarando in modo esplicito che, la via che perseguiterà Destra in Movimento Cultura e Politica è stata tracciata.